“Calcola la tua Imu”. I siti dei giornali in questi giorni sono giustamente pieni di sezioni che aiutano i lettori a stabilire quanto dovranno pagare di imposta sugli immobili. Soltanto che c’è qualcuno che può attendere la scadenza del 18 giugno con molta più tranquillità degli altri e senza dannarsi l’anima con le simulazioni.
ALLE CATEGORIE che vedete qui sotto è stato infatti risparmiato il disturbo di preoccuparsi prima e di pagare poi (a chi è andata male, tocca almeno l’aliquota dimezzata, per qualcun altro è forse l’ultimo anno di pacchia).
Esenzioni sacrosante? Può darsi. Ma allora che dire di chi ha dato gratuitamente la casa a suo figlio o al nipote e si trova a pagare come se avesse una seconda casa sfitta? E degli anziani che hanno la residenza in ospizio o in clinica e devono pagare l’Imu sulla loro vecchia casa come se fosse una seconda abitazione? Insomma, al tavolo delle esenzioni c’è sempre qualcuno che è più esente degli altri: eccovene una breve panoramica con alcune ipotesi di mancato incasso per Stato e comuni.
I costruttori risparmiano 35 milioni – Sospiro di sollievo tra i costruttori: le loro proposte per combattere la crisi dell’edilizia hanno trovato largo spazio nel dl Sviluppo che il ministro Passera presenterà in Consiglio dei ministri questa settimana (un tentativo di un senatore Pdl di inserire norme simili nel decreto fiscale era infatti fallito nelle scorse settimane per mancanza di copertura economica). Questi i provvedimenti più rilevanti: per chi acquista una casa sotto i 200 mila euro è prevista l’esenzione dall’Imu per i successivi due anni, a cui probabilmente sarà aggiunto l’azzeramento dell’Iva e dell’imposta di registro per un mancato gettito totale di circa 150 milioni di euro (data la soglia dei 200 mila euro, per di più, si tratta di un’esenzione che avrà effetti solo fuori dalle città grandi e medie, dove le case costano di più). I costruttori, dal canto loro, avranno invece l’esenzione dall’Imu per gli appartamenti non venduti fino al terzo anno dalla fine dei lavori. Costo stimato: 35 milioni.
Fondazioni bancarie, un regalo che vale 5-10 milioni – Per il governo e il fisco italiano sono istituzioni no profit, per la Cassazione – ad esempio – non proprio, come dimostra una sentenza del 2009: sta di fatto che le fondazioni bancarie non pagheranno nemmeno un euro di Imu sui loro oltre 1.500 immobili e 712 terreni. E dire che hanno un patrimonio complessivo che supera di un po’ i 50 miliardi di euro e controllano la stragrande maggioranza delle banche italiane, da cui incassano un paio di miliardi di proventi l’anno. Tant’è: sono esenti. Le magnifiche 88 si difendono sdegnate attraverso il presidente dell’associazione “di categoria” Giuseppe Guzzetti, numero uno di fondazione Cariplo dal 1997: non è vero che non paghiamo e in ogni caso, quello beneficiato dall’esenzione, è solo il 2% del patrimonio, immobili destinati ad attività benefiche. A spanne, si tratta di beni a bilancio per un valore superiore al miliardo di euro e di un erosione del gettito collocabile tra i 5 e i 10 milioni di euro l’anno: spiccioli, per le fondazioni, ma è anche così che si resta ricchi.
Enti ecclesiastici, dal 2013 “tassati” solo i turisti – Per gli immobili di loro proprietà si tratta dell’ultimo anno di vacche grasse. Dal gennaio 2013 entra in vigore, infatti, la norma varata a febbraio dal governo per stringere le maglie all’elusione Imu degli enti no profit: luoghi di culto e attività non a scopo di lucro (come alcune scuole) continueranno a non pagare, tutti gli altri dovranno tirar fuori i soldi. Il problema, finora, era che la legge prevedeva l’esenzione per quei luoghi in cui si svolgeva un’attività “non esclusivamente commerciale”. Una definizione vaga che finiva per consentire a tutti o quasi di auto-dichiararsi esenti, persino a qualche albergo quattro stelle: bastava ospitare una cappella o destinare l’ala di un palazzo a convento o ricovero. Ora si pagherà percentualmente: non per la parte in cui dormono le suore, per rimanere all’esempio dell’hotel, sì per quella che ospita i turisti. Le stime di gettito sono le più varie: si va dai 100 milioni ipotizzati dal governo ai 500-700 stimati dall’Anci.
Forze politiche e sindacati, il rebus della “natura commerciale” – Vale il discorso fatto per la Chiesa: dall’anno prossimo anche a loro dovrebbe applicarsi la norma sulla “natura commerciale” anche parziale dell’attività svolta all’interno degli immobili. Per i partiti, in realtà, e per le fondazioni a loro riferibili – come quelle che hanno inglobato il patrimonio ex Democratici di sinistra ed ex Alleanza nazionale – non dovrebbe cambiare granché: in genere non traggono profitti da quanto fanno nelle loro sedi. Per i sindacati, invece, potrebbero esserci novità spiacevoli almeno per gli uffici dei patronati (i Caf) e per quelli che ospitano le lucrose attività di formazione. Nessuna ipotesi è però possibile sul gettito, visto che non si sa nemmeno a quanto ammonti il patrimonio immobiliare dei sindacati, a partire da quello ereditato gratis dalle organizzazioni fasciste: qualche anno fa, per avere un’idea, la Cgil vantava 3 mila sedi e la Cisl 5 mila (ma non si sa quante siano di proprietà), mentre la Uil dichiarava invece beni immobili per circa 35 milioni di euro.
Dimore storiche, dai Ruspoli ai Torlonia: sconto del 50% – I fortunati proprietari – tra cui abbondano banche, società immobiliari e rampolli di vecchie famiglie nobili – di palazzi patrizi in città, ville e castelli antichi in campagna avranno lo sconto del 50%. Quanti siano esattamente non si sa. Ma l’Asdi (Associazione dimore storiche italiane) sostiene di rappresentare cinquemila iscritti e 17 mi-la dimore storiche, alcune delle quali – come vi abbiamo raccontato domenica – sono in parte affittate alla distribuzione delle grandi firme del lusso a prezzi stratosferici (e pure la tassa su quel reddito è scontata). Quando, a dicembre, l’Imu fu varata senza eccezioni, l’Asdi parlò di aumenti del 600% e profetizzò vendite in massa e/o fine dei lavori di manutenzione: poi è arrivato lo sconto e la situazione si è normalizzata. Quanto al gettito, il Tesoro a novembre calcolava l’erosione del gettito dovuta al “trattamento di favore” delle dimore storiche in almeno 23 milioni di euro l’anno.