Luigi Bisignani chi? Il giorno dopo la sua nomina a direttore generale della Rai, il manager di lungo corso Luigi Gubitosi ci tiene a far sapere che è tutto un equivoco. Che lui Bisignani proprio non l’ha mai conosciuto. Nemmeno una telefonata con il lobbista piduista, da poco condannato a 20 mesi di carcere (patteggiati). Insomma, niente di niente. E allora il misterioso personaggio che cinque anni fa raccontò il contrario alla trasmissione televisiva Report si dev’essere sbagliato. Questa la versione di Gubitosi, che, comprensibilmente, proprio non ci sta a essere dipinto come un amico di Bisignani, il quale, peraltro, prima dell’arresto di un anno fa (e forse anche adesso) s’intratteneva amabilmente e abitualmente con alti dirigenti di grandi banche e aziende.
Alla larga da mister P4, si schermisce Gubitosi con amici e portavoce. In effetti, i ritrattini standard pubblicati ieri dalla gran parte dei giornali descrivono il nuovo direttore generale della Rai come un uomo schivo, riservato, gran lavoratore, lontano da salotti e mondanità. Certo Gubitosi è persona pacata e riflessiva, ma chi lo conosce bene non ricorda di averlo mai visto con gli abiti da frate trappista che in queste ore gli sono stati cuciti addosso. Sposato, un figlio adolescente, il manager fino a ieri a capo della filiale italiana di Bank of America-Merrill Lynch, frequenta Cortina e la Costa Azzurra, ed è socio del club Aniene, che conta tra gli iscritti molti vip o sedicenti tali di Roma. Giusto un anno fa, a fine maggio del 2011, Gubitosi festeggiò i 50 anni con un party da 300 invitati in un club di Saint Tropez.
Napoletano di nascita, famiglia dell’alta borghesia, classe 1961, il manager scelto da Mario Monti per prendere il timone della Rai ha fatto una gran carriera in Fiat, a Torino, tra il 1986 e il 2005. È entrato con Romiti ed è uscito con Sergio Marchionne, vittima di una delle tante purghe decise dall’amministratore delegato col maglioncino nero. Gubitosi è cresciuto sotto l’ala di Francesco Paolo Mattioli, a lungo direttore finanziario del gruppo del Lingotto. Mattioli, un fedelissimo di Cesare Romiti, era forse il più romano (e il meno sabaudo) della prima linea dei dirigenti Fiat. E Gubitosi, a dispetto dei lunghi anni trascorsi alle dipendenze degli Agnelli, è rimasto profondamente romano per abitudini e frequentazioni. Nel 2005 è tornato a lavorare nella capitale nel gruppo telefonico Wind, prima come direttore finanziario, poi (dal 2007) con i gradi di amministratore delegato.
Casa ai Parioli, buone entrature in Vaticano, ottimi rapporti con Gianni Letta il romano (e romanista) Gubitosi si è legato al giro di Giovanni Malagò, il presidente del circolo Aniene. E Malagò vuol dire Luca Cordero di Montezemolo, da sempre suo ottimo amico. Un club di amici di cui fanno parte il presidente della Bnl Luigi Abete e Aurelio Regina, capo degli industriali del Lazio. Lo stesso ambiente a cui, negli ultimi due-tre anni si è molto avvicinato anche l’ex banchiere e attuale ministro dello Sviluppo, Corrado Passera.
Del resto, un manager che per una decina d’anni è stato ai vertici della direzione finanziaria di un gruppo delle dimensioni Fiat non ha potuto fare a meno di entrare in contatto con i più importanti banchieri italiani. Tra gli amici di Gubitosi va per esempio segnalato Gaetano Miccichè, potente direttore generale di Intesa. Non è un caso, allora, che l’anno scorso, quando anche la banca milanese presentò una lista di amministratori in vista dell’assemblea di Parmalat, anche l’allora numero uno di Wind fu inserito tra i candidati al consiglio. Non se ne fece niente. Parmalat andò ai francesi di Lactalis. Gubitosi di lì a poco arrivò al capolinea della sua esperienza al gruppo telefonico, ceduto dall’egiziano Naguib Sawiris ai russi di Vimpelcom. Anni impegnativi. C’era da governare un indebitamento monstre di oltre 8 miliardi e nel 2010 l’ultimo bilancio formato da Gubitosi si è chiuso in perdita per 250 milioni di euro. Lasciata Wind, l’ex manager telefonico ha lavorato alcuni mesi a Merrill Lynch. Una poltrona però se l’è conquistata anche nel consiglio del gruppo Maire Tecnimont, una grande azienda impiantistica guidata da Fabrizio Di Amato. Che è un grande amico di Montezemolo, di Malagò. E anche di Gubitosi.
Da Il Fatto Quotidiano del 10 Giugno 2012
Affari Loro
Luigi Gubitosi, le utili amicizie del nuovo direttore generale Rai
Il numero uno di Viale Mazzini smentisce ogni legame con Luigi Bisignani. Ma nella sua tela di contatti spiccano i legami con Giovanni Malagò e Luca Cordero di Montezemolo. E anche Gaetano Miccichè, potente direttore generale di Intesa
Casa ai Parioli, buone entrature in Vaticano, ottimi rapporti con Gianni Letta il romano (e romanista) Gubitosi si è legato al giro di Giovanni Malagò, il presidente del circolo Aniene. E Malagò vuol dire Luca Cordero di Montezemolo, da sempre suo ottimo amico. Un club di amici di cui fanno parte il presidente della Bnl Luigi Abete e Aurelio Regina, capo degli industriali del Lazio. Lo stesso ambiente a cui, negli ultimi due-tre anni si è molto avvicinato anche l’ex banchiere e attuale ministro dello Sviluppo, Corrado Passera.
Del resto, un manager che per una decina d’anni è stato ai vertici della direzione finanziaria di un gruppo delle dimensioni Fiat non ha potuto fare a meno di entrare in contatto con i più importanti banchieri italiani. Tra gli amici di Gubitosi va per esempio segnalato Gaetano Miccichè, potente direttore generale di Intesa. Non è un caso, allora, che l’anno scorso, quando anche la banca milanese presentò una lista di amministratori in vista dell’assemblea di Parmalat, anche l’allora numero uno di Wind fu inserito tra i candidati al consiglio. Non se ne fece niente. Parmalat andò ai francesi di Lactalis. Gubitosi di lì a poco arrivò al capolinea della sua esperienza al gruppo telefonico, ceduto dall’egiziano Naguib Sawiris ai russi di Vimpelcom. Anni impegnativi. C’era da governare un indebitamento monstre di oltre 8 miliardi e nel 2010 l’ultimo bilancio formato da Gubitosi si è chiuso in perdita per 250 milioni di euro. Lasciata Wind, l’ex manager telefonico ha lavorato alcuni mesi a Merrill Lynch. Una poltrona però se l’è conquistata anche nel consiglio del gruppo Maire Tecnimont, una grande azienda impiantistica guidata da Fabrizio Di Amato. Che è un grande amico di Montezemolo, di Malagò. E anche di Gubitosi.
Da Il Fatto Quotidiano del 10 Giugno 2012
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Politica
La Camera respinge la sfiducia a Santanchè: “Sulle dimissioni rifletterò”. Conte: “Siete responsabili di un disastro morale”. Schlein: “Meloni ancora in fuga”
Economia & Lobby
A Milano indagine per evasione fiscale su Twitter-X. Mancati pagamenti Iva per 12,5 milioni
Cronaca
Francesco, condizioni critiche ma stazionarie: “Nuova tac di controllo”. Ha visto il cardinale Parolin. Buenos Aires in ansia per il ‘suo’ Papa
Washington, 25 feb. (Adnkronos) - La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha dichiarato durante il briefing di oggi che l'amministrazione determinerà quali organi di stampa faranno parte del pool stampa della Casa Bianca. Attualmente la White House Correspondents Association aiuta a coordinare la copertura del pool.
La Leavitt ha affermato che alle "testate tradizionali" sarà comunque consentito di unirsi al pool, ma ha osservato che l'amministrazione consentirà l'adesione anche ad altri siti. "Sono orgogliosa di annunciare che restituiremo il potere alle persone che leggono i vostri giornali, che guardano i vostri programmi televisivi e che ascoltano le vostre stazioni radio", ha aggiunto.
(Adnkronos) - L'indagine su Twitter International Uk vede due indagati - si tratta di due ex amministratori (un irlandese e un indiano) - che si sono succeduti negli ultimi anni alla guida del social poi rilevato da Elon Musk a fine 2022. L'indagine nasce da un controllo fiscale della Gdf, concluso ad aprile 2024, proprio sulla piattaforma americana, che oggi si chiama 'X', sulla scia delle stesse verifiche fatte su Meta. Il fascicolo è affidato dal pm Giovanni Polizzi, già protagonista di altre indagini sui colossi del web.
Il punto centrale del fascicolo affidato a Polizzi, lo stesso che si è occupato dell'inchiesta su Meta, è l'idea che debbano essere tassate come transazioni commerciali le iscrizioni gratuite alle piattaforme online in cambio della cessione dei propri dati personali, che hanno un valore economico, visto che consentono la profilazione degli utenti.
Solo lo scorso dicembre la procura di Milano ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti dei rappresentanti legali della società di diritto irlandese Meta, titolare dei social Facebook e Instagram. L'inchiesta - ancora aperta - ipotizza per il colosso l'omessa dichiarazione e mancato pagamento - tra il 2015 e il 2021 - dell'Iva per un totale di oltre 877 milioni di euro.
Washington, 25 feb. (Adnkronos) - La Casa Bianca attribuisce il grosso livido sulla mano destra di Donald Trump, che era visibile durante l'incontro di ieri con il presidente francese Emmanuel Macron, alle strette di mano del presidente americano.
"Il presidente Trump è un uomo del popolo", ha affermato la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt, aggiungendo: "Il suo impegno è incrollabile e lo dimostra ogni singolo giorno. Il presidente Trump ha lividi sulla mano perché lavora costantemente e stringe mani tutto il giorno, tutti i giorni".
Roma, 25 feb. (Adnkronos) - Sono due i momenti della replica di Daniela Santanchè sottolineati dalle opposizioni, che oggi hanno votato compatte la mozione di sfiducia alla ministra del Turismo. Il primo quello sull''intemerata' del tacco 12 e il glamour, della sinistra che odia la ricchezza. Un tentativo di 'buttarla in caciara' e uscire dal merito, grave, della vicenda, dicono le opposizioni. L'altro passaggio è meno di colore e più inquietante, sostengono, ed è quando la ministra ha detto che alla prossima udienza valuterà le dimissioni "ma lo farò da sola - ha scandito- con me stessa, senza nessuna costrizione e forzatura". Una sottolineatura che, secondo le opposizioni, è un chiaro messaggio a Giorgia Meloni. E fa crescere l'interrogativo: perché la premier Meloni si fa trattare in questo modo? E' la domanda dei parlamentari di minoranza in Transatlantico.
Giuseppe Conte intervenendo in aula nelle dichiarazioni di voto ha dato una sua versione: "Ci sono solo due plausibili spiegazioni. La prima è che lei, Santanchè, ricatta Meloni. Può darsi che all'opposizione abbiate condiviso segreti che oggi mettono in imbarazzo la presidente del Consiglio e allora comprenderemmo perché ogni giorno Meloni dice che non è ricattabile... La seconda è che Fdi dopo aver avuto come motto 'legge e ordine', oggi che siete al potere si sentite casta intoccabile. Il caso Delmastro è l'esempio di questa vostra convinzione di essere al di sopra della legge".
Anche Elly Schlein si rivolge alla premier Meloni: "Cosa le impedisce di far dimettere Santanchè? Come è possibile accettare in silenzio, dopo che Santanchè ha detto che del pressing di Fdi se ne frega, che lei e solo lei decide se dimettersi come se non esistesse una presidente del Consiglio?". E insiste: "Meloni è stata campionessa mondiale di richieste di dimissioni e oggi ha disertato quest'aula, come fa non vergognarsi della sua incoerenza, come fa a non rendersi conto di quanto sia vigliacco il suo atteggiamento di continua fuga da quest'aula e dalla realtà? Dove si è nascosta la premier? Forse sta registrando un altro video, un contributo da inviare a una convention fra motoseghe e saluti nazisti?".
Conte ribatte anche al passaggio 'tacco 12' della ministra: "Lei ha detto che odiamo la ricchezza, ma non dica baggianate, siete voi che avete fatto la guerra ai poveri, che odiate i poveri. Noi odiamo o meglio ancora contrastiamo, la disonestà". Una questione, quella dei tacchi e delle borsette, che fa sbottare Schlein: "Lei viene qui a difendere le borsette, chi difende gli italiani dalla bollette? Noi non siamo qui per fare un processo ma per porre una gigantesca questione di opportunità politica: davanti ad accuse così gravi, per non ledere le istituzioni, avrebbe dovuto dimettersi".
La segretaria del Pd si rivolge quindi alla maggioranza: "Speriamo in un sussulto della maggioranza e dei singoli parlamentari. Se oggi salvate Santanchè dimostrate che a voi interessa difendere i vostri più che difendere l'onore delle istituzioni. Questa non è difesa nazionale, è difesa tribale". Per Elisabetta Piccolotti che interviene a nome di Avs, "il problema non è la ricchezza della ministra, il problema è che quando si è ricchi e non si pagano" gli stipendi ai lavoratori e si umiliano "le persone più povere".
Anche Iv, Più Europa e Azione che non avevano sottoscritto la mozione di sfiducia, hanno comunque dichiarato il voto a favore in aula. "Noi sappiamo che la mozione di sfiducia non sarà approvata, ma chiunque si è accorto che la ministra Santanchè non è sfiduciata da coloro che hanno presentato questa mozione ma dalla sua stessa maggioranza, dalla premier Meloni", dice Davide Faraone di Iv. Per Azione Antonio D'Alessio spiega: "Le mozioni di sfiducia non ci piacciono" e "la ministra non è colpevole fino a prova contraria" ma "è il quadro complessivo che finisce con il restituirci una politica rispetto alla quale scivolano via situazioni che non consentono una azione della ministra libera di condizionamenti". Linea simile a Riccardo Magi di Più Europa: "Per noi Santanché dovrebbe dimettersi" non per le questioni giudiziarie, ma "perché ha inanellato una serie di fallimenti da ministro". Intanto in serata l'aula ha respinto la sfiducia con 206 voti.
Londra, 25 feb. (Adnkronos/Afp) - Il primo ministro britannico Keir Starmer ha confermato che ospiterà colloqui sull'Ucraina con gli alleati nel fine settimana, dopo essere tornato dall'incontro con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump alla Casa Bianca. "Ospiterò diversi paesi questo fine settimana per continuare a discutere di come procedere insieme come alleati alla luce della situazione che ci troviamo ad affrontare", ha detto ai giornalisti.
Tel Aviv, 25 feb. (Adnkronos) - Le Idf e lo Shin Bet hanno sventato un piano terroristico che prevedeva l'uso di una bomba da 100 kg a Kabatiya, in Cisgiordania. Lo ha reso noto l'Idf, aggiungendo che nel corso dell'operazione, i soldati hanno perquisito decine di siti, arrestato 15 terroristi, localizzato armi e smantellato esplosivi.
Washington, 25 feb. (Adnkronos) - "Sono stata rapita dai terroristi di Hamas il 7 ottobre dal Nova Festival insieme al mio compagno, Avinatan Or. Siamo stati presi con la forza, separati e siamo entrati nell'inferno sulla terra". Lo ha detto l'ostaggio liberato Noa Argamani al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, aggiungendo che "non abbiamo più tempo! Sono qui oggi, il che è un miracolo, ma ci sono ancora 63 ostaggi che stanno vivendo questo incubo, senza sapere se vivranno o moriranno. Non c'è bisogno che vi racconti di Kfir e Ariel Bibas e della loro madre Shiri. Una madre e i suoi bambini che sono stati brutalmente assassinati in prigionia".