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Storia di un bestseller degli anni ’70 e di due profezie sbagliate

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Si trova solo nei mercatini e su ebay questo strano libro, con autore anonimo, intitolato Berlinguer e il professoreIl sottotitolo è chiaro e profetico: “Questo romanzo vi racconta come avverrà il compromesso storico”.

Lo strillo di copertina promette tanto: “Nel Duemila, in uno stato finalmente prospero e ordinato, un segretario di Fanfani decide di raccontare tutto”.

Uscito nel 1975 per la casa editrice Rizzoli, il libro ebbe un grande successo editoriale. Autore anonimo, presunzione di rivelazione, fantapolitica; elementi succulenti per il lettore dell’epoca, nel pieno di quel frammento di storia in cui le distanze tra Pci e Dc andavano assottigliandosi (550.000 voti di distanza alle elezioni regionali del giugno 1975).

Rileggendolo oggi spiccano abbaglianti due profezie.

La trama si sviluppa su diversi omicidi di importanti uomini politici.

Ucciso il ministro degli Esteri Mariano Rumor. Ucciso il ministro alle Partecipazioni Statali Antonio Bisaglia. Ucciso l’ex ministro dell’Interno Paolo Emilio Taviani.

Ucciso poi, andreottianamente, Giulio Andreotti. Il Divo, in un ambulacro benedetto del Vaticano per scrivere una biografia su Pio IX, veniva colpito da un ignoto, travestito da cardinale: «Gli aveva piantato un coltello in mezzo al petto, mentre Andreotti si era ingenuamente proteso a baciargli l’anello».

Solo un uomo politico si era salvato: il presidente del Consiglio Aldo Moro.

Ma l’Anonimo – che nel febbraio del 1976 si auto smascherò: era Gianfranco Piazzesi  – andò oltre.

All’inizio del romanzo, il segretario di Fanfani sale sulla prima vettura a propulsione nucleare che parte dal Campidoglio. E ci spiega: «Per uno come me, che ha speso tutta la vita al servizio del Partito e del Paese, sarebbe stato impossibile assistere con indifferenza alla realizzazione della sedicesima linea di metropolitana che, assieme alle undici autostrade sopraelevate e ai dodici parcheggi per elicotteri, ha finalmente reso fluido il traffico della nostra metropoli. Questa imponente rete di comunicazione, regolata da soli nove vigili urbani addetti a tre cervelli superelettronici, fa della nostra capitale una delle città più progredite e socialmente avanzate. (…) Il Piano settennale, detto della Grande Ristrutturazione, ha trasformato il volto della capitale e dell’intera penisola. I milioni di turisti che ogni estate visitano l’Italia del Duemila, non vengono più attratti dai monumenti del passato, che pure sono ormai perfettamente restaurati e conservati, e nemmeno dalle nostre spiagge, dove del resto gli alberghi sono disponibili solo per le meritate vacanze dei nostri lavoratori. Essi vengono ad ammirare le vie di comunicazione, le attrezzature scolastiche e ospedaliere, le aziende agricole, le tecniche avanzate con cui i nostri impianti industriali sono stati messi in condizione di esprimere il più alto indice di produttività al minimo tasso di inquinamento».

Oggi, 2012, rileggiamo tutto questo. E sorridiamo, con malinconia.

 

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