La polemica sulla giustizia, tra Governo e centrodestra, riparte dalle intercettazioni, in discussione a Montecitorio da lunedì prossimo. In teoria, infatti, il provvedimento dovrebbe avere un consenso pressocchè unanime tra i partiti che sostengono l’esecutivo. Nella pratica, invece, rischia di acuire il conflitto tra il Pdl e il governo. L’iter del ddl ha ritrovato energia su pressione della ex maggioranza di centrodestra che, in un accordo riuscito solamente a metà (come dimostra la promessa del Pdl di dare battaglia a Palazzo Madama), ha ottenuto la calendarizzazione delle intercettazioni alla Camera, promettendo in cambio maggiore elasticità sull’anticorruzione. Nel frattempo, però, l’accelerazione impressa dal Pdl, ha fatto muovere gli ingranaggi della politica e dell’esecutivo. La ministra della Giustizia Paola Severino, negli incontri formali e informali con i partiti, che oramai risalgono ad alcuni mesi fa, aveva espresso l’intenzione di modificare il testo già approvato dalla Camera, modificato in Senato, e ora riapprovato a Montecitorio in un passaggio che potrebbe essere l’ultimo prima del varo definitivo della legge.
Tra il dire e il fare, però, ci sono le regole della democrazia e poiché la Guardasigilli sembra aver mantenuto saldo l’intento di modificare il provvedimento, in via Arenula si sta studiando quali siano le strade percorribili. Nessuna delle quali, però, accoglierà i desiderata dell’intero fronte che appoggia il Governo. Severino, infatti, aveva già spiegato ai partiti (che, peraltro, non avevano opposto serie obiezioni in merito), di voler far saltare il macchinoso sistema di autorizzazione delle intercettazioni da parte di un organo collegiale, che prevedeva finanche un materiale spostamento degli atti da una sede a un’altra. Il problema, però, è che questa materia ha già avuto una doppia lettura in Parlamento e, dunque, non potrebbe essere modificata. Non si sa, dunque, se basterà un maxiemendamento in cui far rientrare tutte le modifiche, che per ora sono solamente nella testa del ministro, per ovviare al problema.
Problema che, peraltro, era stato posto anche dal Pd. “Così com’è, il testo Bongiorno è tecnicamente inemendabile, nelle parti che andrebbero modificate – spiega il responsabile giustizia del pd, Andrea Orlando – Meglio farebbe il Governo, a presentare un nuovo disegno di legge, come già abbiamo suggerito”. Un altro scenario che pure la Guardasigilli tiene in considerazione, ma che scomporrebbe ulteriormente i rapporti tra Pdl e Governo, già minati dalla forzatura della fiducia sul ddl anticorruzione. Per il Pdl, infatti, da modificare è sostanzialmente la parte riguardante la pubblicazione da parte dei mezzi d’informazione delle intercettazioni. “A noi interessa che la norma sia equilibrata.
Siamo d’accordo su tutti i presupposti delle nuove norme, la la parte sul divieto di pubblicazione è ancora troppo blanda – dice il capogruppo in commissione Giustizia Enrico Costa – Se è vero che nell’udienza filtro si stabilisce cos’è rilevante ai fini del procedimento, e altrettanto vero che quando il gip firma misure urgenti come arresti o perquisizioni, non c’è il tempo materiale per svolgere l’udienza. E le intercettazioni contenute nelle ordinanze sono di fatto pubblicabili senza filtro. Non può essere così. Il Governo deve dire la sua e cercare un’intesa”. L’intesa con gli altri partner della maggioranza, sull’udienza filtro, in realtà, già c’è, seppure in linea generale. E’ la Guardasigilli che, invece, pare voglia rivoltare l’intero testo come un calzino, cancellando i cosiddetti “bavagli” e responsabilizzando pm e gip sul punto, inserendo nella norma che saranno lor, dunque, i titolari del compito di filtrare le intercettazioni. Prospettiva su cui, prevedibilmente, sarà difficile trovare un accordo con il Pdl che già sulla scia delle misure anticorruzione minaccia di togliere la fiducia al Governo. E se anche la ministra dovesse presentare un nuovo ddl, il vecchio testo Bongiorno potrebbe comunque essere votato. Dal Pdl di certo. Bisogna vedere che cosa sceglieranno di fare Pd e Udc.