Dicono che non potevamo farne a meno. Che per essere al passo con i tempi e con le esigenze della guerra aerea elettronica, l’Italia non potesse rinunciare a due Gulfstream 5, superjet che sono come la Ferrari dei cieli e che in proporzione costano anche quanto una Ferrari: 750 milioni di dollari in totale, compreso il supporto logistico necessario. Una bella cifra, soprattutto in momenti come questi di magra e di quaresima militare. Proprio in queste settimane il governo sta decidendo di mandare a casa migliaia di soldati, compresi gli avieri dell’Aeronautica.
Il ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, ha inoltre in programma altre spese ingenti: l’acquisto, per oltre 12 miliardi di euro, di 90 esemplari di F35 Lockheed Martin, gli aerei più costosi della storia dell’aviazione, un’operazione contestatissima, su cui il Parlamento esita a dare il suo assenso proprio per l’impegno finanziario previsto. Infine pure sui voli militari di Stato è scattato un piano di risparmi all’osso. Su indicazione del presidente del Consiglio, Mario Monti, è stato ridotto al lumicino l’uso degli aerei del 31esimo Stormo (3 Airbus, 5 Falcon e 2 elicotteri Agusta Westland) per il trasporto degli alti dignitari della Repubblica. Rispetto a un anno fa, quando per i ministri del governo di Silvio Berlusconi volare con i jet militari faceva status ed era un passatempo in voga, ora solo il presidente del Consiglio, quello della Repubblica e i presidenti di Camera e Senato possono usare senza particolari restrizioni gli aerei dell’Aeronautica. Tutti gli altri, compresi i ministri, devono mettersi in coda, presentare regolare domanda al sottosegretario di Palazzo Chigi, Antonio Catricalà, comunicargli il motivo dello spostamento, i dettagli della trasferta e attendere l’ok o anche l’eventuale diniego.
Il nuovo regime ha colto in pieno lo scopo: da novembre alla fine di giugno i voli autorizzati sono stati circa 200, a prima vista tanti, ma molti, molti meno rispetto a prima, con una riduzione di oltre il 37 per cento e un risparmio di 5,2 milioni di euro, secondo fonti governative. La riduzione è stata così drastica che ora c’è addirittura chi teme possa risultare eccessiva e controproducente rendendo necessario un surplus di manutenzione per evitare che l’inattività forzata possa trasformare in fretta quei velivoli in ferrivecchi. E c’è chi prevede che per il basso numero di ore volate, i 5 piloti e i 10 tra tecnici ed assistenti del 31esimo Stormo possano addirittura essere costretti a fastidiose verifiche periodiche con l’Enac, l’ente nazionale dei voli, per mantenere aggiornati i brevetti. In questo clima austero, l’acquisto dei due Gulfstream ha il sapore di una festa per il giorno dei morti. Il Gulfstream 5 è un executive, un aereo decisamente di lusso, in Italia finora in esercizio ce n’era solo uno, usato da Alba, una compagnia di aerotaxi per banchieri, finanzieri e industriali di primo livello. Porta al massimo 19 passeggeri, è in grado di traversare l’Atlantico senza scali e in un quindicennio nel mondo ne sono stati prodotti appena 200 esemplari, 23 dei quali usati dai capi di Stato e di governo. Opportunamente attrezzato e dotato, può essere impiegato anche per le contromisure di guerra elettronica, per disturbare le centrali nemiche e proteggere le proprie, ed è proprio a questo scopo che, secondo le fonti ufficiali, i due Gulfstream sarebbero stati acquistati dall’Aeronautica italiana. L’operazione avviata 16 mesi fa dal sottosegretario alla Difesa, Guido Crosetto del Pdl, presenta aspetti inconsueti. Pur essendo prodotti dalla statunitense Grumman con il contributo della Nasa, i Gulfstream non sono stati forniti dagli americani, ma dal governo israeliano nell’ambito di una serie di accordi al massimo livello politico tra Italia e Israele.
Il comunicato ufficiale emesso dal ministero della Difesa italiano non parla del prezzo d’acquisto dei velivoli e nemmeno cita esplicitamente i Gulfstream, limitandosi a fornire qualche cenno sui vantaggi che l’intesa arrecherebbe al nostro paese, in particolare alla sua industria bellica, cioè la Finmeccanica. Per reperire le cifre relative ai Gulfstream (750 milioni di dollari) bisogna leggere il comunicato di Israel Aerospace Industries (Iai) nel quale si dà conto anche della fornitura di un satellite di osservazione a Telespazio (182 milioni di dollari). In base a questi accordi Alenia-Aermacchi, Telespazio, Selex ed Elsag, tutte aziende del gruppo Finmeccanica, acquisiscono a loro volta contratti con il governo israeliano per un totale di 850 milioni di euro. In particolare la Alenia-Aermacchi fornirà 30 jet M346 per l’addestramento avanzato dei piloti israeliani.
da Il Fatto quotidiano del 28 luglio 2012