Beppe Grillo minimizza sulla pena di morte in Iran e spiega che dal regime di Ahmadinejad scappano gli oppositori, “ma chi è rimasto non ha le stesse preoccupazioni che abbiamo noi all’estero”. Affermazioni alle quali ha replicato Iran Human Rights Italia Onlus, che denuncia le violazioni dei diritti umani a Teheran. “Comprenderà bene lei, come chiunque, che non si tratta di una situazione né normale né incoraggiante – scrive l’associazione rivolgendosi al comico-. Laddove un oppositore o un dissidente è costretto a lasciare il proprio paese perché la sua attività politica e la manifestazione del suo pensiero ne mettono a rischio la libertà o l’incolumità, siamo di fronte a una chiara violazione dei diritti elementari dell’uomo”.

La onlus passa in rassegna dati concreti. Per quanto riguarda la pena di morte, infatti, “i numeri sono un dato oggettivo al quale è utile fare riferimento”. L’associazione ricorda che “nel 2011 negli Usa 43 persone sono state messe a morte (dato in diminuzione rispetto alle 46 del 2010, frutto, questo, anche di una coscienza abolizionista che faticosamente, ma progressivamente sta prendendo piede in molti stati americani). In Iran il dato fornito dal rapporto annuale di Iran Human Rights è di 676 esecuzioni nel 2011 (in aumento rispetto al dato del 2010, 646)”. E ricorda che i reati per cui si può essere messi a morte sono apostasia, traffico di droga e sodomia. Ma si rischia l’impiccagione anche se si appartiene a minoranze etniche come “curdi, ahwazi, azeri” e se si è ancora minorenni.

Beppe Grillo si era pronunciato anche sulla condizione femminile, dicendo di avere scoperto  “che la donna, in Iran, è al centro della famiglia. Le nostre paure nascono da cose che non conosciamo”. Ma non ricorda che, come scrive Ihr  “il marito è il capofamiglia e che la moglie gli deve obbedienza” e “nel caso in cui la donna rifiuti di obbedire senza ragioni concrete, non avrà diritto agli alimenti”. Inoltre “è costretta ad avere rapporti sessuali con il marito anche contro la propria volontà; non può uscire di casa, non può viaggiare, non può lavorare senza il permesso del marito”. Secondo il codice civile poi “la donna non ha diritto alla patria potestà sui figli”, la poligamia è accettata ed eredita sempre la metà rispetto a un uomo. A questo si aggiunge che “l’età mimima per l’incriminazione è di 15 anni per i ragazzi e di appena 9 per le bambine” , “che in tribunale la testimonianza di un uomo vale quanto quella di due donne e che la donna che compare in pubblico senza hijab, cioè senza velo, può essere punita con una pena che va dai 2 ai 10 mesi di prigione”. Infine, per quanto il delitto d’onore ” il marito che scopra la moglie adultera nell’atto consumare con un altro uomo può uccidere entrambi. Solo nel caso in cui la donna non fosse consenziente può essere risparmiata”. 

Considerazioni che per l’associazione erano dovute al comico genovese perché “proprio perché è vero, come lei afferma, che ‘le nostre paure nascono da cose che non conosciamo’ e in questo caso non è la paura il sentimento che vorremmo evocare, ma – proprio attraverso la conoscenza dei fatti – un sincero moto di adesione alla causa dei diritti umani in Iran, per la quale continueremo a batterci”.

 

 

 

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