Fabio Scacciavillani, proseguendo una discussione iniziata in seguito a dei miei interventi sulla capacità di produrre previsioni in economia e sull’incapacità di aver previsto la più drammatica crisi economica dell’ultimo secolo, argomenta che uno (o il) motivo per cui i mercati finanziari sono diventati ingestibili è dovuto al fatto che molti più fisici che economisti lavorano a Wall Street. Posso testimoniare che alcuni miei ex studenti ed ex colleghi sono effettivamente andati a lavorare presso istituzioni finanziarie. Tipicamente gli è richiesta una conoscenza avanzata di tecniche matematiche, come saper risolvere sistemi d’equazioni differenziali stocastiche. Ho domandato una volta a un mio ex collega cosmologo, che ha studiato per una ventina d’anni le equazioni di campo di Einstein, di cosa si occupasse. La risposta è stata sorprendente: “più o meno della stessa cosa di prima”. E’ dunque possibile che molti ex fisici (ma anche ex matematici ed ex informatici) che lavorano nel mondo finanziario siano esperti di tecniche raffinate senza avere alcuna conoscenza o percezione del contesto in cui stanno operando. Come ha notato Jean-Philippe Bouchaud, che oltre ad essere un noto fisico teorico francese è anche presidente di uno dei più grandi hedge fund d’oltralpe, “Anche se un certo numero di fisici è stato assunto dalle istituzioni finanziarie nel corso degli ultimi decenni, questi fisici sembrano avere dimenticato la metodologia delle scienze naturali per assorbire e rigurgitare le abitudini economiche in vigore, senza il tempo o la libertà di metterne in discussione le loro fondamenta”.
E’ indubbio che anche coloro che usano tecniche sofisticate farebbero bene a considerare il significato del proprio lavoro proprio per non essere tacciati un giorno di essere dei buoi che “tirano l’aratro placidamente e dissodano la dabbenaggine dove qualcun’altro seminerà per raccogliere messi copiose.” Tuttavia, ogni studente di fisica del primo anno impara che il limite fondamentale d’ogni modello fisico è proprio nelle assunzioni su cui questo è basato. Il filosofo della scienza Thomas Kuhn ha definito paradigma quell’insieme d’assunzioni teoriche sotto le quali procede la “scienza normale”. Il paradigma per eccellenza è stato, per più di mille anni, quello secondo il quale il Sole e i pianeti seguono delle orbite circolari intorno alla Terra. Questo paradigma ha retto al confronto con i dati osservativi non solo perché riusciva a ben spiegare le osservazioni dall’esperienza immediata, ma anche e soprattutto perché gli astronomi – di fronte a dati contradditori – non lo mettevano in dubbio, preferendo aggiungere nuove e sempre più complicate assunzioni, come i famosi epicicli, che svolgevano la funzione d’ipotesi ad hoc. Quando Copernico presentò i suoi calcoli capaci di meglio spiegare le osservazioni perché basati su un nuovo paradigma, il Sole al centro e la Terra ed i pianeti che gli orbitano intorno, il modello Tolemaico era un complesso marchingegno composto da 16 livelli di epicicli. In breve, secondo Kuhn, la rivoluzione copernicana è stata un epocale cambio di paradigma.
I fisici hanno dunque imparato a considerare criticamente ogni teoria entro dei limiti ben precisi che sono dettati dalle assunzioni usate e dagli esperimenti disponibili: hanno perciò da tempo appreso a non scambiare ciò che avviene nel modello con ciò che invece accade nella realtà. Come ho avuto modo di ricordare in fisica i modelli si confrontano con le osservazioni per provare se sono in grado di fornire spiegazioni precise, come ad esempio la processione del perielio di Mercurio che con la Teoria della Relatività Generale può essere calcolata di circa 0,019 gradi per secolo in accordo entro 0,0005 gradi per secolo con le misure sperimentali, oppure di fornire previsioni di successo, come ad esempio le onde elettromagnetiche postulate da Maxwell nel 1873 e generate da Hertz nel 1887. Similmente, si può asserire che l’uso della matematica nell’economia (neoclassica) serva ad un tale scopo? Oppure questo uso si riduce ad un puro esercizio retorico in cui si fa sfoggio di usare uno strumento (relativamente) sofisticato per calcolare precisamente cose irrilevanti come capita in astrologia? Ad esempio, secondo il filosofo della scienza Donald Gillies, “l’uso della matematica in economia neoclassica non ha prodotto alcun spiegazione precisa o previsione di successo”.
Per dipanare la questione si deve rispondere a questa domanda: gli assiomi fondamentali usati in economia sono sottoposti a test empirici? Ad esempio: i mercati liberi sono efficienti o sono selvaggi? La risposta a questa domanda viene dalle osservazioni o è un’assunzione indiscutibile? Questo è un punto cruciale in quanto chi pensa che i mercati liberi siano efficienti e si auto-regolino verso una situazione di equilibrio stabile sarà portato a proporre un ruolo dei mercati sempre più importante e ad “affamare la bestia”, lo Stato corrotto e clientelare. Chi pensa che i mercati liberi siano invece dominati da fluttuazioni selvagge e intrinsecamente lontani da un equilibrio stabile, generando invece pericolosi squilibri e disuguaglianze, sarà indotto a proporre un maggiore intervento dello Stato, cercando di migliorare l’efficienza di quest’ultimo.
La posizione espressa da Robert Lucas, premio “Nobel” e professore a Chicago, è chiaramente del primo tipo: “La mia tesi in questa conferenza è che la macroeconomia, nel suo senso originario, ha avuto successo: il suo problema centrale della prevenzione di depressioni è stato risolto, per tutti gli scopi pratici, ed è infatti stato risolto per molti decenni”. Chi sostiene questa tesi è ovviamente portato a considerare ogni fluttuazione nei mercati finanziari come una perturbazione ininfluente rispetto alla situazione di equilibrio: una crisi devastante non si può prevedere perché non è contemplata nel fantastico mondo dei mercati efficienti. Argomentava, infatti, nel 2007 lo stesso Lucas che una crisi economica non sarebbe potuta accadere poiché: “Se abbiamo imparato qualcosa dai passati 20 anni è che c’è parecchia stabilità incorporata nell’economia reale”.
Quando un paradigma diventa così forte da sostituire qualsiasi osservazione empirica si tramuta in un dogma e lo studioso finisce per vivere nel modello, senza più accorgersi di quello che accade nel mondo reale. Come ben sperimentiamo oggi, non c’è, infatti, nessuna stabilità nell’economia reale. Questa situazione è dovuta principalmente al ruolo dominante della finanziariazzazione dell’economia. Basti pensare che il volume dei prodotti finanziari derivati è dell’ordine di 10 volte il PIL mondiale, e che, come rileva anche Scacciavillani, nessuno è più in grado di capire o controllare quello che sta avvenendo. Purtroppo, è stato proprio nel nome del dogma della stabilità e razionalità dell’economia che si è pianificata, osannata e pompata scientemente la finanziarizzazione dell’economia come volano per la crescita, senza rendersi conto dei rischi incontrollabili che si stavano immettendo nel sistema.
Aveva dunque tutte le regioni, la Regina Elisabetta quando, durante la visita alla London School of Economics nel novembre del 2008, chiese perché non era stato previsto dagli economisti che la crisi economica stesse per avvenire. Due noti economisti inglesi hanno poi redatto una lettera alla Regina riassumendo le posizioni emerse nel corso di un forum promosso dalla British Academy per rispondere alla “Queen’s question”. Scrivono: “Quindi, in sintesi, Vostra Maestà, l’incapacità di prevedere i tempi, la grandezza e la gravità della crisi e di prevenirla, pur avendo molte cause, è stato principalmente un fallimento dell’immaginazione collettiva di molte persone brillanti, sia in questo paese e internazionale, per comprendere i rischi per il sistema nel suo complesso”. Più esplicitamente un altro gruppo di economisti britannici sottolinea “che negli ultimi anni l’economia si è trasformata quasi in un ramo della matematica applicata, ed è diventata distaccata dalle istituzioni del mondo reale e dagli eventi”.
Dunque, non è chi sta in sala macchine che ha perso la bussola (che forse non ha mai avuto), ma sono proprio gli ufficiali in plancia di comando che stanno navigando nella follia più assoluta guidati – come dei Simplicio reincarnati – da dogmi screditati dall’osservazione empirica. Non per niente proprio l’Economist ha pubblicato, in copertina (giugno 2009), l’immagine di un libro, dal titolo “Modern Economic Theory”, in liquefazione: aveva le sue ragioni Sua Maestà a preoccuparsi! Ed ha oggi ottime ragioni chi denuncia che la crisi economica è presentata quasi esclusivamente come una crisi del debito pubblico e non crisi delle banche, che hanno accumulato quintali di prodotti finanziari tossici, proprio dai soliti cultori del dio mercato e seguaci delle le dottrine neoliberali che, facendo passare per soluzioni tecniche scelte ideologiche, “hanno goduto di un monopolio dei cervelli che non ha precedenti nella storia”.
Francesco Sylos Labini
Astrofisico
Scienza - 16 Agosto 2012
Navigando nella follia dei mercati finanziari
Fabio Scacciavillani, proseguendo una discussione iniziata in seguito a dei miei interventi sulla capacità di produrre previsioni in economia e sull’incapacità di aver previsto la più drammatica crisi economica dell’ultimo secolo, argomenta che uno (o il) motivo per cui i mercati finanziari sono diventati ingestibili è dovuto al fatto che molti più fisici che economisti lavorano a Wall Street. Posso testimoniare che alcuni miei ex studenti ed ex colleghi sono effettivamente andati a lavorare presso istituzioni finanziarie. Tipicamente gli è richiesta una conoscenza avanzata di tecniche matematiche, come saper risolvere sistemi d’equazioni differenziali stocastiche. Ho domandato una volta a un mio ex collega cosmologo, che ha studiato per una ventina d’anni le equazioni di campo di Einstein, di cosa si occupasse. La risposta è stata sorprendente: “più o meno della stessa cosa di prima”. E’ dunque possibile che molti ex fisici (ma anche ex matematici ed ex informatici) che lavorano nel mondo finanziario siano esperti di tecniche raffinate senza avere alcuna conoscenza o percezione del contesto in cui stanno operando. Come ha notato Jean-Philippe Bouchaud, che oltre ad essere un noto fisico teorico francese è anche presidente di uno dei più grandi hedge fund d’oltralpe, “Anche se un certo numero di fisici è stato assunto dalle istituzioni finanziarie nel corso degli ultimi decenni, questi fisici sembrano avere dimenticato la metodologia delle scienze naturali per assorbire e rigurgitare le abitudini economiche in vigore, senza il tempo o la libertà di metterne in discussione le loro fondamenta”.
E’ indubbio che anche coloro che usano tecniche sofisticate farebbero bene a considerare il significato del proprio lavoro proprio per non essere tacciati un giorno di essere dei buoi che “tirano l’aratro placidamente e dissodano la dabbenaggine dove qualcun’altro seminerà per raccogliere messi copiose.” Tuttavia, ogni studente di fisica del primo anno impara che il limite fondamentale d’ogni modello fisico è proprio nelle assunzioni su cui questo è basato. Il filosofo della scienza Thomas Kuhn ha definito paradigma quell’insieme d’assunzioni teoriche sotto le quali procede la “scienza normale”. Il paradigma per eccellenza è stato, per più di mille anni, quello secondo il quale il Sole e i pianeti seguono delle orbite circolari intorno alla Terra. Questo paradigma ha retto al confronto con i dati osservativi non solo perché riusciva a ben spiegare le osservazioni dall’esperienza immediata, ma anche e soprattutto perché gli astronomi – di fronte a dati contradditori – non lo mettevano in dubbio, preferendo aggiungere nuove e sempre più complicate assunzioni, come i famosi epicicli, che svolgevano la funzione d’ipotesi ad hoc. Quando Copernico presentò i suoi calcoli capaci di meglio spiegare le osservazioni perché basati su un nuovo paradigma, il Sole al centro e la Terra ed i pianeti che gli orbitano intorno, il modello Tolemaico era un complesso marchingegno composto da 16 livelli di epicicli. In breve, secondo Kuhn, la rivoluzione copernicana è stata un epocale cambio di paradigma.
I fisici hanno dunque imparato a considerare criticamente ogni teoria entro dei limiti ben precisi che sono dettati dalle assunzioni usate e dagli esperimenti disponibili: hanno perciò da tempo appreso a non scambiare ciò che avviene nel modello con ciò che invece accade nella realtà. Come ho avuto modo di ricordare in fisica i modelli si confrontano con le osservazioni per provare se sono in grado di fornire spiegazioni precise, come ad esempio la processione del perielio di Mercurio che con la Teoria della Relatività Generale può essere calcolata di circa 0,019 gradi per secolo in accordo entro 0,0005 gradi per secolo con le misure sperimentali, oppure di fornire previsioni di successo, come ad esempio le onde elettromagnetiche postulate da Maxwell nel 1873 e generate da Hertz nel 1887. Similmente, si può asserire che l’uso della matematica nell’economia (neoclassica) serva ad un tale scopo? Oppure questo uso si riduce ad un puro esercizio retorico in cui si fa sfoggio di usare uno strumento (relativamente) sofisticato per calcolare precisamente cose irrilevanti come capita in astrologia? Ad esempio, secondo il filosofo della scienza Donald Gillies, “l’uso della matematica in economia neoclassica non ha prodotto alcun spiegazione precisa o previsione di successo”.
Per dipanare la questione si deve rispondere a questa domanda: gli assiomi fondamentali usati in economia sono sottoposti a test empirici? Ad esempio: i mercati liberi sono efficienti o sono selvaggi? La risposta a questa domanda viene dalle osservazioni o è un’assunzione indiscutibile? Questo è un punto cruciale in quanto chi pensa che i mercati liberi siano efficienti e si auto-regolino verso una situazione di equilibrio stabile sarà portato a proporre un ruolo dei mercati sempre più importante e ad “affamare la bestia”, lo Stato corrotto e clientelare. Chi pensa che i mercati liberi siano invece dominati da fluttuazioni selvagge e intrinsecamente lontani da un equilibrio stabile, generando invece pericolosi squilibri e disuguaglianze, sarà indotto a proporre un maggiore intervento dello Stato, cercando di migliorare l’efficienza di quest’ultimo.
La posizione espressa da Robert Lucas, premio “Nobel” e professore a Chicago, è chiaramente del primo tipo: “La mia tesi in questa conferenza è che la macroeconomia, nel suo senso originario, ha avuto successo: il suo problema centrale della prevenzione di depressioni è stato risolto, per tutti gli scopi pratici, ed è infatti stato risolto per molti decenni”. Chi sostiene questa tesi è ovviamente portato a considerare ogni fluttuazione nei mercati finanziari come una perturbazione ininfluente rispetto alla situazione di equilibrio: una crisi devastante non si può prevedere perché non è contemplata nel fantastico mondo dei mercati efficienti. Argomentava, infatti, nel 2007 lo stesso Lucas che una crisi economica non sarebbe potuta accadere poiché: “Se abbiamo imparato qualcosa dai passati 20 anni è che c’è parecchia stabilità incorporata nell’economia reale”.
Quando un paradigma diventa così forte da sostituire qualsiasi osservazione empirica si tramuta in un dogma e lo studioso finisce per vivere nel modello, senza più accorgersi di quello che accade nel mondo reale. Come ben sperimentiamo oggi, non c’è, infatti, nessuna stabilità nell’economia reale. Questa situazione è dovuta principalmente al ruolo dominante della finanziariazzazione dell’economia. Basti pensare che il volume dei prodotti finanziari derivati è dell’ordine di 10 volte il PIL mondiale, e che, come rileva anche Scacciavillani, nessuno è più in grado di capire o controllare quello che sta avvenendo. Purtroppo, è stato proprio nel nome del dogma della stabilità e razionalità dell’economia che si è pianificata, osannata e pompata scientemente la finanziarizzazione dell’economia come volano per la crescita, senza rendersi conto dei rischi incontrollabili che si stavano immettendo nel sistema.
Aveva dunque tutte le regioni, la Regina Elisabetta quando, durante la visita alla London School of Economics nel novembre del 2008, chiese perché non era stato previsto dagli economisti che la crisi economica stesse per avvenire. Due noti economisti inglesi hanno poi redatto una lettera alla Regina riassumendo le posizioni emerse nel corso di un forum promosso dalla British Academy per rispondere alla “Queen’s question”. Scrivono: “Quindi, in sintesi, Vostra Maestà, l’incapacità di prevedere i tempi, la grandezza e la gravità della crisi e di prevenirla, pur avendo molte cause, è stato principalmente un fallimento dell’immaginazione collettiva di molte persone brillanti, sia in questo paese e internazionale, per comprendere i rischi per il sistema nel suo complesso”. Più esplicitamente un altro gruppo di economisti britannici sottolinea “che negli ultimi anni l’economia si è trasformata quasi in un ramo della matematica applicata, ed è diventata distaccata dalle istituzioni del mondo reale e dagli eventi”.
Dunque, non è chi sta in sala macchine che ha perso la bussola (che forse non ha mai avuto), ma sono proprio gli ufficiali in plancia di comando che stanno navigando nella follia più assoluta guidati – come dei Simplicio reincarnati – da dogmi screditati dall’osservazione empirica. Non per niente proprio l’Economist ha pubblicato, in copertina (giugno 2009), l’immagine di un libro, dal titolo “Modern Economic Theory”, in liquefazione: aveva le sue ragioni Sua Maestà a preoccuparsi! Ed ha oggi ottime ragioni chi denuncia che la crisi economica è presentata quasi esclusivamente come una crisi del debito pubblico e non crisi delle banche, che hanno accumulato quintali di prodotti finanziari tossici, proprio dai soliti cultori del dio mercato e seguaci delle le dottrine neoliberali che, facendo passare per soluzioni tecniche scelte ideologiche, “hanno goduto di un monopolio dei cervelli che non ha precedenti nella storia”.
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Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "Il governo Meloni, in quasi due anni, non ha adottato alcuna misura efficace per contrastare l’aumento delle bollette, preferendo smantellare il mercato tutelato e aggravando così la situazione di famiglie e imprese". Lo afferma Ubaldo Pagano, capogruppo del Partito Democratico in Commissione Bilancio alla Camera, sottolineando la necessità di un cambio di rotta immediato. Il Partito Democratico torna a chiedere interventi concreti, proponendo due soluzioni centrali: separare il costo dell’energia da quello del gas e istituire un ente pubblico che possa garantire prezzi più accessibili.
"Non possiamo accettare – aggiunge Pagano – che il nostro sistema energetico rimanga vincolato a un meccanismo che pesa enormemente sulle tasche di cittadini e aziende. Il gas è la fonte più costosa e instabile, e continuare a legare il prezzo dell’elettricità a questa risorsa è un errore che il governo deve correggere subito. Le bollette stanno raggiungendo livelli insostenibili proprio nei mesi di maggiore consumo: Meloni e la sua maggioranza si decidano ad agire, perché gli italiani non possono più aspettare", conclude Pagano.
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "Non è più procrastinabile un intervento del Governo per contenere i costi delle bollette, oramai insostenibili per milioni di italiani. Governo e maggioranza facciano proprie le proposte del Pd avanzate da Elly Schlein e tutte a costo zero. Proposte semplici, chiare ed efficaci. Approviamole con spirito bipartisan per il bene del Paese". Così in una nota il senatore del Pd Michele Fina.
"Dopo che il taglio delle accise, promesso dalla presidente Meloni, era rimasto intrappolato nella distanza che c'è tra il dire e il fare e nulla è stato fatto è ora che maggioranza e governo prendano atto della gravità della situazione. Come si fa a non rendersi conto che questa emergenza bollette si aggiunge all’aumento di carburante, RC Auto e pedaggi, beni alimentari, materiale scolastico e affitti? Una situazione sconfortante che si va ad aggiungere ad una economia che arretra da 750 giorni, proprio mentre attendiamo gli effetti nefasti dei dazi di Trump".
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - Si riunirà domani pomeriggio il gruppo Pd della Camera e all'ordine del giorno c'è anche la questione della pdl Cisl sulla partecipazione dei lavoratori. Dopodomani infatti si riunirà in mattinata il Comitato dei 9 e quindi è atteso il provvedimento in aula. Provvedimento sul quale si sono registrate sensibilità diverse tra i dem. Con il disagio dell'area riformista, in particolare, a dire no all'iniziativa promossa dalla Cisl. Per un altro pezzo dei dem invece, come Arturo Scotto e Maria Cecilia Guerra, il testo base è stato stravolto dalla maggioranza ed è quindi insostenibile. Testo su cui, per altro, ha messo il cappello la stessa premier Giorgia Meloni parlando all'ultima assemblea Cisl.
I dem, per trovare una quadra, si erano già confrontati nelle settimane scorse in una riunione del gruppo a Montecitorio. Si era deciso di rinviare la decisione sul voto, in attesa di vedere se la maggioranza si fosse resa disponibile ad accogliere alcune modifiche, in aula, proposte dal Pd. "Attendiamo un segnale", si era detto. A quasi un mese di distanza però il 'segnale' non sembra arrivato. Dice Scotto, capogruppo Pd in commissione Lavoro: "Noi abbiamo tenuto sempre come bussola il merito. E votare no al mandato al relatore, è stata un scelta di merito perchè il testo base Cisl è stato completamente stravolto e peggiorato. Tanto che viene da chiedersi come sia possibile che un grande sindacato come la Cisl possa riconoscere come proprio il provvedimento che arriva in aula...".
"Ma -aggiunge- abbiamo detto che eravamo disponibili a modificare il nostro no in commissione, se in aula la maggioranza avesse dato l'ok ad alcune significative modifiche. Al momento, però non abbiamo avuto alcun segnale in questa direzione". E quindi, va a finire che il Pd si divide? "Non credo proprio". Magari si va verso un'astensione? "Domani abbiamo il gruppo, discuteremo domani".
Roma, 24 feb. (Adnkronos Salute) - L'intervento e le cure per il tumore al seno possono avere un forte impatto sulla sfera emotiva e sessuale della donna; il bisogno di recuperare femminilità e intimità, così come il desiderio di maternità, sono molto sentiti dalle pazienti, che però non ne parlano. Lo confermano i dati di un'indagine condotta da Iqvia e promossa da Europa Donna Italia per comprendere l'impatto della malattia sull'identità femminile e la relazione di coppia. I risultati sono stati presentati nel corso del convegno scientifico 'Rəvolution in medicine', che si è tenuto sabato 22 febbraio all'università degli Studi di Milano.
Oltre il 90% delle donne riscontra problemi legati alla sfera sessuale in seguito a interventi e trattamenti per il tumore al seno, ma il 66% non ne parla con nessuno e il 42% rinuncia a gestirli, evidenzia la ricerca coordinata da Isabella Cecchini, responsabile del Centro studi Iqvia Italia, che ha coinvolto 382 donne con diagnosi di tumore al seno di diverse fasce di età e a diverso stadio di malattia. I risultati indicano che le tematiche relative a emozioni e sessualità sono percepite importanti per il 72% del campione, ma restano taciute non solo dalle donne stesse - principalmente per timore, vergogna, idea che siano aspetti secondari rispetto alle priorità dettate dalla malattia - ma anche dai medici.
"Rispetto agli esordi del mio essere oncologa - dichiara Manuelita Mazza, oncologa della Senologia medica dell'Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano e responsabile scientifica di 'Rəvolution in medicine' - la vita delle pazienti è cambiata. In poco più di vent'anni ho assistito a grandi passi avanti nella capacità di curare il tumore al seno, anche nelle forme metastatiche; tuttavia, se si guarisce sempre di più e l'aspettativa di vita è più lunga, non sono certa sia anche più larga, più piena, più densa di vita stessa. La salute sessuale è un aspetto puntualmente trascurato del benessere di chi ha una diagnosi impegnativa come il tumore al seno, specie se metastatico, ma è parte integrante del benessere di ciascuna donna e non può essere un argomento omesso a fronte di una diagnosi di tumore al seno".
"Fornire alla paziente informazioni chiare sugli effetti collaterali sessuali dei trattamenti e, se desiderato, includere il partner nelle discussioni cliniche può fare una grande differenza - prosegue Mazza - Questa apertura non solo supporta meglio la paziente, ma le permette di sentirsi compresa in una delle sfere più intime e vulnerabili della sua vita".
I dati presentati confermano quanto un cambio di passo sia necessario: appena il 22% delle donne intervistate ha un alto livello di consapevolezza dell'impatto delle terapie sulla propria sessualità, l'11% ha interrotto la relazione con il proprio partner dopo la diagnosi di tumore al seno e 2 coppie su 3 hanno interrotto i rapporti sessuali. Anche sul fronte della maternità emergono dati significativi: solo 3 pazienti su 4 parlano del desiderio di diventare madri con il proprio medico di riferimento, e la comunicazione risulta chiara e rassicurante appena per la metà di esse, con il risultato che troppo spesso si rinuncia al proprio progetto di vita perché non si sono ricevute informazioni adeguate.
"E' il momento di promuovere un cambiamento - commenta Rosanna D'Antona, presidente di Europa Donna Italia - e far sì che i problemi riscontrati dalle pazienti nella sfera emotiva e sessuale escano dal cono d’ombra del tabù. Le donne chiedono un supporto specifico da parte dei medici e vorrebbero essere affiancate anche dagli psiconcologi. L'impegno di Europa Donna in queste direzioni non mancherà. Già dal 2022 abbiamo avviato il progetto 'Come Prima', dedicato al recupero della femminilità e al desiderio di maternità delle donne con tumore del seno, coinvolgendo le pazienti, i loro partner e i medici con materiale informativo e appuntamenti dedicati, e proseguono i nostri sforzi per promuovere e normalizzare il dialogo tra pazienti e professionisti sanitari, medici in primis, anche su questi aspetti. Non dimentichiamo che la presa in carico delle pazienti deve prendere in considerazione non solo la malattia di per sé, ma la donna nella sua interezza, con i suoi bisogni fisici e psicologici".
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "La vicenda di attivisti e giornalisti spiati sta assumendo tratti sempre più inquietanti. Anche Don Mattia Ferrari, prete attivo con Mediterranea, è stato spiato con un software installato sul suo telefono". Lo dice la segretaria del Pd Elly Schlein.
"È urgente e necessario che il governo, e in particolare Giorgia Meloni, smetta di scappare e si impegni a chiarire al Paese chi sta spiando attivisti e giornalisti, perché qui sono a rischio le fondamenta dello stato di diritto. Abbiamo chiesto al governo di dirci quali entità statali hanno autorizzato l’installazione dei software di Paragon sui cellulari spiati, e il governo non sta dando queste risposte".
"Che cosa sta coprendo? Perché la Presidente del Consiglio trova il tempo di partecipare a ogni convention sovranista, ma non lo trova per fare chiarezza su questi fatti gravissimi e renderne conto al Parlamento? Le italiane e gli italiani meritano risposte ed è suo dovere fornirle. Da parte mia e di tutto il Partito democratico piena solidarietà e sostegno a Don Mattia Ferrari".
Milano, 24 feb. (Adnkronos) - Supportare e valorizzare le attività di alta formazione, ricerca e trasferimento tecnologico, attraverso iniziative di promozione e sostegno finanziario e strategie di cooperazione nazionale e internazionale, per contribuire alla crescita economica del Paese, mettendo in stretta connessione mondo accademico e produttivo. E' la mission della Fondazione Bicocca, il nuovo ente costituito dall'università di Milano-Bicocca presentato oggi nell’Aula Magna dell’ateneo, durante l’evento 'Connessioni per il futuro', alla presenza della rettrice Giovanna Iannantuoni, del presidente della Fondazione e prorettore vicario dell’ateneo Marco Orlandi, del sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio dei ministri Alessandro Morelli, dell’assessore allo Sviluppo economico di Regione Lombardia Guido Guidesi e dell’assessora allo Sviluppo economico e politiche del lavoro del Comune di Milano Alessia Cappello.
La Fondazione Bicocca è una fondazione di partecipazione, senza scopo di lucro, e nasce per favorire la partnership tra ateneo e soggetti esterni, la collaborazione tra pubblico e privato. Sue finalità principali sono il sostegno all’imprenditorialità accademica e alla valorizzazione della proprietà intellettuale, il supporto ai servizi per gli studenti e alle iniziative di orientamento e la partecipazione a progetti internazionali, europei e nazionali per attrarre finanziamenti a sostegno della ricerca e dell’innovazione.
Fondazione Bicocca avrà il suo quartier generale nella sede principale dell'università, nell'edificio U6 Agorà. A poca distanza, in Bim, il grande progetto di rigenerazione urbana promosso da Aermont Capital e Kervis Sgr che sta trasformando un iconico edificio di Vittorio Gregotti in una work destination all’avanguardia, troverà casa il Bicocca Pavilion, il nuovo innovation hub della Fondazione Bicocca, che mette in relazione le eccellenze dell'ateneo con il mondo delle imprese. Il pavilion, progettato da Piuarch e costruito al centro della piazza, immerso nel verde, è uno spazio polifunzionale dal design distintivo e flessibile, pensato per ospitare un ecosistema evoluto di imprese e professionisti, favorendo il dialogo e le sinergie. L’inaugurazione del Bicocca Pavilion avverrà il 14 aprile.
Nello specifico, la Fondazione opera nei seguenti ambiti: alta formazione, con la gestione e la promozione di tutti i master di I e II livello, corsi professionalizzanti, summer e winter school e convegni accademici, con l’obiettivo di aumentare del 10 per cento l’offerta formativa a partire dall’anno accademico 2025-2026; ricerca e trasferimento tecnologico, con la promozione e la valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria attraverso il supporto alla brevettazione e alla partnership con imprese ed enti pubblici, con lo scopo di incrementare del 10 per cento i proventi da collaborazioni con aziende; eventi e public engagement, con il coordinamento e l'organizzazione di hackathon, workshop e conferenze per promuovere la ricerca, condividerne la conoscenza con il pubblico e attrarre sponsorizzazioni private.
E' prevista l’organizzazione di almeno 10 eventi sponsorizzati all’anno. "La creazione della Fondazione Bicocca rappresenta un passo strategico per il nostro ateneo -afferma la rettrice dell’Università di Milano-Bicocca Giovanna Iannantuoni- introducendo una serie di vantaggi operativi, gestionali e strategici che integrano e potenziano le attività già svolte. La Fondazione potenzia e amplifica l’impatto dell’Università sul territorio e nel panorama accademico nazionale e internazionale. Milano-Bicocca si pone all’avanguardia nella creazione di un ecosistema accademico-innovativo, in grado di rispondere alle sfide del futuro con strumenti più efficaci e competitivi".
"Grazie alla Fondazione -dichiara il presidente della Fondazione e prorettore vicario dell’ateneo, Marco Orlandi- potremo ottimizzare la gestione di iniziative chiave per la formazione, il trasferimento tecnologico e la valorizzazione della ricerca, consolidando il ruolo dell'università di Milano-Bicocca come polo di eccellenza. Vogliamo che la Fondazione diventi un punto di riferimento per la valorizzazione della conoscenza e dell’innovazione tecnologica, promuovendo sinergie con il mondo imprenditoriale e con le istituzioni pubbliche".
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "A tre anni dalla brutale aggressione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa, vanno ribadite vicinanza e solidarietà alla coraggiosa resistenza ucraina a difesa della propria indipendenza e della libertà delle sue scelte nazionali". Lo afferma il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
"La violazione delle più basilari norme di convivenza internazionale, infrangendo anche solenni impegni assunti nel 1994 tra le due parti, le centinaia di migliaia di vittime, anche tra la popolazione civile, la devastazione volutamente perseguita delle infrastrutture ucraine -aggiunge il Capo dello Stato- sollecitano, insieme a una severa condanna, la ricerca di rapido avvio di colloqui affinché le due parti pervengano alla definizione di una pace giusta, in linea con i principi dell’Onu, garantita da efficaci misure di sicurezza che la rendano effettiva e definitiva".