Il Pd fa le primarie per le nomine Agcom e Privacy ma secreta il voto e nessuno può assistere allo scrutinio. Il motivo ufficiale: mantenere la riservatezza su alcuni illustri candidati che avrebbero potuto racimolare solo pochi voti e “sfigurare” dinanzi ai vincitori. Il risultato: dalle urne “interne” del centrosinistra escono i nomi di Antonello Soro e Licia Califano per la Privacy e Maurizio Decina e Posteraro – su cui era stata trovata l’intesa con l’Udc – per l’Agcom. Insomma, niente trasparenza. Non solo: i curriculum dei candidati sono arrivati soltanto il lunedì sera e quelli di Soro e Posteraro addirittura martedì mattina, poco prima della votazione. E sono stati resi disponibili “in una copia unica cartacea, presso il tavolo della presidenza, ma naturalmente nessuno li ha sfiorati”. 

A raccontarlo è il deputato Salvatore Vassallo, che sul suo blog spiega: “Mi pare improbabile far rientrare la procedura seguita nel caso specifico in quella categoria e credo sia quindi corretto riferire come effettivamente sono andate le cose”. E descrive il meccanismo delle “cosiddette primarie”. Una volta giunti in aula per la consultazione interna, “sono stati solo letti i nomi dei candidati. I prescelti sono con tutta evidenza frutto di un accordo tra due componenti interne al Pd, come chiunque intende. Il risultato della votazione non è stato reso pubblico. Sono stati riportati solo i nomi dei prescelti, in base ad un principio di riservatezza che potrebbe forse essere oggetto di una valutazione giuridica da parte del nuovo Garante della tutela dei dati personali”. Aggiunge di avere “avanzato una candidatura, dopo aver chiesto e generosamente ottenuto la disponibilità dell’interessata, pur sapendo che difficilmente sarebbe stata presa in considerazione, nonostante l’assoluta impeccabilità ed eccellenza del curriculum. Rimane a testimonianza aggiuntiva, insieme a quella di Stefano Quintarelli e di altri, che, volendo, anche in Italia si può fare meglio. Bisognerebbe ricordarlo e chiederne conto a quei politici che parlano a vanvera di professionalità, merito, apertura alla società civile e rispetto delle istituzioni”.

Al coro delle proteste si aggiunge anche il deputato Andrea Sarubbi che parla di “battaglia persa”. Poi sul blog spiega che “i cv ci sono arrivati lunedì sera, e neppure tutti, perché solo nella tarda mattinata di ieri la presidenza ci ha spedito gli ultimi; tra i quali, guarda un po’, alcuni ‘pesanti’, ossia di candidati – tipo Soro o Posteraro – che stamattina sono stati eletti”. Altri deputati presenti alla votazione hanno fatto richiesta di assistere allo scrutinio che è stato svolto da alcuni membri dell’ufficio di presidenza del Pd di Camera e Senato. Ma visto che lo spoglio era segreto, nessuno ha potuto controllare. Anzi, chi aveva fatto richiesta di assistere, è stato invitato ad allontanarsi. Primarie opache e di facciata, dove nessuno sa chi siano i candidati e quanti voti abbiano conquistato. “C’è stata mobilitazione correntizia e indicazione di voto. Il malumore è molto diffuso per come sono andate le cose”, puntualizzano alcuni onorevoli che hanno preso parte al voto. E che hanno appreso dalle agenzie di stampa chi fossero i ‘favoriti’ dopo l’esito delle primarie interne sulle authority a cui, aveva detto il Pd, partecipavano 19 candidati per l’Agcom e 14 per la Privacy. Di cui “nessuno ha letto i curriculum”.

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