I cacciatori di mafiosi più esperti sostituiti tutti nello stesso momento e rimpiazzati di punto in bianco da colleghi con minore esperienza sul campo. E nello stesso periodo anche la procura sarà animata da un corposo turn over che coinvolgerà diversi magistrati della direzione distrettuale antimafia: se non è l’anno zero delle indagini su Cosa Nostra, poco ci manca. Quel che è certo è che in autunno, a Palermo, andrà in scena un vero e proprio giro di vite sul fronte antimafia. Nomi importanti che rappresentano la memoria storica dell’Arma nella lotta alla mafia. Come quello del maggiore Antonio Coppola per esempio. Coppola è il comandante del nucleo investigativo dei carabinieri, autore delle principali indagini che hanno portato all’azzeramento dei vertici di Cosa Nostra, la piovra dalle mille teste, che tenta continuamente di riorganizzarsi: durante l’operazione Araba Fenice (coordinata proprio da Coppola), venne filmato il summit dei boss palermitani che avevano deciso di ricostituire la Cupola, prima di finire tutti in manette. Adesso il maggiore dovrà lasciare Palermo, smetterla di occuparsi di mafia per essere probabilmente trasferito al nucleo tutela patrimonio culturale di Roma. Una scelta che non è piaciuta a 35 magistrati dell’antimafia, che hanno scritto al procuratore capo Francesco Messineo per chiedergli di intercedere con i vertici dell’Arma e ritardare il trasferimento di Coppola.
“Non si possono azzerare i vertici degli organi investigativi dell’Arma tutti nello stesso momento: questa è un’iniziativa senza precedenti che credo non si sia mai verificata negli ultimi 30 anni” commenta Vittorio Teresi, procuratore aggiunto di Palermo. Oltre a Coppola, stanno infatti preparando le valigie anche altri uomini di punta nella caccia ai boss mafiosi. Come il colonnello Paolo Piccinelli, per esempio, che alla guida del Reparto Operativo ha smantellato la rete di fiancheggiatori del boss Gianni Nicchi. O come il generale Teo Luzi, coordinatore delle indagini sul misterioso omicidio dell’avvocato Enzo Fragalà, l’ex deputato di An assassinato a colpi di bastone due anni e mezzo fa da un uomo in motocicletta rimasto ancora oggi senza volto. In autunno andranno via anche i colonnelli Giuseppe De Riggi e Pietro Salsano, che guidano i gruppi di militari a Palermo e Monreale. “Il dato allarmante – spiega Teresi – è che i vertici dell’Arma destineranno a quei delicati incarichi ufficiali con quasi nessuna esperienza in fatto di lotta alla mafia: non si può pensare che i nuovi investigatori facciano esperienza sulla pelle delle nostre indagini, sarà quindi naturale per noi magistrati coordinarci maggiormente con le altre forze di polizia giudiziaria che hanno già maturato ampie conoscenze su Cosa Nostra”.
E negli stessi mesi in cui saranno sostituiti i vertici investigativi dell’Arma, anche negli uffici del palazzo di giustizia palermitano avverrà una massiccia rotazione. Se per i militari, però, gli spostamenti vengono decisi dai vertici, il turn over dei magistrati prenderà il via soltanto dopo il volontario trasferimento richiesto dalle stesse toghe. “Ci sarà comunque da riorganizzarsi” rileva sempre Teresi. Da ottobre si libereranno sicuramente due posti da procuratore aggiunto: sono quelli di Ignazio De Francisci, che si trasferirà negli uffici dell’avvocatura generale dopo la votazione unanime del Csm, e di Antonio Ingroia, il coordinatore dell’inchiesta sulla Trattativa Stato – mafia che invece andrà a lavorare per l’Onu in Guatemala. Una terza poltrona da aggiunto potrebbe essere presto lasciata libera da Nino Gatto, che dopo mesi in malattia potrebbe andare in pensione. Palazzo dei Marescialli ha già bandito il concorso per i posti da aggiunto: in lizza per succedere a Ingroia e De Francisci c’è Nico Gozzo, già pm del processo contro Marcello Dell’Utri e attualmente procuratore aggiunto a Caltanissetta. Proveranno a tornare a Palermo anche il sostituto procuratore della Dna Maurizio De Lucia, il procuratore di Barcellona Pozzo di Gotto Salvo De Luca, il facente funzioni di Reggio Calabria Ottavio Sferlazza e il capo dei pm di Termini Imerese Alfredo Morvillo: una corsa apertissima in cui gli appoggi interni al Csm sono fondamentali.
Se n’è accorto Roberto Scarpinato che rischia di essere tagliato fuori dalla corsa alla procura generale di Palermo dal procedimento disciplinare richiesto dal consigliere del Csm Nicolò Zanon, dopo il suo intervento in via d’Amelio il 19 luglio scorso. Sfidante del procuratore generale nisseno è Francesco Messineo: l’attuale procuratore capo di Palermo era stato indicato per la poltrona di procuratore generale dalla commissione incarichi direttivi del Csm, che avrebbe dovuto votare il nuovo procuratore generale entro fine luglio. La riunione plenaria è stata però spostata a settembre e indiscrezioni lasciano immaginare come Messineo possa alla fine pagare il ciclone istituzionale che si è scatenato dopo che il capo dello Stato è ricorso alla consulta sollevando un conflitto d’attribuzione contro il suo ufficio.
Se il Csm dovesse riaprire i termini, in lizza potrebbe tornare il procuratore capo di Messina Guido Lo Forte, che non ha mai ritirato la domanda per la procura generale. E a breve potrebbe anche aprirsi la battaglia per la poltrona di procuratore capo: se Messineo dovesse pensare di cedere il passo, in corsa per l’ufficio che fu di Giancarlo Caselli ci sarebbero Sergio Lari e lo stesso Lo Forte.