Marcus Agius alla fine dice basta. Travolto, anche se non direttamente coinvolto, nell’ultimo scandalo finanziario della City, il presidente di Barclays ha annunciato le sue dimissioni. Una scelta obbligata per chi come lui rappresenta “l’ultimo guardiano per l’immagine della banca”. Oggi si è dimesso anche l’ad Robert Diamond e il direttore generale Jerry del Missier. La scorsa settimana, Barclays è stata sanzionata con una multa complessiva di 450 milioni di dollari dalle autorità britanniche e statunitensi dopo che alcuni suoi operatori sono stati riconosciuti colpevoli di aver consapevolmente manipolato i dati sul Libor, il tasso di interesse di riferimento elaborato a Londra e alla base di un’enorme massa di prodotti finanziari che ad esso sono correlati. Un decisione che rappresenta con ogni probabilità solo la punta dell’iceberg di una vicenda ancora da chiarire.
Il Libor, ovvero il London Interbank Offered Rate, è il tasso di riferimento calcolato nel mercato interbancario londinese, in pratica l’interesse medio che le banche stesse applicano nel prestarsi denaro tra loro. L’ipotesi delle autorità di controllo è che la stessa Barclays e una ventina di altri istituti possano aver diffuso dati falsi per ottenere di volta in volta un vantaggio sul mercato. Tra le banche che hanno ammesso di essere sotto inchiesta, ha ricordato il Wall Street Journal, ci sono Citigroup, Deutsche Bank, HSBC Holdings, J.P. Morgan, Royal Bank of Scotland e UBS. Nessuna di queste ha ammesso per il momento alcuna responsabilità in merito.
Se le alterazioni di massa da parte di tutti questi istituti fossero confermate, il quadro che ne emergerebbe sarebbe devastante. L’insieme dei prodotti finanziari legati al Libor è infatti enorme. Il Financial Times stima in 360 mila miliardi di dollari il controvalore dei titoli ponderati sul tasso londinese, la U.S. Commodity Futures Trading Commission, una delle tre authorities con cui ha patteggiato Barclays (le altre sono la UK Financial Services Authority e il Dipartimento di Giustizia Usa) parla addirittura di 800 mila miliardi, in pratica il Pil mondiale moltiplicato per dieci volte. Fatti i conti, insomma, un immenso calderone fatto di mutui, finanziamenti, carte di credito, swap e derivati di ogni forma scambiati sul mercato a prezzi alterati rispetto a quelli reali. Una maxi truffa insomma.
Quella dei tassi truccati, in ogni caso, non rappresenta una storia particolarmente nuova. Nell’aprile del 2011, gli avvocati di Ftc Capital GmbH, un fondo speculativo con base a Vienna, presentarono una denuncia presso una corte federale di New York accusando alcuni grandi istituti di manipolazione del tasso di interesse con conseguente alterazione del mercato degli eurodollar futures (titoli derivati utilizzati per “scommettere” sull’andamento dei tassi di interesse). Tra il 2006 e il 2008, ipotizzarono gli avvocati, gli istituti avrebbero volutamente sottostimato il valore continuando a ricevere denaro ad un prezzo più basso e mostrandosi così più solidi di quanto non fossero. Sei mesi dopo sarebbe stata invece la volta dell’Euribor, il tasso medio calcolato sui prestiti interbancari di 44 istituti del vecchio Continente. Nell’occasione si mosse direttamente la Commissione Antitrust europea ipotizzando l’esistenza di un cartello e quindi, tecnicamente, la presenza di un’illecita concorrenza.
Mercoledì prossimo, l’amministratore delegato di Barclays Bob Diamond sarà ascoltato da una commissione parlamentare a Londra alla quale, inevitabilmente, sarà chiamato a fornire spiegazioni sulla vicenda. Il leader laburista Ed Milliband, riferisce il Financial Times, ha chiesto a gran voce le dimissioni dello stesso numero uno dell’istituto invocando “un più ampio cambio nella dirigenza della banca a cominciare da Diamond”.
Aggiornato da redazione web il 3 luglio 2012 alle 16,05