Nessuna riforma del Csm, “inopportuna e non percorribile”. Si tratta di una materia che non è all’ordine del giorno del lavoro del governo. La presidenza del Consiglio lo precisa replicando a un’indiscrezione riportata oggi da Repubblica. Un parere negativo sul punto che concorda anche con quello del ministro della Giustizia, Paola Severino. Secondo l’esecutivo, tra l’altro, è impossibile mettere mano a un’operazione del genere con una legge ordinaria, anziché costituzionale.
Stando la ricostruzione di Repubblica al centro della riforma del Consiglio superiore della magistratura si troverebbe in particolare sotto il profilo della giustizia disciplinare: secondo questa ipotesi i “giudici” dei giudici sarebbero scelti dal Parlamento. Si tratterebbe di un testo di quattro articoli, che il quotidiano diretto da Ezio Mauro dice essere già circolato sulle scrivanie delle magistrature italiane. L’obiettivo sarebbe stato quello di spostare il potere di prendere provvedimenti disciplinari nei confronti dei magistrati. Tra i contenuti della riforma anche la pariteticità o la maggioranza di componenti scelti dal Parlamento nella sezione disciplinare del Csm. Altri cambiamenti sarebbero previsti per Consiglio di Stato e Corte dei conti.
Indiscrezioni che avevano fatto saltare sulla sedia il responsabile Giustizia dell’Italia dei Valori Luigi Li Gotti: “Le indiscrezioni trapelate su un progetto del governo per modificare la procedura disciplinare nei confronti dei magistrati, sono chiaramente nel segno della ‘vendetta’ della politica, così spesso messa sotto accusa dai magistrati”.
Oggi tuttavia la nota di Palazzo Chigi: “Con riferimento ad alcune ipotesi di riforma dell’organismo disciplinare della magistratura ordinaria – si legge – si precisa che il Presidente del Consiglio aveva già da tempo ritenuto tale iniziativa inopportuna e non percorribile, escludendola conseguentemente dai provvedimenti all’esame del Consiglio dei Ministri”. Mario Monti, prosegue il comunicato, ha poi “pienamente condiviso l’ulteriore parere negativo pervenuto dal ministro della Giustizia, ritenendo impossibile una simile riforma attraverso legge ordinaria anziché costituzionale”.
Si dice soddisfatto della smentita il vicepresidente del Csm Michele Vietti (che peraltro definisce la decisione “una bocciatura risalente”) perché “sgombra il campo da pretestuosi elementi di turbativa nei rapporti istituzionali che vedono in questo momento il Consiglio impegnato a sostenere lo sforzo di ammodernamento del sistema giudiziario”. “Il tema disciplinare – prosegue l’ex esponente dell’Udc – è da tempo al centro di un ampio dibattito che non esclude ulteriori interventi riformatori, ma nel contesto di provvedimenti organici, ampiamente condivisi e con soluzioni compatibili con i principi di autonomia e indipendenza della magistratura. Peraltro il presidente della Repubblica ha recentemente dato atto che il lavoro della Sezione Disciplinare di questa consiliatura è caratterizzato da prontezza e accresciuta severità, che smentiscono frettolosi giudizi sul suo operato”.