“Il Tav è legato ad accordi internazionali e a un trattato. Francia e Italia hanno messo la loro parola e ritornare su questa parola è fuori discussione”. Il ministro francese dei Trasporti, Frederic Guvillier, ha confermato quanto anticipato dal suo omologo italiano Passera e ribadito la linea già espressa ieri dal governo francese, dopo le indiscrezioni di Le Figaro (che da oggi ha un nuovo direttore Alexis Brezet, al posto di Etienne Mougeotte) su un ripensamento alla Torino-Lione da parte di Parigi. Infatti il ministro ha aggiunto subito che per il progetto ora serve “un nuovo accordo che tenga conto dei finanziamenti disponibili, in particolare europei”.
Dall’Unione europea, però, il commissario Ue ai trasporti Siim Kallas ha ricordato che il Tav è un “progetto di Italia e Francia” dai quali devono quindi venire “i finanziamenti principali”. Per questo motivo la “Commissione Ue ha un ruolo limitato”. La Torino-Lione è “stato considerato un progetto prioritario dell’Ue” ma, ha sottolineato Kallas, “ora aspettiamo considerazioni concrete” in merito alla sua realizzazione, dopo le perplessità emerse da Parigi. Bruxelles può quindi “modificare le sue politiche” in merito al Tav, ma il suo futuro “resta principalmente nelle mani di Italia e Francia. Se gli Stati membri ci danno soldi bene, altrimenti non possiamo considerare risorse che non abbiamo”, ha spiegato Kallas. Il commissario ha ricordato inoltre che “la fonte principale del finanziamento di questo progetto”, come anche degli altri che fanno parti del programma Ten-T, “sono soprattutto gli Stati membri, e la parte di competenza comunitaria è relativamente modesta”, anche se il progetto della ferrovia ad alta velocità fra Torino e Lione “è prioritario ed è stato sostenuto dall’Ue”.
Secondo l’ultimo accordo fra Italia e Francia, firmato a fine gennaio scorso, la ripartizione dei finanziamenti prevede il 42,1 per cento a carico di Parigi e il 57,9 per cento dell’Italia; il costo stimato del tratto di 66 km fra Sain Jean de Maurienne e Bussoleno/Susa (48,6 km in Francia, 17,4 in Italia) è di 8,2 miliardi. Il contributo teorico dell’Unione europea può arrivare a un massimo del 40 per cento del totale, pari a circa 3,28 miliardi.