Torna il rischio della legge bavaglio. Perché tra il ministro della Giustizia Paola Severino e i partiti sono iniziate le trattative per mettere mano al ddl sulle intercettazioni pensato da Angelino Alfano e congelato alla Camera. La nuova bozza del testo prevede il divieto di pubblicare, anche per riassunto, gli atti di un’indagine fino all’udienza preliminare: il giornalista che non dovesse rispettare la norma rischierebbe l’arresto fino a 30 giorni. Pena che salirebbe fino a tre anni nel caso in cui sul giornale finissero intercettazionio di telefonate da distruggere o riguardanti persone non indagate.
La discussione del nuovo testo sarebbe dovuta iniziare a Montecitorio oggi, ma la Guardasigilli ha chiesto più tempo ai partiti, in particolare al Pdl che più di tutti preme per l’approvazione del nuovo bavaglio. Le bozze che il ministro ha fatto circolare nei giorni scorsi partono dal testo Alfano, che già prevedeva il carcere fino a tre anni per chi pubblicava stralci di intercettazioni destinate a essere distrutte. A questo Severino ha aggiunto le pene per chi trascrive parte degli atti riguardanti persone estranee alle indagini.
Un’altra novità riguarda i giornalisti che riportino intercettazioni durante le indagini preliminari: il divieto è stato reso più pesante rispetto al bavaglio pensato da Alfano, visto che riguarderebbe la pubblicazione di atti anche solo per riassunto. Il cronista che violasse la norma, rischierebbe multe fino a 10mila euro e l’arresto fino a 30 giorni, mentre verrebbe graziato l’editore.
Secondo Repubblica, il rafforzamento del bavaglio sarebbe ottenuto attraverso la cancellazione di due righe del precedente testo: l’articolo 114 stabiliva che “è vietata la pubblicazione, anche parziale, degli atti non più coperti dal segreto fino a che non siano concluse le indagini preliminari ovvero fino al termine dell’udienza preliminare”, ma dopo la mediazione della presidente della commissione Giustizia di Montecitorio Giulia Bongiorno era stata inserita la frase “di tali atti è sempre consentita la pubblicazione per riassunto”. Una frase che ora è saltata, garantendo così il silenzio sulle inchieste fino al momento del processo. Proprio quello che Berlusconi ha sempre cercato di fare approvare.