“Preferisco che i voti vadano al Pdl piuttosto che disperdersi verso Grillo“. Parola del vicesegretario del Partito democratico Enrico Letta, messa nera su bianco in una intervista al Corriere della Sera di oggi. Il numero due del Pd traccia la rotta verso le elezioni della prossima primavera. Dove la parola d’ordine sembra essere “non prenderle”, che siano gli elettori, il Movimento 5 stelle, l’Europa o i mercati a darle. Guai a pensare che i voti del Pdl possano per sbaglio finire al Pd, Letta guarda solo ad arginare Grillo, con “un’alleanza guidata dal segretario Bersani, con ai lati Casini e Vendola“. 

E forse al vicesegretario non vengono in mente gli elettori imbufaliti che minacciano di occupare le sedi del partito in caso di alleanza con l’Udc: l’obiettivo dichiarato è un “governo politico competente che sia in continuità con Monti, come contenuti e come uomini”. Dopo Monti ancora Monti? Qualcosa di molto simile, in ogni caso, perché l’emergenza economica non finirà presto e nessun partito, oggi, ha forze sufficienti per cavarsela da solo. E forse nemmeno l’intenzione di accollarsi il peso di scelte lacrime e sangue davanti all’elettorato. Per questo Letta pensa ad uno spazio politico molto allargato in cui, dopo le tensioni delle scorse settimane, solo l’Idv di Di Pietro non troverebbe spazio ma in cui Casini sarebbe accolto a braccia aperte. Del resto, nella stessa ottica di continuità con l’attuale linea di governo, Letta guarda con molta preoccupazione al ritorno in campo di Silvio Berlusconi. Un nome capace di agitare da solo lo scacchiere politico (ed economico), che Letta paragona a uno di quei pugili suonati “che si fanno convincere a patetici ritorni sul ring”. 

Al di là delle similitudini, il numero due dei democratici lo dice chiaramente: il Pdl di Alfano “si è rivelato un interlocutore affidabile e credibile. Il ritorno di Berlusconi – invece – è una mina” che “blocca la trasformazione del Pdl” da “predillino” a “moderno partito conservatore europeo”. Ma per quanto l’ex premier possa esplodere da un momento all’altro, resta pur sempre meglio di un Parlamento popolato dal 5 stelle. Anche sul fronte della legge elettorale, democratici e Popolo della Libertà dovrebbero incontrarsi per cambiare il Porcellum: “E’ il male assoluto – dice ancora Letta – votare con questo vorrebbe dire prolungare l’agonia della seconda Repubblica e aprire la strada a Grillo”. E se i “grillini sono una spinta per la trasparenza”,dice ancora Letta, da un punto di vista programmatico Grillo ha solo tre obiettivi: “Non ripagare i debiti, uscire dall’euro e non dare la cittadinanza ai bambini immigrati nati in Italia”. Sarà, ma anche Berlusconi non sembra pensarla molto diversamente, almeno su euro e immigrazione.  

Il Cavaliere, per parte sua, pare però aver capito altrettanto bene che il Pdl in emorragia di consensi non sarebbe mai in grado di governare la crisi. E nell’ottica del rientro sulla scena ha dato la nuova linea ai suoi: “Non faremo una campagna elettorale contro Monti”. Nessuno, insomma, vuole bruciare l’attuale presidente del Consiglio, oggi – consapevolmente – unico garante del buon nome italiano all’estero. Così come nessuno vuole rimanere con il cerino della crisi in mano o, peggio, consegnare il Parlamento alle fiamme di Grillo. 

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