“È possibile collaborare, cooperare, senza innescare meccanismi di invidia e di competizione?”. Se lo chiedono le “Rivoluzionarie gentili” che il 13, 14 e 15 luglio si incontrano a Rieti per cercare insieme una risposta. La Rete delle donne per la rivoluzione gentile è un movimento nato due anni fa in Puglia dall’esperienza della Rete delle donne pugliesi per Nichi Presidente e che dopo l’incontro di Rieti diventerà associazione nazionale di promozione sociale. Una rete trasversale ai partiti, che vuole unire la sinistra coinvolgendo le donne e cambiando il meccanismo di rappresentanza. La portavoce nazionale Rita Saraò spiega: “Non lavoriamo solo su tematiche prettamente femminili: noi vogliamo il “mainstreaming di genere” su tutte le politiche, il punto di vista femminile anche su urbanistica, bilanci o lavori pubblici”.
L’incontro di Rieti nasce all’insegna della collaborazione. “Questo incontro si è reso necessario perché vogliamo che ci sia cooperazione“, spiega Rita Saraò. “Ciascuna di noi ha delle competenze e, se le mettiamo in sinergia, riusciamo a fare qualcosa, invece se ci mettiamo in competizione qualcuna potrà anche primeggiare ma alla fine perderemo tutte”.
Ma cos’è la rivoluzione gentile? Sul manifesto del movimento si legge: “La nostra rivoluzione gentile che raccoglie l’eredità del movimento delle donne, è una rivoluzione culturale, capillare, che vuole coinvolgere tutti gli aspetti della politica, dell’economia, del vivere sociale, rendere noi donne protagoniste e porre al centro la nostra capacità di pensare al femminile. Noi donne sentiamo l’obbligo di accompagnare la società verso un futuro diverso“.
Niente quote rosa, ma parità di rappresentanza politica tra uomini e donne, come spiega il manifesto della Rete. “Vogliamo coinvolgere le donne di questo Paese per essere protagoniste”, dice Rita Saraò. “Un protagonismo accogliente e inclusivo: non escludiamo gli uomini, anzi ci sono uomini che fanno parte del movimento. Si pensa che le donne parlino di cose femminili e basta, ma noi parliamo di molte cose. Noi accogliamo al nostro interno scienziate e casalinghe, in un’integrazione straordinaria”.
L’incontro di Rieti è aperto a tutti, non soltanto alle donne che aderiscono alla rete. Tre relatrici introdurranno i tre argomenti e poi la discussione è aperta. Giulietta Ruggeri (femminista, già docente alla facoltà di Giurisprudenza di Genova) parlerà dell’invidia, la psicologa Adriana Nannicini della competizione e la giornalista Bia Sarasini della cooperazione. Ma non è una conferenza, spiega la portavoce. “Le relatrici faranno un’introduzione, ma dopo saremo tutte relatrici. Saremo tutte sedute insieme, magari in cerchio”.
Le Rivoluzionarie gentili vogliono uscire dall’incontro, spiega Rita Saraò, “avendo relazioni autentiche fra di noi”. A Rieti sarà redatto un documento finale: “Faremo un codice deontologico relazionale. Sono dichiarazioni di intenti, niente di vincolante”. E ci sarà l’elezione del direttivo, della presidente e delle vicepresidenti.
Una delle parole su cui la portavoce mette l’accento è accoglienza. “Noi ci riuniamo in maniera itinerante, ci ospitiamo nelle case, siamo diventate amiche. E allora è necessario parlare anche di invidia e di competizione, che può essere sana o non sana, e di cooperazione. Questo incontro è un desiderio che si è manifestato nel tempo anche rispetto ad altri movimenti: noi vorremmo lavorare insieme e non contro”. Tra i progetti c’è l’unione con gli altri gruppi femminili. “Nella relazione con altri movimenti io credo che dobbiamo aprirci di più, e dobbiamo unirci tutte se vogliamo incidere nel Paese”.
“Il primo obiettivo dopo questa non-conferenza è incontrarsi con gli altri movimenti femminili e cominciare a pensare alle elezioni nazionali, vedere se è il caso di fare delle liste civiche”, dice Rita Saraò. “Potremmo fare liste civiche nazionali che si chiameranno Rivoluzionarie gentili, Rete delle donne per la rivoluzione gentile, non lo so. È il metodo che deve essere rivoluzionario: è quello dello stare insieme, contro nessuno”.