Ormai siamo al conto alla rovescia: oggi pomeriggio inizia a Bruxelles il vertice europeo, con l’obiettivo di tamponare in qualche modo le falle di una barca che sta affondando, quella della moneta unica. Ieri sera François Hollande e Angela Merkel hanno cenato assieme a Parigi, per cercare di avanzare sulla strada di un possibile compromesso: i due hanno ostentato la loro buona volontà (perfino la cancelliera, dura, durissima negli ultimi giorni, con dichiarazioni del tipo «gli eurobond mai fino a che sarò in vita», si è abbandonata a parole concilianti come: «Ci vuole un’Europa dove gli Stati si aiutino gli uni gli altri»). Ma di concreto dalla cenetta parigina non è uscito fuori nulla. Almeno a livello ufficiale. Intanto al telefono con Hollande, dalla Casa Bianca, si è fatto sentire perfino Barack Obama. I timori sono forti. Di tutti.
Misure a breve: la vera emergenza – Al summit dovrebbe essere varato il Piano europeo per la crescita, un pacchetto di 120 miliardi di euro, sul quale, ancora ieri sera Merkel e Hollande hanno ribadito un’intesa di principio. Ma i primi effetti del piano (comunque ridotti, sulla scala dell’intera Unione europea) arriveranno solo fra un anno. L’emergenza è altra: con la nuova fiammata dei tassi pagati sui bond dai Paesi più deboli dell’eurozona, è a breve termine che bisogna agire. Volenti o nolenti, per rassicurare i mercati: ora, subito. Mariano Rajoy, il premier spagnolo, lo ha ribadito ieri: «Ai tassi attuali, ormai oltre il 6,8% per i titoli di Stato decennali, non potremo continuare a finanziare il nostro debito per molto tempo». Quanto a Mario Monti, è disposto «a lavorare fino a domenica sera, se necessario». Prima di lunedi’: il test dei mercati.
Eurobond, no. Meccanismo anti-spread, forse – Una soluzione a breve-medio termine potrebbe essere la creazione degli eurobond, titoli di Stato a livello di tutta l’Eurozona, così da mettere in comune il fardello del debito sovrano. Ma su questo la Merkel è inamovibile. Niet, lo ripete da mesi. Anche sugli eurobill, versione light, a breve termine, degli eurobond. I tedeschi non vogliono pagare per gli altri, soprattutto se, in contemporanea, non si progredisce sulla strada dell’integrazione, quella di un controllo centralizzato a livello europeo delle finanze pubbliche nazionali (se ne discuterà al vertice, grazie a un rapporto, che sul lungo termine, prevede addirittura il varo di un Tesoro unico per l’eurozona, presentatoo da Herman Van Rompuy, presidente del Consiglio europeo). Ma è il breve termine, appunto, che manca. E questo potrebbe essere rappresentato dalla proposta di Monti, lo scudo anti spread: un meccanismo per il quale si possa attingere alla liquidità del fondo salva-Stati (Esfs) per acquistare i bond di Stati in difficoltà sul mercato del debito, come Italia e Spagna.
L’ultimatum (ricatto?) del Professore – Non è un caso che, mentre Hollande e Merkel mangiavano ieri sera nei giardini dell’Eliseo, il premier italiano, arrivato nella capitale belga con un giorno d’anticipo, inviasse a sorpresa un messaggio chiaro ai due (a lei, in particolare). L’Italia non dira sì al progetto della Tobin tax (come, invece, era previsto) se al vertice non si sbloccherà il meccanismo anti-spread, previsto per sostenere i cosiddetti Paesi virtuosi (quelli che, come l’Italia, nonostante un massiccio indebitamento, si sono avviati sulla strada di un rientro dal deficit: proprio per il nostro Paese è previsto nel 2013 l’avanzo primario, al netto del pagamento degli interessi sul debito, più alto di tutta l’Unione europea). Da sottolineare: la tassa sulle transazioni finanziarie è un «regalino» già promesso dalla cancelliera all’Spd, i socialdemocratici, all’opposizione in Germania. Ne ha bisogno per i suoi delicati equilibri interni.
La soluzione dell’unione bancaria – E’ questo un altro punto che sarà discusso al summit, strettamente connesso con il resto. Tale prospettiva è anche contenuta nel rapporto di Van Rompuy. E’ uno dei cavalli di battaglia pure (e soprattutto) diMario Draghi, alla guida della Banca centrale europea (Bce). Insomma, la possibilità di introdurre una supervisione del settore bancario a livello europeo (probabilmente affidata proprio alla Bce) e la possibilità di ricapitalizzare gli istituti in difficoltà mediante il fondo salva-Stati e il futuro Mecccanismo di stabilità europeo (Esm). Hollande appoggia tale prospettiva e la Merkel (apparentemente anche durante la cena di ieri sera) si sarebbe ammorbidita sulla questione, di sicuro favorevole alla supervisione centralizzata. Proprio i passi in avanti verso l’unione bancaria potrebbero rappresentare preziosa merce di scambio per strappare il sì della cancelliera su altri progetti, meccansimo anti-spread compreso. Tutto, insomma, resta aperto. E ormai ci siamo.