“I dirigenti del Pd sono degli ipocriti. Dicono di non voler più avere a che fare con l’Idv? Benissimo, ma a queste condizioni è l’Idv che non ci sta più. Ce ne andiamo”. Tra Antonio Di Pietro e il Pd la rottura è insanabile, ed è lo stesso leader dell’Idv a certificarla. La classica goccia è la questione Quirinale-Procura di Palermo. Già in mattinata, a Termoli, Di Pietro aveva accusato Giorgio Napolitano di “tradire la Costituzione”, scatenando le ire degli ormai ex alleati. “Frasi indecenti”, secondo Pier Luigi Bersani, ma Di Pietro rincara la dose.
Onorevole Di Pietro, non le pare di aver esagerato accusando di “tradimento” il presidente della Repubblica?
Se fossi ancora pubblico ministero farei una requisitoria chiedendo la condanna politica del presidente della Repubblica sulla base di una prova documentale, la prova principe. Da parte di Giorgio Napolitano c’è una confessione extragiudiziale di reato politico.
Addirittura?
Prima solleva il conflitto di attribuzione contro la Procura di Palermo, perché le intercettazioni indirette delle sue conversazioni con Nicola Mancino comporterebbero una “lesione delle prerogative costituzionali del Presidente della Repubblica”. Poi, in occasione del ventennale della strage di via D’Amelio, manda un messaggio ai familiari delle vittime in cui dichiara solennemente che “non c’è alcuna ragion di Stato che possa giustificare ritardi nell’accertamento dei fatti e delle responsabilità”. Delle due l’una. E poi che manchi una norma che regoli le intercettazioni indirette del Capo dello Stato è all’ordine del giorno fin dal 1997, quando il ministro della Giustizia Flick sollevò la questione per un caso analogo che riguardava l’allora presidente Scalfaro. Napolitano ha avuto sette anni di tempo per sollecitare il Parlamento a intervenire. Non solo, poteva sollevare conflitto d’attribuzione contro la Procura di Perugia che, a quanto pare, lo ha indirettamente intercettato al telefono con Bertolaso. Non lo ha fatto, salvo cambiare idea con Palermo. A questo punto siamo autorizzati a sospettare che quelle intercettazioni, che fanno così paura, contengano giudizi pesanti sui pubblici ministeri di Palermo. In un paese normale, se non fosse Re Giorgio, ci sarebbe stata, non dico una rivolta popolare, ma almeno una rivolta del mondo dell’informazione. E invece sono tutti, o quasi, appecoronati e conniventi con il sistema di potere che sostiene la grande coalizione del governo Monti.
Quindi anche il Pd. La rottura è definitiva?
Che siamo fuori ce lo dicono tutti i giorni in Parlamento. E ce lo dicono privatamente…
Chi?
Ma un po’ tutti. Ieri (giovedì, ndr) Enrico Letta, oggi Anna Finocchiaro. E poi Franceschini, Fioroni più una lunga serie di seconde linee.
Bersani no?
Lui sa che, all’ultimo giorno, Casini tradirà. Bersani sa perfettamente che si vince solo con una coalizione di centrosinistra, ma questi devono capire che noi non siamo yesmen del Pd. Sono degli ipocriti.
Prego?
Ipocriti. Predicano bene e razzolano male, esattamente come il presidente della Repubblica e la ragion di Stato. Sulle politiche del lavoro, sulla spending review, sulla giustizia sociale, su tutto ciò che fa il governo Monti sono sempre contrari a parole, ma in Parlamento votano tutto. Fino a quando la fa Berlusconi, che da sempre cura solo i suoi interessi, non c’è nulla di strano. Ma se lo fa un partito che dice di essere dalla parte dei lavoratori c’è qualcosa che non va. Con un partito che gioca al ribasso in maniera ipocrita e truffaldina non vogliamo avere nulla a che fare. Loro non ci vogliono più, ma siamo noi che ce ne andiamo.
Bene, allora vi siete tolti un peso tutti e due…
Sì, ma loro hanno un problema in più. Sanno di poter vincere solo con noi, ma devono rispondere a un sistema di potere che non tollera critiche all’asse Monti-Napolitano. Ci stanno provando con la legge elettorale e lo ammettono candidamente. Mi hanno detto che faranno di tutto per escogitare un sistema che faccia fuori Idv e Movimento 5 Stelle, ma tutte le volte che si studiano uno sbarramento si accorgono che siamo sempre una spanna sopra le forze intermedie con cui vorrebbero sostituirci. Non sanno come liberarsi di noi.
Va bene ancora, ma voi senza il Pd dove andate?
Io denuncio l’ipocrisia della classe dirigente di quel partito, non certo il suo elettorato. Siamo sicuri che si senta completamente rappresentato da questa classe dirigente? Mai come in questo momento è importante avere il coraggio delle proprie azioni. Nel ventennale della strage di via D’Amelio tutti si sono sperticati nel chiedere che si conosca la verità. Ma allora perché non la cerchiamo davvero? Questo è un paese dove Antonio Ingroia, a vent’anni dalla morte di Paolo Borsellino, il suo maestro che oggi si celebra, deve lasciare Palermo per andare in Guatemala.
Addio Pd allora. E Vendola?
Con Vendola ho parlato più volte e conveniamo su molte cose. Mi auguro che abbia la forza e il coraggio di andare fino in fondo per proporre agli elettori una vera coalizione di centrosinistra. Con o senza il Pd.
da Il Fatto Quotidiano del 21 luglio 2012
Politica
Antonio Di Pietro: “Se fossi ancora pm accuserei Napolitano”
Intervista al leader dell'Italia dei Valori che torna sul capo dello Stato, il conflitto di attribuzione contro la procura di Palermo e le sue parole sulla trattativa: "C'è una confessione di reato politico". E sulla fine dell'alleanza con il partito democratico: "I dirigenti del Pd sono ipocriti"
Onorevole Di Pietro, non le pare di aver esagerato accusando di “tradimento” il presidente della Repubblica?
Se fossi ancora pubblico ministero farei una requisitoria chiedendo la condanna politica del presidente della Repubblica sulla base di una prova documentale, la prova principe. Da parte di Giorgio Napolitano c’è una confessione extragiudiziale di reato politico.
Addirittura?
Prima solleva il conflitto di attribuzione contro la Procura di Palermo, perché le intercettazioni indirette delle sue conversazioni con Nicola Mancino comporterebbero una “lesione delle prerogative costituzionali del Presidente della Repubblica”. Poi, in occasione del ventennale della strage di via D’Amelio, manda un messaggio ai familiari delle vittime in cui dichiara solennemente che “non c’è alcuna ragion di Stato che possa giustificare ritardi nell’accertamento dei fatti e delle responsabilità”. Delle due l’una. E poi che manchi una norma che regoli le intercettazioni indirette del Capo dello Stato è all’ordine del giorno fin dal 1997, quando il ministro della Giustizia Flick sollevò la questione per un caso analogo che riguardava l’allora presidente Scalfaro. Napolitano ha avuto sette anni di tempo per sollecitare il Parlamento a intervenire. Non solo, poteva sollevare conflitto d’attribuzione contro la Procura di Perugia che, a quanto pare, lo ha indirettamente intercettato al telefono con Bertolaso. Non lo ha fatto, salvo cambiare idea con Palermo. A questo punto siamo autorizzati a sospettare che quelle intercettazioni, che fanno così paura, contengano giudizi pesanti sui pubblici ministeri di Palermo. In un paese normale, se non fosse Re Giorgio, ci sarebbe stata, non dico una rivolta popolare, ma almeno una rivolta del mondo dell’informazione. E invece sono tutti, o quasi, appecoronati e conniventi con il sistema di potere che sostiene la grande coalizione del governo Monti.
Quindi anche il Pd. La rottura è definitiva?
Che siamo fuori ce lo dicono tutti i giorni in Parlamento. E ce lo dicono privatamente…
Chi?
Ma un po’ tutti. Ieri (giovedì, ndr) Enrico Letta, oggi Anna Finocchiaro. E poi Franceschini, Fioroni più una lunga serie di seconde linee.
Bersani no?
Lui sa che, all’ultimo giorno, Casini tradirà. Bersani sa perfettamente che si vince solo con una coalizione di centrosinistra, ma questi devono capire che noi non siamo yesmen del Pd. Sono degli ipocriti.
Prego?
Ipocriti. Predicano bene e razzolano male, esattamente come il presidente della Repubblica e la ragion di Stato. Sulle politiche del lavoro, sulla spending review, sulla giustizia sociale, su tutto ciò che fa il governo Monti sono sempre contrari a parole, ma in Parlamento votano tutto. Fino a quando la fa Berlusconi, che da sempre cura solo i suoi interessi, non c’è nulla di strano. Ma se lo fa un partito che dice di essere dalla parte dei lavoratori c’è qualcosa che non va. Con un partito che gioca al ribasso in maniera ipocrita e truffaldina non vogliamo avere nulla a che fare. Loro non ci vogliono più, ma siamo noi che ce ne andiamo.
Bene, allora vi siete tolti un peso tutti e due…
Sì, ma loro hanno un problema in più. Sanno di poter vincere solo con noi, ma devono rispondere a un sistema di potere che non tollera critiche all’asse Monti-Napolitano. Ci stanno provando con la legge elettorale e lo ammettono candidamente. Mi hanno detto che faranno di tutto per escogitare un sistema che faccia fuori Idv e Movimento 5 Stelle, ma tutte le volte che si studiano uno sbarramento si accorgono che siamo sempre una spanna sopra le forze intermedie con cui vorrebbero sostituirci. Non sanno come liberarsi di noi.
Va bene ancora, ma voi senza il Pd dove andate?
Io denuncio l’ipocrisia della classe dirigente di quel partito, non certo il suo elettorato. Siamo sicuri che si senta completamente rappresentato da questa classe dirigente? Mai come in questo momento è importante avere il coraggio delle proprie azioni. Nel ventennale della strage di via D’Amelio tutti si sono sperticati nel chiedere che si conosca la verità. Ma allora perché non la cerchiamo davvero? Questo è un paese dove Antonio Ingroia, a vent’anni dalla morte di Paolo Borsellino, il suo maestro che oggi si celebra, deve lasciare Palermo per andare in Guatemala.
Addio Pd allora. E Vendola?
Con Vendola ho parlato più volte e conveniamo su molte cose. Mi auguro che abbia la forza e il coraggio di andare fino in fondo per proporre agli elettori una vera coalizione di centrosinistra. Con o senza il Pd.
da Il Fatto Quotidiano del 21 luglio 2012
C'era una volta la Sinistra
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Roma, 27 feb. (Adnkronos) - "Qualcuno cerca di strumentalizzare le mie parole di prima, peraltro senza riportarle per intero: se c'è una leader italiana che si è schierata contro le parole e i falsi storici di Trump sono io, perché Meloni non ha ritenuto di farlo". Lo dice Elly Schlein nella replica in Direzione Pd.
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - "Riprendo gli interventi di Fassino, Picierno, Zampa e dico che siamo d'accordo sul fatto che senza il supporto all'Ucraina, a quest'ora staremmo discutendo di come Putin ha riscritto i confini dell'Ucraina e questa è una cosa che da sinistra non si può accettare". Così Elly Schlein nella replica in Direzione Pd.
"Io invece non sono d'accordo sul fatto che l'Europa non potesse fare niente di diverso. Non c'è stato nessuno in Europa che ha voluto questa guerra partita dall'aggressione di Putin" e Trump su questo ha detto "un falso storico".
"Ma è altrettanto vero che, anche se l'Europa non ha voluto questa guerra e ha sostenuto l'Ucraina, non possiamo dire di essere stati in grado come Europa di fare abbastanza per la pace. Noi lo chiediamo da due anni. Se questa iniziativa fosse stata presa prima, quando Biden sosteneva Kiev, forse avrebbe reso la discussione più facile rispetto a farla oggi dove quello che sta facendo Trump non è un negoziato equo ma di assumere il punto di vista dell'aggressore. Per questo, a maggior ragione, l'Europa deve starci dentro".
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - Approvata all'unanimità la relazione della segretaria del Pd, Elly Schlein, in Direzione.
Roma, 27 feb. (Adnkronos Salute) - Piccole ombre o filamenti che sembrano fluttuare nel campo visivo, specie quando si guardano sfondi luminosi o chiari, come un cielo azzurro o un foglio bianco. Si presentano così le miodesopsie, un disturbo visivo molto comune e fastidioso a cui è dedicato 'Mosche volanti e problemi alla retina: cosa c'è da sapere'. Si tratta del primo episodio del vodcast ‘Guardiamoci negli occhi’, una serie dell’Oculista Italiano realizzata da Adnkronos - pubblicato oggi e disponibile nella sezione podcast di Adnkronos.com e su l’oculistaitaliano.it - che approfondisce in modo semplice, autorevole e diretto, le principali problematiche della vista e suggerisce accorgimenti che possono aiutare a mantenere gli occhi in buona salute, grazie al contributo di esperti, medici oculisti, ricercatori e professionisti del settore farmaceutico.
Insieme a Vittorio Picardo, specialista in oftalmologia e a Carmelo Chines, direttore della testata L’Oculista Italiano, presenti in studio, sono intervenuti Scipione Rossi, professore e responsabile dell'Unità operativa di Oculistica dell'ospedale San Carlo di Nancy, Roma e Tommaso Candian, specialista dell’Unità operativa complessa di Oculistica dell'Ospedale S. Antonio di Padova.
Spesso innocue, le miodesopsie - questo il termine tecnico del sintomo - possono essere il segnale di patologie più gravi della retina. All’origine delle mosche volanti “può esserci l’invecchiamento dell’umor vitreo, o corpo vitreo, la sostanza gelatinosa che si trova tra il cristallino e la retina - spiega Picardo - ma anche la miopia o alcuni traumi oculari, come la classica pallonata. Nella maggior parte dei casi tali condizioni non sono preoccupanti, ma non vanno mai sottovalutate perché il vitreo può anche sporcarsi a causa di un problema retinico, come la maculopatia, come la maculopatia diabetica. "Il diabete danneggia i piccoli vasi sanguigni della retina, che diventano come rubinetti che perdono - chiarisce Rossi - Questo porta a emorragie o accumulo di liquidi negli strati retinici, con conseguenze potenzialmente gravi sulla vista. Le terapie moderne prevedono iniezioni intravitreali, che aiutano a riassorbire questi liquidi, migliorando la visione e controllare l’evoluzione della malattia". Oltre a monitorare i sintomi, Chines consiglia alcune buone abitudini per la salute degli occhi: "Una dieta ricca di antiossidanti, come i flavonoidi del mirtillo, può aiutare a stabilizzare il vitreo - ricorda - È importante anche una buona idratazione e l’uso di occhiali da sole con filtri adeguati, per proteggere gli occhi dalla luce intensa". (VIDEO)
Se le mosche volanti compaiono improvvisamente o si associano a lampi luminosi, definiti fosfeni, diventa più urgente rivolgersi all’oculista perché "possono essere il segnale di un campanello d'allarme della retina che inizia a strapparsi - avverte Picardo - Se la retina si strappa dal vitreo, può anche staccarsi e il distacco di retina è una condizione che purtroppo trasferisce il paziente da un ambulatorio oculistico, a una sala operatoria". A tale proposito Candian evidenzia che, "quando il distacco è in fase iniziale, il laser può essere risolutivo. Nei casi più avanzati, invece, si ricorre alla chirurgia mini-invasiva, con strumenti di precisione, come microsonde, che permettono di riattaccare la retina in modo efficace e con un recupero sempre più rapido".
È sicuramente importante la prevenzione e il riconoscimento tempestivo dei sintomi, ma è "fondamentale la relazione che c'è tra un paziente il proprio oculista - conclude Chines - imparare un dialogo diverso con l’oculista, prendere coscienza della situazione e ascoltare i suoi consigli". Maggiori dettagli consigli e approfondimenti su 'Mosche volanti e problemi alla retina: cosa c'è da sapere', il primo episodio del vodcast di 'Guardiamoci negli occhi', online sulla sezione podcast di Adnkronos.com, sul canale YouTube di adnkronos.com e su l’ oculistaitaliano.it.
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - "Serve un salto quantico" in Europa e "spero domenica a Londra vadano anche per fare questo" e per farlo "serve un vero protagonismo delle istituzioni europee e non di singoli Paesi". Così Elly Schlein nella replica alla Direzione Pd.
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - "No alle caricature che ci fanno da fuori. Non siamo per il finto pacifismo di Trump perché dentro la pace di Trump c'è l'idea della resa, dei ricatti e degli interessi economici. E non siamo con l'Europa per continuare la guerra che è quello di cui ci accusa Salvini e anche qualche nostro alleato... Noi pensiamo che siamo chiamati a fare di più su una posizione chiara per un'Europa unita di pace". Così Elly Schlein nella replica alla Direzione Pd.
Milano, 27 feb. (Adnkronos) - "Chiedo ai fautori della separazione delle carriere che criticano questa giornata di astensione dicendo che vogliamo difendere poteri e privilegi: guardate che la riforma attribuirà una rilevanza esterna, con conseguenti poteri e privilegi, a questa nuova casta di pm superpoliziotti che non dovrà rispondere a nessuno: né all'esecutivo, né ad un organo unitario rappresentativo dell'intera magistratura". E' uno dei passaggi dell'intervento di Luca Villa, procuratore capo presso il Tribunale per i minorenni di Milano, nel giorno dello sciopero dei magistrati contro le riforme costituzionali in tema di giustizia.
"Avremo pm che si valuteranno e giudicheranno tra di loro senza quei rompiscatole e semina-dubbi dei giudici e senza nemmeno quel giudice interno che ti dice che prima ancora che pubblico ministero sei un magistrato ed il fine ultimo del tuo agire non è ottenere la condanna ma contribuire con gli altri soggetti processuali a distinguere il vero, dal verosimile e dal falso. E inoltre: come ve lo spiegate che proprio nelle Procure si sta registrando una adesione così massiccia allo sciopero? Si é mai visto in Italia qualche funzionario pubblico che dice 'non voglio più potere, né maggiori privilegi'?" aggiunge.
"Non so come andrà a finire, lascio ad altri le elevate citazioni di Calamandrei e dei tanti nostri padri nobili, ma se andrà in porto la riforma riservo ai fautori della separazione delle carriere, che credono ancora all’importanza dei valori democratici sottesi alla nostra Costituzione, il più modesto Nanni Moretti nel 'Sol dell’avvenire': 'Un giorno vi sveglierete e piangerete, rendendovi conto di ciò che avete combinato'" conclude Villa che nella sua carriera - più che trentennale - ha svolto entrambi i ruoli di giudice e pubblico ministero.