Sono fra i 120 e i 130 miliardi di euro le risorse che i leader europei hanno sbloccato per rianimare la crescita del Vecchio Continente, e cercare di superare una recessione che minaccia di protrarsi anche nel 2013. Dal consiglio europeo ancora in corso emerge un primo pacchetto nella linea difensiva contro la crisi del debito. E’ il growth compact, il patto per la crescita sostenuto a più riprese dal presidente della Bce Mario Draghi dopo la stretta fiscale che in alcuni casi ha inasprito la recessione. Una serie di “misure urgenti per rilanciare la crescita e l’occupazione” che accolgono alcune proposte, anche italiane, come il rafforzamento della Banca europea degli investimenti e i “project bond”, e che anche la cancelliera tedesca Angela Merkel ha auspicato vengano approvate entro oggi.
Il documento che il Consiglio Ue sta approvando – vincolante come impegno a livello politico dei leader – propone di “lanciare immediatamente” il progetto pilota dei project bond, con 4,5 miliardi di euro da sbloccare subito per rimettere in moto il volano degli investimenti nei trasporti, l’energia e la banda larga. Con la fiducia delle imprese ai minimi, per rivitalizzare gli investimenti viene inoltre rilanciato il ruolo della Bei con un aumento di capitale da 120 miliardi che punta ad aumentare di 60 miliardi la capacità di prestito dell’istituto: dovrebbero liberarsi, nelle stime fatte nel documento uscito dagli uffici del presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, investimenti per 180 miliardi. Lo stesso bilancio dell’Unione – si legge – deve diventare “un catalizzatore per la crescita”.
Nel documento approdato oggi sul tavolo dei leader e pronto per l’approvazione si parla anche di rimozione delle barriere al mercato unico europeo, un pacchetto che la Commissione Ue presenterà entro il prossimo autunno. Grande peso è attribuito alla realizzazione del “mercato unico digitale entro il 2015”, e sono previsti “ulteriori sforzi” per ridurre la proliferazione di leggi e leggine a livello nazionale e comunitario: si parla di “smart regulation”. E un altro pilastro è il “pieno completamento del mercato energetico interno entro il 2014”.
Ma a parte lo stanziamento di risorse (timide, secondo alcuni) attraverso Bei e project bond, uno sforzo per la crescita è richiesto ai governi nazionali attraverso misure ‘strutturalì, probabilmente le più difficili da realizzare dato il loro ‘costo politicò elevato. I Paesi devono – si legge nel documento – “realizzare un consolidamento fiscale favorevole alla crescita”: vuol dire aggiustare i conti più tagliando spesa improduttiva che aumentando le tasse. Si chiede poi di “promuovere la crescita e la competitività”, tornando sulla nota dolente delle liberalizzazioni, dell’apertura delle reti, della rimozione di “ingiustificate restrizioni” alla libertà d’impresa”. E non manca la “modernizzazione del settore pubblico, affrontando in particolare i ritardi del sistema giudiziario, riducendo la burocrazia e sviluppando l’e-government”.