Il dato è a modo suo emblematico. Nel corso della giornata di martedì lo spread tra Btp e bund ha raggiunto quota 537, superando quindi i 533 punti, cifra simbolica perché a quel livello si attestava il differenziale lo scorso 17 novembre, nel pieno del cambio al vertice del governo tra Berlusconi e Monti. Mercoledì, in apertura, è andata ancora peggio: dopo la bocciatura di Moody’s al fondo salva-stati, il differenziale ha aperto oltre i 540 punti. D’accordo, il confronto può essere solo parziale visto che all’epoca i titoli tedeschi rendevano l’1,9% contro l’1,2 di oggi (che fa 70 punti di spread a vantaggio della Germania), ma l’impressione è comunque forte soprattutto alla luce del momento attuale dei mercati. I costi di rifinanziamento dell’Italia sono più bassi rispetto a quelli di novembre, ma la differenza di rischio tra Roma e Berlino rimane sostanzialmente identica. Oggi Piazza Affari ha chiuso nuovamente in negativo (-2,7%) in una giornata che ha visto nuovamente Madrid in veste di maglia nera (-3,58%). Il differenziale Spagna-Germania a 10 anni viaggia attorno ai 638 punti base con rendimenti dei titoli iberici sempre sopra il livello di guarda del 7%.
Ieri Moody’s ha rivisto al ribasso l’outlook di Olanda, Germania e Lussemburgo, insieme alla Finlandia le ultime quattro economie di Eurolandia con un rating AAA. Un provvedimento che desta comunque una qualche impressione se non altro perché colpisce direttamente anche Berlino, il simbolo stesso di quel che resta dell’antica solidità della moneta unica. In Germania, almeno a sentire le repliche odierne, non l’hanno presa bene. Ma quella che a prima vista sembra una bocciatura contabile si rivela in realtà qualcosa di diverso: un attestato di sfiducia nei confronti della periferia europea.
Dal punto di vista di Moody’s, infatti, l’aggravarsi della crisi in Grecia, Spagna e Italia dovrebbe determinare almeno una di queste due possibili conseguenze: ipotesi uno, Atene esplode, Madrid capitola e l’effetto contagio travolge prima l’Italia e poi, in modo assai più marginale, s’intende, anche le banche tedesche che sono esposte ai titoli periferici; ipotesi due, la situazione diventa insostenibile e l’Europa si vede costretta ad approvare l’estensione delle risorse dell’Esm costringendo tutti quanti i contribuenti (Germania in testa) a pagare di più. Un’eventualità, quest’ultima, che ad oggi appare sempre meno lontana.
Fonti vicine al governo spagnolo hanno riferito al quotidiano El Economista che lo stesso esecutivo di Madrid starebbe preparando un piano di emergenza per affrontare i prossimi mesi. L’ipotesi, sostiene il quotidiano, è che “l’Europa conceda alla Spagna una linea di credito temporanea con cui fronteggiare le scadenze debitorie e l’assistenza finanziaria alle comunità autonome”. Entro il mese di ottobre Madrid dovrà saldare debiti per circa 28 miliardi di euro, cosa che alle attuali condizioni, sostiene ancora il giornale, rischia di diventare impossibile.
Il motivo per cui le scadenze di debito preoccupano così tanto il governo è dato, soprattutto, dalla sempre più netta difficoltà del Paese di finanziarsi sui mercati. Che si tratti di emissioni a medio, lungo o brevissimo termine, la Spagna si ritrova comunque a pagare cifre sostanzialmente esorbitanti alla voce interessi. Gli investitori che oggi hanno acquistato 1,6 miliardi di obbligazioni a tre mesi, si sono portati a casa un rendimento medio del 2,43%, quelli che hanno puntato sulle semestrali si sono assicurati addirittura un premio del 3,69%. E’ evidente che una simile situazione non può continuare.
Sull’altro fronte fa da contraltare il comportamento dei titoli tedeschi. I rendimenti sui bond decennali viaggiano ormai attorno all’1,2% evidenziando una tendenza al ribasso che va avanti decisa da quasi un mese e che, giugno a parte, si conferma tale da diverso tempo. Nel corso del 2012, i bund a 10 anni hanno offerto i loro rendimenti massimi il 19 marzo, a quota 2,06%. La data è emblematica: si tratta del giorno in cui le borse europee hanno fatto registrare il picco del nuovo anno, nel momento di massima efficacia del maxi prestito della Bce alle banche private. La morale, insomma, è chiara: quando le cose vanno bene, il mercato abbandona i poco convenienti titoli tedeschi per dare fiducia alle periferie e alle azioni delle compagnie private; quando serpeggia il panico, gli investitori (che da qualche parte la loro liquidità devono pure indirizzarla) tornano a rifugiarsi tra le braccia di Berlino (anche a costo di rimetterci pesantemente nella battaglia contro l’inflazione). Oggi i bund decennali evidenziano una modesta risalita dei rendimenti. Ma con una Spagna in queste condizioni non è escluso che i costi di rifinanziamento di Berlino possano, di riflesso, calare nuovamente in futuro. Nonostante Moody’s.
Economia & Lobby
Monti riparte da capo: spread a livelli più alti rispetto all’insediamento del premier
Tutto da rifare per Monti: lo spread Btp-bund ha sfondato quota 540, superando quindi i 533 punti, cifra simbolica perché a quel livello si attestava lo scorso 17 novembre, nel pieno del cambio al vertice con Berlusconi. Intanto continua a tenere banco la "sfiducia" di Moody's per la Germania, che deriva, secondo l'agenzia, anche da un rischio contagio per Berlino in caso di default di Madrid e Roma. E l'agenzia "sfiducia" anche il fondo salva-stati
Il dato è a modo suo emblematico. Nel corso della giornata di martedì lo spread tra Btp e bund ha raggiunto quota 537, superando quindi i 533 punti, cifra simbolica perché a quel livello si attestava il differenziale lo scorso 17 novembre, nel pieno del cambio al vertice del governo tra Berlusconi e Monti. Mercoledì, in apertura, è andata ancora peggio: dopo la bocciatura di Moody’s al fondo salva-stati, il differenziale ha aperto oltre i 540 punti. D’accordo, il confronto può essere solo parziale visto che all’epoca i titoli tedeschi rendevano l’1,9% contro l’1,2 di oggi (che fa 70 punti di spread a vantaggio della Germania), ma l’impressione è comunque forte soprattutto alla luce del momento attuale dei mercati. I costi di rifinanziamento dell’Italia sono più bassi rispetto a quelli di novembre, ma la differenza di rischio tra Roma e Berlino rimane sostanzialmente identica. Oggi Piazza Affari ha chiuso nuovamente in negativo (-2,7%) in una giornata che ha visto nuovamente Madrid in veste di maglia nera (-3,58%). Il differenziale Spagna-Germania a 10 anni viaggia attorno ai 638 punti base con rendimenti dei titoli iberici sempre sopra il livello di guarda del 7%.
Ieri Moody’s ha rivisto al ribasso l’outlook di Olanda, Germania e Lussemburgo, insieme alla Finlandia le ultime quattro economie di Eurolandia con un rating AAA. Un provvedimento che desta comunque una qualche impressione se non altro perché colpisce direttamente anche Berlino, il simbolo stesso di quel che resta dell’antica solidità della moneta unica. In Germania, almeno a sentire le repliche odierne, non l’hanno presa bene. Ma quella che a prima vista sembra una bocciatura contabile si rivela in realtà qualcosa di diverso: un attestato di sfiducia nei confronti della periferia europea.
Dal punto di vista di Moody’s, infatti, l’aggravarsi della crisi in Grecia, Spagna e Italia dovrebbe determinare almeno una di queste due possibili conseguenze: ipotesi uno, Atene esplode, Madrid capitola e l’effetto contagio travolge prima l’Italia e poi, in modo assai più marginale, s’intende, anche le banche tedesche che sono esposte ai titoli periferici; ipotesi due, la situazione diventa insostenibile e l’Europa si vede costretta ad approvare l’estensione delle risorse dell’Esm costringendo tutti quanti i contribuenti (Germania in testa) a pagare di più. Un’eventualità, quest’ultima, che ad oggi appare sempre meno lontana.
Fonti vicine al governo spagnolo hanno riferito al quotidiano El Economista che lo stesso esecutivo di Madrid starebbe preparando un piano di emergenza per affrontare i prossimi mesi. L’ipotesi, sostiene il quotidiano, è che “l’Europa conceda alla Spagna una linea di credito temporanea con cui fronteggiare le scadenze debitorie e l’assistenza finanziaria alle comunità autonome”. Entro il mese di ottobre Madrid dovrà saldare debiti per circa 28 miliardi di euro, cosa che alle attuali condizioni, sostiene ancora il giornale, rischia di diventare impossibile.
Il motivo per cui le scadenze di debito preoccupano così tanto il governo è dato, soprattutto, dalla sempre più netta difficoltà del Paese di finanziarsi sui mercati. Che si tratti di emissioni a medio, lungo o brevissimo termine, la Spagna si ritrova comunque a pagare cifre sostanzialmente esorbitanti alla voce interessi. Gli investitori che oggi hanno acquistato 1,6 miliardi di obbligazioni a tre mesi, si sono portati a casa un rendimento medio del 2,43%, quelli che hanno puntato sulle semestrali si sono assicurati addirittura un premio del 3,69%. E’ evidente che una simile situazione non può continuare.
Sull’altro fronte fa da contraltare il comportamento dei titoli tedeschi. I rendimenti sui bond decennali viaggiano ormai attorno all’1,2% evidenziando una tendenza al ribasso che va avanti decisa da quasi un mese e che, giugno a parte, si conferma tale da diverso tempo. Nel corso del 2012, i bund a 10 anni hanno offerto i loro rendimenti massimi il 19 marzo, a quota 2,06%. La data è emblematica: si tratta del giorno in cui le borse europee hanno fatto registrare il picco del nuovo anno, nel momento di massima efficacia del maxi prestito della Bce alle banche private. La morale, insomma, è chiara: quando le cose vanno bene, il mercato abbandona i poco convenienti titoli tedeschi per dare fiducia alle periferie e alle azioni delle compagnie private; quando serpeggia il panico, gli investitori (che da qualche parte la loro liquidità devono pure indirizzarla) tornano a rifugiarsi tra le braccia di Berlino (anche a costo di rimetterci pesantemente nella battaglia contro l’inflazione). Oggi i bund decennali evidenziano una modesta risalita dei rendimenti. Ma con una Spagna in queste condizioni non è escluso che i costi di rifinanziamento di Berlino possano, di riflesso, calare nuovamente in futuro. Nonostante Moody’s.
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Milano, 13 mar. (Adnkronos) - "Il mercato domestico è in leggera crescita, sia a volume che a valore. Noi siamo cresciuti un po’ più del mercato, abbiamo guadagnato un +2,6 contro il 2% del mercato". Lo afferma Renato Roca, country manager di Findus Italia, all’evento ‘100%: il nostro percorso di sostenibilità’, organizzato oggi a Milano da Findus per celebrare il traguardo del 100% di prodotti ittici certificati Msc e Asc.
“L'Italia non è un Paese da grandissime crescite nel food nel largo consumo - spiega Roca - però è un mercato che sta continuando a dare una buona soddisfazione da quando siamo usciti dai periodi un po’ tesi della grande morsa inflattiva del 2022 e 2023. Dal 2024 il mercato si è normalizzato, anche grazie a iniziative, come la nostra, di comunicazione, di riposizionamento prezzi, che hanno un po’ smosso le acque. Siamo quindi molto fiduciosi”.
Come sottolineato anche all’incontro con la stampa organizzato oggi all'Acquario civico di Milano, quello del surgelato è un settore che “intercetta una serie di trend, come quello dell'anti spreco ma anche dell’attenzione alle abitudini alimentari. Il nostro portafoglio prodotti è composto all'80% da pesce e vegetali e adesso abbiamo anche il pollo - conclude il country manager di Findus Italia - Quello che è confortante come dato è che il mercato ha riacquistato l'1% delle famiglie che erano uscite, noi abbiamo riacquisito 2 punti di penetrazione tra le famiglie acquirenti e il pesce, in particolare, ne ha acquisiti 4”.
Milano, 13 mar. (Adnkronos) - "Il mercato domestico è in leggera crescita, sia a volume che a valore. Noi siamo cresciuti un po’ più del mercato, abbiamo guadagnato un +2,6 contro il 2% del mercato". Lo afferma Renato Roca, country manager di Findus Italia, all’evento ‘100%: il nostro percorso di sostenibilità’, organizzato oggi a Milano da Findus per celebrare il traguardo del 100% di prodotti ittici certificati Msc e Asc.
“L'Italia non è un Paese da grandissime crescite nel food nel largo consumo - spiega Roca - però è un mercato che sta continuando a dare una buona soddisfazione da quando siamo usciti dai periodi un po’ tesi della grande morsa inflattiva del 2022 e 2023. Dal 2024 il mercato si è normalizzato, anche grazie a iniziative, come la nostra, di comunicazione, di riposizionamento prezzi, che hanno un po’ smosso le acque. Siamo quindi molto fiduciosi”.
Come sottolineato anche all’incontro con la stampa organizzato oggi all'Acquario civico di Milano, quello del surgelato è un settore che “intercetta una serie di trend, come quello dell'anti spreco ma anche dell’attenzione alle abitudini alimentari. Il nostro portafoglio prodotti è composto all'80% da pesce e vegetali e adesso abbiamo anche il pollo - conclude il country manager di Findus Italia - Quello che è confortante come dato è che il mercato ha riacquistato l'1% delle famiglie che erano uscite, noi abbiamo riacquisito 2 punti di penetrazione tra le famiglie acquirenti e il pesce, in particolare, ne ha acquisiti 4”.
Roma, 13 mar. - (Adnkronos) - Quella di oggi, per il governatore Francesco Rocca, è “una bella giornata, che ci ricorda da un lato quanto è bello vivere e rappresentare questa regione, ma soprattutto l’importanza di essere accompagnati in questo viaggio e in questo anno particolare, che è un’occasione che non possiamo perdere, fra Giubileo e l’Expo di Osaka. Sono grato al Niaf per la capacità di custodire l’elemento valoriale con la necessità di andare oltre ai confini. Questa è la conseguenza naturale di valori che non si è mai persa: la comunità italoamericana non deve perdere le sue radici, la consapevolezza, e l’orgoglio di essere italiani”.
“I 20 milioni di italoamericani sono i migliori ambasciatori dell’Italia nel mondo - afferma il presidente Niaf Robert Allegrini - e nel nostro 50mo anniversario non potevamo che scegliere il Lazio: abbiamo voluto condividere l’occasione con la regione che ospita la capitale d’Italia, non potevamo fare altrimenti, per dimostrare che il Lazio non è solo il Colosseo e la Fontana di Trevi ma che è una Regione che guarda al futuro”. Un legame quello con il Lazio che si fa anche con il cibo ma non solo. Un piatto su tutti: le Fettuccine alla Alfredo: “Poter portare a Washington Mario Mozzetti del ristorante Alfredo alla Scrofa, uno dei più grandi ambasciatori del Lazio negli Stati Uniti e di avere l'opportunità qua a Roma di andare al ristorante dove è nato questo piatto iconico per me è un motivo di grande soddisfazione”. Per Mario Mozzetti, “è un vero sogno andare alla convention Niaf di Washington e portare le fettuccine alla Alfredo. Portare questo piatto è un orgoglio anche a livello storico: portare Alfredo alla Scrofa negli Stati Uniti significa raccontare la storia che collega idealmente, ma non solo, l’Italia e gli Stati Uniti”.
Roma, 13 mar. - (Adnkronos) - Il Lazio è “Regione d’Onore Niaf 2025”. Un evento che ricade nel 50mo anniversario della National Italian American foundation, la più grande associazione di italoamericani. Lo slogan è chiaro: “All you need is Lazio”, fra sapori autentici, la storia incisa nella pietra, meraviglie naturali, benessere e relax, arte e artigianato, la magia del cinema, innovazione e aerospazio, eccellenza accademica e un patrimonio culturale unico. “È un grande riconoscimento - afferma Roberta Angelilli, vicepresidente e assessore a Sviluppo economico, Commercio, Artigianato, Industria, Internazionalizzazione della Regione Lazio - in cui saremo protagonisti a 360 gradi. Saranno coinvolte 20 startup e pmi innovative oltre a 18 grandi imprese che saranno attori protagonisti. Non è solo un grande evento ma è una vera missione di sistema. Ma non ci saranno solo le imprese: saranno coinvolte anche università e centri di ricerca. Startup. Gli obiettivi, netti e chiari - prosegue Angelilli - sono un piano di networking per una forte connessione con le imprese. L’altra sfida è l’ attrazione degli investimenti”. Per Amedeo Teti, capo Dipartimento per il Mercato del Mimit, “la Regione Lazio merita questa posizione di Regione d’onore. Il Lazio è da sempre attrattore di grandi investimenti. Secondo il Financial Times poi solo nel 2024 l’Italia ha attratto 35,5 miliardi di investimenti e ha creato 36mila posti di lavoro”.
Roma, 13 mar. (Labitalia) - "La vostra fiera pone la sostenibilità al centro del confronto tra tutti voi e tra tutti noi e non potrebbe essere altrimenti". Così il ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto in un videomessaggio in occasione di LetExpo 2025, la fiera di riferimento per i trasporti, la logistica, i servizi alle imprese e la sostenibilità, promossa da Alis in collaborazione con Veronafiere (11-14 marzo).
"La logistica è il sistema circolatorio delle nostre società. Attraverso la via della distribuzione riceviamo e inviamo ciò che consumiamo e ciò che produciamo. Quello che compriamo viene spesso da molto lontano e le nostre aziende esportano in ogni continente - continua - Se tutto questo ha creato ricchezza e opportunità ha anche creato pesanti effetti sull'ambiente. Per questo è molto importante che puntiate alla sostenibilità ambientale, naturalmente conciliata con la sostenibilità economica e sociale perché con l'ambientalismo dogmatico non si fa un favore né alla natura né alle persone. Anzi, se non consideriamo il tema socio-economico, le politiche ambientali saranno automaticamente respinte. Su questo tema non abbiamo mai fatto un passo indietro".
"La voce più chiara e determinata è stata quella dell'Italia a ogni tavolo negoziale europeo. Non mettiamo in discussione gli obiettivi finali, gli obiettivi climatici, ma chiediamo misure adatte al nostro Paese - spiega - Se il risultato delle politiche ambientali è la desertificazione industriale, perdiamo tutti. Con la neutralità tecnologica ognuno sceglie la propria strada verso una meta che resta comunque la meta che dobbiamo raggiungere".
"La vostra iniziativa punta ad accrescere la consapevolezza ecologica del settore dei trasporti, lo fa mettendo a confronto istituzioni, imprese, con il mondo della ricerca e delle professioni. Non si ragiona per compartimenti stagni. E' in questo modo che si passa dall'ideologia alla concretezza, alla realtà, dal dogma alla soluzione della questione. Insieme sapremo fare squadra", conclude.
Washington, 13 mar. (Adnkronos) - Christopher Lockyear, segretario generale di Medici Senza Frontiere (Msf), è intervenuto oggi al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sulla catastrofica crisi umanitaria causata dalla guerra in Sudan, chiedendo la fine delle violenze contro i civili e un rinnovato impegno per fornire aiuti salvavita. La guerra in Sudan è soprattutto “una guerra contro le persone" ha dichiarato.
Le Forze Armate Sudanesi (Saf) - ricorda Msf - hanno bombardato ripetutamente e indiscriminatamente aree densamente popolate. Le Forze di Supporto Rapido (Rsf) e le milizie alleate hanno portato avanti una campagna di violenze, fatta di stupri sistematici, rapimenti, uccisioni di massa, saccheggi di aiuti umanitari e occupazione di strutture mediche. Entrambe le parti hanno assediato città, distrutto infrastrutture civili essenziali e bloccato gli aiuti umanitari. Msf fornisce assistenza medica in 11 dei 18 stati del Sudan, operando su entrambi i fronti del conflitto, secondo i principi umanitari che la contraddistinguono. I team di Msf nel paese hanno segnalato molte volte i livelli preoccupanti di malnutrizione in diverse zone, mentre malattie infettive prevenibili con i vaccini sono in aumento. L'imminente stagione delle piogge acuisce l’urgenza di assicurare alle persone nelle aree devastate dalla guerra forniture alimentari e mediche.
Il messaggio di Msf al Consiglio di Sicurezza è: la guerra in Sudan non può continuare a essere combattuta con un simile disprezzo per le vite dei civili. Dopo quasi 2 anni di combattimenti, la risposta internazionale è stata fin troppo limitata, ostacolata dalle parti in conflitto e aggravata dalla mancanza di responsabilità, risorse e leadership. “Mentre in questa sede si fanno dichiarazioni, i civili rimangono invisibili, senza protezione, bombardati, assediati, stuprati, sfollati, privati di cibo, cure mediche e dignità” ha dichiarato Lockyear. “La risposta umanitaria vacilla, paralizzata dalla burocrazia, dall’insicurezza, dall’esitazione e da quello che rischia di diventare il più grande disinvestimento negli aiuti umanitari della storia”. Lockyear ha fatto appello a un rinnovato impegno nella protezione dei civili e far fronte alle necessità umanitarie. “La crisi in Sudan impone un cambiamento radicale, abbandonando gli approcci fallimentari del passato. La vita di milioni dipende da questo”, ha concluso.
Gaza, 13 mar. (Adnkronos/Afp) - L'agenzia di protezione civile di Gaza ha riferito di aver riesumato 48 corpi dal cortile dell'ospedale Al-Shifa, un tempo la più grande struttura medica di Gaza, ma ora in gran parte in rovina a causa dei molteplici attacchi israeliani durante la guerra. I soccorritori hanno consegnato 38 corpi dopo che i parenti li hanno identificati, e li hanno portati via per riseppellirli in altri cimiteri, ha riferito il portavoce dell'agenzia, Mahmud Bassal, aggiungendo che "gli altri 10 corpi riesumati sono stati consegnati al dipartimento di medicina legale del Ministero della Salute per l'identificazione".
Bassal ha detto ancora che circa 160 corpi sono ancora sepolti all'interno del complesso ospedaliero e che il processo di esumazione continuerà per diversi giorni.