Sarebbe il caso di ricordare che cosa avvenne il due giugno di sessantasei anni fa. In tale data il popolo italiano decise di dar vita a una Repubblica fondata sul lavoro, abbandonando l’infausta e antidemocratica forma di Stato monarchica che ci aveva appena regalato, dopo sessantuno anni di oppressione e altri venti di fascismo, tre anni di guerra devastante e sanguinosa.
Lo decise con un referendum. E i referendum hanno marcato, durante tutta la vita della Repubblica, i momenti più alti della partecipazione popolare e della democrazia. Ricordo quello del 12 maggio 1974, con il quale fu respinto l’attacco all’istituto del divorzio promosso dai settori più reazionari del Paese, la Dc diFanfani e il Msi di Almirante. Non votai (il voto ai diciottenni fu introdotto solo l’anno successivo), ma presi parte attiva alla propaganda elettorale. Il venerdì sera 10 maggio percorremmo in centinaia il centro di Roma tappezzandolo di manifesti per il No. Fascisti e simili non si fecero vedere.
Poi un altro referendum, nel 1981, espresse a grande maggioranza la volontà del popolo italiano di mantenere l’aborto e il diritto di libera scelta delle donne. Un altro ancora, di fondamentale importanza, rintuzzò l’attacco berlusconiano alla Costituzione repubblicana. Eravamo nel 2006, quando il popolo italiano, a grande maggioranza, rigettò il disegno al tempo stesso presidenzialistico-autoritario e di attacco all’unità nazionale formulato dalla destra. Ma oggi c’è chi, e non solo a destra, continua a far finta di niente riproponendo “riforme” che significherebbero lo snaturamento della Repubblica.
E per finire, i referendum della primavera scorsa, con i quali il popolo italiano disse no alla privatizzazione dell’acqua, al nucleare e al legittimo impedimento. Anche qui c’è qualcuno che fa orecchie da mercante. E c’è chi come il professor Giulio Napolitano, figlio del presidente Giorgio, ha elargito consulenze che affermano che dal referendum “in nessun modo (…) è possibile trarre indicazioni prescrittive in ordine ad un ipotetico ritorno a forme di gestione integralmente pubblica dei servizi idrici”. Un modo davvero sorprendente, sia sul piano scientifico che su quello politico, di interpretare la volontà popolare!
Ancora con un referendum si dovrebbe rispondere all’inaudito attacco che, mediante l’affossamento dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, la casta bipartisan porta oggi al fondamento stesso della Repubblica, i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori.
La volontà del popolo italiano va salvaguardata e difesa. Per questo, ribadendo il no a una parata quantomeno inopportuna ed apprezzando chi, come i vigili del fuoco, ha deciso di non parteciparvi per dedicare le proprie energie alle vittime del terremoto, bisogna tornare in piazza domani pomeriggio a Roma per la manifestazione promossa dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua.
Chi voglia quindi cogliere il significato profondo dell’anniversario che celebriamo domani guardi a questa manifestazione. Oggi come ieri l‘unità fra popolo e Forze Armate, passa per il rispetto non formale della democrazia e della Costituzione al cui interno l’istituto referendario occupa uno spazio centrale, come dimostrato da sessantasei anni di storia della Repubblica. Le Forze Armate che vogliamo sono quelle attive per la difesa del territorio e della popolazione da eventuali aggressioni esterne ma anche da sciagure ed eventi vari che purtroppo si verificano anche a causa dell’incuria e del pressapochismo di chi governa e ha governato. Non già quelle vanagloriose e pomposeben satireggiate da Ugo Tognazzi in un suo memorabile sketch… E nemmeno quelle indebitamente presenti su terreni di guerra esteri, come in Afghanistan, dove hanno già pagato un tributo di sangue eccessivo sull’altare di un’alleanza oramai obsoleta in una missione senza una chiara finalità né politica né strategica, e che andrebbero al più presto richiamate in patria anche per rispettare l’art. 11 della nostra Costituzione. Costituzione che è più che mai in piedi nonostante Berlusconi, Monti e il codazzo dei loro seguaci di qualsiasi provenienza, una classe politica oramai definitivamente screditata e lontana dai cuori e dalla volontà del popolo italiano.
Fabio Marcelli
Giurista internazionale
Politica - 1 Giugno 2012
Parata 2 giugno: sì, ma per l’acqua!
Sarebbe il caso di ricordare che cosa avvenne il due giugno di sessantasei anni fa. In tale data il popolo italiano decise di dar vita a una Repubblica fondata sul lavoro, abbandonando l’infausta e antidemocratica forma di Stato monarchica che ci aveva appena regalato, dopo sessantuno anni di oppressione e altri venti di fascismo, tre anni di guerra devastante e sanguinosa.
Lo decise con un referendum. E i referendum hanno marcato, durante tutta la vita della Repubblica, i momenti più alti della partecipazione popolare e della democrazia. Ricordo quello del 12 maggio 1974, con il quale fu respinto l’attacco all’istituto del divorzio promosso dai settori più reazionari del Paese, la Dc diFanfani e il Msi di Almirante. Non votai (il voto ai diciottenni fu introdotto solo l’anno successivo), ma presi parte attiva alla propaganda elettorale. Il venerdì sera 10 maggio percorremmo in centinaia il centro di Roma tappezzandolo di manifesti per il No. Fascisti e simili non si fecero vedere.
Poi un altro referendum, nel 1981, espresse a grande maggioranza la volontà del popolo italiano di mantenere l’aborto e il diritto di libera scelta delle donne. Un altro ancora, di fondamentale importanza, rintuzzò l’attacco berlusconiano alla Costituzione repubblicana. Eravamo nel 2006, quando il popolo italiano, a grande maggioranza, rigettò il disegno al tempo stesso presidenzialistico-autoritario e di attacco all’unità nazionale formulato dalla destra. Ma oggi c’è chi, e non solo a destra, continua a far finta di niente riproponendo “riforme” che significherebbero lo snaturamento della Repubblica.
E per finire, i referendum della primavera scorsa, con i quali il popolo italiano disse no alla privatizzazione dell’acqua, al nucleare e al legittimo impedimento. Anche qui c’è qualcuno che fa orecchie da mercante. E c’è chi come il professor Giulio Napolitano, figlio del presidente Giorgio, ha elargito consulenze che affermano che dal referendum “in nessun modo (…) è possibile trarre indicazioni prescrittive in ordine ad un ipotetico ritorno a forme di gestione integralmente pubblica dei servizi idrici”. Un modo davvero sorprendente, sia sul piano scientifico che su quello politico, di interpretare la volontà popolare!
Ancora con un referendum si dovrebbe rispondere all’inaudito attacco che, mediante l’affossamento dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, la casta bipartisan porta oggi al fondamento stesso della Repubblica, i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori.
La volontà del popolo italiano va salvaguardata e difesa. Per questo, ribadendo il no a una parata quantomeno inopportuna ed apprezzando chi, come i vigili del fuoco, ha deciso di non parteciparvi per dedicare le proprie energie alle vittime del terremoto, bisogna tornare in piazza domani pomeriggio a Roma per la manifestazione promossa dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua.
Chi voglia quindi cogliere il significato profondo dell’anniversario che celebriamo domani guardi a questa manifestazione. Oggi come ieri l‘unità fra popolo e Forze Armate, passa per il rispetto non formale della democrazia e della Costituzione al cui interno l’istituto referendario occupa uno spazio centrale, come dimostrato da sessantasei anni di storia della Repubblica. Le Forze Armate che vogliamo sono quelle attive per la difesa del territorio e della popolazione da eventuali aggressioni esterne ma anche da sciagure ed eventi vari che purtroppo si verificano anche a causa dell’incuria e del pressapochismo di chi governa e ha governato. Non già quelle vanagloriose e pomposeben satireggiate da Ugo Tognazzi in un suo memorabile sketch… E nemmeno quelle indebitamente presenti su terreni di guerra esteri, come in Afghanistan, dove hanno già pagato un tributo di sangue eccessivo sull’altare di un’alleanza oramai obsoleta in una missione senza una chiara finalità né politica né strategica, e che andrebbero al più presto richiamate in patria anche per rispettare l’art. 11 della nostra Costituzione. Costituzione che è più che mai in piedi nonostante Berlusconi, Monti e il codazzo dei loro seguaci di qualsiasi provenienza, una classe politica oramai definitivamente screditata e lontana dai cuori e dalla volontà del popolo italiano.
B.COME BASTA!
di Marco Travaglio 14€ AcquistaArticolo Precedente
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Economia & Lobby
Caro bollette, a due settimane dagli annunci di Giorgetti il decreto slitta ancora: cdm rinviato a venerdì
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "Io sono un artista libero, non mi sono mai schierato politicamente". Così Simone Cristicchi, ospite a 'Maschio Selvaggio' su Rai Radio 2, risponde alla conduttrice Nunzia De Girolamo quando fa notare al cantautore romano come la canzone sanremese 'Quando sarai piccola' sia piaciuta tanto a Elly Schlein quanto a Giorgia Meloni.
"Si tende sempre a identificare gli artisti politicamente, la musica invece non ha fazioni, non ha colori. Devo dire che tu hai messo insieme la destra e la sinistra", ha detto De Girolamo al cantautore arrivato quinto nella classifica finale. "Questo mi fa sorridere - ha confessato Cristicchi - sono molto contento di questo apprezzamento bipartisan, o anche super partes, che ha generato la mia canzone. Io sono sempre stato un artista libero, non mi sono mai schierato politicamente, proprio perché volevo che la mia musica e la mia arte potesse arrivare a tutti ed è giusto che sia così".
"Ovviamente ho le mie idee, come tutti, non le rinnego e non mi vergogno di esternarle quando è il momento e quando ho voglia, però - ha concluso il cantautore - sono veramente contento di aver fatto questa canzone che sia piaciuta più o meno a tutti".
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "Il caro bollette è un problema sempre più grave, che non possiamo più far finta di non vedere. Paghiamo le bollette più care d’Europa, che a sua volta paga le bollette più alte tra i competitor internazionali. Siamo i più tartassati tra i tartassati, con un evidente danno alla competitività delle imprese e al potere di acquisto delle famiglie. I lavoratori, in particolare, pagano questi aumenti tre volte: la prima in casa quando arriva la bolletta, la seconda perché le aziende devono metterli in cassa integrazione poiché con l’energia alle stelle perdono produttività, la terza perché l’energia spinge a rialzo l’inflazione e i prodotti nel carrello della spesa costano di più". Lo dice Annalisa Corrado della segreteria del Partito Democratico.
"Agire è possibile e doveroso. Possiamo farlo subito, a partire dalla protezione dei soggetti vulnerabili, oltre 3 milioni e mezzo di utenti, per il quali il governo vuole bandire aste che sarebbero una iattura. Bisogna fermarle immediatamente e riformare piuttosto l’acquirente unico, che al momento gestisce il servizio di tutela della vulnerabilità, perché possa tornare a stipulare i contratti pluriennali di acquisto, agendo come vero e proprio gruppo d’acquisto".
"È necessario inoltre agire ad ogni livello possibile per disaccoppiare il prezzo dell’energia da quello del gas: occorre lavorare ad una riforma europea dei mercati, scenario non immediato, agendo però contemporaneamente ed immediatamente per un “disaccoppiamento di fatto”, come quello che si potrebbe attuare supportando i contratti pluriennali con i produttori di energia da fonti rinnovabili (PPA, Power purchase agreement). Dovremmo prendere esempio dalla Spagna di Sanchez, inoltre, che ha imposto un tetto al prezzo del gas, ottenendo risultati brillanti che hanno trainato la ripresa d’industria ed economia. Dobbiamo fare di più e meglio per la transizione energetica per liberarci dalla dipendenza del gas: oltre ad insistere su sufficienza energetica ed elettrificazione dei consumi, dobbiamo agire ad ogni livello perché la quota di energia da fonti rinnovabili nel nostro mix di produzione cresca: questo è l’unico modo strutturale di far penetrare il beneficio in bolletta del basso costo delle energie pulite".
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - “Allarmano e inquietano gli atti violenti rivolti in questi giorni contro le Forze dell’Ordine, a loro va la nostra piena solidarietà”. Lo dichiara la deputata di Italia Viva Maria Elena Boschi dopo gli incendi dolosi che hanno coinvolto questa mattina il commissariato e la Polstrada di Albano Laziale e nei giorni scorsi il comando della Compagnia dei carabinieri di Castel Gandolfo.
“Auguriamo agli agenti intossicati una pronta guarigione. Nell’attesa che sia fatta chiarezza sulle dinamiche e che i responsabili siano consegnati alla giustizia, non possiamo che schierarci senza indugio al fianco di chi ogni giorno si impegna per la sicurezza delle cittadine e dei cittadini”, conclude.
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "Le bollette energetiche di famiglie e imprese sono alle stelle. Meloni ha fischiettato per mesi, ignorando anche le nostre proposte. E oggi annuncia il rinvio di un Cdm promesso ormai due settimane fa. Non avevano detto di essere 'pronti'?". Lo ha scritto sui social Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "Tutto quello che ha a che fare con le emergenze vere di cittadini, famiglie, imprese passa in secondo piano nell’agenda del governo Meloni. Così è stato ed è per le liste d’attesa e per il diritto alla salute negato a milioni di concittadini, così è per il caro-bollette che da troppi mesi penalizza le aziende italiane e mette in ginocchio le fasce sociali più disagiate". Così in una nota Marina Sereni, responsabile Salute e Sanità nella segreteria del Partito Democratico.
"Oggi la segretaria del Pd Elly Schlein ha presentato proposte molto chiare e concrete, che raccolgono peraltro l’interesse di imprenditori e associazioni degli utenti. Il Cdm sul problema del caro energia pare invece che slitti a venerdì. La presidente Meloni ne approfitti per raccogliere le nostre proposte sul disaccoppiamento del prezzo dell’energia da quello del gas e sull’Acquirente unico".
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - La lotta alle mafie andrebbe portata avanti "in maniera trasversale. Ma non stiamo vedendo disponibilità all'ascolto e al lavoro comune da parte di questa destra". Lo ha detto Elly Schlein al seminario sulla legalità al Nazareno. "Noi continueremo a fare da pungolo costante, il messaggio che deve arrivare chiaro alle nuove generazioni è che la mafia è un male, e un freno al nostro Paese. Il Pd oggi più che mai è intenzionato a portare avanti questo lavoro con determinazione, mano nella mano con le realtà che affrontano il problema ogni giorno e ne sanno certamente più di noi".
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - Nel contrasto alle mafie "il ruolo delle forze dell'ordine e della magistratura è fondamentale. Noi riconosciamo e sosteniamo il lavoro quotidiano delle forze dell'ordine. Vanno sostenute le forze dell'ordine, come la magistratura, che invece vediamo attaccata tutti i giorni da chi governa". Lo ha detto Elly Schlein al seminario sulla legalità al Nazareno.