Il bosone di Higgs sarebbe finalmente stato scoperto. L’annuncio dovrebbe essere dato ufficialmente mercoledì in un seminario che il Cern ha fissato a Ginevra e in cui saranno presentati i dati raccolti dai due esperimenti dell’acceleratore Lhc (Large Hadron Collider) che qualche mese sono a caccia della sfuggente ‘particella di Dio’, l’esperimento Atlas (A Toroidal LHC ApparatuS) e l’esperimento Cms (Compact Muon Solenoid). Si tratta di apparati che hanno osservato gli scontri protone-protone alle altissime energie che avvengono nell’Lhc, analizzando le particelle che si producevano. “Credo che siamo a un passo dall’annuncio della scoperta – commenta Marco Napolitano, Ordinario di Fisica nucleare e subnucleare dell’Università “Federico II” di Napoli – che d’altronde era stata già prefigurata alla fine dell’anno scorso”.
Alla fine del 2011, infatti, un’altra conferenza del Cern aveva annunciato di aver individuato un indizio del bosone di Higgs, ma “la precisione statistica non era abbastanza significativa. Attualmente, invece, si dovrebbe aver raggiunto un’accuratezza tale da determinare la scoperta vera e propria” commenta Napolitano. Indiscrezioni trapelate in questi giorni parlano infatti di una certezza che oscilla fra il 99 e il 99,9 per cento. ‘’E inoltre sarebbe stata anche scoperta la massa del bosone, che dovrebbe essere intorno ai 125 GeV/c^2, una massa non molto alta, ma nel range di quelle aspettate. E la massa era uno di quei dati ottenibili solo sperimentalmente’’ aggiunge Napolitano. Ma cosa significherebbe la conferma dell’esistenza del bosone di Higgs? “Esiste un costrutto teorico, chiamato Modello Standard delle interazioni fondamentali, in particolare elettrodeboli e forti, che è stato costruito a partire da certi principi. Questo Modello finora ha funzionato benissimo, ed è riuscito a spiegare, sia nel mondo visibile che nell’invisibile, una serie di osservazioni sperimentali ben note. All’interno del Modello c’è un settore particolare, il Settore di Higgs, ossia il meccanismo con il quale il modello descrive la generazione della massa delle particelle che entrano nel modello. Questo meccanismo, che è cruciale all’interno della teoria, impone necessariamente l’esistenza del bosone di Higgs. Esso prevede infatti che esista almeno una particella – finora non osservata – la cui esistenza è legata al meccanismo col quale tutte le particelle acquistano massa. Aver scoperto il bosone significa aver trovato il tassello mancante fondamentale che dà validità a tutto il costrutto teorico del Modello Standard” spiega Napolitano.
Dunque si tratterebbe di una scoperta che rafforzerebbe l’attuale Modello attraverso cui leggiamo l’Universo. Qualcosa quasi da premio Nobel. “Anche se, al limite, il Nobel potrebbero darlo giusto a Peter Higgs, che ha previsto teoricamente l’esistenza del bosone, dato che l’osservazione della particella, sperimentalmente, ha coinvolto così tanti ricercatori che sarebbe ben difficile individuarne uno che abbia meriti maggiori degli altri” conclude Napolitano. E intanto Peter Higgs, che oggi ha 83 anni, a 48 anni esatti dalla sua previsione teorica sarà in prima fila a Ginevra dopodomani per assistere alla conferenza indetta dal Cern. In molte università italiane e nella sede romana dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn), l’ente che contribuisce per l’Italia alla ricerca del Cern, sono previsti collegamenti video con Ginevra aperti al pubblico alle 9 del mattino.
di Stefano Pisani