Nel corso delle prossime settimane la Spagna potrebbe essere costretta a fare ricorso al fondo di salvataggio europeo diventando così il quarto Paese dell’eurozona ad essere soccorso dallo scoppio della crisi ad oggi. Lo sostiene il quotidiano El Mundo citando fonti governative. Un’indiscrezione, quella lanciata dalla stampa spagnola, che alimenta un’ipotesi sempre più concreta soprattutto di fronte al rischio di un aggravamento della crisi a seguito di un contagio proveniente dalla Grecia. I rendimenti dei titoli spagnoli a 10 anni viaggiano oggi a quota 6,45% (lo spread con i decennali tedeschi segna 504 punti base contro i 436 del differenziale Italia-Germania), ovvero poco distanti dalla soglia critica del 7%, quella che tradizionalmente viene considerata insostenibile. Una volta superato quel livello di rendimento, Grecia, Portogallo e Irlanda avevano dovuto arrendersi al salvataggio esterno.
La tensione si concentra soprattutto sul futuro di Bankia, l’istituto sommerso dai debiti e dagli assets tossici in portafoglio e declassato venerdì al livello BB+ da Standard&Poor’s. Oggi, in chiusura di contrattazioni, il titolo della banca segnava un clamoroso -13,38% (ma in apertura la corsa alla vendita aveva momentaneamente prodotto un terrificante -28%) mentre l’Ibex 35 registrava una perdita del 2,20%, arrivando al peggior risultato degli ultimi nove anni. La scorsa settimana Bankia ha annunciato di aver chiesto allo Stato un salvataggio da 19 miliardi di euro che si aggiunge ai quasi 4,5 già ottenuti in passato. In totale si superano i 23 miliardi per quello che nel suo genere costuirebbe il più grande intervento pubblico nella storia spagnola. Altri 7 miliardi, sostiene sempre El Mundo, verrebbero iniettati nelle casse di altri tre istituti in difficoltà: Catalunya Caixa, Novagalicia e Banco de Valencia, tutti per altro già sotto controllo dello Stato.
Ancora non del tutto chiari, per il momento, i dettagli del finanziamento. L’ipotesi che circola oggi parla di un sostanziale swap tra lo Stato e la banca stessa: in pratica il Tesoro di Madrid verserebbe nella casse di Bankia i 19 miliardi richiesti ma solo sottoforma di titoli di Stato. In cambio, la banca cederebbe un controvalore equivalente delle proprie azioni. Tradotto, l’istituto verrebbe definitivamente nazionalizzato. Ma c’è dell’altro. Una volta in possesso dei titoli sovrani, si ipotizza, Bankia potrebbe bussare alla porta del Bce per chiedere un finanziamento, ovvero utilizzare le obbligazioni come collaterale per ottenere un prestito quanto mai vitale. Magari in occasione di un nuovo quantitative easing in linea con i precedenti che hanno già sbloccato oltre 1 trilione di euro di liquidità per il sistema bancario.
A destare preoccupazione, ad oggi, è anche lo stato dei conti degli enti locali spagnoli il cui futuro dipenderà sempre di più dall’intervento del governo centrale. Le obbligazioni a un anno della Catalogna, la regione più indebitata del Paese, rendono secondo Bloomberg l’8,3% contro il 3,6% dei bonos annuali dello Stato centrale. Quest’anno, sottolinea il Telegraph, la Catalogna dovrà rifinanziare il proprio debito con emissioni complessive da 13,4 miliardi di euro, oltre un terzo del rifinanziamento totale delle regioni del Paese (35,7 miliardi). Venerdì scorso, il presidente catalano Artur Mas ha apertamente chiesto un aiuto finanziario al governo di Madrid.