Il debito pubblico è più alto di quanto non scrivano i giornali: in Giugno sfiorava il 126% del Pil. Nel 2011, Berlusconi ha limitato l’indebitamento prosciugando la cassa. Ma nel Gennaio 2012 il debito ha ripreso a correre. Il Ministro dell’Economia Grilli ha un “Piano” per riportarlo sotto il 100% del PIL in cinque anni, ma Citigroup prevede che raggiungerà il 139% del Pil nel 2014. E i deficit/Pil del 2012 e 2013 saranno ben superiori agli obiettivi.
Fonti: Per il Debito, Banca d’Italia, Supplemento al Bollettino Statistico. ISTAT, serie trimestrali PIL e interpolazioni.
Gli spread giocano un ruolo fondamentale nella deriva finanziaria dello Stato: 57 mld l’anno. Ecco i conteggi:
Le statistiche sono soggette ad un certo grado di manipolazione/interpretazione. Supponiamo infatti che il fabbisogno finanziario dello Stato nel periodo X sia 100. Se salgono gli spread, il Tesoro può offrire in asta:
(1) obbligazioni ‘alla pari’, alzando le cedole;
(2) obbligazioni con le stesse cedole, ‘sotto la pari’ per riportare i rendimenti effettivi al livello richiesto dai mercati.
Nel primo caso il Tesoro “nasconde” parte dell’indebitamento, emette obbligazioni per 100, e carica sui bilanci futuri un’elevata spesa per interessi. Nel secondo caso il Tesoro emette più debito, ma sui bilanci successivi gravano meno interessi.
L’Italia ha fin qui seguito una linea più vicina alla prima ipotesi, portando ad es. le cedole dei BTP decennali dal 4,75% del marzo 2011 al 5,5%. Gli spread di oggi peseranno sui bilanci futuri.
Se prescindiamo da questi giochi contrabili ed attualizziamo tutto, poiché
– lo Stato emette obbligazioni per circa 300 miliardi di Euro l’anno
– gli spread sulla maturità “media” del debito (6-7 anni) sono stati negli ultimi 12 mesi pari a circa 400 bp;
– ogni aumento degli spread di 100 bp costa al Tesoro il 5% del prezzo di emissione in asta, a parità di cedole,
si ottiene il costo vero degli spread nei dodici mesi, pari a circa
300*(0,05*400)/100 = 66 miliardi
In realtà, il costo è un poco inferiore: io calcolo 57 mld.
Anche la recessione – a fine anno potremmo registrare -3% – pesa sui conti pubblici. Se per ogni -1% di Pil il deficit aumenta di 0,5% del Pil, la recessione del 3%, causa un aumento del rapporto debito/pil del 4,6%. Inoltre, danneggia la capacità produttiva.
Ricordate? Le riforme strutturali dovevano garantire una crescita dell’11%. Ora chi può se ne va.
Le politiche di Monti sono fallite, le promesse mancate. L’Italia paga con l’impoverimento. Monti lo sa. Nulla è più rivelatore delle sue stesse dichiarazioni: “Con Berlusconi, gli spread sarebbero arrivati a 1200”. Sì, e allora? Da quando Berlusconi è il termine di confronto per un buon premier? Nel 2013 l’austerità già nella pipeline continuerà a deprimere l’economia e la psiche: una cosa è fare sacrifici per un futuro migliore, altra cosa è entrare in un tunnel senza fine. Chi ha predicato meritocrazia dovrebbe trarne le conseguenze.
La stampa sussidiata continua a distorcere la realtà. Repubblica ad es. scrive che “la recessione era prevista da tempo dalle fonti autentiche e ufficiali”, tutto sotto controllo. Davvero? Ecco un grafico del Dicembre 2011 con le previsioni della Commissione Europea.
La Repubblica inoltre – confondendo – scrive che “la recessione dell’intero 2012, ormai statisticamente definitiva, è dell’1,9-2 per cento rispetto all’anno precedente”. Nossignori: questa è solo la recessione “già acquisita” a metà anno. Quanto alla disoccupazione,la Repubblicaspiega che “numerosi giovani rifiutano lavori dequalificanti” (sic!). In conclusione, “Tutto ciò ci tranquillizza”.
Eppure, la notte è più buia prima dell’alba. C’è speranza.
Continua la ‘ritirata ordinata’ dei liberisti (economisti inglesi: “abbiamo sbagliato: cambiamo strada, però non ditelo”; Scacciavillani: ‘noi liberisti uguali ai keynesiani’). Sono segnali importanti: la realtà comincia a fare breccia nell’ideologia.
Merkel ‘appoggia’ la Bce, che si prepara ad adottare una qualche variante del Piano anti spread che avevo proposto, per vie riservate, a chi di dovere, un anno fa: Bce prestatore di ultima istanza, in cambio di una stretta condizionalità, stabilita da un organo terzo: l’ESM, embrione di un’Authority Europea. E qui ci sarebbe del lavoro per il Pd: le regole dell’ESM sono, infatti, ancora da scrivere. È essenziale
– evitare un altro Patto di Stabilità “stupido”, pro-ciclico;
– verificare che la contropartita ai sacrifici sia adeguata: il diavolo sta nei dettagli. La Bce deve tagliare gli spread in maniera massiccia, e garantire un livello adeguato del reddito (PIL) nominale europeo.
Poiché la Bce ha mostrato di avvicinarsi alla soluzione, i mercati finanziari – come avevo previsto – hanno messo su un rialzo corposo e prolungato, invece del solito fuoco di paglia, smentendo quelli che ancora non hanno capito come si risolve la crisi. Rialzo fragile, perché gli sviluppi sono lenti, parziali, incerti, tardivi. Inoltre, l’annuncio di Draghi ha fatto crollare i tassi a due anni, ma assai meno quelli a 10 anni.
Segno che se sulla crisi finanziaria la Bce sta, forse, per imboccare la strada giusta, sui problemi economici sottostanti ancora non ci siamo.