Arresti domiciliari per il vicepresidente del Consiglio comunale di Roma, Samuele Piccolo. L’accusa, mossa dai pm Paolo Ielo e Barbara Sargenti, è di associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale, appropriazione indebita e illecito finanziamento dei partiti. Ai domiciliari, insieme al politico del Pdl romano, altre cinque persone, tra cui il padre Raffaele (imprenditore edile). In carcere è finito invece il fratello Massimiliano, secondo la Procura “capo, organizzatore e promotore” dell’associazione a delinquere messa in piedi.
Attraverso alcune società, riconducibili alla famiglia Piccolo, sarebbero stati creati finti crediti Iva. I fondi sarebbero finiti poi all’attività politica dell’onorevole Piccolo, soprattutto per la campagna elettorale del 2008: cene elettorali e addirittura l’organizzazione dei call center, per il quale, secondo i magistrati, sarebbero stati sottratti al fisco 122mila euro. Ma cosa non si fa per vincere? Alle elezioni amministrative del 2008 il giovane Samuele Piccolo – classe 1981 – riuscì a sbaragliare tutti: con 11.996 preferenze è risultato il politico più votato del Campidoglio. Un primato che gli è valsa la nomina di vicepresidente del consiglio comunale e quella di responsabile alla Sicurezza. E forma anche una corrente ufficiale nel Pdl capitolino (il Movimento popolare). La macchina elettorale, già oliata nel 2006 – quando Piccolo si presentò nelle file di Alleanza Nazionale, pur non appartenendo ad alcuna corrente – diretta dalla famiglia, ha funzionato benissimo. Nel 2010 Piccolo fu invece l’uomo che fece sudare freddo alla candidata alla Presidenza della Regione Lazio, Renata Polverini: in extremis il nome di Piccolo venne tolto dalla lista del Pdl, che appoggiava la sindacalista dell’UGL, perché non gradito ad alcuni. Ciò comportò un netto ritardo nella presentazione della lista stessa, rischiando di far saltar tutto.
Sono circa 60 le società cooperative create dai Piccolo, delle quali fanno parte anche gli altri quattro arrestati (Franco Cannone, Silvia Fortuna, Rosario Meglio e Riccardo Sorbara). Tra le tante aziende c’è anche la casa editrice “Terzo Millennio” e la “Gruppo Servizi Generali”, il cui amministratore unico dell’impresa è proprio Massimiliano Piccolo. La stessa società che peraltro, subito dopo le elezioni del 2008, assunse un altro consigliere comunale: Giorgio Ciardi (Pdl anche lui), molto vicino al vicepresidente del consiglio comunale.
Proprio sul meccanismo delle assunzioni di alcuni consiglieri, subito dopo le elezioni – e i rimborsi che percepiscono le aziende “datori di lavoro” dal Comune di Roma – poco più di un anno fa era scoppiata una forte polemica. La società cioè retribuisce regolarmente e profumatamente il consigliere (o comunque chi svolge una carica pubblica) “suo dipendente” – il vicepresidente Piccolo percepiva ad esempio dalla “Consulit” 8 mila euro al mese – ma questa viene poi rimborsata dal Comune.
La notizia dell’arresto di Piccolo ha scosso il Pdl romano: “Samuele chiarirà sicuramente la sua posizione – commenta a caldo il capogruppo del Pdl in Campidoglio, Luca Gramazio, raggiunto telefonicamente dal fattoquotidiano.it – Intanto è giusto che le indagini facciano il proprio corso”. E il sindaco Gianni Alemanno parla di “vicenda sicuramente molto, molto brutta”. Ma in questo momento i coordinatore del Pdl di Roma e Lazio, Vincenzo Piso e Gianni Sammarco, non hanno potuto far altro che sospendere Piccolo dal partito “a scopo cautelativo”.
Da parte dell’opposizione è immediatamente arrivata la richiesta di dimissioni: “Pur nella presunzione di innocenza – si legge in una nota congiunta di Umberto Marroni, capogruppo PD e Gemma Azuni, capogruppo di SeL – appare opportuno che il consigliere Piccolo, in attesa del svolgimento del procedimento della magistratura, si dimetta immediatamente almeno dalla carica vicepresidente dell’Assemblea Capitolina al fine di tutelare l’istituzione”. Il senatore dell’Italia dei Valori, Stefano Pedica chiede addirittura le dimissioni del sindaco: “Ennesima tegola in testa per Alemanno: il sindaco si dimetta, basta coprire di scandali la Capitale”.