Siamo in un momento di profondo cambiamento sociale, economico e politico. Il Movimento 5 Stelle che sta invadendo la politica positivamente potrebbe, se volesse, provare a cambiare le regole di produzione e di distribuzione dei farmaci. Chiedo a Beppe Grillo di prendere a cuore la salute dei cittadini, partendo dai farmaci, in modo da rivederne la gestione e le regole, che nessuno controlla e che sono alla base del bene comune.
Oggi esistono farmaci e generici. Gli ultimi sono stati commercializzati come “copie” alla scadenza del diritto esclusivo di produzione da parte dell’azienda che per prima ha prodotto il principio attivo. La legislatura prevede che il generico e il farmaco brand debbano essere “essenzialmente simili“.
Come e chi controlla che questo sia effettivamente rispettato? Essenzialmente simile vuol dire uguale effetto clinico? L’organo di controllo cosa controlla e chi?
In questi giorni ho avuto il piacere di visitare una delle fabbriche produttrici di farmaci per oculistica, la Sifi. Ho avuto la conferma che per essere uguale al farmaco brand occorre che tutta la linea di produzione del generico, comprese tutte le macchine che si utilizzano per la costituzione, la sterilizzazione e l’assemblaggio, devono essere identiche.
La medicina e la farmacologia, una delle sue diramazioni principali, spesso è gestita e controllata dalla politica e dalle istituzioni. Credo che in questo campo occorra maggior chiarezza, fermo restando che il mercato concorrenziale al ribasso del prezzo al pubblico dei farmaci è importante in questo periodo di crisi economica. Questo, però, solo con la certezza di uguaglianza di effetto clinico.
E’ vero o non è vero che i generici possono avere, non rispettando la linea di produzione, una biodisponibilità fino al 20% in meno? Questa modificazione può avere effetti sul paziente? E’ vero o non è vero che i farmaci topici, sostanzialmente colliri e pomate, non hanno bisogno per essere commercializzati di sperimentazione perché si ritiene sufficiente quella presentata per il corrispondente farmaco a cui è scaduta la licenza?
Credo occorra guardare diversamente per vedere meglio.
Il 12 maggio 1832 Gaetano Donizetti rappresentò per la prima volta a Milano l’opera “Elisir d’amore” in cui il dott. Dulcamara, medico ambulante, vendeva nelle piazze la sua pozione di “specifico“. A volte per vedere il futuro occorre voltarsi indietro.
Caro Grillo, e se chiamassimo tutti i farmaci, brandizzati e generici, specifici?
Prodotti unici che non abbiano doppioni, che non presentino “fratelli minori” di cui comunque non si conosce a fondo la composizione. Insomma un solo prodotto, non brand e non generico, che abbia un costo controllato. Lasciamo unici gli specifici che specificamente curino le singole patologie. Quando un nuovo farmaco viene scoperto l’azienda farmaceutica riceverà un rimborso per le spese sostenute alla ricerca. Dopo, tutte le aziende concorrenti, potranno produrlo nello stesso modo, utilizzando linee di produzione identiche, con una sana concorrenza industriale ma con specifiche cliniche assolutamente identiche. Per il bene del paziente che è confuso tra legislazione carente e non controllata; tra interessi privati di industrie farmaceutiche e farmacisti, a volte non aiutati da medici che non hanno il coraggio di prendere posizioni di protezione della salute dei loro assistiti.
Partiamo dagli specifici, caro Grillo, per modificare profondamente il sistema sanitario. Rendiamolo esclusivo, dalla parte del paziente che è l’unico che in sanità deve guadagnarci.
Domenico De Felice
Medico, opinionista di sanità sociale
Società - 23 Giugno 2012
Caro Grillo, se tutti i farmaci li chiamassimo “specifici”?
Siamo in un momento di profondo cambiamento sociale, economico e politico. Il Movimento 5 Stelle che sta invadendo la politica positivamente potrebbe, se volesse, provare a cambiare le regole di produzione e di distribuzione dei farmaci. Chiedo a Beppe Grillo di prendere a cuore la salute dei cittadini, partendo dai farmaci, in modo da rivederne la gestione e le regole, che nessuno controlla e che sono alla base del bene comune.
Oggi esistono farmaci e generici. Gli ultimi sono stati commercializzati come “copie” alla scadenza del diritto esclusivo di produzione da parte dell’azienda che per prima ha prodotto il principio attivo. La legislatura prevede che il generico e il farmaco brand debbano essere “essenzialmente simili“.
Come e chi controlla che questo sia effettivamente rispettato? Essenzialmente simile vuol dire uguale effetto clinico? L’organo di controllo cosa controlla e chi?
In questi giorni ho avuto il piacere di visitare una delle fabbriche produttrici di farmaci per oculistica, la Sifi. Ho avuto la conferma che per essere uguale al farmaco brand occorre che tutta la linea di produzione del generico, comprese tutte le macchine che si utilizzano per la costituzione, la sterilizzazione e l’assemblaggio, devono essere identiche.
La medicina e la farmacologia, una delle sue diramazioni principali, spesso è gestita e controllata dalla politica e dalle istituzioni. Credo che in questo campo occorra maggior chiarezza, fermo restando che il mercato concorrenziale al ribasso del prezzo al pubblico dei farmaci è importante in questo periodo di crisi economica. Questo, però, solo con la certezza di uguaglianza di effetto clinico.
E’ vero o non è vero che i generici possono avere, non rispettando la linea di produzione, una biodisponibilità fino al 20% in meno? Questa modificazione può avere effetti sul paziente? E’ vero o non è vero che i farmaci topici, sostanzialmente colliri e pomate, non hanno bisogno per essere commercializzati di sperimentazione perché si ritiene sufficiente quella presentata per il corrispondente farmaco a cui è scaduta la licenza?
Credo occorra guardare diversamente per vedere meglio.
Il 12 maggio 1832 Gaetano Donizetti rappresentò per la prima volta a Milano l’opera “Elisir d’amore” in cui il dott. Dulcamara, medico ambulante, vendeva nelle piazze la sua pozione di “specifico“. A volte per vedere il futuro occorre voltarsi indietro.
Caro Grillo, e se chiamassimo tutti i farmaci, brandizzati e generici, specifici?
Prodotti unici che non abbiano doppioni, che non presentino “fratelli minori” di cui comunque non si conosce a fondo la composizione. Insomma un solo prodotto, non brand e non generico, che abbia un costo controllato. Lasciamo unici gli specifici che specificamente curino le singole patologie. Quando un nuovo farmaco viene scoperto l’azienda farmaceutica riceverà un rimborso per le spese sostenute alla ricerca. Dopo, tutte le aziende concorrenti, potranno produrlo nello stesso modo, utilizzando linee di produzione identiche, con una sana concorrenza industriale ma con specifiche cliniche assolutamente identiche. Per il bene del paziente che è confuso tra legislazione carente e non controllata; tra interessi privati di industrie farmaceutiche e farmacisti, a volte non aiutati da medici che non hanno il coraggio di prendere posizioni di protezione della salute dei loro assistiti.
Partiamo dagli specifici, caro Grillo, per modificare profondamente il sistema sanitario. Rendiamolo esclusivo, dalla parte del paziente che è l’unico che in sanità deve guadagnarci.
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Roma, 20 gen. (Adnkronos) - "Il Jobs Act è una legge che ha creato oltre un milione di posti di lavoro, più della metà a tempo indeterminato, e che ha introdotto tutele fondamentali come l’eliminazione delle dimissioni in bianco. La decisione della Corte Costituzionale che dà il via al referendum relativo al Jobs Act ci trova quindi pronti: spiegheremo ai cittadini quanto sarebbe sbagliato cancellare queste conquiste che creano posti di lavoro, sviluppo e tutele". Lo scrive sui social il senatore Enrico Borghi, capogruppo al Senato di Italia Viva.
"Quanto al referendum sull’autonomia, accettiamo il verdetto della Consulta che dopo la precedente pronuncia sulla legge Calderoli appariva pressoché scontata. Ogni modifica sull’autonomia differenziata passerà dal Parlamento, e lì ci faremo trovare pronti e determinati".
Roma, 20 gen. (Adnkronos) - "Le mie più sentite congratulazioni al presidente Trump per l’inizio del suo secondo mandato. Il popolo americano ha fatto una scelta chiara, che riflette l’impegno per la crescita economica, la sicurezza e la sovranità nazionale”. Lo scrive su X il Co-Presidente del gruppo dei conservatori al Parlamento europeo, Nicola Procaccini dí Fratelli d’Italia.
“Noi dell'Ecr condividiamo molte delle priorità delineate dal presidente Trump: contrastare l'immigrazione clandestina, garantire comunità più sicure, tagliare le tasse e la burocrazia e ripristinare la competitività economica. Queste non sono solo priorità americane, ma anche europee”.
Roma, 20 gen. (Adnkronos) - "La Sardegna, con il nostro ricorso accolto dalla Corte lo scorso novembre, ha difeso la sua specialità e contrastato una legge iniqua. Una legge che la Corte stessa, ascoltando le preoccupazioni delle Regioni promotrici, ha già demolito e svuotato perché ci toglieva risorse e ci condannava a restare indietro. Se il capogruppo della Lega Veneta ha dichiarato recentemente che il Veneto vale più della Sardegna, per farci capire cosa si intende per differenziata, noi invece continueremo a difendere con le unghie e con i denti le risorse e le opportunità che le spettano”. Così la presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde.
Roma, 20 gen. (Adnkronos) - “Sul referendum sulla cittadinanza daremo battaglia nel nome dell’estensione dei diritti e per superare una legislazione particolarmente arretrata. Si tratta di un referendum promosso da un vasto arco di soggetti, tra cui numerose associazioni dei nuovi cittadini, persone a cui per troppo tempo è stata tolta la voce. Lotteremo al loro fianco”. Così in una nota Pierfrancesco Majorino della segreteria del Partito Democratico, responsabile Immigrazione.
Washington, 20 gen (Adnkronos) - Non è stato un blitz come quello di Mar a lago, rivelatosi determinante per la liberazione di Cecilia Sala, ma una intera giornata quella che Giorgia Meloni ha dedicato, per la seconda volta in un mese, a Donald Trump. La premier non è voluta mancare all'inauguration day del presidente americano, sottolineando quanto sia importante "dare una testimonianza della volontà di continuare e rafforzare" la relazione Italia-Usa.
E questa "testimonianza" la premier l'ha data plasticamente già di primo mattino, quando insieme alla famiglia Trump, a quella del vice presidente Vance e pochi altri, ha preso parte alla messa di 'benedizione' del neo commander in chief alla chiesa episcopale di st John, proprio di fronte alla Casa Bianca. Poi il trasferimento alla Rotonda del Campidoglio, a Capitol hill, per il giuramento spostato al chiuso a causa dell'ondata di gelo che ha stretto Washington. Con lei, oltre ai diplomatici, la fida Patrizia Scurti in delegazione.
Meloni siede sotto lo sguardo della statua di Abramo Lincoln, nei posti riservati ai capi di Stato e di governo invitati da Trump. Una sparuta elite che comprende la presidente del Consiglio (unica leader Ue) e, tra i pochi altri, il presidente argentino Javier Milei, con cui Meloni chiacchiera a lungo inquadrati più volte dalle telecamere di Fox news, che non ha perso una battuta della giornata-evento.
(Adnkronos) - A pochi passi, i 'big tech Ceo' che Trump ha voluto come ospiti vip della cerimonia e che l'hanno sostenuto nel suo cammino di ritorno alla sala ovale: Tim Cook, Jeff Bezos, Sandor Picahi, Sam Altman, Mark Zuckenberg e ovviamente Elon Musk. Sui social, è il capo delegazione di FdI-Ecr all'Europarlamento Carlo Fidanza, a Washington con un piccola pattuglia di parlamentari italiani ospiti dei Repubblicani Usa, a dare il senso politico della 'foto di Capitol hill' della Meloni: "La nostra presidente è ormai riconosciuta da tutti come l’interlocutrice privilegiata di Trump in Europa".
Nella sua valutazione del Trump day, Meloni al mattino è più ecumenica: "Penso sia molto, molto importante per una nazione come l’Italia che ha rapporti estremamente solidi con gli Stati Uniti dare una testimonianza della volontà di continuare e se mai rafforzare quella relazione in un tempo nel quale le sfide sono globali e interconnesse", spiega prima di lasciare l'albergo.
Più tardi su X augura buon lavoro a Trump e assicura: "Sono certa che l’amicizia tra le nostre Nazioni e i valori che ci uniscono continueranno a rafforzare la collaborazione tra Italia e Usa", per poi sottolineare: "L’Italia sarà sempre impegnata nel consolidare il dialogo tra Stati Uniti ed Europa, quale pilastro essenziale per la stabilità e la crescita delle nostre comunità".
(Adnkronos) - Per il ministro dell'Ue Tommaso Foti, la missione di Meloni a Washington "conferma il ruolo cruciale che, nel prossimo futuro, la nostra Nazione intende giocare nelle relazioni transatlantiche, ponendosi come ponte strategico tra Europa e America".
In questo contesto, e anche per il rigido protocollo che governa l'insediamento del presidente americano, si stempera anche l'attesa per un faccia a faccia Meloni-Trump, prima auspicato e poi annunciato alla vigilia anche da Fidanza. "Non era previsto, non era il contesto e non ci sarà problema a farlo in futuro", è il senso del ragionamento dell'entourage della premier. Così, direttamente lasciando ad un certo punto le lunghe celebrazioni, Meloni può salutare e tornare subito in Italia.
Roma, 20 gen. (Adnkronos) - "La decisione della Consulta che ha sancito l’ inammissibilità del referendum abrogativo sull’autonomia conferma che la riforma scritta dal ministro Calderoli è, come sapevamo, coerente e corretta nel rispetto delle previsioni costituzionali. Per cui avanti con l’iter della riforma e con i negoziati con le regioni che hanno già richiesto le prime materie ‘non Lep’, come la Lombardia. Avanti tutta con l’autonomia!”. Lo dichiara il segretario regionale della Lega Lombarda Salvini Premier e presidente dei senatori della Lega Salvini Premier, senatore Massimiliano Romeo.
Roma, 20 gen. (Adnkronos) - "La Corte Costituzionale, dichiarando inammissibile il referendum sull’autonomia, perché ‘l’oggetto e la finalità del quesito sono poco chiari’, ha bocciato l’opposizione. D’altra parte, cosa ci si può aspettare da una sinistra incapace anche di scrivere i quesiti da sottoporre ai cittadini per una consultazione popolare? Per quanto ci riguarda, noi andiamo avanti con il percorso riformatore, nell’interesse dell’Italia”. Così la senatrice di Forza Italia e vice presidente del Senato, Licia Ronzulli.