”Nessun silenzio né baciamano al presidente della Repubblica Napolitano” è stato il coro che ha scandito il corteo del popolo delle Agende Rosse, a Palermo per commemorare il ventesimo anniversario della strage di via d’Amelio. Negli stessi giorni in cui il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha sollevato un conflitto d’attribuzione di fronte la Corte Costituzionale contro la procura di Palermo che indaga sulla trattativa tra pezzi dello Stato e le istituzioni, non poteva che essere l’operato del capo dello Stato l’argomento principale del dibattito organizzato nell’atrio della facoltà di Giurisprudenza per commemorare il giudice Paolo Borsellino e i ragazzi della scorta assassinati il 19 luglio del 1992.
“E’ estremamente grave che un presidente della Repubblica, a pochi giorni dall’anniversario dell’assassinio di Borsellino, ponga un macigno sulla strada della giustizia: un macigno sconvolgente in questi giorni in cui si cominciano finalmente a vedere degli spiragli di luce e di verità sulla morte di mio fratello e su quelle stragi”, ha detto Salvatore Borsellino mentre i ragazzi delle Agende Rosse chiedevano a gran voce le dimissioni del capo dello Stato. Al dibattito, organizzato dalla rivista Antimafia Duemila e seguito da alcune centinaia di persone (tra il pubblico anche il figlio del giudice, Manfredi Borsellino) hanno partecipato il procuratore aggiunto di Caltanissetta Nico Gozzo, il procuratore generale nisseno Roberto Scarpinato e i pm della procura di Palermo Nino Di Matteo e Antonio Ingroia.
Di Matteo ha analizzato gli ultimi difficili giorni della procura palermitana dopo le polemiche sulle intercettazioni di Nicola Mancino con Napolitano, che hanno portato il Quirinale a chiedere un provvedimento senza precedenti alla Consulta. “Andando avanti nelle indagini – ha raccontato il magistrato – abbiamo percepito sempre più crescere la diffidenza e il fastidio verso le stesse. Molti erano convinti che queste non avrebbero portato a nulla o al massimo ad una richiesta di archiviazione. Quando invece quelle inchieste hanno iniziato a produrre i loro effetti ecco che siamo stati vittima di un vero e proprio attacco continuo. Da una parte autorevoli esponenti politici che hanno definito i magistrati di Palermo come schegge eversive della magistratura con obiettivi intimidatori, dall’altra gli attacchi di certa stampa che ha chiesto provvedimenti disciplinari a nostro riguardo. Nessuno ha ritenuto di dover intervenire per difendere e proteggere l’autonomia e la dignità personale dei magistrati, né il ministro della Giustizia né il Csm, né l’Associazione Nazionale Magistrati nei suoi organismi centrali, che danno voce ad un assordante silenzio. Mi auguro che assieme all’isolamento non tornino i rischi che questo porta”.
Molto applaudito anche l’intervento del giornalista Saverio Lodato, che ha invece focalizzato l’attenzione del pubblico sulla condotta dell’ex ministro dell’interno Nicola Mancino, intercettato al telefono con il consigliere giuridico del Quirinale Loris D’Ambrosio, mentre cercava di evitare una possibile inquisizione nell’indagine sulla trattativa. “Il cittadino Mancino Nicola – ha detto l’ex firma de L’Unità – privato cittadino come tutti noi è andato in giro per mesi cercando di dimostrare che il primo luglio del 1992, il giorno del suo insediamento al Viminale, non aveva incontrato Paolo Borsellino. Il privato cittadino Mancino Nicola è andato in giro con le agende vuote, agende bianche, per convincerci che lui Borsellino non l’ha mai incontrato. Poi due giorni fa ha ammesso in televisione di avergli stretto la mano nel suo studio: davvero fragorosa come situazione”. Salvatore Borsellino ha quindi concluso il dibattito ricordando le complesse vicissitudini giudiziarie dell’agenda rossa del fratello Paolo, mai più ritrovata dopo la strage di via d’Amelio. “Su chi prese la valigetta di mio fratello Paolo un magistrato come Giuseppe Ayala è riuscito a dare ben quattro versioni diverse contraddicendosi clamorosamente. Quell’agenda rossa rappresenta i mali di questa Repubblica, di queste istituzioni, che hanno paura a venire in via d’Amelio il 19 luglio, da quando noi della società civile la presidiamo”. Poi conclude: “Che tipo di rappresentanti delle istituzioni sono quelli che hanno paura delle contestazioni della società civile?”.
Cronaca
Palermo, cori contro Napolitano: “Ha messo un macigno sulla giustizia”
Durante l'incontro organizzato dalla rivista Antimafia Duemila, il corteo delle Agende Rosse ha chiesto a gran voce le dimissioni del capo dello Stato. Duro il fratello del magistrato: "Grave quel che ha fatto il presidente della Repubblica"
”Nessun silenzio né baciamano al presidente della Repubblica Napolitano” è stato il coro che ha scandito il corteo del popolo delle Agende Rosse, a Palermo per commemorare il ventesimo anniversario della strage di via d’Amelio. Negli stessi giorni in cui il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha sollevato un conflitto d’attribuzione di fronte la Corte Costituzionale contro la procura di Palermo che indaga sulla trattativa tra pezzi dello Stato e le istituzioni, non poteva che essere l’operato del capo dello Stato l’argomento principale del dibattito organizzato nell’atrio della facoltà di Giurisprudenza per commemorare il giudice Paolo Borsellino e i ragazzi della scorta assassinati il 19 luglio del 1992.
“E’ estremamente grave che un presidente della Repubblica, a pochi giorni dall’anniversario dell’assassinio di Borsellino, ponga un macigno sulla strada della giustizia: un macigno sconvolgente in questi giorni in cui si cominciano finalmente a vedere degli spiragli di luce e di verità sulla morte di mio fratello e su quelle stragi”, ha detto Salvatore Borsellino mentre i ragazzi delle Agende Rosse chiedevano a gran voce le dimissioni del capo dello Stato. Al dibattito, organizzato dalla rivista Antimafia Duemila e seguito da alcune centinaia di persone (tra il pubblico anche il figlio del giudice, Manfredi Borsellino) hanno partecipato il procuratore aggiunto di Caltanissetta Nico Gozzo, il procuratore generale nisseno Roberto Scarpinato e i pm della procura di Palermo Nino Di Matteo e Antonio Ingroia.
Di Matteo ha analizzato gli ultimi difficili giorni della procura palermitana dopo le polemiche sulle intercettazioni di Nicola Mancino con Napolitano, che hanno portato il Quirinale a chiedere un provvedimento senza precedenti alla Consulta. “Andando avanti nelle indagini – ha raccontato il magistrato – abbiamo percepito sempre più crescere la diffidenza e il fastidio verso le stesse. Molti erano convinti che queste non avrebbero portato a nulla o al massimo ad una richiesta di archiviazione. Quando invece quelle inchieste hanno iniziato a produrre i loro effetti ecco che siamo stati vittima di un vero e proprio attacco continuo. Da una parte autorevoli esponenti politici che hanno definito i magistrati di Palermo come schegge eversive della magistratura con obiettivi intimidatori, dall’altra gli attacchi di certa stampa che ha chiesto provvedimenti disciplinari a nostro riguardo. Nessuno ha ritenuto di dover intervenire per difendere e proteggere l’autonomia e la dignità personale dei magistrati, né il ministro della Giustizia né il Csm, né l’Associazione Nazionale Magistrati nei suoi organismi centrali, che danno voce ad un assordante silenzio. Mi auguro che assieme all’isolamento non tornino i rischi che questo porta”.
Molto applaudito anche l’intervento del giornalista Saverio Lodato, che ha invece focalizzato l’attenzione del pubblico sulla condotta dell’ex ministro dell’interno Nicola Mancino, intercettato al telefono con il consigliere giuridico del Quirinale Loris D’Ambrosio, mentre cercava di evitare una possibile inquisizione nell’indagine sulla trattativa. “Il cittadino Mancino Nicola – ha detto l’ex firma de L’Unità – privato cittadino come tutti noi è andato in giro per mesi cercando di dimostrare che il primo luglio del 1992, il giorno del suo insediamento al Viminale, non aveva incontrato Paolo Borsellino. Il privato cittadino Mancino Nicola è andato in giro con le agende vuote, agende bianche, per convincerci che lui Borsellino non l’ha mai incontrato. Poi due giorni fa ha ammesso in televisione di avergli stretto la mano nel suo studio: davvero fragorosa come situazione”. Salvatore Borsellino ha quindi concluso il dibattito ricordando le complesse vicissitudini giudiziarie dell’agenda rossa del fratello Paolo, mai più ritrovata dopo la strage di via d’Amelio. “Su chi prese la valigetta di mio fratello Paolo un magistrato come Giuseppe Ayala è riuscito a dare ben quattro versioni diverse contraddicendosi clamorosamente. Quell’agenda rossa rappresenta i mali di questa Repubblica, di queste istituzioni, che hanno paura a venire in via d’Amelio il 19 luglio, da quando noi della società civile la presidiamo”. Poi conclude: “Che tipo di rappresentanti delle istituzioni sono quelli che hanno paura delle contestazioni della società civile?”.
LA REPUBBLICA DELLE STRAGI
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Tel Aviv, 16 mar. (Adnkronos) - Un missile lanciato dagli Houthi è caduto a Sharm el-Sheikh, nella penisola egiziana del Sinai. Lo ha riferito la radio dell'esercito israeliano, aggiungendo che l'Idf sta indagando per stabilire se il missile fosse diretto contro Israele.
Passo del Tonale, 15 mar.(Adnkronos) - Che l’aspetto competitivo fosse tornato ad essere il cuore pulsante di questa quinta edizione della Coppa delle Alpi era cosa già nota. Ai piloti il merito di aver offerto una gara esaltante, che nella tappa di oggi ha visto Alberto Aliverti e Francesco Polini, sulla loro 508 C del 1937, prendersi il primo posto in classifica scalzando i rivali Matteo Belotti e Ingrid Plebani, secondi al traguardo sulla Bugatti T 37 A del 1927. Terzi classificati Francesco e Giuseppe Di Pietra, sempre su Fiat 508 C, ma del 1938. La neve, del resto, è stata una compagna apprezzatissima di questa edizione della Coppa delle Alpi, contribuendo forse a rendere ancor più sfidante e autentica la rievocazione della gara di velocità che nel 1921 vide un gruppo di audaci piloti percorrere 2300 chilometri fra le insidie del territorio alpino, spingendo i piloti a sfoderare lo spirito audace che rappresenta la vera essenza della Freccia Rossa.
Nel pomeriggio di oggi, dalla ripartenza dopo la sosta per il pranzo a Baselga di Piné, una pioggia battente ha continuato a scendere fino all’arrivo sul Passo del Tonale, dove si è trasformata in neve. Neve che è scesa copiosa anche in occasione del primo arrivo di tappa a St. Moritz e ieri mattina, sul Passo del Fuorn. Al termine di circa 880 chilometri attraverso i confini di Italia, Svizzera e Austria, i 40 equipaggi in gara hanno finalmente tagliato il traguardo alle 17:30 di oggi pomeriggio all’ingresso della Pista Ghiaccio Val di Sole, dove hanno effettuato il tredicesimo ed ultimo Controllo Orario della manifestazione.
L’ultimo atto sportivo dell’evento è stato il giro nel circuito, all’interno del quale le vetture si sono misurate in una serie di tre Prove Cronometrate sulla neve fresca valide per il Trofeo Ponte di Legno, vinto da Francesco e Giuseppe Di Pietra. L’altro trofeo speciale, il Trofeo Città di Brescia, ovvero la sfida 1 vs 1 ad eliminazione diretta di mercoledì sera in Piazza Vittoria, era stato anch’esso vinto da Aliverti-Polini.
Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Gli attacchi aerei non scoraggeranno i ribelli yemeniti, i quali risponderanno agli Stati Uniti. Lo ha scritto sui social Nasruddin Amer, vice capo dell'ufficio stampa degli Houthi, aggiungendo che "Sana'a rimarrà lo scudo e il sostegno di Gaza e non la abbandonerà, indipendentemente dalle sfide".
"Questa aggressione non passerà senza una risposta e le nostre forze armate yemenite sono pienamente pronte ad affrontare l'escalation con l'escalation", ha affermato l'ufficio politico dei ribelli in una dichiarazione alla televisione Al-Masirah.
In un'altra dichiarazione citata da Ynet, un funzionario Houthi si è rivolto direttamente a Trump e a Netanyahu, che "stanno scavando tombe per i sionisti. Iniziate a preoccuparvi per le vostre teste".
Damasco, 15 mar. (Adnkronos) - L'esplosione avvenuta nella città costiera siriana di Latakia ha ucciso almeno otto persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale Sana, secondo cui, tra le vittime della detonazione di un ordigno inesploso, avvenuta in un negozio all'interno di un edificio di quattro piani, ci sono tre bambini e una donna. "Quattordici civili sono rimasti feriti, tra cui quattro bambini", ha aggiunto l'agenzia.
Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Almeno nove civili sono stati uccisi e nove feriti negli attacchi statunitensi su Sanaa, nello Yemen. Lo ha dichiarato un portavoce del ministero della Salute guidato dagli Houthi su X.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Sono lieto di informarvi che il generale Keith Kellogg è stato nominato inviato speciale in Ucraina. Il generale Kellogg, un esperto militare molto stimato, tratterà direttamente con il presidente Zelensky e la leadership ucraina. Li conosce bene e hanno un ottimo rapporto di lavoro. Congratulazioni al generale Kellogg!". Lo ha annunciato su Truth il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Oggi ho ordinato all'esercito degli Stati Uniti di lanciare un'azione militare decisa e potente contro i terroristi Houthi nello Yemen. Hanno condotto una campagna implacabile di pirateria, violenza e terrorismo contro navi, aerei e droni americani e di altri paesi". Lo ha annunciato il presidente americano Donald Trump su Truth. Senza risparmiare una stoccata all'ex inquilino della Casa Bianca, il tycoon aggiunge nel suo post che "la risposta di Joe Biden è stata pateticamente debole, quindi gli Houthi sfrenati hanno continuato ad andare avanti".
"È passato più di un anno - prosegue Trump - da quando una nave commerciale battente bandiera statunitense ha navigato in sicurezza attraverso il Canale di Suez, il Mar Rosso o il Golfo di Aden. L'ultima nave da guerra americana ad attraversare il Mar Rosso, quattro mesi fa, è stata attaccata dagli Houthi più di una decina di volte. Finanziati dall'Iran, i criminali Houthi hanno lanciato missili contro gli aerei statunitensi e hanno preso di mira le nostre truppe e i nostri alleati. Questi assalti implacabili sono costati agli Stati Uniti e all'economia mondiale molti miliardi di dollari, mettendo allo stesso tempo a rischio vite innocenti".
"L'attacco degli Houthi alle navi americane non sarà tollerato - conclude Trump - Utilizzeremo una forza letale schiacciante finché non avremo raggiunto il nostro obiettivo. Gli Houthi hanno soffocato le spedizioni in una delle più importanti vie marittime del mondo, bloccando vaste fasce del commercio globale e attaccando il principio fondamentale della libertà di navigazione da cui dipendono il commercio e gli scambi internazionali. I nostri coraggiosi Warfighters stanno in questo momento portando avanti attacchi aerei contro le basi, i leader e le difese missilistiche dei terroristi per proteggere le risorse navali, aeree e di spedizione americane e per ripristinare la libertà di navigazione. Nessuna forza terroristica impedirà alle navi commerciali e navali americane di navigare liberamente sulle vie d'acqua del mondo".