Una famiglia britannica con due bambini, quattro persone in totale, per vivere “decentemente” deve guadagnare almeno 36.800 sterline, più di 46mila euro, un terzo in più rispetto a prima dell’attuale crisi economica e della recessione. È la conclusione alla quale è giunta la Joseph Rowntree Foundation, una fondazione del Regno Unito che si occupa di lotta alla povertà e che ieri ha pubblicato uno studio che si è basato su dati statistici e di fonte governativa. “Per partecipare pienamente alla società – scrive la fondazione – un singolo cittadino deve guadagnare almeno 16mila sterline all’anno, il che significa prendere una paga oraria di 8,38 sterline all’ora”. Peccato che, fa notare la fondazione, “la maggior parte dei lavori di base sia ora pagata secondo la retribuzione minima di stato, che è di poco più di 6 sterline lorde all’ora”.
Camerieri, portieri di hotel, baristi, lavoratori del settore dell’ospitalità in generale, ma anche commessi, addetti alle pulizie, neoassunti dei settori più disparati: tutte queste figure – e ora lo certifica pure una delle più quotate fondazioni britanniche – fanno fatica ad arrivare a fine mese. Tutti lavori nei quali si riversano centinaia di migliaia di immigrati che ogni anno arrivano nel Regno Unito. Italiani non qualificati – o qualificati ma bisognosi di imparare la lingua e inserirsi nella società – compresi.
Ma quali sono le ragioni di questa impennata del costo della vita? Secondo la Joseph Rowntree Foundation, spese per trasporti e cura dei bambini sono le due voci principali. Solo per le spese di base, ogni famiglia britannica deve ora spendere almeno 455 sterline a settimana. E, sempre secondo la fondazione, al momento una famiglia su quattro è ufficialmente in povertà. Julia Unwin, direttore della fondazione, spiega: “Siamo di fronte a un cocktail pericoloso di tagli allo stato sociale e di stagnazione degli stipendi. I genitori non sanno come aumentare le entrate, così le famiglie rischiano sempre più di scivolare nell’indigenza. Ora, da parte del governo, servono serie politiche contro la povertà”.
Sotto accusa, quindi, le misure del primo ministro David Cameron, che ha proceduto con tagli ai benefit – gli aiuti di stato – e agli assegni famigliari, così come con tagli ai rimborsi delle tasse dovuti con il tax return, una sorta di dichiarazione dei redditi. Ma sotto accusa è anche il reddito minimo garantito, ormai non più sufficiente al mantenimento, come certificano anche gli studi ufficiali. Questa paga oraria cresce in base al tasso ufficiale di inflazione e quest’anno ha superato la soglia delle 6 sterline lorde. Ma basta considerare l’alto costo della vita di città come Londra, dove gli affitti sono ai livelli di Milano o Roma e dove un semplice abbonamento della metropolitana per le tre zone più centrali costa più di 130 sterline al mese, per capire come andare avanti, per molti britannici o immigrati di prima generazione, sia sempre più difficile.
Il Regno Unito rientra comunque nei venti stati dell’Unione europea che presentano un reddito minimo garantito. Le differenze di paga minima, però, sono molto diverse da Paese a Paese. Il Lussemburgo, con 1.800 euro al mese, fa registrare il reddito minimo più alto. Ultima in classifica, invece, la Bulgaria, dove secondo lo Stato un cittadino deve guadagnare almeno 123 euro al mese. La crisi economica, tuttavia, non pare aver sconvolto la situazione. Persino un paese come l’Irlanda, duramente colpita dalla recessione e dove la disoccupazione è quadruplicata in pochi anni, continua a mantenere in vita il “basic income” garantito.
L’Italia è uno dei sette Stati membri dell’Ue che non prevede salari minimi a livello nazionale. Esiste il minimo sindacale, ovviamente, che cambia da categoria a categoria. Ma è una paga minima alla quale non possono arrivare lavoratori – sempre più numerosi – che non riescono ad accedere al contratto collettivo nazionale. E l’avvento delle contrattazioni aziendali, Fiat insegna, non aiuterà. Eppure l’allarme lo aveva lanciato anche la Banca d’Italia, lo scorso aprile, secondo la quale per gli italiani gli stipendi sono più bassi del 35% rispetto alle media europea e le spese quotidiane pesano sull’83% del reddito. Mentre lo stipendio medio a livello comunitario si aggira intorno ai 1.900 euro, un italiano può contare su 1.400 euro al mese, al netto delle tasse. Ma, mentre per un italiano l’impatto percentuale sul reddito del costo della vita è appunto a quota 83, per un britannico la spesa quotidiana è pari al 58,8% dei propri introiti.
Mondo
Crisi, famiglie inglesi in difficoltà. “Il reddito minimo garantito non basta più”
Secondo la Joseph Rowntree Foundation, in Gran Bretagna un cittadino, per partecipare pienamente alla società, dovrebbe guadagnare più di 8 sterline all'ora, ma la retribuzione minima di Stato è poco più di 6 lorde. Sotto accusa l'impennata del costo della vita e i tagli di Cameron
Una famiglia britannica con due bambini, quattro persone in totale, per vivere “decentemente” deve guadagnare almeno 36.800 sterline, più di 46mila euro, un terzo in più rispetto a prima dell’attuale crisi economica e della recessione. È la conclusione alla quale è giunta la Joseph Rowntree Foundation, una fondazione del Regno Unito che si occupa di lotta alla povertà e che ieri ha pubblicato uno studio che si è basato su dati statistici e di fonte governativa. “Per partecipare pienamente alla società – scrive la fondazione – un singolo cittadino deve guadagnare almeno 16mila sterline all’anno, il che significa prendere una paga oraria di 8,38 sterline all’ora”. Peccato che, fa notare la fondazione, “la maggior parte dei lavori di base sia ora pagata secondo la retribuzione minima di stato, che è di poco più di 6 sterline lorde all’ora”.
Camerieri, portieri di hotel, baristi, lavoratori del settore dell’ospitalità in generale, ma anche commessi, addetti alle pulizie, neoassunti dei settori più disparati: tutte queste figure – e ora lo certifica pure una delle più quotate fondazioni britanniche – fanno fatica ad arrivare a fine mese. Tutti lavori nei quali si riversano centinaia di migliaia di immigrati che ogni anno arrivano nel Regno Unito. Italiani non qualificati – o qualificati ma bisognosi di imparare la lingua e inserirsi nella società – compresi.
Ma quali sono le ragioni di questa impennata del costo della vita? Secondo la Joseph Rowntree Foundation, spese per trasporti e cura dei bambini sono le due voci principali. Solo per le spese di base, ogni famiglia britannica deve ora spendere almeno 455 sterline a settimana. E, sempre secondo la fondazione, al momento una famiglia su quattro è ufficialmente in povertà. Julia Unwin, direttore della fondazione, spiega: “Siamo di fronte a un cocktail pericoloso di tagli allo stato sociale e di stagnazione degli stipendi. I genitori non sanno come aumentare le entrate, così le famiglie rischiano sempre più di scivolare nell’indigenza. Ora, da parte del governo, servono serie politiche contro la povertà”.
Sotto accusa, quindi, le misure del primo ministro David Cameron, che ha proceduto con tagli ai benefit – gli aiuti di stato – e agli assegni famigliari, così come con tagli ai rimborsi delle tasse dovuti con il tax return, una sorta di dichiarazione dei redditi. Ma sotto accusa è anche il reddito minimo garantito, ormai non più sufficiente al mantenimento, come certificano anche gli studi ufficiali. Questa paga oraria cresce in base al tasso ufficiale di inflazione e quest’anno ha superato la soglia delle 6 sterline lorde. Ma basta considerare l’alto costo della vita di città come Londra, dove gli affitti sono ai livelli di Milano o Roma e dove un semplice abbonamento della metropolitana per le tre zone più centrali costa più di 130 sterline al mese, per capire come andare avanti, per molti britannici o immigrati di prima generazione, sia sempre più difficile.
Il Regno Unito rientra comunque nei venti stati dell’Unione europea che presentano un reddito minimo garantito. Le differenze di paga minima, però, sono molto diverse da Paese a Paese. Il Lussemburgo, con 1.800 euro al mese, fa registrare il reddito minimo più alto. Ultima in classifica, invece, la Bulgaria, dove secondo lo Stato un cittadino deve guadagnare almeno 123 euro al mese. La crisi economica, tuttavia, non pare aver sconvolto la situazione. Persino un paese come l’Irlanda, duramente colpita dalla recessione e dove la disoccupazione è quadruplicata in pochi anni, continua a mantenere in vita il “basic income” garantito.
L’Italia è uno dei sette Stati membri dell’Ue che non prevede salari minimi a livello nazionale. Esiste il minimo sindacale, ovviamente, che cambia da categoria a categoria. Ma è una paga minima alla quale non possono arrivare lavoratori – sempre più numerosi – che non riescono ad accedere al contratto collettivo nazionale. E l’avvento delle contrattazioni aziendali, Fiat insegna, non aiuterà. Eppure l’allarme lo aveva lanciato anche la Banca d’Italia, lo scorso aprile, secondo la quale per gli italiani gli stipendi sono più bassi del 35% rispetto alle media europea e le spese quotidiane pesano sull’83% del reddito. Mentre lo stipendio medio a livello comunitario si aggira intorno ai 1.900 euro, un italiano può contare su 1.400 euro al mese, al netto delle tasse. Ma, mentre per un italiano l’impatto percentuale sul reddito del costo della vita è appunto a quota 83, per un britannico la spesa quotidiana è pari al 58,8% dei propri introiti.
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Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.
Beirut, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - Hamas si starebbe preparando per un nuovo raid, come quello del 7 ottobre 2023, penetrando ancora una volta in Israele. Lo sostiene l'israeliano Channel 12, in un rapporto senza fonti che sarebbe stato approvato per la pubblicazione dalla censura militare. Il rapporto afferma inoltre che Israele ha riscontrato un “forte aumento” negli sforzi di Hamas per portare a termine attacchi contro i kibbutz e le comunità al confine con Gaza e contro le truppe dell’Idf di stanza all’interno di Gaza.
Cita inoltre il ministro della Difesa Israel Katz, che ha detto di recente ai residenti delle comunità vicine a Gaza: "Hamas ha subito un duro colpo, ma non è stato sconfitto. Ci sono sforzi in corso per la sua ripresa. Hamas si sta costantemente preparando a effettuare un nuovo raid in Israele, simile al 7 ottobre". Il servizio televisivo arriva un giorno dopo che il parlamentare dell'opposizione Gadi Eisenkot, ex capo delle Idf, e altri legislatori dell'opposizione avevano lanciato l'allarme su una preoccupante recrudescenza dei gruppi terroristici di Gaza.
"Negli ultimi giorni, siamo stati informati che il potere militare di Hamas e della Jihad islamica palestinese è stato ripristinato, al punto che Hamas ha oltre 25.000 terroristi armati, mentre la Jihad ne ha oltre 5.000", hanno scritto i parlamentari, tutti membri del Comitato per gli affari esteri e la difesa.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - L'attacco israeliano nei pressi della città di Daraa, nel sud della Siria, ha ucciso due persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale siriana Sana.
"Due civili sono morti e altri 19 sono rimasti feriti in attacchi aerei israeliani alla periferia della città di Daraa", ha affermato l'agenzia di stampa, mentre l'esercito israeliano ha affermato di aver preso di mira "centri di comando e siti militari appartenenti al vecchio regime siriano".
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Le Idf hanno riferito che sono in corso attacchi aerei contro obiettivi militari nella Siria meridionale. I siti includono quartieri generali e altre strutture utilizzate per immagazzinare armi ed equipaggiamento appartenenti all'ex regime siriano, afferma l'esercito, aggiungendo di aver individuato tentativi da parte di gruppi non specificati di utilizzare tali armi. "La presenza di queste armi nella Siria meridionale è una minaccia per lo Stato di Israele. L'Idf non permetterà l'esistenza di una minaccia militare nella Siria meridionale e agirà contro di essa", ha aggiunto l'Idf.