Campania come Lombardia. Giunta regionale misogina, censura del Consiglio di Stato. Di assessore donna, il governatore Pdl Stefano Caldoro ne ha nominata solo una. Si chiama Caterina Miraglia del Giudice ed è titolare di deleghe leggerine: musei, istruzione, cultura.

Caterina Miraglia Del Giudice, l'unico assessore donna della giunta regionale campana

Caldoro si è così beccato gli strali della magistratura amministrativa, che tempo fa gli ha bocciato la nomina dell’ultimo assessore campano, Vito Amendola, chiamato a sostituire Ernesto Sica, il sindaco di Pontecagnano (Salerno) ‘dimissionato’ dopo lo scandalo dell’accusa di aver partecipato alla stesura di un dossier infamante contro di lui.

Motivo della sentenza del Consiglio di Stato: il rapporto “uno a undici” violerebbe l’articolo 46 dello Statuto della Regione Campania sul discusso principio di “equilibrata presenza” tra donne e uomini in Giunta. Chi stabilisce in che quantità una presenza femminile è “equilibrata”? Mistero. Preso alla lettera, l’articolo 46 potrebbe pure imporre sei assessori donne su dodici – quale migliore equilibrio di una presenza al 50 per cento? Sta di fatto che da allora Amendolara ha svolto funzioni di assessore ombra, in virtù di un incarico di consulente del presidente in materia di agricoltura. Mentre alcuni ricorsi, l’ultimo alla Corte Costituzionale, non hanno sbloccato la situazione.

Così c’è un posto di assessore vacante da più di un anno, e una questione politica seria rubricata alla voce “quote rosa”. Quel posto ‘deve’ andare a una donna, ma Caldoro ha deciso di attendere il più possibile e di vedere l’effetto che fa decidere di non decidere. L’orientamento sarebbe quello di promuovere una delle otto consigliere Pdl. Peccato che al loro interno non ci sia accordo.

L’ultimo incontro sul tema, tutto al femminile, si è svolto qualche giorno fa. L’agenzia ‘Il Velino’, sempre bene informata sui boatos del Palazzo del Centro direzionale, ha riferito di una “profonda spaccatura”. Non si sono presentate in tempo utile Eva Longo, Paola Raia e Luciana Scalzi lasciando le altre cinque a discutere da sole di quale personalità sottoporre al vaglio del presidente della giunta. Secondo la ricostruzione dell’agenzia di stampa, le donne Pdl si sono spaccate tra sostenitori della linea dell’ex coordinatore regionale Nicola Cosentino e coloro che invece si sentono autonome da quest’ultimo. L’ex sottosegretario – scrive Il Velino – sarebbe anche intervenuto telefonicamente per parlare con i consiglieri donna. L’incontro ha partorito un comunicato firmato solo da alcune consigliere, come Mafalda Amente, Bianca D’Angelo, Daniela Nugnes e Monica Paolino, che chiedono “al presidente della Regione Caldoro di procedere al rilancio dell’azione amministrativa della giunta regionale attraverso la nomina dell’assessore donna in ossequio alla sentenza della Corte Costituzionale”. Una nota priva di significato concreto, se non è accompagnata dall’indicazione di un nome.

Se in giunta le donne sono una rarità assoluta, in consiglio le cose vanno leggermente meglio: 14 su 61. “Merito”, se così si può dire, di una riforma della legge elettorale che ha introdotto la “doppia preferenza di genere. L’elettore può indicare sino a due preferenze. Ma se opta per due preferenze, devono essere di sesso diverso. Così l’assemblea si è popolata di volti femminili. Molti dei quali, però, sono lì perché dietro hanno un politico (uomo) già affermato. Ecco quindi l’elezione della moglie del deputato Responsabile Michele Pisacane, Annalisa Vessella; della compagna dell’europarlamentare Pdl Enzo Rivellini, Bianca D’Angelo; della nipote dell’ex sindaco di Melito (Napoli) Antonio Amente, Mafalda Amente; della moglie del sindaco di Scafati (Salerno) Pasquale Aliberti, Monica Paolino; della moglie dell’europarlamentare Udeur ed ex ministro della Giustizia Clemente Mastella, Sandra Lonardo. Anche questo (purtroppo) sono le quote rosa.

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