Durante un seminario serissimo sul femminismo, che ho tenuto qualche tempo fa in un posto dell’Italia centrale di rara bellezza, le giovani donne presenti dibattevano con me di cose importanti, come la maternità, le tecniche di riproduzione assistita, le responsabilità individuali e collettive.
Ma c’era anche tempo per argomenti più lievi (in apparenza lievi) come la cucina, il giardinaggio e i peli. Già, quelli.
I cosiddetti ‘superflui’, nel caso di corpi femminili: l’aggettivo è (quasi sempre) d’obbligo.
Perché se si parla di corpi maschili i peli, fatta eccezione per l’irsutismo che è una malattia, non sono ritenuti superflui. Si discute se si debbano togliere nel caso tu sia un atleta olimpionico in alcuni sport, ma l’essere pelosi non è di per sé un handicap per il genere maschile.
Se invece pensi ad un corpo di donna: o sei levigata, o c’è qualcosa che non va.
Hai voglia a sorridere con il vecchio adagio consolatorio donna pelosa donna virtuosa, o a commuoverti con De Andrè: in Creuza de ma Faber declama la peluria nel verso della celebre Jamin-a, ode alla regina delle prostitute del porto.
Duve gh’è pei gh’è amù (dove si sono peli c’è l’amore),canta.
Bellissimo, ma la realtà, almeno qui e ora, è un’altra: sta nell’invito ammiccante e vagamente delirante della multinazionale della lametta, che gioca con i colori pastello e un vago ricordo di Edward mani di forbice nello spot Rasa il pratino
Lo si guarda e si ridacchia, ma poi si deve ragionare, credo.
Ci provano a farlo, tra le altre e ultime in ordine di tempo, alcune giovani donne nel blog Soft revolution, e a leggere le interessanti riflessioni sembra che la questione dei peli davvero non sia proprio così marginale.
Il discorso si sposta sul disagio provato a essere oggetto di sguardi che, da ammirati, si trasformano in giudicanti, a causa dell’ombreggiamento di gambe, ascelle o zona bikini.
Quegli sguardi dicono, più di mille parole, che non sei in riga con ciò che ci si aspetta da te, in particolare da un corpo giovane di donna, e più in generale dalle femmine: che tu sia in ordine.
In ordine con il ‘dover essere’ pulita, glabra, soffice, liscia, cosa che non avviene se hai i peli.
I peli, che sono il segnale dello sviluppo dell’età adulta in entrambi i generi e che, soprattutto, dicono dell’insorgenza della sessualità.
In Veronique- AAA offresi, il primo, scioccante documentario italiano sul consumo maschile di prostituzione, prodotto negli anni ‘80, un cliente chiedeva alla ragazza se era pelosa e di che colore fossero i peli, sotto. Nelle ricerche sulla pedo-pornografia ricorre l’osservazione di come la richiesta ossessiva di assenza di peli sia uno dei requisiti fondamentali per i consumatori di sesso pedofilo, ragione per la quale sempre di più anche le donne adulte che vendono il loro corpo fanno ben attenzione ad essere debitamente depilate: la richiesta maschile, raccontano in molte le prostitute, è di essere depilate perché non avere peli fa sembrare più giovani, quindi più disponibili, arrendevoli: bambine.
A questo punto non c’è più molto da ridere. Siamo su un territorio che dai peli si sposta in altri ambiti, e si torna al punto di partenza: perché il corpo femminile deve essere levigato, disponibile inerme, infantile?
Nello spogliatoio svedese di una piscina, qualche anno fa, guardavo le altre donne, belle tranquille con i loro peli su gambe, ascelle e zona bikini. Le guardavo a loro agio nel bagno turco, dove si stava tutte, donne e uomini, assieme e nude, mentre qui in Italia bisogna tenersi il costume addosso, anche se è palesemente malsano fare bagno turco o sauna indossando qualcosa.
Penso all’ossessione di pezzi di cultura giapponese per il pallore e la perfezione liscia dei corpi femminili, eternati in una infanzia mortifera senza tempo. Credo che, al di là della leggerezza del tema depilazione, dietro a questo argomento ci sia molto di più in gioco: un immaginario che può, di volta in volta, liberarci o imprigionarci. Non è poco.
Monica Lanfranco
Giornalista femminista, formatrice sui temi della differenza di genere
Donne di Fatto - 28 Luglio 2012
Questioni pelose: l’immaginario che ci libera o ci imprigiona
Durante un seminario serissimo sul femminismo, che ho tenuto qualche tempo fa in un posto dell’Italia centrale di rara bellezza, le giovani donne presenti dibattevano con me di cose importanti, come la maternità, le tecniche di riproduzione assistita, le responsabilità individuali e collettive.
Ma c’era anche tempo per argomenti più lievi (in apparenza lievi) come la cucina, il giardinaggio e i peli. Già, quelli.
I cosiddetti ‘superflui’, nel caso di corpi femminili: l’aggettivo è (quasi sempre) d’obbligo.
Perché se si parla di corpi maschili i peli, fatta eccezione per l’irsutismo che è una malattia, non sono ritenuti superflui. Si discute se si debbano togliere nel caso tu sia un atleta olimpionico in alcuni sport, ma l’essere pelosi non è di per sé un handicap per il genere maschile.
Se invece pensi ad un corpo di donna: o sei levigata, o c’è qualcosa che non va.
Hai voglia a sorridere con il vecchio adagio consolatorio donna pelosa donna virtuosa, o a commuoverti con De Andrè: in Creuza de ma Faber declama la peluria nel verso della celebre Jamin-a, ode alla regina delle prostitute del porto.
Duve gh’è pei gh’è amù (dove si sono peli c’è l’amore),canta.
Bellissimo, ma la realtà, almeno qui e ora, è un’altra: sta nell’invito ammiccante e vagamente delirante della multinazionale della lametta, che gioca con i colori pastello e un vago ricordo di Edward mani di forbice nello spot Rasa il pratino
Lo si guarda e si ridacchia, ma poi si deve ragionare, credo.
Ci provano a farlo, tra le altre e ultime in ordine di tempo, alcune giovani donne nel blog Soft revolution, e a leggere le interessanti riflessioni sembra che la questione dei peli davvero non sia proprio così marginale.
Il discorso si sposta sul disagio provato a essere oggetto di sguardi che, da ammirati, si trasformano in giudicanti, a causa dell’ombreggiamento di gambe, ascelle o zona bikini.
Quegli sguardi dicono, più di mille parole, che non sei in riga con ciò che ci si aspetta da te, in particolare da un corpo giovane di donna, e più in generale dalle femmine: che tu sia in ordine.
In ordine con il ‘dover essere’ pulita, glabra, soffice, liscia, cosa che non avviene se hai i peli.
I peli, che sono il segnale dello sviluppo dell’età adulta in entrambi i generi e che, soprattutto, dicono dell’insorgenza della sessualità.
In Veronique- AAA offresi, il primo, scioccante documentario italiano sul consumo maschile di prostituzione, prodotto negli anni ‘80, un cliente chiedeva alla ragazza se era pelosa e di che colore fossero i peli, sotto. Nelle ricerche sulla pedo-pornografia ricorre l’osservazione di come la richiesta ossessiva di assenza di peli sia uno dei requisiti fondamentali per i consumatori di sesso pedofilo, ragione per la quale sempre di più anche le donne adulte che vendono il loro corpo fanno ben attenzione ad essere debitamente depilate: la richiesta maschile, raccontano in molte le prostitute, è di essere depilate perché non avere peli fa sembrare più giovani, quindi più disponibili, arrendevoli: bambine.
A questo punto non c’è più molto da ridere. Siamo su un territorio che dai peli si sposta in altri ambiti, e si torna al punto di partenza: perché il corpo femminile deve essere levigato, disponibile inerme, infantile?
Nello spogliatoio svedese di una piscina, qualche anno fa, guardavo le altre donne, belle tranquille con i loro peli su gambe, ascelle e zona bikini. Le guardavo a loro agio nel bagno turco, dove si stava tutte, donne e uomini, assieme e nude, mentre qui in Italia bisogna tenersi il costume addosso, anche se è palesemente malsano fare bagno turco o sauna indossando qualcosa.
Penso all’ossessione di pezzi di cultura giapponese per il pallore e la perfezione liscia dei corpi femminili, eternati in una infanzia mortifera senza tempo. Credo che, al di là della leggerezza del tema depilazione, dietro a questo argomento ci sia molto di più in gioco: un immaginario che può, di volta in volta, liberarci o imprigionarci. Non è poco.
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Roma, 24 feb. (Adnkronos Salute) - L'intervento e le cure per il tumore al seno possono avere un forte impatto sulla sfera emotiva e sessuale della donna; il bisogno di recuperare femminilità e intimità, così come il desiderio di maternità, sono molto sentiti dalle pazienti, che però non ne parlano. Lo confermano i dati di un'indagine condotta da Iqvia e promossa da Europa Donna Italia per comprendere l'impatto della malattia sull'identità femminile e la relazione di coppia. I risultati sono stati presentati nel corso del convegno scientifico 'Rəvolution in medicine', che si è tenuto sabato 22 febbraio all'università degli Studi di Milano.
Oltre il 90% delle donne riscontra problemi legati alla sfera sessuale in seguito a interventi e trattamenti per il tumore al seno, ma il 66% non ne parla con nessuno e il 42% rinuncia a gestirli, evidenzia la ricerca coordinata da Isabella Cecchini, responsabile del Centro studi Iqvia Italia, che ha coinvolto 382 donne con diagnosi di tumore al seno di diverse fasce di età e a diverso stadio di malattia. I risultati indicano che le tematiche relative a emozioni e sessualità sono percepite importanti per il 72% del campione, ma restano taciute non solo dalle donne stesse - principalmente per timore, vergogna, idea che siano aspetti secondari rispetto alle priorità dettate dalla malattia - ma anche dai medici.
"Rispetto agli esordi del mio essere oncologa - dichiara Manuelita Mazza, oncologa della Senologia medica dell'Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano e responsabile scientifica di 'Rəvolution in medicine' - la vita delle pazienti è cambiata. In poco più di vent'anni ho assistito a grandi passi avanti nella capacità di curare il tumore al seno, anche nelle forme metastatiche; tuttavia, se si guarisce sempre di più e l'aspettativa di vita è più lunga, non sono certa sia anche più larga, più piena, più densa di vita stessa. La salute sessuale è un aspetto puntualmente trascurato del benessere di chi ha una diagnosi impegnativa come il tumore al seno, specie se metastatico, ma è parte integrante del benessere di ciascuna donna e non può essere un argomento omesso a fronte di una diagnosi di tumore al seno".
"Fornire alla paziente informazioni chiare sugli effetti collaterali sessuali dei trattamenti e, se desiderato, includere il partner nelle discussioni cliniche può fare una grande differenza - prosegue Mazza - Questa apertura non solo supporta meglio la paziente, ma le permette di sentirsi compresa in una delle sfere più intime e vulnerabili della sua vita".
I dati presentati confermano quanto un cambio di passo sia necessario: appena il 22% delle donne intervistate ha un alto livello di consapevolezza dell'impatto delle terapie sulla propria sessualità, l'11% ha interrotto la relazione con il proprio partner dopo la diagnosi di tumore al seno e 2 coppie su 3 hanno interrotto i rapporti sessuali. Anche sul fronte della maternità emergono dati significativi: solo 3 pazienti su 4 parlano del desiderio di diventare madri con il proprio medico di riferimento, e la comunicazione risulta chiara e rassicurante appena per la metà di esse, con il risultato che troppo spesso si rinuncia al proprio progetto di vita perché non si sono ricevute informazioni adeguate.
"E' il momento di promuovere un cambiamento - commenta Rosanna D'Antona, presidente di Europa Donna Italia - e far sì che i problemi riscontrati dalle pazienti nella sfera emotiva e sessuale escano dal cono d’ombra del tabù. Le donne chiedono un supporto specifico da parte dei medici e vorrebbero essere affiancate anche dagli psiconcologi. L'impegno di Europa Donna in queste direzioni non mancherà. Già dal 2022 abbiamo avviato il progetto 'Come Prima', dedicato al recupero della femminilità e al desiderio di maternità delle donne con tumore del seno, coinvolgendo le pazienti, i loro partner e i medici con materiale informativo e appuntamenti dedicati, e proseguono i nostri sforzi per promuovere e normalizzare il dialogo tra pazienti e professionisti sanitari, medici in primis, anche su questi aspetti. Non dimentichiamo che la presa in carico delle pazienti deve prendere in considerazione non solo la malattia di per sé, ma la donna nella sua interezza, con i suoi bisogni fisici e psicologici".
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "La vicenda di attivisti e giornalisti spiati sta assumendo tratti sempre più inquietanti. Anche Don Mattia Ferrari, prete attivo con Mediterranea, è stato spiato con un software installato sul suo telefono". Lo dice la segretaria del Pd Elly Schlein.
"È urgente e necessario che il governo, e in particolare Giorgia Meloni, smetta di scappare e si impegni a chiarire al Paese chi sta spiando attivisti e giornalisti, perché qui sono a rischio le fondamenta dello stato di diritto. Abbiamo chiesto al governo di dirci quali entità statali hanno autorizzato l’installazione dei software di Paragon sui cellulari spiati, e il governo non sta dando queste risposte".
"Che cosa sta coprendo? Perché la Presidente del Consiglio trova il tempo di partecipare a ogni convention sovranista, ma non lo trova per fare chiarezza su questi fatti gravissimi e renderne conto al Parlamento? Le italiane e gli italiani meritano risposte ed è suo dovere fornirle. Da parte mia e di tutto il Partito democratico piena solidarietà e sostegno a Don Mattia Ferrari".
Milano, 24 feb. (Adnkronos) - Supportare e valorizzare le attività di alta formazione, ricerca e trasferimento tecnologico, attraverso iniziative di promozione e sostegno finanziario e strategie di cooperazione nazionale e internazionale, per contribuire alla crescita economica del Paese, mettendo in stretta connessione mondo accademico e produttivo. E' la mission della Fondazione Bicocca, il nuovo ente costituito dall'università di Milano-Bicocca presentato oggi nell’Aula Magna dell’ateneo, durante l’evento 'Connessioni per il futuro', alla presenza della rettrice Giovanna Iannantuoni, del presidente della Fondazione e prorettore vicario dell’ateneo Marco Orlandi, del sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio dei ministri Alessandro Morelli, dell’assessore allo Sviluppo economico di Regione Lombardia Guido Guidesi e dell’assessora allo Sviluppo economico e politiche del lavoro del Comune di Milano Alessia Cappello.
La Fondazione Bicocca è una fondazione di partecipazione, senza scopo di lucro, e nasce per favorire la partnership tra ateneo e soggetti esterni, la collaborazione tra pubblico e privato. Sue finalità principali sono il sostegno all’imprenditorialità accademica e alla valorizzazione della proprietà intellettuale, il supporto ai servizi per gli studenti e alle iniziative di orientamento e la partecipazione a progetti internazionali, europei e nazionali per attrarre finanziamenti a sostegno della ricerca e dell’innovazione.
Fondazione Bicocca avrà il suo quartier generale nella sede principale dell'università, nell'edificio U6 Agorà. A poca distanza, in Bim, il grande progetto di rigenerazione urbana promosso da Aermont Capital e Kervis Sgr che sta trasformando un iconico edificio di Vittorio Gregotti in una work destination all’avanguardia, troverà casa il Bicocca Pavilion, il nuovo innovation hub della Fondazione Bicocca, che mette in relazione le eccellenze dell'ateneo con il mondo delle imprese. Il pavilion, progettato da Piuarch e costruito al centro della piazza, immerso nel verde, è uno spazio polifunzionale dal design distintivo e flessibile, pensato per ospitare un ecosistema evoluto di imprese e professionisti, favorendo il dialogo e le sinergie. L’inaugurazione del Bicocca Pavilion avverrà il 14 aprile.
Nello specifico, la Fondazione opera nei seguenti ambiti: alta formazione, con la gestione e la promozione di tutti i master di I e II livello, corsi professionalizzanti, summer e winter school e convegni accademici, con l’obiettivo di aumentare del 10 per cento l’offerta formativa a partire dall’anno accademico 2025-2026; ricerca e trasferimento tecnologico, con la promozione e la valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria attraverso il supporto alla brevettazione e alla partnership con imprese ed enti pubblici, con lo scopo di incrementare del 10 per cento i proventi da collaborazioni con aziende; eventi e public engagement, con il coordinamento e l'organizzazione di hackathon, workshop e conferenze per promuovere la ricerca, condividerne la conoscenza con il pubblico e attrarre sponsorizzazioni private.
E' prevista l’organizzazione di almeno 10 eventi sponsorizzati all’anno. "La creazione della Fondazione Bicocca rappresenta un passo strategico per il nostro ateneo -afferma la rettrice dell’Università di Milano-Bicocca Giovanna Iannantuoni- introducendo una serie di vantaggi operativi, gestionali e strategici che integrano e potenziano le attività già svolte. La Fondazione potenzia e amplifica l’impatto dell’Università sul territorio e nel panorama accademico nazionale e internazionale. Milano-Bicocca si pone all’avanguardia nella creazione di un ecosistema accademico-innovativo, in grado di rispondere alle sfide del futuro con strumenti più efficaci e competitivi".
"Grazie alla Fondazione -dichiara il presidente della Fondazione e prorettore vicario dell’ateneo, Marco Orlandi- potremo ottimizzare la gestione di iniziative chiave per la formazione, il trasferimento tecnologico e la valorizzazione della ricerca, consolidando il ruolo dell'università di Milano-Bicocca come polo di eccellenza. Vogliamo che la Fondazione diventi un punto di riferimento per la valorizzazione della conoscenza e dell’innovazione tecnologica, promuovendo sinergie con il mondo imprenditoriale e con le istituzioni pubbliche".
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "A tre anni dalla brutale aggressione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa, vanno ribadite vicinanza e solidarietà alla coraggiosa resistenza ucraina a difesa della propria indipendenza e della libertà delle sue scelte nazionali". Lo afferma il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
"La violazione delle più basilari norme di convivenza internazionale, infrangendo anche solenni impegni assunti nel 1994 tra le due parti, le centinaia di migliaia di vittime, anche tra la popolazione civile, la devastazione volutamente perseguita delle infrastrutture ucraine -aggiunge il Capo dello Stato- sollecitano, insieme a una severa condanna, la ricerca di rapido avvio di colloqui affinché le due parti pervengano alla definizione di una pace giusta, in linea con i principi dell’Onu, garantita da efficaci misure di sicurezza che la rendano effettiva e definitiva".
Montaione, 24 feb. (Adnkronos) - “Papa Francesco l’ho conosciuto, per due volte ho avuto la fortuna di stringergli la mano, quando sei davanti a lui, se ti metti in silenzio, riesci a sentire quella energia del suo modo di essere della persona che è. Sono uno che un po’, a modo suo, delle volte prega anche, e voglio dire una preghiera per Papa Francesco”. Anche il ct della Nazionale azzurra di calcio Luciano Spalletti, in un incontro con i giornalisti nella sua tenuta di Montaione, ha voluto dedicare un pensiero e una preghiera per la salute di Papa Francesco ricoverato da giorni al Gemelli.
Roma, 24 feb (Adnkronos) - Domani, martedì 25 febbraio, alle 16.30 presso la sala della Regina di Montecitorio, si svolge il convegno 'In ricordo di Luca Attanasio - Un uomo delle istituzioni che ha onorato l'Italia nel mondo'. Lo rende noto la Camera.
Saluti in apertura del Presidente della Camera, Lorenzo Fontana. Intervengono Zakia Seddiki Attanasio, Presidente della Fondazione Mama Sofia, Antonio Tajani, Ministro degli Esteri e della Cooperazione internazionale e Vicepresidente del Consiglio, Giuseppe Valditara, Ministro dell'Istruzione e del Merito, Orazio Schillaci, Ministro della Salute, Isabella Rauti, Sottosegretario alla Difesa, Fabio Marchese Ragona, giornalista e autore del libro "Luca Attanasio, storia di un ambasciatore di pace", che sarà commentato durante il convegno, Ettore Sequi, già Segretario generale del Ministero degli Esteri e della Cooperazione internazionale e Vicepresidente Sace. Coordina i lavori Maria Antonietta Spadorcia, vicedirettore del Tg2. L'appuntamento viene trasmesso in diretta webtv.
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "Tre anni fa Putin ha scelto la guerra, l’Ucraina ha scelto la resistenza. La storia non si riscrive: l’Europa deve stare dalla parte della libertà e della democrazia, o rischia di essere irrilevante e indifesa". Lo scrive sui social Debora Serracchiani del Pd.