C’era una volta un blog. E, per la verità, ancora c’è. C’è, ma per un breve tratto di tempo – diciamo un paio di giorni – non c’è stato. O meglio: per un paio di giorni s’è riposato dormendo. E, dormendo, ha fatto tesoro dei consigli che, come vuole il proverbio, la notte sempre porta con sé. Il blog si chiamava, anzi, si chiama “La Joven Cuba”. E proprio questo è quel che qui si racconta: la storia di quella sua breve e salutare siesta, il senso ultimo di quelle poche ore da lei (la Joven Cuba) omericamente trascorse nel grembo di Morfeo o, più probabilmente, tra le robuste braccia dei servizi di sicurezza dello Stato socialista. Ed è anche – soprattutto, per molti aspetti – la storia del suo inamidato risveglio. Tanto inamidato, in effetti, da assomigliare assai alla realtà del rigor mortis. Una storia minima, certo. Ma anche una finestra aperta su quello che si autodefinisce il “cyberspazio rivoluzionario cubano”. Vediamola.
La “Joven Cuba” è nata un paio d’anni fa nell’ateneo di Matanzas, cittadina costiera ad un centinaio di chilometri ad est dell’Avana, per iniziativa – come recita il suo sottotitolo – di “universitari che opinano sulla realtà cubana”. E per molto tempo proprio questo gli universitari hanno prevedibilmente fatto: hanno opinato, perlopiù, non sulla realtà cubana, ma contro tutti coloro che in questa realtà vedevano errori ed orrori, evitando tuttavia – occorre dar loro atto – i toni sbirreschi che (vedi, a titolo d’esempio, la pagina web di Yohandry Fontana, personaggio dalla misteriosa identità ma dal più che ovvio mestiere) caratterizzano molti dei blog “rivoluzionari”. E di tanto in tanto aprendosi, anche, a qualche tiepidissima critica al governo dell’isola e ad ancor più tiepidi elementi di propaganda a favore di alcune riforme (quella, ad esempio, delle leggi che limitano la libertà d’uscita dal paese).
Poi, alla fine di maggio, qualcosa è accaduto. Uno degli universitari, Roberto G. Peralo, ha scritto un post (che si può ancora leggere qui, tratto dal cache di Google) dedicato al mancato mantenimento degli impegni assunti, nell’aprile del 2011, dalla Conferenza del PCC. Quello, in particolare, che (Raúl Castro dixit) reclamava dai mezzi di comunicazione di massa dell’isola (tutti, da sempre, controllati dallo Stato) un’informazione “obiettiva, sistematica e trasparente”, finalmente capace d’analizzare, oltre il “secretismo” che l’ha per troppo tempo caratterizzata, i problemi che vive la gente del popolo. Dopo un oltre un anno, proseguiva il post, non solo l’informazione non rivela il più piccolo segnale di cambiamento, ma nulla si sa del famoso cavo di fibre ottiche, che, installato dal Venezuela, doveva finalmente aprire a Cuba le porte della banda larga. Molto inusualmente drastiche le conclusioni dell’autore: stando così le cose – scriveva in sostanza Roberto G. Peralo – devo dedurre che gli impegni assunti dal PCC non erano che un mero esercizio verbale e, cosa ancor più grave, che “alla direzione di questo paese non interessa quello che pensa il popolo cubano…”.
La cosa – a parte il molto vivace dibattito consumatosi nei commenti – era, come si usa dire, apparentemente finita lì. La Joven Cuba aveva rapidamente ripreso la sua routine di post dedicati ai “cinque eroi” (gli agenti dello spionaggio detenuti negli Usa) ed alle manovre anti-cubane dell’imperialismo. Fino a qualche giorno fa, quando due fatti sono contemporaneamente accaduti. La scomparsa del post di Peralo e quella dell’intero blog. O, più precisamente: la cancellazione del post sul tradimento delle promesse della Conferenza del PCC, accompagnata da un molto sobrio annuncio sulla home page di Joven Cuba: “Per molti motivi è per noi molto difficile mantenere un blog tanto complesso. Ci prendiamo un riposo. Speriamo di poter continuare in futuro”.
La notizia – da quasi tutti scambiata per un triste addio – ha fatto immediatamente il giro dell’altro cyberspazio cubano, quello più o meno apertamente “al servizio dell’impero”. E la ridda di ipotesi scatenatasi attorno ai “molti motivi” del riposo annunciato – ridda facilmente riassumibile in una parola: censura – ha provocato una sorta di miracolo. Come la bella addormentata della favola, la Joven Cuba ha improvvisamente riaperto gli occhi (e la bocca) per comunicare al mondo che il suo “descanso”, riposo, già era finito. “Aquí estamos y estaremos”, qui siamo e qui resteremo, diceva il post pubblicato ieri. I “motivi” enigmaticamente annunciati solo 48 ore prima erano di origine esclusivamente tecnica, legati al funzionamento del sistema informatico dell’Università di Matanzas. Ed il post in questione era stato ritirato dal suo stesso autore, Roberto G. Peralo, non più convinto della giustezza del suo contenuto e – nessuno lo dubitava – già all’opera per riscriverne una versione “rettificata”.
Tutto a posto, tutto normale. Proprio così del resto – normalizzazione – usavano chiamare questo genere di cose nella vecchia Unione Sovietica. Oggi, nella Cuba dei fratelli Castro, lo chiamano “riposo”. Il riposo della ragione che, notoriamente, genera mostri. O, come in questo caso, il rigenerato mostriciattolo del conformismo.
Massimo Cavallini
Giornalista
Mondo - 12 Luglio 2012
Cuba, il sonno del blog genera mostri
C’era una volta un blog. E, per la verità, ancora c’è. C’è, ma per un breve tratto di tempo – diciamo un paio di giorni – non c’è stato. O meglio: per un paio di giorni s’è riposato dormendo. E, dormendo, ha fatto tesoro dei consigli che, come vuole il proverbio, la notte sempre porta con sé. Il blog si chiamava, anzi, si chiama “La Joven Cuba”. E proprio questo è quel che qui si racconta: la storia di quella sua breve e salutare siesta, il senso ultimo di quelle poche ore da lei (la Joven Cuba) omericamente trascorse nel grembo di Morfeo o, più probabilmente, tra le robuste braccia dei servizi di sicurezza dello Stato socialista. Ed è anche – soprattutto, per molti aspetti – la storia del suo inamidato risveglio. Tanto inamidato, in effetti, da assomigliare assai alla realtà del rigor mortis. Una storia minima, certo. Ma anche una finestra aperta su quello che si autodefinisce il “cyberspazio rivoluzionario cubano”. Vediamola.
La “Joven Cuba” è nata un paio d’anni fa nell’ateneo di Matanzas, cittadina costiera ad un centinaio di chilometri ad est dell’Avana, per iniziativa – come recita il suo sottotitolo – di “universitari che opinano sulla realtà cubana”. E per molto tempo proprio questo gli universitari hanno prevedibilmente fatto: hanno opinato, perlopiù, non sulla realtà cubana, ma contro tutti coloro che in questa realtà vedevano errori ed orrori, evitando tuttavia – occorre dar loro atto – i toni sbirreschi che (vedi, a titolo d’esempio, la pagina web di Yohandry Fontana, personaggio dalla misteriosa identità ma dal più che ovvio mestiere) caratterizzano molti dei blog “rivoluzionari”. E di tanto in tanto aprendosi, anche, a qualche tiepidissima critica al governo dell’isola e ad ancor più tiepidi elementi di propaganda a favore di alcune riforme (quella, ad esempio, delle leggi che limitano la libertà d’uscita dal paese).
Poi, alla fine di maggio, qualcosa è accaduto. Uno degli universitari, Roberto G. Peralo, ha scritto un post (che si può ancora leggere qui, tratto dal cache di Google) dedicato al mancato mantenimento degli impegni assunti, nell’aprile del 2011, dalla Conferenza del PCC. Quello, in particolare, che (Raúl Castro dixit) reclamava dai mezzi di comunicazione di massa dell’isola (tutti, da sempre, controllati dallo Stato) un’informazione “obiettiva, sistematica e trasparente”, finalmente capace d’analizzare, oltre il “secretismo” che l’ha per troppo tempo caratterizzata, i problemi che vive la gente del popolo. Dopo un oltre un anno, proseguiva il post, non solo l’informazione non rivela il più piccolo segnale di cambiamento, ma nulla si sa del famoso cavo di fibre ottiche, che, installato dal Venezuela, doveva finalmente aprire a Cuba le porte della banda larga. Molto inusualmente drastiche le conclusioni dell’autore: stando così le cose – scriveva in sostanza Roberto G. Peralo – devo dedurre che gli impegni assunti dal PCC non erano che un mero esercizio verbale e, cosa ancor più grave, che “alla direzione di questo paese non interessa quello che pensa il popolo cubano…”.
La cosa – a parte il molto vivace dibattito consumatosi nei commenti – era, come si usa dire, apparentemente finita lì. La Joven Cuba aveva rapidamente ripreso la sua routine di post dedicati ai “cinque eroi” (gli agenti dello spionaggio detenuti negli Usa) ed alle manovre anti-cubane dell’imperialismo. Fino a qualche giorno fa, quando due fatti sono contemporaneamente accaduti. La scomparsa del post di Peralo e quella dell’intero blog. O, più precisamente: la cancellazione del post sul tradimento delle promesse della Conferenza del PCC, accompagnata da un molto sobrio annuncio sulla home page di Joven Cuba: “Per molti motivi è per noi molto difficile mantenere un blog tanto complesso. Ci prendiamo un riposo. Speriamo di poter continuare in futuro”.
La notizia – da quasi tutti scambiata per un triste addio – ha fatto immediatamente il giro dell’altro cyberspazio cubano, quello più o meno apertamente “al servizio dell’impero”. E la ridda di ipotesi scatenatasi attorno ai “molti motivi” del riposo annunciato – ridda facilmente riassumibile in una parola: censura – ha provocato una sorta di miracolo. Come la bella addormentata della favola, la Joven Cuba ha improvvisamente riaperto gli occhi (e la bocca) per comunicare al mondo che il suo “descanso”, riposo, già era finito. “Aquí estamos y estaremos”, qui siamo e qui resteremo, diceva il post pubblicato ieri. I “motivi” enigmaticamente annunciati solo 48 ore prima erano di origine esclusivamente tecnica, legati al funzionamento del sistema informatico dell’Università di Matanzas. Ed il post in questione era stato ritirato dal suo stesso autore, Roberto G. Peralo, non più convinto della giustezza del suo contenuto e – nessuno lo dubitava – già all’opera per riscriverne una versione “rettificata”.
Tutto a posto, tutto normale. Proprio così del resto – normalizzazione – usavano chiamare questo genere di cose nella vecchia Unione Sovietica. Oggi, nella Cuba dei fratelli Castro, lo chiamano “riposo”. Il riposo della ragione che, notoriamente, genera mostri. O, come in questo caso, il rigenerato mostriciattolo del conformismo.
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Roma, 13 feb. (Adnkronos) - Il Milleproroghe è un provvedimento routinario, in teoria nell'esame tutto doveva andare liscio. Invece l'iter di questo provvedimento è stato un disastro, la maggioranza l'ha gestito in modo circense, dando prova di dilettantismo sconcertante". Lo ha detto la senatrice Alessandra Maiorino, vice presidente del gruppo M5S al Senato, nella dichiarazione di voto sul Milleproroghe.
"Già con l'arrivo degli emendamenti abbiamo visto il panico nel centrodestra. Poi è arrivata la serie di emendamenti dei relatori, o meglio del governo sotto mentite spoglie, a partire da quelli celebri sulla rottamazione delle cartelle. Ovviamente l'unica preoccupazione della maggioranza, a fronte di 100 miliardi di cartelle non pagate, è stata solo quella di aiutare chi non paga. Esattamente come hanno fatto a favore dei no vax, sbeffeggiando chi sotto il Covid ha rispettato le regole. In corso d'opera abbiamo capito che l'idea di mettere tre relatori, uno per ogni partito di maggioranza, serviva a consentire loro di marcarsi a vicenda, di bloccare gli uni gli sgambetti degli altri. Uno scenario surreale! Finale della farsa poi è stato il voto di un emendamento di maggioranza ignoto ai relatori e una ignobile gazzarra notturna scoppiata tra i partiti di maggioranza. Non avevamo mai visto tanto dilettantismo in Parlamento".
Roma, 13 feb. (Adnkronos) - "Il decreto Milleproroghe rappresenta una sfida importante, un provvedimento cui abbiamo dato un significato politico, un’anima. L’azione di questo governo punta a mettere in campo riforme e norme strutturali ma esistono anche pilastri meno visibili che hanno comunque l’obiettivo finale della crescita delle imprese e della nostra economia, di sostenere il sistema Italia nel suo complesso. Ecco perché col decreto Milleproroghe abbiamo provveduto ad estendere o a sospendere l’efficacia di alcuni provvedimenti con lo scopo di semplificare e rendere più snella la nostra burocrazia, sempre con l’obiettivo dichiarato della crescita. Fra questi norme sulle Forze dell’ordine e sui Vigili del Fuoco, sostegno ai Comuni e all’edilizia, nel campo sociale e sanitario come in quello dell’industria e della pesca e sul contrasto all’evasione fiscale. Più di 300 emendamenti approvati, tra cui anche quelli dell’opposizione, al fine di perseguire, con questo esecutivo, la finalità di fornire alla nostra Nazione gli strumenti per crescere e per questo il voto di Fratelli d’Italia è convintamente a favore”. Lo dichiara in aula il senatore di Fratelli d’Italia Andrea De Priamo.
Roma, 13 feb. (Adnkronos) - "Dico al ministro Crosetto che l’aumento delle spese per armamenti, addirittura fino al 3%, ruba il futuro ai nostri figli. Ruba risorse alla sanità, alla scuola, ai trasporti. L’aumento delle spese per le armi non ci renderà più sicuri, ma alimenterà conflitti e guerre, come la storia dimostra”. Così Angelo Bonelli, deputato di AVS e co-portavoce di Europa Verde, in merito alle dichiarazioni di Crosetto sull'aumento delle spese militari.
Palermo, 13 feb. (Adnkronos) - "Il problema della situazione carceraria nel Paese è un problema che ogni giorno ci tocca da vicino, stiamo gia' predisponendo le dovute soluzioni. Abbiamo gia' definito il piano carceri e il commissario straordinario". Lo ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, intervenendo in video collegamento di ritorno dalla Turchia alla "Giornata dell'Orgoglio dell'appartenenza all'avvocatura e dell'accoglienza dei giovani" istituita dal Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Palermo.
Palermo, 13 feb. (Adnkronos) - "Criticità nel disegno di legge costituzionale non ve ne sono tali da alterare il testo, ma sarà seguito da una serie di leggi ordinarie. Per esempio, manca nella disegno di legge costituzionale la riserva per le quote cosiddette rosa, ma questo lo metteremo nelle leggi di attuazione che saranno leggi ordinarie. Anche il sistema del sorteggio potrà essere meglio definito. Ma una cosa e' certa: questa legge costituzionale non si modifica". Lo ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, intervenendo in video collegamento di ritorno dalla Turchia alla "Giornata dell'Orgoglio dell'appartenenza all'avvocatura e dell'accoglienza dei giovani" istituita dal Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Palermo, parlando delle dichiarazioni del vicepresidente del Csm Fabio Pinelli che ieri, aveva parlato dei "punti di criticità della riforma del Csm" sui quali si e' appuntata anche l'attenzione della Commissione Ue, aveva sottolineato la necessita' di "un'approfondita riflessione.
Palermo, 13 feb. (Adnkronos) - "Oggi in Turchia, parlando con il mio omologo, il ministro di giustizia turco, quando ho detto che probabilmente i magistrati italiani faranno uno sciopero, lui è rimasto sorpreso e mi ha domandato 'ma è legale?'. Se i magistrati vogliono fare lo sciopero che lo facciano, ma quello che è certo e che, senza alcun dubbio, noi andremo avanti perché e' un nostro impegno verso gli elettori". Lo ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio intervenendo in vdieocollegamento di ritorno dalla Turchia alla Giornata dell'orgoglio dell'appartenenza degli avvocati a Palermo.
Palermo, 13 feb. (Adnkronos) - La separazione delle carriere dei magistrati "è un dovere verso elettorato perché lo avevamo promesso nel nostro programma e questo faremo. Il nostro e' un vincolo politico verso l'elettorato". Lo ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, intervenendo in video collegamento, di ritorno dalla Turchia, alla "Giornata dell'Orgoglio dell'appartenenza all'avvocatura e dell'accoglienza dei giovani" istituita dal Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Palermo. "Io sto girando un po' dappertutto per redigere protocolli - ha proseguito il ministro -, e ogni qualvolta parliamo di separazione carriere ci guardano con un occhio perplesso perché in tutti gli ordinamenti del mondo questo è normale".