Dopo le ultime uscite a vuoto dialettiche, la parata Gigi Buffon la fa in campo. A pugni chiusi sul tiro di Zhirkov al 33′ del primo tempo dell’amichevole di ieri persa con la Russia. La partita del capitano finisce qui, nel secondo tempo non rientra. “Stiramento della cuffia dei rotatori”, spiega il medico azzurro Castellacci. E’ un’articolazione della spalla. Nulla di grave, sarà in campo per l’esordio europeo contro la Spagna. Non finisce però la partita che il portiere azzurro sta giocando contro la stampa e di riflesso contro il pubblico che – a differenza di quei tifosi che in ritiro lo accolgono con lo striscione ‘santo’ – vuole saperne di più. Lo ha spiegato in un’intervista a El Paìs anche Damiano Tommasi, presidente del sindacato calciatori (di cui Buffon è vicepresidente ndr.): “E’ fastidioso, certo. Ma la gente vuole spiegazioni, e bisognerà dargliene”. Ma il portiere non sembra dello stesso avviso.
LA DIFESA DI BUFFON
“Non ho fatto niente di male, non devo dare spiegazioni a nessuno. Le mie spese sono fatti miei. Con i miei soldi faccio quello che voglio. Posso comprare collezioni di orologi, oppure quadri o aiutare un amico che vuole acquistare una casa o un terreno. I miei conti correnti sono trasparenti – dice Buffon a fine partita, poi strizza l’occhio e aggiunge – La prossima volta che dovrò fare acquisti lo dirò prima a voi”. Qualcosa lo ha detto il suo legale, cercando di spiegare come mai, secondo gli accertamenti della GdF, tra il gennaio 2010 e il settembre 2010 Gigi Buffon avrebbe versato 14 assegni – di importo compreso tra i 50mila e i 200mila euro, per un totale di 1.585.000 euro – tutti a favore di Massimo Alfieri, titolare a Parma di una tabaccheria abilitata alle scommesse.
Prima della partita, l’avvocato Corini spiega: “Il bonifico più cospicuo, risalente al 13 settembre 2010, riguarda l’acquisto di venti Rolex, che sono nella cassaforte di Gianluigi da mesi. Un acquisto compatibile con il suo reddito e che è scritto nella casuale del bonifico. Siamo in grado di dimostrare che ogni pagamento effettuato non riguarda le scommesse sportive“. Contemporaneamente però, sei uomini della GdF di Torino a Parma perquisiscono i locali della tabaccheria, una cantina attigua al negozio utilizzata come magazzino e archivio, e controllano i computer delle scommesse. Buffon non è indagato, né a Torino né a Cremona. Ma le Fiamme Gialle nell’informativa hanno scritto che “a fronte dei rilevanti fondi trasferiti da Buffon sono puntualmente identificabili addebiti di importo abbastanza comparabile, disposti tramite rid bancari a favore di Lottomatica“. Arrivano gli assegni, partono le giocate.
Detto dei Rolex e del patrimonio immobiliare (“I titoli Pirelli Real Estate rappresentano poco più del 10 per cento dell’intera movimentazione” è scritto nelle conclusioni dell’informativa) rimangono gli aiuti agli amici, i quadri. O, questa l’ipotesi investigativa, le scommesse. Su cosa? Fondamentale saperlo, dato che per i tesserati della Federcalcio è proibito scommettere solo sul calcio e non sugli altri sport. Dall’informativa risulta però come sia difficile tracciare con precisione il movimento di denaro: “Da quanto accertato con Banca Intesa (che ha i conti di Lottomatica ndr), la successiva destinazione dei fondi (…) avviene per mezzo di operazioni di ‘cash pooling’ con l’azzeramento giornaliero del conto (…) Tale particolarità rende assolutamente non individuabile l’utilizzo delle singole partite in entrata”. Da qui la decisione di perquisire la tabaccheria. Anche, e non solo, perché ogni giocata superiore ai 1000 euro deve essere segnalata dal titolare della ricevitoria in un apposito documento.
BONUCCI, CRISCITO E PEPE
Rimane quindi aperto il capitolo Buffon, così come quello relativo al suo compagno di squadra e di nazionale Bonucci. “Mi hanno usato come capro espiatorio” si è lamentato Criscito che, per colpa di una foto con personaggi a dir poco discutibili, è stato rimandato a casa. Mentre Bonucci è rimasto, nonostante la sua posizione potrebbe essere più grave. La storia è nota, entrambi sono stati iscritti sul registro degli indagati dalla Procura di Cremona il 3 maggio scorso (lo stesso giorno di Conte ndr.) ma, mentre al giocatore dello Zenit è stato recapitato un avviso di garanzia – necessario per svolgere la perquisizione – allo juventino no. Ma solo perché il pm di Cremona Di Martino ha girato gli atti per competenza alla Procura di Bari. Tra l’altro, emerge ora, c’è una nota del 27 aprile da cui risulta che gli inquirenti insieme a Criscito volessero perquisire anche Bonucci. E quindi notificargli il conseguente avviso di garanzia. Ma non è stato fatto per evitare sovrapposizioni tra procure.
Perché Bonucci rischierebbe più di Criscito? Qui uno stralcio dell’interrogatorio di Andrea Masiello, ora ai domiciliari, ex compagno di squadra di Bonucci al Bari e suo grande accusatore, riferito alla partita Udinese-Bari 3-3 del 9 maggio 2010.
Masiello: “(…) Fu una delle tante volte che ho incontrato De Tullio al suo ristorante (…) mi disse che c’era questa possibilità, che lui poteva scommettere sul live (…) Io vado al campo e parlo con Bonucci, Belmonte, Parisi e Salvatore Masiello e gli faccio presente questa cosa”.
Magistrato: “Masiello, la blocco un attimo (…) Lei parla di Bonucci”. (C’è la questione che Bonucci in quei giorni poteva essere in ritiro con la nazionale, ma secondo Masiello era già rientrato perché il tutto sarebbe avvenuto l’8 maggio, a ridosso della partita, ndr.)
Mas: “(…) Sì, io gliel’ho detto a lui, gli avevo fatto presente che insieme agli altri compagni, c’era De Tullio che era pronto a darci determinati soldi, non so quanti, che era pronto a scommettere su live se la partita finiva in pareggio, e lui e gli altri compagni erano a favore, comunque ha detto: ‘Se si può fare siamo interessati'”.
Mag: “Scusi Masiello, ha detto ‘Erano interessati’?”
Mas: “Sì (…) Belmonte Parisi e Bonucci”.
Sentito due volte come testimone dai magistrati di Bari, Bonucci ha però negato ogni addebito, accusando Masiello di essere bugiardo. Dall’interrogatorio dell’8 marzo di Bonucci: “Le affermazioni di Andrea Masiello sono assolutamente false, perché la settimana prima della partita ero stato lontano dalla squadra, in quanto convocato in Nazionale. Escludo categoricamente di aver ricevuto queste proposte”. Ma non è finita qui, nello stesso interrogatorio spunta il nome di Pepe, al tempo all’Udinese, cui sarebbe stata proposta la combine per “avere una sponda nell’altra squadra”, ma che avrebbe rifiutato. La posizione di Bonucci sembra quindi poter essere assai più grave di quella di Criscito, giacché il primo non dovrebbe rischiare assolutamente nulla mentre per lo juventino si potrebbe profilare il reato di associazione finalizzata all’illecito (non meno di 3 anni di squalifica). Più leggera la posizione di Pepe (da 3 a 12 mesi per omessa denuncia). Di sicuro per ora ci sono solo i due pesi e le due misure utilizzate da Prandelli e dai vertici federali al momento della decisione di lasciare a casa Criscito e portare Bonucci. Misteri del ‘codice etico’.