In questi giorni Rai5 manda in prima serata le nuove puntate di Anthony Bourdain – No reservation, documentario made in Usa a metà tra l’esplorazione geografica e la rassegna culinaria. Bourdain è uno chef diventato famoso nel 2000 con un libro sulle pessime condizioni igieniche dei ristoranti più in voga a New York: Kitchen Confidential. Gli ultimi due episodi – girati in Ucraina e in Kurdistan, tra Iraq del Nord e Turchia – sono particolarmente istruttivi.
Siamo abituati a pensare che la carne sia un alimento tipico delle società ricche e avanzate. Ma mentre Bourdain passeggia per il mercato comunale di Kiev, comprando per colazione salsicce simili a soppresse venete, caviale e cetrioli; mentre a Erbil, capitale del Kurdistan, Tony cena con militari americani assaggiando vari tipi di kebab e uno sformato di pasta sfoglia ripieno di pollo, agnello e uva passa, ti chiedi: ma quanta carne mangiamo, ormai?!
Moltissima. Dagli anni ’60 ad oggi il consumo di carne in Italia è cresciuto del 180%. Ne mangiamo 95 Kg a testa ogni anno. Rispetto ad un secolo fa abbiamo bisogno del 1000% in più di energia per mettere in tavola il nostro “pane” quotidiano. Nessun cibo ha il costo ambientale della carne: 1 chilo di manzo richiede 15mila litri e mezzo di acqua. L’allevamento di animali da “bistecca” (27 miliardi di capi) rappresenta sul totale delle emissioni serra una percentuale che va dal 14 al 18% secondo la Fao. La dieta è quindi oggi una strategia di mitigazione.
Da questi semplici dati deduciamo che la carne dovrebbe costare almeno quanto l’aragosta, e invece è considerata addirittura un cibo cheap adeguato ai fast food. Il punto però non è certo diventare vegetariani per salvare il Pianeta. L’alimentazione onnivora della nostra specie è il frutto di milioni di anni di evoluzione. La questione è semmai imparare a mangiare meno carne e a sceglierne di migliore qualità, come ha fatto notare Carlo Pietrini di Slow Food. Opinione condivisa dal professor Franco Berrino dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, ideatore del progetto Cascina Rosa. Durante la Seconda Guerra Mondiale, 10 milioni di famiglie americane e 425.000 negozianti sottoscrissero un patto nazionale per non consumare carne il lunedì; oggi a lanciare una campagna di questo tipo è il movimento Meatless Monday Campaign.
Il consumo di carne dovrebbe poi essere inserito in una “contabilità ambientale” che tenga conto delle esternalizzazioni, ossia dei costi ambientali di un prodotto: consumo di acqua e suolo, emissioni serra, dispendio di energia. Una corretta valutazione delle esternalizzazioni nei prezzi al consumatore sarebbe un valido strumento nelle mani dei cittadini per diventare più consapevoli del cambiamento climatico a partire dalle piccole cose di tutti i giorni. Un costo elevato giustificato e spiegato come un “eco-costo” trasformerebbe anche la carne da alimento scontato in quel piatto speciale per giorni speciali che al tempo dei nostri nonni si chiamava “arrosto della domenica”.
di Elisabetta Corrà
Italian Climate Network
Il movimento per il clima
Ambiente & Veleni - 29 Giugno 2012
Perché dobbiamo imparare di nuovo a mangiare carne
In questi giorni Rai5 manda in prima serata le nuove puntate di Anthony Bourdain – No reservation, documentario made in Usa a metà tra l’esplorazione geografica e la rassegna culinaria. Bourdain è uno chef diventato famoso nel 2000 con un libro sulle pessime condizioni igieniche dei ristoranti più in voga a New York: Kitchen Confidential. Gli ultimi due episodi – girati in Ucraina e in Kurdistan, tra Iraq del Nord e Turchia – sono particolarmente istruttivi.
Siamo abituati a pensare che la carne sia un alimento tipico delle società ricche e avanzate. Ma mentre Bourdain passeggia per il mercato comunale di Kiev, comprando per colazione salsicce simili a soppresse venete, caviale e cetrioli; mentre a Erbil, capitale del Kurdistan, Tony cena con militari americani assaggiando vari tipi di kebab e uno sformato di pasta sfoglia ripieno di pollo, agnello e uva passa, ti chiedi: ma quanta carne mangiamo, ormai?!
Moltissima. Dagli anni ’60 ad oggi il consumo di carne in Italia è cresciuto del 180%. Ne mangiamo 95 Kg a testa ogni anno. Rispetto ad un secolo fa abbiamo bisogno del 1000% in più di energia per mettere in tavola il nostro “pane” quotidiano. Nessun cibo ha il costo ambientale della carne: 1 chilo di manzo richiede 15mila litri e mezzo di acqua. L’allevamento di animali da “bistecca” (27 miliardi di capi) rappresenta sul totale delle emissioni serra una percentuale che va dal 14 al 18% secondo la Fao. La dieta è quindi oggi una strategia di mitigazione.
Da questi semplici dati deduciamo che la carne dovrebbe costare almeno quanto l’aragosta, e invece è considerata addirittura un cibo cheap adeguato ai fast food. Il punto però non è certo diventare vegetariani per salvare il Pianeta. L’alimentazione onnivora della nostra specie è il frutto di milioni di anni di evoluzione. La questione è semmai imparare a mangiare meno carne e a sceglierne di migliore qualità, come ha fatto notare Carlo Pietrini di Slow Food. Opinione condivisa dal professor Franco Berrino dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, ideatore del progetto Cascina Rosa. Durante la Seconda Guerra Mondiale, 10 milioni di famiglie americane e 425.000 negozianti sottoscrissero un patto nazionale per non consumare carne il lunedì; oggi a lanciare una campagna di questo tipo è il movimento Meatless Monday Campaign.
Il consumo di carne dovrebbe poi essere inserito in una “contabilità ambientale” che tenga conto delle esternalizzazioni, ossia dei costi ambientali di un prodotto: consumo di acqua e suolo, emissioni serra, dispendio di energia. Una corretta valutazione delle esternalizzazioni nei prezzi al consumatore sarebbe un valido strumento nelle mani dei cittadini per diventare più consapevoli del cambiamento climatico a partire dalle piccole cose di tutti i giorni. Un costo elevato giustificato e spiegato come un “eco-costo” trasformerebbe anche la carne da alimento scontato in quel piatto speciale per giorni speciali che al tempo dei nostri nonni si chiamava “arrosto della domenica”.
di Elisabetta Corrà
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Attacco Usa su larga scala contro lo Yemen controllato dagli Houthi. “È anche un avvertimento all’Iran”
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Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Gli attacchi aerei non scoraggeranno i ribelli yemeniti, i quali risponderanno agli Stati Uniti. Lo ha scritto sui social Nasruddin Amer, vice capo dell'ufficio stampa degli Houthi, aggiungendo che "Sana'a rimarrà lo scudo e il sostegno di Gaza e non la abbandonerà, indipendentemente dalle sfide".
"Questa aggressione non passerà senza una risposta e le nostre forze armate yemenite sono pienamente pronte ad affrontare l'escalation con l'escalation", ha affermato l'ufficio politico dei ribelli in una dichiarazione alla televisione Al-Masirah.
In un'altra dichiarazione citata da Ynet, un funzionario Houthi si è rivolto direttamente a Trump e a Netanyahu, che "stanno scavando tombe per i sionisti. Iniziate a preoccuparvi per le vostre teste".
Damasco, 15 mar. (Adnkronos) - L'esplosione avvenuta nella città costiera siriana di Latakia ha ucciso almeno otto persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale Sana, secondo cui, tra le vittime della detonazione di un ordigno inesploso, avvenuta in un negozio all'interno di un edificio di quattro piani, ci sono tre bambini e una donna. "Quattordici civili sono rimasti feriti, tra cui quattro bambini", ha aggiunto l'agenzia.
Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Almeno nove civili sono stati uccisi e nove feriti negli attacchi statunitensi su Sanaa, nello Yemen. Lo ha dichiarato un portavoce del ministero della Salute guidato dagli Houthi su X.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Sono lieto di informarvi che il generale Keith Kellogg è stato nominato inviato speciale in Ucraina. Il generale Kellogg, un esperto militare molto stimato, tratterà direttamente con il presidente Zelensky e la leadership ucraina. Li conosce bene e hanno un ottimo rapporto di lavoro. Congratulazioni al generale Kellogg!". Lo ha annunciato su Truth il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Oggi ho ordinato all'esercito degli Stati Uniti di lanciare un'azione militare decisa e potente contro i terroristi Houthi nello Yemen. Hanno condotto una campagna implacabile di pirateria, violenza e terrorismo contro navi, aerei e droni americani e di altri paesi". Lo ha annunciato il presidente americano Donald Trump su Truth. Senza risparmiare una stoccata all'ex inquilino della Casa Bianca, il tycoon aggiunge nel suo post che "la risposta di Joe Biden è stata pateticamente debole, quindi gli Houthi sfrenati hanno continuato ad andare avanti".
"È passato più di un anno - prosegue Trump - da quando una nave commerciale battente bandiera statunitense ha navigato in sicurezza attraverso il Canale di Suez, il Mar Rosso o il Golfo di Aden. L'ultima nave da guerra americana ad attraversare il Mar Rosso, quattro mesi fa, è stata attaccata dagli Houthi più di una decina di volte. Finanziati dall'Iran, i criminali Houthi hanno lanciato missili contro gli aerei statunitensi e hanno preso di mira le nostre truppe e i nostri alleati. Questi assalti implacabili sono costati agli Stati Uniti e all'economia mondiale molti miliardi di dollari, mettendo allo stesso tempo a rischio vite innocenti".
"L'attacco degli Houthi alle navi americane non sarà tollerato - conclude Trump - Utilizzeremo una forza letale schiacciante finché non avremo raggiunto il nostro obiettivo. Gli Houthi hanno soffocato le spedizioni in una delle più importanti vie marittime del mondo, bloccando vaste fasce del commercio globale e attaccando il principio fondamentale della libertà di navigazione da cui dipendono il commercio e gli scambi internazionali. I nostri coraggiosi Warfighters stanno in questo momento portando avanti attacchi aerei contro le basi, i leader e le difese missilistiche dei terroristi per proteggere le risorse navali, aeree e di spedizione americane e per ripristinare la libertà di navigazione. Nessuna forza terroristica impedirà alle navi commerciali e navali americane di navigare liberamente sulle vie d'acqua del mondo".
Whasington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno affermato che gli attacchi aerei contro l'arsenale degli Houthi, gran parte del quale è sepolto in profondità nel sottosuolo, potrebbero durare diversi giorni, intensificandosi in portata e scala a seconda della reazione dei militanti. Lo scrive il New York Times. Le agenzie di intelligence statunitensi hanno lottato in passato per identificare e localizzare i sistemi d'arma degli Houthi, che i ribelli producono in fabbriche sotterranee e contrabbandano dall'Iran.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno detto al New York Times che il bombardamento su larga scala contro decine di obiettivi nello Yemen controllato dagli Houthi - l'azione militare più significativa del secondo mandato di Donald Trump - ha anche lo scopo di inviare un segnale di avvertimento all'Iran. Il presidente americano - scrive il quotidiano Usa- vuole mediare un accordo con Teheran per impedirgli di acquisire un'arma nucleare, ma ha lasciato aperta la possibilità di un'azione militare se gli iraniani respingono i negoziati.