L’Espresso, copertina: una striscia di mare azzurro, una ragazza abbronzata, i capelli corvini sciolti sulle spalle, lo sguardo ormai consueto della preda predace (una geisha col broncio), una succinta mutandina rossa a sottolineare due chiappe di dimensioni ragguardevoli. Nude. Sexy. L’immagine sarebbe discutibile anche se si trattasse di pubblicizzare un servizio sulle vacanze o sulle chiappe. È intollerabile se il servizio è sulla crisi economica.

Se si scandaglia il deretano con l’attenzione dello studioso di costume (da bagno), si può scorgere, sulla parte anatomica femminile evidenziata, una minuscola bandiera greca. Ah, ecco, si parla della Grecia! E dove si piantano le bandierine dei Paesi dell’Eurozona? Ma sul culo delle ragazze, è ovvio! Dove se no? Quale articolo, inchiesta, commento, esegesi o analisi o dissertazione può fare a meno dello sguardo ammiccante di una bagnante, della posa sinuosa di qualche sirena pagata per irretire? L’effetto sperato è che il maschio medio italico freni davanti all’edicola in preda a un vivace desiderio sessuale, acquisti d’impeto la rivista e, dopo essersi scaricato con due minuti di onanismo, si istruisca, soddisfatto, su spread ed eurobond.
 

Il Fatto Quotidiano, 12 agosto 2012
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