Il decreto Sviluppo è passato al Senato, dove in 216 hanno espresso parere favorevole, in 33 si sono opposti e in 4 hanno deciso di astenersi. Il provvedimento, già approvato dalla Camera, è convertito definitivamente in legge. Il testo licenziato e’ quello uscito dalla Camera dei Deputati. Il governo ha chiesto e ottenuto la fiducia. Ad opporsi l’Italia dei valori che che con l’intervento di Patrizia Bugnano, ha annunciato il suo voto contrario.
Bugnano, capogruppo dell’Idv in commissione Industria, ha spiegato che sono almeno tre le “buone ragioni” per non votare “l’ennesima fiducia al governo Monti”: la prima, è perché “non abbiamo ancora visto traccia del piano energetico nazionale, promesso dal ministro Passera fin dal suo insediamento”. La seconda, perché nel decreto Sviluppo ci sono norme “manifesto, prive di copertura, come l’art 27 sui progetti di riconversione e riqualificazione delle aree industriali in crisi”, così come denunciato dalla Corte dei Conti. La terza, è la norma “filtro sull’appello, un provvedimento che nelle sue intenzioni poteva anche essere condivisibile, perché consente di accelerare i tempi della giustizia, ma porterà a risultati opposti, perchè non farà altro che ingolfare la Cassazione, quindi non certo una misura per favorire le imprese”.
Per Confindustria il decreto Crescita rappresenta un segnale “importante nella direzione dello sviluppo”. Ora, chiedono gli industriali, “dovranno fare seguito ulteriori azioni per liberare risorse per gli investimenti, rilanciare l’occupazione, soprattutto giovanile, e la domanda interna”. Viale dell’Astronomia ribadisce “l’esigenza di intervenire con decisione e senza ritardo sui temi dell’innovazione e della ricerca, strategici per la crescita e la competitività delle imprese”. Per l’associazione guidata da Giorgio Squinzi sono state accolte molte delle loro proposte in materia di “semplificazioni, infrastrutture, efficienza energetica, edilizia”. Queste ultime, sottolineano gli imprenditori, sono “suscettibili di produrre un impatto positivo sull’occupazione e sugli investimenti, con possibili effetti anticiclici”. Confindustria esprime approvazione anche per le misure fiscali, “in particolare le novità sull’Iva per cassa e sulla deducibilità delle perdite sui crediti, soprattutto in una fase di forte restrizione del credito che incide in particolare sulle pmi”.