Piove sul terremoto. Proprio come quella domenica 20 maggio in cui tutto è iniziato con la prima scossa di 5.9 che ha fatto partire le scosse infinite di queste due settimane, da stamattina sulle zone colpite imperversa un diluvio che potrebbe durare tutta la giornata e che rende difficile la vita già complicata dei migliaia di sfollati. Ieri sera alle 21 20 una scossa di 5.1 ha nuovamente terrorizzato e sconcertato i terremotati. In gran parte del nord Italia molte persone sono scese per strada spaventate. Nessun ferito e i crolli si sono avuti solo in zone già evacuate, ma la gente della Bassa è esasperata.
”La pioggia nelle prossime ore diventerà sempre più battente, è una compagnia di cui avremmo fatto volentieri a meno – ha detto stamane il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli – Le asticelle vengono messe a un’altezza sempre maggiore, ma non ci scoraggiamo e andiamo avanti, le difficoltà ci sono, ma ci sono le forze per superarle”. La Protezione civile sta allestendo nuovi posti letto nelle decine di tendopoli sparse su tutta la provincia, per consentire agli sfollati che dormivano in tende private posizionate in parchi pubblici o giardini, di trovare riparo dalla pioggia. Sul territorio colpito dal terremoto sono all’opera oltre 4.500 persone del sistema guidato da Gabrielli, i campi allestiti sono 38, gli sfollati, tra quelli censiti e quelli che hanno trovato una sistemazione da soli, sono qualcosa come 50.000.
Il comune più colpito dall’ultima scossa è Novi, 11 mila abitanti tutti sfollati, che si è svegliata per la rima volta senza quello che è stato il suo simbolo per 300 anni. “La nostra torre è crollata, ma noi non crolliamo”, ha detto stamattina il sindaco, Luisa Turci. “Nonostante i danni l’orologio del campanile batteva ancora le mezz’ore, da ‘malato’ funzionava nonostante fosse quasi giù, ci dava speranza. Ora non c’è più”.
Ha parlato anche il presidente della provincia di Modena, Emilio Sabbatini. “I danni appena potremo contarli saranno sicuramente eccessivi e pesanti. Ma ciò che pesa davvero sono i tempi lunghi. È la terza volta che ripartiamo sempre da zero e facciamo verifiche e sopralluoghi. Al governo – ha concluso l’amministratore – chiediamo, una volta che diminuiranno le scosse, gli strumenti per attivare in tempi brevi la ricostruzione”.
La scossa di ieri sera, avvertita in tutto il Nord Italia e non solo, ha avuto epicentro nel Modenese in una zona compresa tra Novi, Cavezzo, Concordia, San Possidonio e Mirandola. Non ha provocato feriti, ma solo qualche malore per lo spavento tra la popolazione e nuovi crolli nelle zone rosse, già interdette alle persone. Poco fa, nella stessa zona, si sono avvertite avvertite diverse scosse superiori ai 3 gradi di magnitudo. Dopo le 21 20 sono state oltre 50 gli eventi registrati dai sismografi.
Stamani ha parlato anche Enzo Boschi, docente di sismologia all’università di Bologna ed ex presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. “A ogni scossa corrisponde una frattura diversa, ma si tratta di un unico fenomeno. Se prendessimo una mappa e guardassimo le fratture degli ultimi giorni si vedrebbe chiaramente l’azione in atto. Si sta liberando l’energia accumulatasi in secoli nella spinta biodinamica da sud a nord verso le Alpi. Questa lunga sequenza di scosse – ha spiegato Boschi – ci dice che si tratta di un sistema non omogeneo”. Poi il sismologo ha concluso. “È meglio avere una lunga sequenza di scosse minori piuttosto che un’unica frattura di potenza devastante”. Quanto durerà è la domanda che tutti si fanno: c’è da riprendere una vita normale, riattivare i macchinari nelle fabbriche. “C’è chi dice due mesi, chi una settimana e chi parla di anni”, spiega Boschi. La verità è che nessuno può dirlo con certezza. Sappiamo solo che prima o poi l’energia disponibile finirà”.
Nel pomeriggio intanto a Modena, il neo presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, incontrerà gli industriali. In ballo c’è la vita di un tessuto produttivo e, ma è una stima per difetto ottimistica, 20 mila posti di lavoro.
di Emiliano Liuzzi e David Marceddu