Il mondo FQ

Trattativa, Pdl vuole la commissione d’inchiesta. L’Idv si schiera con i pm

Il giornalista Rondolino su Twitter propone la chiusura della Procura di Palermo e non solo "La Procura di Palermo va processata". Di Pietro e Li Gotti: "Squarciare il velo che copre la trattativa. Le indagini hanno fatto emergere un quadro di menzogne di Stato"
Commenti

Nel giorno della raccolta firme del Fatto per i magistrati di Palermo c’è chi come il giornalista Fabrizio Rondolino, ex spin doctor di Massimo D’Alema, chiede prima il processo e poi la chiusura della Procura di Palermo, chi come il pidiellino Gasparri vorrebbe aggiungere alla lista degli indagati l’ex ministro Conso, e chi come i rappresentati dell’Idv che si schierano con gli inquirenti della trattativa Stato-mafia.  

“Chiudere subito la Procura di Palermo è un dovere democratico e civile” scrive il giornalista che twitta pure che “la Procura di Palermo va processata”. Sulla scia della rivolta anti magistrati si immette pure il presidente del gruppo Pdl al Senato: “E’ un fatto vergognoso e sconcertante. Perché Nicola Mancino e altre persone si’ e Giovanni Conso no? In questo modo si azzera la credibilità della Procura di Palermo. Conso è stato colui che non ha prorogato il 41bis ai mafiosi in carcere. Se c’è stato un disegno politico, come mai colui che lo avrebbe attuato viene escluso dal giudizio? Invece –  afferma Gasparri – si processano altri e si allungano ombre su chi non ha alcuna responsabilità. Ad esempio Silvio Berlusconi e Dell’Utri non c’entrano niente con la presunta trattativa Stato-mafia, che sarebbe avvenuta nel biennio 93-94 con i governi Amato e Ciampi e con Scalfaro gran cerimoniere di questa vicenda. E’ su di loro che bisogna puntare l’attenzione e non su altri –  prosegue Gasparri – .Ma in tutta questa vicenda traspare anche un altro dato, e cioè che la Commissione Antimafia non ha funzionato a dovere. Il Pdl per questo si è fatto carico di un’iniziativa importante, e cioè la richiesta di istituire una Commissione d’inchiesta per far emergere la verità ed individuare le effettive responsabilità sulla presunta trattativa Stato-mafia. Sono convinto che occorra ricorrere ad un simile strumento, per fare chiarezza su quegli anni e per capire chi si rese protagonista di quella vergognosa resa dello Stato davanti alla mafia”.

Opposta la riflessione dell’Idv: “La richiesta di verità e giustizia dovrebbe essere la strada maestra di tutti i paesi che si definiscono democratici e civili, ma i nostri rappresentanti istituzionali non la pensano come noi. Pertanto, come è successo tante volte in Italia, non resta che rivolgersi direttamente ai cittadini perché facciano sentire la loro voce – dichiara Antonio Di Pietro – E’ immorale e raccapricciante solo pensare che uno Stato possa essere sceso a patti con la mafia, ma è ancora più sconcertante che si blocchi il percorso per arrivare alla verità. I magistrati siciliani stanno pagando un prezzo altissimo solo perché fanno il loro dovere e svolgono fino in fondo il loro servizio allo Stato. Noi dell’Italia dei Valori siamo con loro, senza se e senza ma, convinti che non debbano esistere sacche di impunità e misteri da coprire. Troppi servitori dello Stato sono stati ammazzati e, in memoria loro, noi chiediamo con forza di squarciare il velo che copre la trattativa Stato -mafia e di far lavorare in pace quei pm che servono lo Stato, come fecero Falcone e Borsellino. Per questo, vi chiediamo, come facciamo noi, di sottoscrivere anche voi l’appello de Il Fatto“. 

“Esistono fasi delicatissime delle indagini sui fatti tragici e torbidi del nostro paese, in cui la magistratura rischia fortemente di rimanere isolata, come effetto delle reazioni e contromisure di un potere che non vuole farsi indagare e processare. Le faticose indagini sulle stragi e sulla trattativa, sono certamente le più insidiose per i poteri che hanno ammiccato, colluso, tradito” argomenta Luigi Li Gotti, responsabile Giustizia dell’Idv. “Nell’ultimo anno – aggiunge – il lavoro delle procure di Palermo e Caltanissetta ha fatto emergere un quadro di menzogne di Stato. Troppe menzogne legate da un unico filo rosso, verso un unico obiettivo: impedire di scoprire la verità. Noi cittadini dobbiamo subire l’offesa dell’agenda rossa, lestamente sottratta a Paolo Borsellino, l’offesa di una trattativa con i capi di Cosa nostra, occultata a Borsellino, l’offesa all’eroico magistrato, cui venne addirittura taciuto il contenuto dell’informativa che annunciava la sua uccisione, l’offesa della revoca, in pieno stragismo, del 41 bis a centinaia di mafiosi, la stabilizzazione della pax mafiosa”.

Intanto dal Pdl arriva ancora la proposta di una commissione di inchiesta: “Nessun rischio di creare un doppione con la commissione Antimafia. La proposta lanciata da alcuni deputati Pdl di istituire una commissione d’inchiesta parlamentare sulla presunta trattativa Stato-mafia nasce proprio dall’esigenza di supplire a ritardi e insufficienze purtroppo registrate nell’operato della commissione Antimafia in questi anni” fanno sapere in una nota congiunta il vice presidente vicario del Pdl alla Camera, Massimo Corsaro, e il deputato siciliano e coordinatore del Pdl a Palermo, Giampiero Cannella. “L’intento, come ha giustamente rimarcato Gasparri – spiegano i parlamentari pidiellini – è quello di fare luce a vent’anni di distanza su aspetti ancora rimasti oscuri di quel tragico attentato alle istituzioni. Volenterosi deputati come Angela Napoli e Fabio Granata – concludono – anzichè polemizzare sulla proposta di legge farebbero meglio a chiedere perché il presidente della Commissione Beppe Pisanu non è così solerte nel convocare un personaggio chiave come il magistrato Niccolò Amato, nonostante la sua esplicita richiesta ad essere ascoltato”.

Resta in contatto con la community de Il Fatto Quotidiano

L'amato strillone del Fatto

Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione