A Pechino va in scena la finale di Supercoppa italiana. Juventus contro Napoli, la vincente del campionato contro la vincente della Coppa Italia, forse quanto di meglio può proporre il calcio italiano in questo momento. Ed in effetti in campo si vede un grande spettacolo. Rovinato, però, dalle polemiche e da un arbitraggio che farà discutere a lungo. Vince la Juventus, 4-2 ai tempi supplementari dopo che i 90 minuti regolamentari si erano conclusi con un pirotecnico 2-2. Ma il Napoli protesta, e non poco: un rigore contro, fischiato quando il punteggio era sul 2-1 per i partenopei; e poi le espulsioni di Pandev, Zuniga, Mazzarri e di un assistente del suo staff. E a fine gara diserta la premiazione: un chiaro segnale di quale sia l’umore in casa biancoazzurra e di quanto ci aspetta nei prossimi giorni.

Prima che la partita degenerasse Napoli e Juventus avevano dato vita ad una sfida entusiasmante, con ritmi impensabili per il calcio d’agosto. Meglio i bianconeri, per coesione e manovra: un impianto di gioco rodato, un attacco vivace e sempre pericoloso (specie quando Vucinic ha preso il posto di Matri). Nonostante la squalifica, questa è ancora la squadra di Antonio Conte ammirata lo scorso anno, e lo dimostra.

Il Napoli, però, non fa certo da sparring partner, anzi: la coppia Cavani-Pandev è incontenibile; un gol a testa (intervallati dalla prodezza del nuovo arrivato Asamoah) valgono il parziale di 2-1 al 45’. Il resto lo fa il nuovo modulo varato da Mazzarri: un 3-5-1-1 che assicura maggiore copertura. Ed in effetti, a vantaggio acquisito, i partenopei si mostrano disinvolti nel gestire il risultato e ripartire in contropiede.

Poi succede quel che succede, in rapida successione: il rigore, l’espulsione di Pandev (per proteste per un fuorigioco fischiatogli) e quella di Zuniga (doppia ammonizione, a 2 secondi dalla fine del recupero del secondo tempo). E con il Napoli in doppia inferiorità numerica la Juve ha vita facile nei supplementari: passa con un autorete di Maggio, dilaga con Vucinic e alza la coppa. È la seconda della gestione Conte, la prima del dopo Del Piero. Anche per questo motivo oggi non era una partita qualsiasi, ma purtroppo si parla d’altro.

L’arbitro ha vissuto una giornata difficile, e al di là dell’assegnazione contestata del rigore (forse la scelta più azzeccata della sua direzione), tutta la gestione di gara è stata pessima. I nove cartellini gialli e i quattro rossi finali sono lì a testimoniarlo.

La differenza non l’ha fatta solo Mazzoleni, ovvio. Si è visto un Napoli che nella partita secca può competere contro chiunque; ma che ha dimostrato – una volta di più – di avere una difesa non all’altezza del proprio attacco stellare: se l’ingresso di Vucinic è stato decisivo, altrettanto ma in negativo si può dire di quello di Fernandez. E anche in casa Juve non sono solo rose e fiori: nonostante la vittoria, l’andamento della gara deve far riflettere; come anche la tenuta della difesa e della coppia Bonucci-Lucio, poco rassicurante. Tutti segnali importanti in vista del prossimo campionato. Ancora una volta, però, gli episodi arbitrali prendono il sopravvento. Con il sospetto – triste e fondato – che le polemiche dei giorni scorsi sul caso Conte non abbiamo aiutato i direttori di gara a scendere in campo con la dovuta serenità.

Intanto a Londra si gioca la finale del torneo olimpico di calcio: Brasile-Messico, talento, freschezza e gioia di giocare a pallone. Mentre noi continuiamo a parlare solo di arbitri ed intrighi. Peggio non potevamo cominciare. 

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