Ha scritto libri intitolati “Bambini super-vaccinati” e “Tutto quello che occorre sapere prima di vaccinare il proprio bambino”. Non è difficile immaginare che Eugenio Serravalle, pediatra, abbia più di un dubbio sull’utilità, sull’efficacia e soprattutto sulla sicurezza delle vaccinazioni pediatriche. “Non credo che i vaccini facciano male sempre”, precisa Serravalle: “Credo però che in alcuni casi possano far male. Il dramma è che le istituzioni non ci sanno dire, o non ci vogliono dire, quanto possano far male. Mancano studi indipendenti e non finanziati dalle case farmaceutiche. Qualcuno deve spiegare le ragioni dell’aumento di allergie e malattie autoimmuni. Inoltre, per quella che è la mia esperienza, ho verificato casi di bambini vaccinati con l’esavalente ma privi di anticorpi contro il tetano. Al contrario, su 120 bambini in cura da me e non vaccinati, 90 hanno sviluppato anticorpi contro il tetano”.
Per citare una sua pubblicazione, che cosa occorre sapere prima di vaccinare il proprio bambino?
Innanzitutto non bisogna avere paura delle malattie infettive. E soprattutto è indispensabile essere informati. Quello che si sa è che il dogma della sicurezza dei vaccini non è provato scientificamente. E’ un falso mito.
Non risultano provati nemmeno effetti collaterali gravi.
Una cosa è certa, e mi rifaccio alla mia esperienza di 30 anni di pediatria: la salute dei bambini non vaccinati è migliore di quella dei bimbi vaccinati. Nessuno sa se i conservanti e gli adiuvanti contenuti nelle dosi siano effettivamente quelli dichiarati. Esistono ricerche che hanno evidenziato tracce di metalli pesanti. Perché le autorità sanitarie non accettano di fare studi sullo stato di salute comparando bimbi vaccinati e non? Perché escludere a priori che le malattie croniche possano essere causate dai vaccini? E soprattutto, gli effetti collaterali non sono provati perché spesso i medici non fanno segnalazioni di reazioni avverse, nemmeno quando patologie gravi insorgono a pochi giorni dall’iniezione.
Resta il fatto che in Italia, ad eccezione del Veneto, quattro vaccinazioni sono obbligatorie Che cosa succede nelle altre regioni, secondo l’esperienza dei suoi pazienti?
La rinuncia è accettata nella maggior parte delle regioni con il “dissenso informato”, cioè la compilazione di un modulo da parte dei genitori dopo un colloquio con i medici dell’Asl. Sui prospetti informativi inviati alle famiglie, però, questa opzione non viene proposta. Sull’obbligatorietà delle vaccinazioni, poi, ho qualche dubbio. Pensiamo a quella anti-epatite b (che un bambino nato da madre sana non può prendere facilmente): fu resa obbligatoria nel 1991 dall’allora ministro De Lorenzo, che proprio per questo farmaco intascò una tangente da 600 milioni. E poi ci sono quelle “facoltative ma obbligatorie”, perché contenute nell’esavalente: haemophilus tipo b e pertosse. Entrambe malattie che possono diventare gravissime se contratte da bambini nel primo anno di vita. Peccato che il vaccino diventi efficace dopo la terza iniezione, cioè nell’undicesimo mese di vita. A questo punto dico: perché vaccinare così tanto nel primo anno? Meglio attendere qualche mese e poi scegliere senza obblighi.
E’ anche vero che i rischi di contrarre malattie per chi non si vaccina sono più bassi grazie all’effetto “immunità di gregge”. Se la quasi totalità della popolazione è vaccinata, il virus circola meno. In questo senso, la scelta di non vaccinare non è applicabile su larga scala.L’immunità di gregge è un altro mito. Esiste oppure no? Assistiamo a epidemie, ad esempio di morbillo, che si sviluppano in aree in cui il 98% della popolazione è vaccinata (recente caso a Ferrara). Questo succede proprio perché è l’efficacia stessa dei vaccini a non essere provata. La copertura non è così certa.
Non crede che in un Paese avanzato come il nostro sia inaccettabile morire a causa del morbillo?
Non nego che si tratti di una malattia che può avere complicazioni, ma generalmente questo succede su soggetti che hanno già un sistema immunitario compromesso a causa di altre malattie. Fino a qualche anno fa era considerata la malattia infettiva per antonomasia, quella che tutti prima o poi avrebbero dovuto avere da piccoli. Oggi l’informazione “ufficiale” l’ha trasformato invece in un pericoloso killer. Potenza della comunicazione. Troppo facile agitare lo spauracchio di casi letali avvenuti in paesi con condizioni igienico-sanitarie decisamente meno buone del nostro.
Se non i vaccini, quali sono le alternative per rafforzare il sistema immunitario?
Sicuramente uno stile di vita sano e un’alimentazione curata. La vaccinazione dovrebbe essere una scelta, da valutare caso per caso. E valutando davvero il rapporto rischi-benefici dopo aver ricevuto un’informazione corretta dalle autorità sanitarie. Purtroppo, per ora, non è così.