Il gip Patrizia Todisco ha firmato il provvedimento di sequestro (senza facoltà d’uso) degli impianti dell’Ilva di Taranto e le misure cautelari per alcuni indagati nell’inchiesta per disastro ambientale a carico dei vertici aziendali. Sono otto i provvedimenti di arresti domiciliari. L’ordinanza è in corso di esecuzione e riguarda dirigenti ed ex dirigenti dell’Ilva. Cinque di questi erano già inquisiti e avevano nominato propri consulenti nell’ambito dell’incidente probatorio. Tra le contestazioni dei pm c’è anche disastro ambientale. La misura del tribunale si basa soprattutto su una perizia secondo la quale le emissioni causano fenomeni che portano a malattie e morte.
Siamo spiacenti, il video non è stato caricato.(Errore di Codice: 101102)
Video di Lorenzo Galeazzi
Gli arresti – Gli arresti riguardano il patron Emilio Riva, presidente dell’Ilva Spa fino al maggio 2010; il figlio Nicola Riva, che gli è succeduto nella carica e si è dimesso un paio di settimane fa; l’ex direttore dello stabilimento di Taranto, Luigi Capogrosso; il dirigente capo dell’area del reparto cokerie, Ivan Di Maggio; il responsabile dell’area agglomerato, Angelo Cavallo. Il sequestro senza facoltà d’uso, invece, riguarda l’intera area a caldo dello stabilimento siderurgico Ilva, ovvero i parchi minerali, le cokerie, l’area agglomerazione, l’area altiforni, le acciaierie e la gestione materiali ferrosi. “La gestione del siderurgico di Taranto è sempre stata caratterizzata da una totale noncuranza dei gravissimi danni che il suo ciclo di lavorazione e produzione provoca all’ambiente e alla salute delle persone” ha scritto il gip nell’ordinanza di sequestro, in cui si legge anche che “ancora oggi” gli impianti dell’Ilva producono “emissioni nocive” che, come hanno consentito di verificare gli accertamenti dell’Arpa, sono “oltre i limiti” e hanno “impatti devastanti” sull’ambiente e sulla popolazione. Il Gip di Taranto, inoltre, ha spiegato che la situazione dell’Ilva “impone l’immediata adozione, a doverosa tutela di beni di rango costituzionale che non ammettono contemperamenti, compromessi o compressioni di sorta quali la salute e la vita umana, del sequestro preventivo”. Non solo. “L’imponente dispersione di sostanze nocive nell’ambiente urbanizzato e non – ha specificato il gip – ha cagionato e continua a cagionare non solo un grave pericolo per la salute (pubblica)”, ma “addirittura un gravissimo danno per le stesse, danno che si è concretizzato in eventi di malattia e di morte”. Non manca, in ciò che ha scritto il gip, un riferimento alla ‘logica del profitto’: “Chi gestiva e gestisce l’Ilva ha continuato in tale attività inquinante con coscienza e volontà per la logica del profitto, calpestando le più elementari regole di sicurezza”. Parole che non lasciano spazio ad ulteriori interpretazioni.
Il vertice – La notizia è arrivata a poche ore dall’inizio della riunione al ministero dell’Ambiente, che aveva come scopo proprio il raggiungimento di un’ intesa sulla bonifica dell’area, salvaguardando la produzione industriale dello stabilimento. All’incontro hanno partecipato il ministro Corrado Clini, il sottosegretario allo Sviluppo Claudio De Vincenti, il governatore della Regione Puglia Nichi Vendola, il presidente della Provincia Gianni Florido e il sindaco di Taranto Ippazio Stefàno; per Palazzo Chigi partecipa Angelo Lalli, per il Pdl Raffaele Fitto e per il Pd Nicola Latorre.
Gli operai in marcia, sciopero a oltranza – Dopo la notizia, che suona come allarmante per il futuro dei lavoratori – come già accaduto ieri in segno di protesta -, oltre 8mila operai hanno lasciato il posto di lavoro e sono usciti all’esterno dello stabilimento Ilva. Gli operai hanno marciato sulle statali Appia e 106 e hanno raggiunto il centro di Taranto per raggiungere la Prefettura.
Gli operai si sono fermati nella zona del ponte girevole e lo hanno occupato, paralizzando completamente la città. Allo stesso tempo il corteo – imponente come quello che ieri per alcune ore ha invaso le statali 100 e 106, per Bari e per Reggio Calabria – ha impedito l’accesso a tutti gli ingressi della città e occupato le statali (la statale 106 jonica Taranto-Reggio Calabria, la statale 100 Taranto-Bari e i due ingressi alla città di Taranto: la città vecchia e il ponte Punta Penna), con i lavoratori che hanno manifestato tutta la loro preoccupazione per il sequestro degli impianti e le inevitabili ricadute occupazionali. In prevalenza si tratta di operai del primo e del secondo turno mentre in fabbrica è rimasto un numero di operai superiore a quello previsto dalle comandate. “La decisione di uscire è stata improvvisa – ha detto il segretario provinciale Fim Cisl Cosimo Panarelli – e quindi la produzione non è stata fermata. Tutta la ghisa che è in lavorazione sta seguendo il suo naturale ciclo altrimenti uno stop improvviso avrebbe gravi ripercussioni sugli impianti. Le procedure di sicurezza di sicurezza possono scattare solo dopo che sara’ stata smaltita la ghisa in produzione”. Una delegazione di sindacalisti e lavoratori, poi, ha incontrato il prefetto di Taranto Claudio Sammartino. Al termine dell’incontro gli operai hanno bloccato il ponte girevole di Taranto: decisione presa per discutere della situazione dopo il sequestro degli impianti disposto dal gip Patrizia Todisco.
Nel corso della manifestazione si sono verificati momenti di tensione in seguito alla contestazione di un gruppo di manifestanti. Il prefetto, secondo fonti sindacali, avrebbe cercato di rasserenare gli animi confermando l’impegno del governo per le bonifiche e l’ambientalizzazione del Siderurgico. L’accordo di programma firmato a Roma, secondo Sammartino, dovrebbe scongiurare lo spettro del licenziamento. I lavoratori hanno deciso comunque di proseguire la protesta: in serata le sigle sindacali confederali hanno proclamato lo sciopero a oltranza, fino a quando la situazione non troverà uno sbocco.
Siamo spiacenti, il video non è stato caricato.(Errore di Codice: 101102)
Alta tensione da mesi – La tensione a Taranto è alle stelle da mesi: i lavoratori temono infatti di perdere il posto di lavoro e così da settimane chiedono aiuto. Hanno risposto tutti al loro appello: politici, amministratori, sindacati, Confidustria, docenti universitari e medici. Tutti hanno lanciato il loro messaggio a difesa degli operai. Tutti, anche il nuovo vescovo di Taranto, monsignor Filippo Santoro, hanno accolto positivamente l’intervento del Governo, le nuove disposizioni della Regione e ora confidano nella decisione “responsabile” della magistratura. Lo stesso ministro Corrado Clini aveva dichiarato che il blocco degli impianti in questa fase sarebbe una contraddizione. Parole cadute nel vuoto.
Contestato anche il disastro ambientale – Gli otto indagati sono accusati, a vario titolo, di disastro ambientale colposo e doloso, avvelenamento di sostanze alimentari, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, danneggiamento aggravato di beni pubblici, getto e sversamento di sostanze pericolose.
Sono due le ordinanze firmate dal gip di Taranto. La prima ordinanza, con la quale si dispone il sequestro di sei impianti, è di circa 300 pagine e contiene, tra le motivazioni del provvedimento, anche pezzi dei risultati dell’incidente probatorio conclusosi il 30 marzo scorso dinanzi allo stesso gip e durante il quale sono state discusse due perizie – una chimica e l’altra medico-epidemiologica – disposte dal magistrato su richiesta della Procura.
La seconda ordinanza, anche questa di 300 pagine circa, dispone la custodia cautelare agli arresti domiciliari di otto indagati. Ai cinque dirigenti o ex dirigenti dell’Ilva di Taranto, si sono aggiunti tre dirigenti del Siderurgico che hanno assunto incarichi in tempi più recenti.
La perizia: “Emissioni causano fenomeni che portano a malattie e morte” – La perizia medico-epidemiologica, sulla base della quale sono stati disposti il sequestro e gli arresti in via di esecuzione, è stata redatta da Annibale Biggeri, docente ordinario all’Università di Firenze e direttore del centro per lo studio e la prevenzione oncologica; Maria Triassi, direttrice di struttura complessa dell’area funzionale di igiene e sicurezza degli ambienti di lavoro ed epidemiologia applicata dell’azienda ospedaliera universitaria Federico II di Napoli; e da Francesco Forastiere, direttore del dipartimento di Epidemiologia della Asl Roma/E.
Secondo i periti, “l’esposizione continuata agli inquinanti dell’atmosfera emessi dall’impianto ha causato e causa nella popolazione fenomeni degenerativi di apparati diversi dell’organismo umano che si traducono in eventi di malattia e di morte”.
Clini: “Non è detto che il danno arrivi dagli impianti attuali” – Nel merito risponde il ministro dell’Ambiente Clini: “La magistratura ha ritenuto che il ciclo produttivo, in particolare quello a caldo, è ancora una sorgente di rischio, ma questo non vuol dire che il danno ambientale degli ultimi 15-20 anni sia riferibile agli impianti attuali”.
Tre ingegneri per spegnimento impianto – “Non siamo pazzi sconsiderati, cerchiamo di lavorare con la schiena dritta, ragionando”. Così il procuratore capo del Tribunale di Taranto Franco Sebastio ha motivato la scelta del Gip. Lo stesso procuratore ha convocato per domani mattina una conferenza stampa a Taranto, “per fare chiarezza su alcuni aspetti e alcune polemiche” di queste ore e dei mesi precedenti. Lo stesso magistrato chiarisce che per il sequestro delle aree occorrerà tempo. “Non si può concludere in 24 ore”, spiega. Si tratta di procedure molto particolari vista l’imponenza della struttura. Occorrerà fare un progetto di lavoro: a questo fine sono stati nominati tre ingegneri dell’Arpa, l’Agenzia regionale protezione ambientale della Puglia.
Ambiente & Veleni
Ilva sequestrata: “Disastro ambientale”. Taranto paralizzata da 8mila operai
Firmato il provvedimento di blocco dello stabilimento e 8 ordinanze di domiciliari per i vertici aziendali. Tra i reati contestati anche l'avvelenamento di sostanze alimentari. La perizia: "Le emissioni portano a fenomeni che causano malattie e morte". I lavoratori bloccano tutti gli accessi al capoluogo ionico
Il gip Patrizia Todisco ha firmato il provvedimento di sequestro (senza facoltà d’uso) degli impianti dell’Ilva di Taranto e le misure cautelari per alcuni indagati nell’inchiesta per disastro ambientale a carico dei vertici aziendali. Sono otto i provvedimenti di arresti domiciliari. L’ordinanza è in corso di esecuzione e riguarda dirigenti ed ex dirigenti dell’Ilva. Cinque di questi erano già inquisiti e avevano nominato propri consulenti nell’ambito dell’incidente probatorio. Tra le contestazioni dei pm c’è anche disastro ambientale. La misura del tribunale si basa soprattutto su una perizia secondo la quale le emissioni causano fenomeni che portano a malattie e morte.
Video di Lorenzo Galeazzi
Gli arresti – Gli arresti riguardano il patron Emilio Riva, presidente dell’Ilva Spa fino al maggio 2010; il figlio Nicola Riva, che gli è succeduto nella carica e si è dimesso un paio di settimane fa; l’ex direttore dello stabilimento di Taranto, Luigi Capogrosso; il dirigente capo dell’area del reparto cokerie, Ivan Di Maggio; il responsabile dell’area agglomerato, Angelo Cavallo. Il sequestro senza facoltà d’uso, invece, riguarda l’intera area a caldo dello stabilimento siderurgico Ilva, ovvero i parchi minerali, le cokerie, l’area agglomerazione, l’area altiforni, le acciaierie e la gestione materiali ferrosi. “La gestione del siderurgico di Taranto è sempre stata caratterizzata da una totale noncuranza dei gravissimi danni che il suo ciclo di lavorazione e produzione provoca all’ambiente e alla salute delle persone” ha scritto il gip nell’ordinanza di sequestro, in cui si legge anche che “ancora oggi” gli impianti dell’Ilva producono “emissioni nocive” che, come hanno consentito di verificare gli accertamenti dell’Arpa, sono “oltre i limiti” e hanno “impatti devastanti” sull’ambiente e sulla popolazione. Il Gip di Taranto, inoltre, ha spiegato che la situazione dell’Ilva “impone l’immediata adozione, a doverosa tutela di beni di rango costituzionale che non ammettono contemperamenti, compromessi o compressioni di sorta quali la salute e la vita umana, del sequestro preventivo”. Non solo. “L’imponente dispersione di sostanze nocive nell’ambiente urbanizzato e non – ha specificato il gip – ha cagionato e continua a cagionare non solo un grave pericolo per la salute (pubblica)”, ma “addirittura un gravissimo danno per le stesse, danno che si è concretizzato in eventi di malattia e di morte”. Non manca, in ciò che ha scritto il gip, un riferimento alla ‘logica del profitto’: “Chi gestiva e gestisce l’Ilva ha continuato in tale attività inquinante con coscienza e volontà per la logica del profitto, calpestando le più elementari regole di sicurezza”. Parole che non lasciano spazio ad ulteriori interpretazioni.
Il vertice – La notizia è arrivata a poche ore dall’inizio della riunione al ministero dell’Ambiente, che aveva come scopo proprio il raggiungimento di un’ intesa sulla bonifica dell’area, salvaguardando la produzione industriale dello stabilimento. All’incontro hanno partecipato il ministro Corrado Clini, il sottosegretario allo Sviluppo Claudio De Vincenti, il governatore della Regione Puglia Nichi Vendola, il presidente della Provincia Gianni Florido e il sindaco di Taranto Ippazio Stefàno; per Palazzo Chigi partecipa Angelo Lalli, per il Pdl Raffaele Fitto e per il Pd Nicola Latorre.
Gli operai in marcia, sciopero a oltranza – Dopo la notizia, che suona come allarmante per il futuro dei lavoratori – come già accaduto ieri in segno di protesta -, oltre 8mila operai hanno lasciato il posto di lavoro e sono usciti all’esterno dello stabilimento Ilva. Gli operai hanno marciato sulle statali Appia e 106 e hanno raggiunto il centro di Taranto per raggiungere la Prefettura.
Gli operai si sono fermati nella zona del ponte girevole e lo hanno occupato, paralizzando completamente la città. Allo stesso tempo il corteo – imponente come quello che ieri per alcune ore ha invaso le statali 100 e 106, per Bari e per Reggio Calabria – ha impedito l’accesso a tutti gli ingressi della città e occupato le statali (la statale 106 jonica Taranto-Reggio Calabria, la statale 100 Taranto-Bari e i due ingressi alla città di Taranto: la città vecchia e il ponte Punta Penna), con i lavoratori che hanno manifestato tutta la loro preoccupazione per il sequestro degli impianti e le inevitabili ricadute occupazionali. In prevalenza si tratta di operai del primo e del secondo turno mentre in fabbrica è rimasto un numero di operai superiore a quello previsto dalle comandate. “La decisione di uscire è stata improvvisa – ha detto il segretario provinciale Fim Cisl Cosimo Panarelli – e quindi la produzione non è stata fermata. Tutta la ghisa che è in lavorazione sta seguendo il suo naturale ciclo altrimenti uno stop improvviso avrebbe gravi ripercussioni sugli impianti. Le procedure di sicurezza di sicurezza possono scattare solo dopo che sara’ stata smaltita la ghisa in produzione”. Una delegazione di sindacalisti e lavoratori, poi, ha incontrato il prefetto di Taranto Claudio Sammartino. Al termine dell’incontro gli operai hanno bloccato il ponte girevole di Taranto: decisione presa per discutere della situazione dopo il sequestro degli impianti disposto dal gip Patrizia Todisco.
Nel corso della manifestazione si sono verificati momenti di tensione in seguito alla contestazione di un gruppo di manifestanti. Il prefetto, secondo fonti sindacali, avrebbe cercato di rasserenare gli animi confermando l’impegno del governo per le bonifiche e l’ambientalizzazione del Siderurgico. L’accordo di programma firmato a Roma, secondo Sammartino, dovrebbe scongiurare lo spettro del licenziamento. I lavoratori hanno deciso comunque di proseguire la protesta: in serata le sigle sindacali confederali hanno proclamato lo sciopero a oltranza, fino a quando la situazione non troverà uno sbocco.
Alta tensione da mesi – La tensione a Taranto è alle stelle da mesi: i lavoratori temono infatti di perdere il posto di lavoro e così da settimane chiedono aiuto. Hanno risposto tutti al loro appello: politici, amministratori, sindacati, Confidustria, docenti universitari e medici. Tutti hanno lanciato il loro messaggio a difesa degli operai. Tutti, anche il nuovo vescovo di Taranto, monsignor Filippo Santoro, hanno accolto positivamente l’intervento del Governo, le nuove disposizioni della Regione e ora confidano nella decisione “responsabile” della magistratura. Lo stesso ministro Corrado Clini aveva dichiarato che il blocco degli impianti in questa fase sarebbe una contraddizione. Parole cadute nel vuoto.
Contestato anche il disastro ambientale – Gli otto indagati sono accusati, a vario titolo, di disastro ambientale colposo e doloso, avvelenamento di sostanze alimentari, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, danneggiamento aggravato di beni pubblici, getto e sversamento di sostanze pericolose.
Sono due le ordinanze firmate dal gip di Taranto. La prima ordinanza, con la quale si dispone il sequestro di sei impianti, è di circa 300 pagine e contiene, tra le motivazioni del provvedimento, anche pezzi dei risultati dell’incidente probatorio conclusosi il 30 marzo scorso dinanzi allo stesso gip e durante il quale sono state discusse due perizie – una chimica e l’altra medico-epidemiologica – disposte dal magistrato su richiesta della Procura.
La seconda ordinanza, anche questa di 300 pagine circa, dispone la custodia cautelare agli arresti domiciliari di otto indagati. Ai cinque dirigenti o ex dirigenti dell’Ilva di Taranto, si sono aggiunti tre dirigenti del Siderurgico che hanno assunto incarichi in tempi più recenti.
La perizia: “Emissioni causano fenomeni che portano a malattie e morte” – La perizia medico-epidemiologica, sulla base della quale sono stati disposti il sequestro e gli arresti in via di esecuzione, è stata redatta da Annibale Biggeri, docente ordinario all’Università di Firenze e direttore del centro per lo studio e la prevenzione oncologica; Maria Triassi, direttrice di struttura complessa dell’area funzionale di igiene e sicurezza degli ambienti di lavoro ed epidemiologia applicata dell’azienda ospedaliera universitaria Federico II di Napoli; e da Francesco Forastiere, direttore del dipartimento di Epidemiologia della Asl Roma/E.
Secondo i periti, “l’esposizione continuata agli inquinanti dell’atmosfera emessi dall’impianto ha causato e causa nella popolazione fenomeni degenerativi di apparati diversi dell’organismo umano che si traducono in eventi di malattia e di morte”.
Clini: “Non è detto che il danno arrivi dagli impianti attuali” – Nel merito risponde il ministro dell’Ambiente Clini: “La magistratura ha ritenuto che il ciclo produttivo, in particolare quello a caldo, è ancora una sorgente di rischio, ma questo non vuol dire che il danno ambientale degli ultimi 15-20 anni sia riferibile agli impianti attuali”.
Tre ingegneri per spegnimento impianto – “Non siamo pazzi sconsiderati, cerchiamo di lavorare con la schiena dritta, ragionando”. Così il procuratore capo del Tribunale di Taranto Franco Sebastio ha motivato la scelta del Gip. Lo stesso procuratore ha convocato per domani mattina una conferenza stampa a Taranto, “per fare chiarezza su alcuni aspetti e alcune polemiche” di queste ore e dei mesi precedenti. Lo stesso magistrato chiarisce che per il sequestro delle aree occorrerà tempo. “Non si può concludere in 24 ore”, spiega. Si tratta di procedure molto particolari vista l’imponenza della struttura. Occorrerà fare un progetto di lavoro: a questo fine sono stati nominati tre ingegneri dell’Arpa, l’Agenzia regionale protezione ambientale della Puglia.
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Roma, 10 gen. (Adnkronos) - Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto questa mattina al Palazzo del Quirinale il Presidente dell'Ucraina, Volodymyr Zelensky. Era presente all'incontro il viceministro degli Esteri e della Cooperazione internazionale, Edmondo Cirielli. Ne dà notizia il comunicato ufficiale del Quirinale.
Roma, 10 gen. (Adnkronos) - Alla luce dei nuovi emendamenti del Governo sul riassetto della Corte dei Conti, i capigruppo delle opposizioni (Pd, M5S, Avs, Azione, Iv e Più Europa) delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera hanno chiesto ai presidenti Nazario Pagano e Ciro Maschio di approfondire l’esame del provvedimento in commissione e di avviare un ciclo di audizioni per valutarne gli effetti. Gli emendamenti presentati l’8 gennaio –scrivono i capigruppo– “introducono modifiche profonde dell'attuale assetto normativo e organizzativo della Corte dei Conti. L’emendamento 2.06 del Governo, in particolare, incide profondamente sulla sua struttura organizzativa sia a livello centrale che locale, operando delle vere e proprie fusioni degli attuali uffici, che se da un lato potrebbero sembrare condivisibili sotto un profilo astrattamente logico, dall’altro lato andrebbero esaminate in un confronto con esperti e addetti ai lavori per verificare che siano davvero funzionali ad una maggior efficienza dell’attività svolta da questi uffici”.
“È evidente –proseguono gli esponenti delle opposizioni- come modifiche di tale portata non possano essere approvate attraverso un mero emendamento del Governo e sottoposte all’esame del Parlamento al di fuori di una qualunque attività istruttoria così come puntualmente previsto dall’articolo 79 del Regolamento Camera. Occorre infatti ricordare l’importante funzione informativa svolta ad esempio dalle audizioni che consentono di restituire ai parlamentari che esaminano un testo di legge una fotografia efficace di tutti gli interessi in gioco su una specifica tematica in discussione in Parlamento, mettendoli così in grado di compiere scelte più informate e bilanciate".
"Conformemente a quanto previsto anche dall’articolo 79 del Regolamento Camera, appare dunque indispensabile -ribadiscono i capigruppo in commissione- lo svolgimento di un’adeguata attività istruttoria con riferimento agli emendamenti 2.06 e 4.08 del Governo, alla luce del loro impatto sulla struttura organizzativa e quindi conseguentemente sull’efficienza dell’attività svolta dalla Corte dei Conti. Alla luce di quanto premesso, i Gruppi di opposizione chiedono l’assegnazione di un termine per la presentazione dei sub-emendamenti atto a garantire il previo svolgimento di un’adeguata attività conoscitiva e istruttoria, mediante audizioni, sui due nuovi emendamenti presentati dal Governo”.
Roma, 10 gen. (Adnkronos) - "Sono lietissimo di accoglierla nuovamente al Palazzo del Quirinale: lei ieri ha visto la presidente del Consiglio e anch'io le confermo la determinazione dell'Italia a mantenere pieno, inalterato e costante sostegno all'Ucraina contro l'aggressione della Federazione Russa". Lo ha affermato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ricevendo il Presidente d'Ucraina, Volodymyr Zelenskyy.
"Lo facciamo per l'amicizia che lega Ucraina a Italia -ha aggiunto il Capo dello Stato- per il rispetto delle regole della convivenza internazionale, contro la pretesa di imporre con le armi la volontà ad un altro Paese, ad un altro Stato. Lo facciamo per la sicurezza dell'intera Europa. Quindi lei signor Presidente è il benvenuto in Italia e a Roma".
Tel Aviv, 10 gen. (Adnkronos) - Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha reso noto di aver ordinato alle Idf di presentargli un piano “per la completa sconfitta di Hamas a Gaza”, se non verrà raggiunto un accordo sugli ostaggi prima dell'insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca. "Se l'accordo sugli ostaggi non si concretizzerà entro l'insediamento del presidente Trump, ci sarà una sconfitta completa di Hamas a Gaza", ha detto Katz in una dichiarazione rilasciata dal suo ufficio.
"Non dobbiamo lasciarci trascinare in una guerra di logoramento che ci costerà caro e non porterà alla vittoria e alla completa sconfitta strategica di Hamas e alla fine della guerra a Gaza", ha aggiunto il ministro, sottolineando che "la questione del rilascio degli ostaggi è stata la massima priorità dell'apparato di difesa sin dal suo insediamento e che si deve fare tutto il possibile per riportarli a casa".
"Il ministro della Difesa ha sottolineato che non dobbiamo lasciarci trascinare in una guerra di logoramento contro Hamas a Gaza, mentre gli ostaggi rimangono nei tunnel con le loro vite in pericolo e mentre soffrono gravemente", si legge nella dichiarazione.
Mosca, 10 gen. (Adnkronos) - L'esercito ucraino ha colpito un supermercato nel distretto Kievsky di Donetsk, probabilmente utilizzando un lanciarazzi multiplo Himars. Lo ha riferito una fonte dei servizi di sicurezza alla Tass, precisando che "Si ritiene che un sistema Himars sia stato utilizzato per colpire il supermercato Moloko nel distretto di Kievsky. Quattro persone sono rimaste ferite".
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Damasco, 10 gen. (Adnkronos) - Antonio Tajani è arrivato a Damasco nella notte. Lo comunica la Farnesina. Nella capitale siriana, il ministro degli Esteri incontrerà il nuovo leader (Abu Mohammed al-Jawlani), il ministro degli Esteri, società civile, cristiani.
"Il nostro obiettivo è avere una Siria stabile, l'unità territoriale e che tutti siano riconosciuti come cittadini con uguali diritti e doveri - ha dichiarato ieri a Villa Madama il vice premier, a margine della riunione dei ministri degli Esteri del Quintetto sulla Siria - Siamo favorevoli al rientro dei rifugiati dai paesi vicini perché la situazione sia stabile in tutto il Medio Oriente".
Palermo, 10 gen. (Adnkronos) - E' morto nella notte il ragazzo ferito gravemente ieri pomeriggio a Catania a colpi di pistola. Giuseppe Francesco Castiglione, 21 anni, è deceduto per le gravi ferite riportate. Il suo aggressore, 20 anni, si è costituito ieri sera stesso ai carabinieri di Misterbianco. Sarebbe passionale, secondo alcune ipotesi, il movente dell'agguato che ha portato alla morte di Giuseppe Francesco Castiglione che ieri sera ha subito un delicato intervento chirurgico all'ospedale Garibaldi Centro di Catania. Il giovane, incensurato, sarebbe stato raggiunto da cinque colpi di pistola esplosi dal coetaneo poi fuggito a bordo di una moto. Il presunto assassino è stato sentito per tutta la notte negli uffici della Questura.