Manganellate e lacrimogeni da una parte. Lancio di sassi dall’altra. E così una vera e propria guerriglia ha preso il posto della protesta di un centinaio di operai delle cooperative che hanno in appalto i servizi di facchinaggio per i supermercati Il Gigante. Mezz’ora di tafferugli davanti ai magazzini di Basiano, nel milanese. Oltre trenta i feriti: quindici tra le forze dell’ordine, qualcuno in più tra i manifestanti. Due le persone arrestate per resistenza a pubblico ufficiale, mentre la Digos sta facendo accertamenti su altre 18 persone.
Tutto succede stamattina poco prima delle 8, davanti al centro di smistamento dove la logistica è gestita dalle società Gartico Scarl e ItalTrans attraverso alcune cooperative. In presidio ci sono i lavoratori dell’Alma Group, che da poco ha annunciato la rinuncia all’appalto a partire dal 20 giugno, senza garantire la ricollocazione dei suoi 89 soci. Insieme a loro protestano gli operai di un’altra cooperativa, la Bergamasca del gruppo Cisa, che nello stesso magazzino impiega già una trentina di lavoratori e che dovrebbe subentrare nell’appalto, senza però impiegare chi ha perso il posto. Anche i lavoratori della Bergamasca sono in mobilitazione da qualche settimana per chiedere condizioni economiche più dignitose.
Le forze dell’ordine sono schierate in assetto antisommossa, la situazione è a rischio. Insieme agli operai, soprattutto pachistani, egiziani e stranieri di altre nazionalità, ci sono sindacalisti del Si Cobas e attivisti dei centri sociali. Già venerdì scorso si è arrivati allo scontro, dopo che alcuni lavoratori avevano occupato il magazzino per diverse ore. Alla fine in cinque erano rimasti feriti. Ma questa mattina va peggio. A un certo punto arriva un pullman con a bordo degli operai che dovrebbero sostituire tra gli scaffali chi sta protestando. Fuori, al picchetto, non ne vogliono sapere di farli entrare. La trattativa tra manifestanti e forze dell’ordine non porta a nulla. E all’improvviso iniziano a volare le botte.
Calci e pugni dai lavoratori. Colpi di manganello dagli agenti. Sassi contro lacrimogeni.
Qualcuno rimane a terra, ferito. Intervengono dieci ambulanze, quattro automediche e persino l’elisoccorso del 118. Finiscono in ospedale 26 persone. Il bilancio è di 15 feriti tra le forze dell’ordine, il più grave un carabiniere con un braccio messo male. Tra i manifestanti i feriti sono una ventina, ma qualcuno rifiuta di farsi medicare e portare in ospedale. Danneggiati un blindato dei carabinieri, l’auto di un funzionario di polizia e il pullman che trasportava i lavoratori.
Opposte le versioni di quanto accaduto. Le forze dell’ordine parlano di aggressione con sassaiole, lancio di pezzi di legno e parti di cartelli stradali. Accuse a cui risponde con un comunicato il Si Cobas: “Hanno sparato lacrimogeni ad altezza d’uomo, spezzato le gambe a due lavoratori e pestato duramente gli scioperanti ferendone una quindicina”. E ancora: “Lo scontro è stato violento: gli operai hanno tentato di resistere a mani nude alla carica della polizia, ma di fronte all’armamentario messo in campo dagli avversari, hanno dovuto soccombere. I crumiri sono così entrati, grazie al distaccamento armato della polizia sempre al servizio dei padroni per reprimere la lotta dei lavoratori. Questi ultimi erano lì a difendere il loro posto di lavoro”.
Due manifestanti vengono arrestati, ma le indagini delle forze dell’ordine vanno avanti: sono in corso accertamenti su altre 18 persone che questa mattina hanno partecipato al presidio e il numero dei fermati potrebbe salire. Di “scandalosa gestione dell’ordine pubblico” parla Paolo Ferrero, segretario del Prc: “Un gruppo di lavoratori – dice – stava protestando contro il loro licenziamento e la decisione di sostituirli con altri lavoratori, meno ‘costosi’: un classico esempio di ricatto attraverso l’occupazione per ridurre i salari. Le forze dell’ordine, invece di garantire il legittimo diritto di protestare, hanno caricato brutalmente i lavoratori”.
Più cauto il giudizio di Ben Halla Mohamed, funzionario del sindacato Filt-Cgil di Milano, secondo cui “a Basiano alcuni lavoratori vengono manipolati da qualche estremista. E’ necessario fare un passo indietro e trovare una soluzione anche attraverso una trattativa con chi subentrerà nell’appalto”.
La vicenda di Basiano, al di là delle responsabilità sugli scontri di stamattina, non è un caso isolato nel mondo delle cooperative che lavorano per la grande distribuzione. E si aggiunge alle proteste dei lavoratori impiegati nei magazzini Esselunga di Pioltello, sempre nel milanese, che nei mesi scorsi sono stati licenziati dal gruppo Safra. Anche lì, in più di un’occasione, si è arrivati allo scontro tra forze dell’ordine e operai che denunciavano condizioni di lavoro disumane.