Sanità lombarda ancora nella bufera. Nono ci sono politici, ma quattro direttori sanitari, funzionari pubblici, manager di aziende provate e faccendieri tra le ventotto persone iscritte nel registro degli indagati dal pm di Milano Carlo Nocerino. Le indagini, condotte dal nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza, hanno permesso di svelare che tre bandi regionali erano fatti su misura per favorire alcune grandi aziende nel campo della strumentazione sanitaria. Oltre al direttore generale lombardo Carlo Lucchina, indagato per turbativa d’asta, nei guai sono finiti anche i direttori sanitari degli ospedali Niguarda, Lecco, Busto Arsizio e Saronno. Cuore dell’inchiesta poco meno di dieci milioni di euro, finanziamenti regionali, stanziati e in alcuni casi già erogati dalla Regione Lombardia, nell’ambito degli accordi stipulati tra aziende private, tra cui la General Electric, e ospedali pubblici per la sperimentazione di apparecchiature scientifiche ad alta tecnologia.
I progetti di sperimentazione, in particolare sono tre e riguardano le apparecchiature per l’home care, gli ecoscopi e l’emodinamica. Due sono ancora in corso di assegnazione e uno è già stato assegnato, per un valore poco più di un milione di euro, e riguardano gli anni 2010 e 2011. La Procura di Milano ipotizza, a vario titolo, l’associazione per delinquere, turbativa d’asta, rivelazione del segreto d’ufficio e peculato. All’ospedale Niguarda, il polo clinico più grande della Lombardia, è stata perquisita l’Ingegneria clinica. La direzione fa sapere che i progetti di ricerca clinica in corso sono più di 150, e riguardano i temi più svariati, come ad esempio la lotta ai tumori del colon-retto. Se si considerassero le sperimentazioni “ad alto contenuto tecnologico”, che sono l’oggetto dell’inchiesta, il numero delle sperimentazioni potrebbe essere ancora più elevato.
Carlo Lucchina, era stato assolto dal Tribunale di Varese insieme ad altre persone dodici persone, dall’accusa di truffa aggravata e abuso d’ufficio nel processo su presunte irregolarità commesse tra il 2001 e il 2002 nell’appalto per la costruzione del nuovo reparto infettivi dell’ospedale di Circolo di Varese. Il pm Claudio Gittardi aveva chiesto una condanna di 3 anni e 4 mesi di reclusione per Lucchina, allora direttore generale dell’ospedale di Varese. Il nome di Lucchina compare anche nell’inchiesta Maugeri perché Pierangelo Daccò, il faccendiere così vicino a Roberto Formigoni da pagargli le vacanze, lo cita tra le persone con cui aveva rapporti in Regione. Per risolvere i problemi al Pirellone per conto della stessa fondazione, Daccò ha raccontato che insisteva con ”il direttore generale” di turno dell’assessorato alla Sanità, e ”anche a lui davo un pacco a Natale e colomba a Pasqua”. ”E poi al limite mi… come dire, dirottava, perché non ne poteva più al… anche a lui davo un pacco a Natale e una colomba a Pasqua. Addirittura, c’è stato un anno o forse due che li ha rifiutati, perchè c’era aria che non si poteva più dare il pacco con dentro il vino, i fichi secchi, il panettone. Lucchina me l’ha mandato indietro due anni, gli altri (direttori generali, ndr) no. Poi dopo l’ha ripreso”. Dentro il Pirellone Daccò aveva ”sempre avuto un tecnico di riferimento. In questo caso, negli ultimi anni, è il dottor Merlino, che è il braccio destro del dottor Lucchina”.
La notizia dell’inchiesta giudiziaria torna a dividere la politica in Regione. Le opposizioni di centrosinistra criticano in particolare l’atteggiamento della Giunta Pdl-Lega e del presidente. “Formigoni – hanno per esempio detto i consiglieri del Pd Alessandro Alfieri e Gianantonio Girelli – invece di evocare complotti o attacchi militari alla sua Giunta, ammetta che il sistema ha mostrato delle falle e, se ancora è in grado, faccia proposte per riformarlo”. Per il capogruppo dell’Idv, Stefano Zamponi, “cade anche un altro alibi di Formigoni: l’inchiesta della magistratura sta dimostrando che esistono opachi intrecci tra affari e politica nella Giunta” e “i fatti smentiscono la tesi di Formigoni secondo cui nessuno dell’attuale squadra di governo è sottoposto a indagini”. Di fatto la stessa linea espressa da Sel con Chiara Cremonesi, mentre l’Udc Enrico Marcora invoca chiarezza ma aspetta “che la magistratura faccia il suo corso”. “Un avviso di garanzia non è una condanna”, ha però replicato Stefano Carugo, consigliere regionale del Pdl, al termine della seduta della commissione consiliare Sanità che era riunita al Pirellone quando è arrivata la notizia della nuova indagine. C’era anche l’assessore regionale Luciano Bresciani (Lega), che ha preferito rimandare i commenti a quando si saprà qualcosa in più sulle indagini. “E’ ovvio che l’opposizione faccia la sua parte. Io spero che anche stavolta il dg Lucchina, persona stimata da tutti, possa venirne fuori e dimostrare i fatti”.
Lucchina, da pochi giorni nominato anche presidente del Comitato prezzi e rimborso dell’ente regolatorio sui medicinali italiano, si è già dimesso dall’Aifa (Agenzia italiana del farmaco). A comunicarlo il ministro della Salute, Renato Balduzzi, in occasione della presentazione ad Ancona del network Italia Longeva. “Nessun imbarazzo – dice l ministro – perché conformemente al suo stile, il dottor Lucchina ha dato le dimissioni appena ha avuto la notizia di questa indagine. Il vero problema sarà quello di trovare come sostituto una persona che abbia le sue stesse competenze tecniche”.