Cento adesioni in più in meno di 24 ore per l’iniziativa promossa da alcuni singoli magistrati di sottoscrivere una lettera a favore del procuratore generale di Caltanissetta, Roberto Scarpinato, messo sotto accusa dal Csm. Fino a ieri pomeriggio hanno firmato in 397. Gli ultimi, in ordine cronologico, sono stati il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia e il sostituto procuratore generale di Bari, Pino Scelsi.
L’IDEA è venuta a un pm di Modena, Marco Imperato e a due giudici, Francesco Messina, del tribunale di Trani e Cristina Bertotti del tribunale di Vicenza. In cuor loro avevano apprezzato, e molto, le parole di Scarpinato (poi incriminate) alla commemorazione di Paolo Borsellino, il 19 luglio in via D’Amelio, a Palermo. Avevano anche fatto girare per mail quel discorso ritenuto di impegno civile, soprattutto nei passaggi dedicati ai principi della legalità, della giustizia, disattesi magari da quelle stesse autorità presenti in prima fila alle commemorazioni ufficiali. La raccolta telematica delle firme è stata avviata dopo che il 26 luglio l’Associazione nazionale magistrati ha espresso “preoccupazione” per la pratica aperta alla Prima commissione del Csm (che potrebbe proporre il trasferimento d’ufficio di Scarpinato) e ha definito l’intervento del magistrato una “manifestazione di libero pensiero, quale giusto richiamo, nel ricordo delle idee e delle stesse parole di Paolo Borsellino, alla coerenza di comportamenti ed al rifiuto di ogni compromesso, soprattutto da parte di chi ricopre cariche istituzionali”. Il pm, Imperato spiega che la loro iniziativa è un passo ulteriore rispetto “alla presa di posizione importante dell’Anm”. “Abbiamo pensato che mettere dei nomi e cognomi di singoli magistrati in calce a una lettera sia un messaggio forte di condivisione del discorso del dottor Scarpinato”.
A SETTEMBRE, alla ripresa dei lavori, la lettera la riceverà il Csm: “Scarpinato ci ha ricordato la coscienza, il coraggio, l’impegno per la giustizia e la verità di Paolo Borsellino, il quale, esponendosi in prima persona, denunziò pubblicamente più volte come, per mobilitare tutte le migliori risorse della società civile nel contrasto alla mafia, fosse indispensabile ripristinare la credibilità dello Stato, minata da quanti, pur ricoprendo cariche pubbliche, conducevano tuttavia vite improntate a quello che egli definì il ‘puzzo del compromesso morale’ che si contrappone al fresco profumo della libertà. Il discorso di Roberto Scarpinato, a nostro parere, merita di essere diffuso nelle istituzioni e nelle scuole, tra i concittadini onesti ed impegnati”. Molti, racconta Imperato, “nella mail di adesione hanno scritto che lo facevano con la passione per l’impegno civico che ogni magistrato deve avere. Per diversi di noi non solo quel discorso è legittimo ma è anche doveroso ”. Parlando del procedimento a carico di Scarpinato, un riferimento anche ai magistrati di Palermo sotto accusa è d’obbligo: “Posso solo dire – prosegue Imperato – che non a caso questi conflitti istituzionali ci sono al momento di conclusioni di indagini che toccano il potere. Questo, però, non deve portare a un tifo senza se e senza ma. Le critiche a singoli comportamenti, o provvedimenti, sono legittime purchè non siano strumentali a delegittimare un magistrato, un’indagine o un intero ufficio”. Secondo lei in che fase siamo? “In una fase delicata. La politica è in crisi e il rischio di inquinamenti di vario tipo è molto alto. E la magistratura ha il dovere, senza invasioni di campo, di far rispettare le leggi”.
Da Il Fatto Quotidiano dell’8 agosto 2012