Un giorno, spero lontano, io morirò. Le persone che mi hanno amato ricorderanno quasi solo le cose buone e giuste che ho fatto nella mia vita e piangeranno per me. Altri, a cui stavo proprio antipatico, parleranno solo di quanto sbagliato e ingiusto mi è capitato di fare e probabilmente si rallegreranno della mia morte. Altri ancora, amici e colleghi, parleranno di me in maniera più equilibrata, menzionando le azioni giuste e quelle sbagliate, quelle buone e quelle cattive. Ovviamente gli unici a comportarsi in maniera sensata saranno questi ultimi. Perché la morte è neutra e non modifica ciò che un uomo è stato né il giudizio su come ha interpretato la sua vita; salvo naturalmente in cui la morte stessa sia, di per sé, un’ultima azione che si aggiunge a tutte le altre e ne modifica l’equilibrio complessivo: l’eroe che si sacrifica per una giusta causa o il bandito ucciso mentre sta commettendo l’ultimo odioso delitto.
Queste banalità vanno ricordate alla quasi totalità degli organi di informazione e di coloro che, legati a vario titolo a Loris D’Ambrosio, il consigliere di Napolitano morto per infarto, ne hanno ricordato con commozione le doti di eccezionale giurista, di abile collaboratore di istituzioni politiche di vertice e, naturalmente, di uomo buono e probo. Senza quantomeno interrogarsi sui suoi recenti comportamenti nella vicenda Mancino, l’ex ministro degli Interni incriminato per falsa testimonianza nel processo per la trattativa Stato-mafia, che si è rivolto a lui, a Napolitano e al Procuratore generale presso la Corte di cassazione invocandone l’intervento. Non che questi accertati avvenimenti dovessero necessariamente essere giudicati in senso negativo. Ognuno è libero nei suoi giudizi (almeno dovrebbe esserlo); e i coalizzati estimatori di D’Ambrosio ben avrebbero potuto ricordare questi avvenimenti attribuendovi valenze non negative, sminuendone la portata e così pervenire a un motivato (perché completo) giudizio positivo su di lui. Ma non è successo nulla di tutto questo: gli eventi che hanno caratterizzato l’ultima parte della sua vita sono stati citati solo come elemento di accusa nei confronti dei magistrati della Procura di Palermo e dei giornali (soprattutto Il Fatto) che li hanno narrati, così cagionandone la morte. In questo modo si sono commessi tre errori (le persone in buona fede) ovvero tre vergognose strumentalizzazioni (le persone in malafede).
1) D’Ambrosio era malato di cuore da molti anni; dunque è molto probabile che lo stress dovuto all’emergere del suoruolo nella vicenda Mancino ne abbia cagionato la morte. E allora? Un’ingiusta o cattiva azione cessa di essere tale se compiuta da un cardiopatico? E, se ingiusta o cattiva non è ma comunque rilevante politicamente, socialmente, eticamente, non se ne deve parlare perché il suo autore è cardiopatico? E poi: chi sapeva che D’Ambrosio era malato? Prima di dibattere o di scrivere su vicende di così eccezionale rilevanza bisogna assumere informazioni sullo stato di salute dei protagonisti? E come si potrebbe fare, si chiede in ospedale (quale?) o agli amici? Ovviamente no. Dunque una cosa è la sussistenza di un probabilissimo rapporto di causalità tra la cardiopatia, lo stress indotto dall’emergere dei comportamenti di D’Ambrosio e la sua morte; e altra cosa è una responsabilità etica (qualcuno ha parlato perfino di responsabilità penale) in capo a chi li ha portati alla luce.
2) Ma poi, responsabilità di chi? Che c’entrano i magistrati della Procura di Palermo? Dovevano omettere di intercettare Mancino prevedendo che costui avrebbe parlato con D’Ambrosio che era cardiopatico e che, quando le intercettazioni fossero state conosciute…?
Però, si dice, sono stati loro a renderle pubbliche. E chi l’ha detto? Il fatto costituisce reato. Se si hanno prove in tal senso, denunciateli; dovreste godere come ricci. Perché non lo fate? Questa è la strumentalizzazione più evidente e odiosa. La Procura di Palermo è stata custode attentissima delle registrazioni; tanto che quelle tra Mancino e Napolitano non sono mai venute alla luce. Solo i magistrati possono averle consegnate? Anzi, solo Ingroia (se la prendono tutti con lui, guarda caso)? Davvero questa commossa indignazione non è inquinata dal fatto che si tratta del pool che ha indagato sulla trattativa Stato-mafia che tanto fastidio sta dando a illustri noti e ancora più illustri tuttora ignoti?
3) Se c’è una responsabilità oggettiva, questa è del mio giornale, de Il Fatto. Abbiamo pubblicato queste notizie. Abbiamo esposto la nostra valutazione politica ed etica di questi comportamenti. Abbiamo spiegato perché giuridicamente il comportamento della Procura di Palermo era ineccepibile. Abbiamo contestato le versioni faziose e servili (si capisce, dal nostro punto di vista) della quasi totalità di commentatori e politici. Insomma, abbiamo fornito informazioni (tutte rigorosamente vere) e denunciato azioni ingiuste e immorali (sempre dal nostro punto di vista). Un giornale non dovrebbe fare proprio questo? Contestino, querelino, usino la loro immensa potenza mediatica per smentirci. Ma non vengano a dirci che non avremmo dovuto. E perché poi? “Per rispetto verso le massime istituzioni della Repubblica, il cui prestigio non deve venire intaccato in momenti così gravi…”. E, oggi, anche perché D’Ambrosio era cardiopatico.
Il Fatto Quotidiano, 31 Luglio 2012
Bruno Tinti
Ex magistrato, giornalista e scrittore italiano
Media & Regime - 1 Agosto 2012
Il rispetto, anche per le notizie
Queste banalità vanno ricordate alla quasi totalità degli organi di informazione e di coloro che, legati a vario titolo a Loris D’Ambrosio, il consigliere di Napolitano morto per infarto, ne hanno ricordato con commozione le doti di eccezionale giurista, di abile collaboratore di istituzioni politiche di vertice e, naturalmente, di uomo buono e probo. Senza quantomeno interrogarsi sui suoi recenti comportamenti nella vicenda Mancino, l’ex ministro degli Interni incriminato per falsa testimonianza nel processo per la trattativa Stato-mafia, che si è rivolto a lui, a Napolitano e al Procuratore generale presso la Corte di cassazione invocandone l’intervento. Non che questi accertati avvenimenti dovessero necessariamente essere giudicati in senso negativo. Ognuno è libero nei suoi giudizi (almeno dovrebbe esserlo); e i coalizzati estimatori di D’Ambrosio ben avrebbero potuto ricordare questi avvenimenti attribuendovi valenze non negative, sminuendone la portata e così pervenire a un motivato (perché completo) giudizio positivo su di lui. Ma non è successo nulla di tutto questo: gli eventi che hanno caratterizzato l’ultima parte della sua vita sono stati citati solo come elemento di accusa nei confronti dei magistrati della Procura di Palermo e dei giornali (soprattutto Il Fatto) che li hanno narrati, così cagionandone la morte. In questo modo si sono commessi tre errori (le persone in buona fede) ovvero tre vergognose strumentalizzazioni (le persone in malafede).
1) D’Ambrosio era malato di cuore da molti anni; dunque è molto probabile che lo stress dovuto all’emergere del suoruolo nella vicenda Mancino ne abbia cagionato la morte. E allora? Un’ingiusta o cattiva azione cessa di essere tale se compiuta da un cardiopatico? E, se ingiusta o cattiva non è ma comunque rilevante politicamente, socialmente, eticamente, non se ne deve parlare perché il suo autore è cardiopatico? E poi: chi sapeva che D’Ambrosio era malato? Prima di dibattere o di scrivere su vicende di così eccezionale rilevanza bisogna assumere informazioni sullo stato di salute dei protagonisti? E come si potrebbe fare, si chiede in ospedale (quale?) o agli amici? Ovviamente no. Dunque una cosa è la sussistenza di un probabilissimo rapporto di causalità tra la cardiopatia, lo stress indotto dall’emergere dei comportamenti di D’Ambrosio e la sua morte; e altra cosa è una responsabilità etica (qualcuno ha parlato perfino di responsabilità penale) in capo a chi li ha portati alla luce.
2) Ma poi, responsabilità di chi? Che c’entrano i magistrati della Procura di Palermo? Dovevano omettere di intercettare Mancino prevedendo che costui avrebbe parlato con D’Ambrosio che era cardiopatico e che, quando le intercettazioni fossero state conosciute…?
Però, si dice, sono stati loro a renderle pubbliche. E chi l’ha detto? Il fatto costituisce reato. Se si hanno prove in tal senso, denunciateli; dovreste godere come ricci. Perché non lo fate? Questa è la strumentalizzazione più evidente e odiosa. La Procura di Palermo è stata custode attentissima delle registrazioni; tanto che quelle tra Mancino e Napolitano non sono mai venute alla luce. Solo i magistrati possono averle consegnate? Anzi, solo Ingroia (se la prendono tutti con lui, guarda caso)? Davvero questa commossa indignazione non è inquinata dal fatto che si tratta del pool che ha indagato sulla trattativa Stato-mafia che tanto fastidio sta dando a illustri noti e ancora più illustri tuttora ignoti?
3) Se c’è una responsabilità oggettiva, questa è del mio giornale, de Il Fatto. Abbiamo pubblicato queste notizie. Abbiamo esposto la nostra valutazione politica ed etica di questi comportamenti. Abbiamo spiegato perché giuridicamente il comportamento della Procura di Palermo era ineccepibile. Abbiamo contestato le versioni faziose e servili (si capisce, dal nostro punto di vista) della quasi totalità di commentatori e politici. Insomma, abbiamo fornito informazioni (tutte rigorosamente vere) e denunciato azioni ingiuste e immorali (sempre dal nostro punto di vista). Un giornale non dovrebbe fare proprio questo? Contestino, querelino, usino la loro immensa potenza mediatica per smentirci. Ma non vengano a dirci che non avremmo dovuto. E perché poi? “Per rispetto verso le massime istituzioni della Repubblica, il cui prestigio non deve venire intaccato in momenti così gravi…”. E, oggi, anche perché D’Ambrosio era cardiopatico.
Il Fatto Quotidiano, 31 Luglio 2012
B.COME BASTA!
di Marco Travaglio 14€ AcquistaArticolo Precedente
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Verona, 13 mar. (Adnkronos) - "Grazie alla delega del presidente Orsini alla Blue Economy e all’opportunità che il governo ha offerto con la nomina di un Ministro del Mare, in Confindustria abbiamo avviato un percorso sinergico che mira a un nuovo approccio di politica industriale strutturato su tre driver strategici: vettori e flotte, persone e competenze, infrastrutture e portualità. Serve un piano di investimenti per l’ammodernamento delle flotte, favorire l’adozione di tecnologie sostenibili e semplificazioni mirate per rendere la nostra bandiera competitiva, nonché sostenere il sea modal shift, spostando traffico su gomma dalla strada al mare". Così il presidente della Confederazione italiana armatori (Confitarma), Mario Zanetti, intervenendo a Verona, alla quarta edizione di LetExpo, la fiera di riferimento per trasporto, logistica sostenibile e servizi alle imprese promossa da Alis, in collaborazione con Veronafiere.
"Occorrono specifiche politiche sulla formazione - sottolinea - per soddisfare la nostra domanda di competenze e professionalità e così incidere sull’aumento di occupazione nella blue economy. Inoltre, penso che la riforma della governance portuale sia una grande opportunità per rilanciare il ruolo dell’Italia come hub logistico del Mediterraneo, migliorando la competitività e l’attrattività dei nostri porti e di conseguenza, del nostro Paese". Il presidente di Confitarma ha aperto il talk “Le prospettive per lo shipping e la portualità italiana” con uno speech che evidenzia la necessità, per l’Italia e l’Europa di adottare “un approccio proattivo e integrato per affrontare le sfide del settore marittimo”.
“Solo attraverso una collaborazione stretta tra industria, governo e istituzioni europee - puntualizza Zanetti - possiamo garantire la competitività e la sostenibilità della nostra flotta. Il futuro dello shipping e della portualità italiana dipende dalla nostra capacità di innovare, investire e adattarci ai cambiamenti globali”. Un settore composito, quello dello shipping, che “crea e porta valore". Un settore importante per l’economia italiana, lo confermano i numeri: “Parliamo di un ecosistema che vale quasi 180 miliardi di euro di valore complessivo e rappresenta quasi il 10% del Pil nazionale, oltre 230 mila imprese e più di un milione di occupati, che valgono circa 4 punti percentuali dell’occupazione nazionale - enumera Zanetti - Oltre il 60% dell’interscambio commerciale italiano avviene via mare, dimostrando la strategicità del settore marittimo”, sottolinea.
Zanetti si focalizza anche sulla necessità di “semplificare l’ordinamento marittimo nazionale e intervenire concretamente sulle politiche europee, come Ets e Fuel Eu Maritime, bilanciando sostenibilità e competitività” nell’ottica di “affrontare le sfide future ed evitare il flagging out verso registri navali più attrattivi e sostenuti a livello europeo”, dice.
Poi un passaggio sullo scenario globale: “Restrizioni imposte dalla guerra nel Mar Nero, crisi migratorie e conflitti nel Mediterraneo, attacchi Houthi nel Mar Rosso, conflitto Russo-Ucraino, e le recenti barriere commerciali imposte dagli Stati Uniti - ricorda - In questi scenari geopolitici, considerando che il 95% delle navi mercantili mondiali viene costruito ormai da tempo fuori dall’Europa, è urgente un ripensamento delle politiche industriali europee di sostegno alla competitività delle imprese marittime anche dal punto di vista della costruzioni di navi, che includa anche un nuovo Green Deal - avverte - L’Europa e l’Italia possono svolgere un ruolo di leadership, favorendo politiche che consentano alle imprese di accompagnare la transizione energetica, ambientale e digitale in maniera efficace, così da sostenere anche la flotta esistente”, le sue parole.
Parigi, 13 mar. (Adnkronos) - La regina Camilla ha inviato una lettera a Gisele Pelicot, la donna francese che il marito ha fatto violentare per anni da decine di uomini, per "esprimerle la sua solidarietà ai massimi livelli". Lo ha riferito a Newsweek un collaboratore reale, aggiungendo che la sovrana, che lavora da anni per le vittime di violenza domestica, ha voluto riconoscere "la straordinaria dignità e il coraggio" della donna francese.
Dominique Pelicot ha ripetutamente drogato e violentato la moglie Gisèle per quasi un decennio, ha reclutato decine di uomini per fare lo stesso e ha filmato più di 200 di queste aggressioni in un caso che ha sconvolto la Francia e il mondo. E la regina "è rimasta profondamente colpita da questi fatti e dalla straordinaria dignità e dal coraggio di quella donna nel render pubblica la sua vicenda", ha affermato la fonte. "Naturalmente, ha contribuito a mettere in luce un problema sociale molto significativo, nonostante tutte le sofferenze personali che aveva attraversato".
"Quindi - prosegue la fonte reale - come sostenitrice di lunga data delle vittime di abusi domestici e sessuali, la regina ha scritto in privato a madame Pelicot, determinata a esprimerle al massimo il proprio sostegno." La lettera è un esempio del modo in cui Camilla intenda fare a livello globale ciò che fa regolarmente in Gran Bretagna - scrive il Newsweek - come dimostra la visita del 6 febbraio a Brave Spaces, a Exeter, nel sud-ovest dell'Inghilterra. L'organizzazione benefica spera di trovare una sede permanente, ma al momento offre supporto alle vittime di violenza domestica da una stanza sul retro del CoLab, uno sportello unico che fornisce servizi di supporto a una moltitudine di persone vulnerabili.
Quando la busta con il sigillo della famiglia reale britannica è arrivata insieme a migliaia di lettere di sostegno, la signora Pelicot "era sbalordita, commossa e molto orgogliosa di vedere che era riuscita a portare la sua battaglia fino alla famiglia reale britannica", ha detto a Le Monde l'avvocato della donna, Antoine Camus.
Il processo per stupro di massa, durato tre mesi in Francia lo scorso autunno, ha visto 51 uomini condannati per un totale di 428 anni. L'elettricista in pensione Pelicot è stato incarcerato alla pena massima di 20 anni. La 72enne, che The Independent ha definito la donna più influente del 2025, ha coraggiosamente scelto di rinunciare all'anonimato durante il processo che si è svolto nel villaggio di Mazan, nel sud-est della Francia.
Tel Aviv, 13 mar. (Adnkronos) - "In merito all'accusa del sangue pubblicata dalla 'Commissione d'inchiesta': è uno dei peggiori casi di accusa del sangue che il mondo abbia mai visto (e il mondo ne ha visti molti). Accusa le vittime dei crimini commessi contro di loro. Hamas è l'organizzazione che ha commesso orrendi crimini sessuali contro gli israeliani. È davvero un documento malato che solo un'organizzazione antisemita come l'Onu potrebbe produrre". Lo ha scritto su X il portavoce del ministero degli Esteri israeliano Oren Marmorstein.
Roma, 13 mar (Adnkronos) - Si terrà la prossima settimana, probabilmente giovedì 20 marzo, una seduta straordinaria della Camera dei deputati di tre ore e mezza per discutere le mozioni delle opposizioni sull'emergenza carceri. Lo ha stabilito la Conferenza dei capigruppo di Montecitorio.
Ramallah, 13 mar. (Adnkronos) - Secondo la Società dei prigionieri palestinesi e la Commissione per gli affari dei prigionieri ed ex prigionieri, almeno 25 palestinesi sono stati arrestati dalle forze israeliane durante le ultime incursioni nella Cisgiordania occupata. Tra gli arrestati ci sono una donna e diversi ex prigionieri, si legge nella dichiarazione congiunta su Telegram. Aumentano gli arresti a Hebron, dove secondo l'agenzia di stampa Wafa oggi sono state arrestate 12 persone, tra cui 11 ex prigionieri.
Roma, 13 mar (Adnkronos) - "Non c'è stato l'affidamento da parte del governo di infrastrutture critiche del Paese a Starlink" e "come già rassicurato dal presidente Meloni ogni eventuale ulteriore sviluppo su questa questione sarà gestito secondo le consuete procedure". Lo ha detto il ministro dei Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani in Senato rispondendo a una interrogazione del Pd.
Roma, 13 mar (Adnkronos) - Per quel che riguarda il piano 'Italia a 1 giga', "con riferimento alle aree più remote, il governo sta valutando con Starlink e altri operatori l'ipotesi di integrazione della tecnologia satellitare come complemento alle infrastrutture esistenti". Lo ha detto il ministro dei Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani rispondendo in Senato a una interrogazione del Pd.
"Nel caso specifico di Starlink, sono in corso delle interlocuzioni con alcune regioni italiane - del nord, del centro e del sud - per sperimentare la fornitura di un 'servizio space-based' rivolto ad aree remote o prive di infrastrutture terrestri. In ogni caso, si ribadisce che non sono stati firmati contratti nè sono stati conclusi accordi tra il governo italiano e la società Space X per l'uso del sistema di comunicazioni satellitari Starlink per coprire le aree più remote del territorio", ha chiarito Ciriani.