Le energie da fonti rinnovabili nel rilancio di Chernobyl? Sembrerebbe un paradosso, eppure potrebbe essere proprio questa la strada intrapresa dal governo ucraino negli oltre 18 mila chilometri quadrati di terreni contaminati, candidati a diventare un vero polmone nella produzione di energia elettrica, ma da fonti più sicure. Pannelli fotovoltaici, pale eoliche e impianti di cogenerazione che si occuperebbero di smaltire la grande quantità di legna ancora contaminata dall’esplosione della centrale nucleare a distanza di oltre 26 anni. I territori colpiti dalle radiazioni coprirono un’estensione di quasi 60mila chilometri quadrati in Russia, 43.500 in Bielorussia (l’equivalente di quasi il 23% dell’intero stato) e 37.600 in Ucraina di cui 18mila terreni abitabili e il restante costituito da boschi e aree verdi. In questo primo progetto approvato nel corso dell’estate dall’Ucraina sarebbero coinvolti quasi 2.600 chilometri quadrati dell’area di sicurezza attorno ai reattori di Chernobyl, con l’obiettivo principale di dare una seconda vita ai terreni praticamente inutilizzabili oltre che fornire un segnale concreto dell’impegno politico sull’intera faccenda. Un’occasione di rilancio per il governo di Kiev in una situazione che a distanza di anni continua a far sentire prepotentemente il suo passato con radiazioni e patologie che colpiscono in modo particolare bambini e neonati.
Nonostante in più occasioni i governatori del paese non abbiano dimostrato di aver preso particolarmente a cuore Chernobyl e le sue conseguenze, il governo ucraino ha presentato il nuovo piano energetico del paese: l’obiettivo che l’Ucraina ha intenzione di raggiugere entro il 2015 è quello di avere una produzione da fonti rinnovabili pari al 10% della richiesta del Paese, cifra che raddoppierà entro il 2030. Numeri e grandi aspettative che per ora esistono solamente sulla carta ma che il mondo auspica possano diventare realtà, evitando colpi di mano che potrebbero avvenire all’ultimo minuto. Il condizionale è d’obbligo dopo le notizie circolate proprio nel momento di maggiore visibilità mediatica che il paese ha conosciuto durante gli Europei di calcio: 35 milioni di euro destinati alla costruzione di un nuovo reparto oncologico nell’ospedale pediatrico Oxkhmatdyt di Kiev non sono mai arrivati nonostante le promesse, ma sono stati addirittura utilizzati per finanziare parte degli investimenti di Euro 2012. Lasciate alle spalle le competizioni sportive, il timore è che si ripetano situazioni simili anche in questa occasione, dirottando su altri capitoli i fondi già stanziati per il rilancio ‘verde’ del Paese.
A pochi giorni dall’anniversario del 26 aprile sono iniziati i lavori per la realizzazione del nuovo ‘sarcofago’ a copertura del reattore esploso nel 1986. Nonostante il piano di copertura sia stato presentato nel 1997, si è dovuto attendere fino al 2004 per veder completato il progetto esecutivo e i primi interventi sono iniziati solamente alcuni mesi fa. Le 300 mila tonnellate di calcestruzzo e le oltre 1000 strutture metalliche impiegate nella prima copertura realizzata a poche settimane dall’esplosione, sono riuscite in questi anni a contenere le oltre 200 tonnellate di materiale radioattivo contenuto all’interno del reattore di Chernobyl. Nel corso del tempo il naturale deterioramento della struttura ha però creato delle piccole crepe che stanno rilasciando quantità di polvere radioattiva, capace sul lungo periodo di creare un vero e proprio collasso su se stessa dell’intera impalcatura. Il nuovo sarcofago, secondo le dichiarazioni del governo ucraino, verrà completato nel 2015 ma i timori delle associazioni ambientaliste sono legate soprattutto a possibili ritardi dovuti alla mancanza di fondi: tra i principali finanziatori dell’opera c’era infatti il Giappone, ora alle prese con i suoi reattori di Fukushima.
Secondo le stime dell’agenzia Itar-Tass, l’intero processo di bonifica dell’area di Chernobyl avrà una durata superiore ai 100 anni. Uno spazio di tempo a cui si aggiungono tutt’ora le conseguenze delle radiazioni sulle popolazioni residenti nei pressi dei reattori o, in modo ancora più inquietante, sui ‘Figli di Chernobyl‘, cioè i bambini nati a ridosso del disastro nucleare. Ad accendere ancora una volta i riflettori sulle conseguenze delle radiazioni è stata in modo particolare un’intervista pubblicata dal New York Post a pochi giorni dall’esplosione di Fukushima. A parlare è stata la giovane Natassia Astrasheuskaya, bielorussa corrispondente di Reuters a Mosca, nata alla fine del mese di agosto del 1986, a pochi mesi dall’esplosione di Chernobyl. Nessuna patologia evidente se non un ingrossamento della tiroide (caso ricorrente nei bambini nati a ridosso del disastro nucleare) ma con la consapevolezza di avere dentro di sé ancora parte di quelle radiazioni: “Io sono cosciente – aveva dichiarato – che per l’esposizione alle radiazioni nella mia infanzia, porterò per sempre nel mio corpo alcune conseguenze e probabilmente le trasmetterò anche ai miei figli, a prescindere dal luogo in cui nasceranno. Ma non c’è nulla che io possa fare ora, se non cercare di stare alla larga da quei boschi e terreni recintati”.
Ambiente & Veleni
Il rilancio di Chernobyl con le rinnovabili? Dopo 26 anni di stallo, Kiev ci prova
Nel nuovo piano energetico del governo ucraino, per la zona della centrale nucleare previsti pannelli fotovoltaici, pale eoliche e impianti di cogenerazione che servirebbero a smaltire la grande quantità di legna ancora contaminata dall’esplosione di oltre 26 anni fa
Le energie da fonti rinnovabili nel rilancio di Chernobyl? Sembrerebbe un paradosso, eppure potrebbe essere proprio questa la strada intrapresa dal governo ucraino negli oltre 18 mila chilometri quadrati di terreni contaminati, candidati a diventare un vero polmone nella produzione di energia elettrica, ma da fonti più sicure. Pannelli fotovoltaici, pale eoliche e impianti di cogenerazione che si occuperebbero di smaltire la grande quantità di legna ancora contaminata dall’esplosione della centrale nucleare a distanza di oltre 26 anni. I territori colpiti dalle radiazioni coprirono un’estensione di quasi 60mila chilometri quadrati in Russia, 43.500 in Bielorussia (l’equivalente di quasi il 23% dell’intero stato) e 37.600 in Ucraina di cui 18mila terreni abitabili e il restante costituito da boschi e aree verdi. In questo primo progetto approvato nel corso dell’estate dall’Ucraina sarebbero coinvolti quasi 2.600 chilometri quadrati dell’area di sicurezza attorno ai reattori di Chernobyl, con l’obiettivo principale di dare una seconda vita ai terreni praticamente inutilizzabili oltre che fornire un segnale concreto dell’impegno politico sull’intera faccenda. Un’occasione di rilancio per il governo di Kiev in una situazione che a distanza di anni continua a far sentire prepotentemente il suo passato con radiazioni e patologie che colpiscono in modo particolare bambini e neonati.
Nonostante in più occasioni i governatori del paese non abbiano dimostrato di aver preso particolarmente a cuore Chernobyl e le sue conseguenze, il governo ucraino ha presentato il nuovo piano energetico del paese: l’obiettivo che l’Ucraina ha intenzione di raggiugere entro il 2015 è quello di avere una produzione da fonti rinnovabili pari al 10% della richiesta del Paese, cifra che raddoppierà entro il 2030. Numeri e grandi aspettative che per ora esistono solamente sulla carta ma che il mondo auspica possano diventare realtà, evitando colpi di mano che potrebbero avvenire all’ultimo minuto. Il condizionale è d’obbligo dopo le notizie circolate proprio nel momento di maggiore visibilità mediatica che il paese ha conosciuto durante gli Europei di calcio: 35 milioni di euro destinati alla costruzione di un nuovo reparto oncologico nell’ospedale pediatrico Oxkhmatdyt di Kiev non sono mai arrivati nonostante le promesse, ma sono stati addirittura utilizzati per finanziare parte degli investimenti di Euro 2012. Lasciate alle spalle le competizioni sportive, il timore è che si ripetano situazioni simili anche in questa occasione, dirottando su altri capitoli i fondi già stanziati per il rilancio ‘verde’ del Paese.
A pochi giorni dall’anniversario del 26 aprile sono iniziati i lavori per la realizzazione del nuovo ‘sarcofago’ a copertura del reattore esploso nel 1986. Nonostante il piano di copertura sia stato presentato nel 1997, si è dovuto attendere fino al 2004 per veder completato il progetto esecutivo e i primi interventi sono iniziati solamente alcuni mesi fa. Le 300 mila tonnellate di calcestruzzo e le oltre 1000 strutture metalliche impiegate nella prima copertura realizzata a poche settimane dall’esplosione, sono riuscite in questi anni a contenere le oltre 200 tonnellate di materiale radioattivo contenuto all’interno del reattore di Chernobyl. Nel corso del tempo il naturale deterioramento della struttura ha però creato delle piccole crepe che stanno rilasciando quantità di polvere radioattiva, capace sul lungo periodo di creare un vero e proprio collasso su se stessa dell’intera impalcatura. Il nuovo sarcofago, secondo le dichiarazioni del governo ucraino, verrà completato nel 2015 ma i timori delle associazioni ambientaliste sono legate soprattutto a possibili ritardi dovuti alla mancanza di fondi: tra i principali finanziatori dell’opera c’era infatti il Giappone, ora alle prese con i suoi reattori di Fukushima.
Secondo le stime dell’agenzia Itar-Tass, l’intero processo di bonifica dell’area di Chernobyl avrà una durata superiore ai 100 anni. Uno spazio di tempo a cui si aggiungono tutt’ora le conseguenze delle radiazioni sulle popolazioni residenti nei pressi dei reattori o, in modo ancora più inquietante, sui ‘Figli di Chernobyl‘, cioè i bambini nati a ridosso del disastro nucleare. Ad accendere ancora una volta i riflettori sulle conseguenze delle radiazioni è stata in modo particolare un’intervista pubblicata dal New York Post a pochi giorni dall’esplosione di Fukushima. A parlare è stata la giovane Natassia Astrasheuskaya, bielorussa corrispondente di Reuters a Mosca, nata alla fine del mese di agosto del 1986, a pochi mesi dall’esplosione di Chernobyl. Nessuna patologia evidente se non un ingrossamento della tiroide (caso ricorrente nei bambini nati a ridosso del disastro nucleare) ma con la consapevolezza di avere dentro di sé ancora parte di quelle radiazioni: “Io sono cosciente – aveva dichiarato – che per l’esposizione alle radiazioni nella mia infanzia, porterò per sempre nel mio corpo alcune conseguenze e probabilmente le trasmetterò anche ai miei figli, a prescindere dal luogo in cui nasceranno. Ma non c’è nulla che io possa fare ora, se non cercare di stare alla larga da quei boschi e terreni recintati”.
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Roma, 10 mar. (Adnkronos) - Statkraft, primo produttore di energia rinnovabile d’Europa, ha ottenuto risultati solidi nel 2024, grazie a rilevanti investimenti, una solida gestione degli asset e significative operazioni di mercato. Nonostante prezzi dell'energia inferiori, l'Ebit sottostante è tra i migliori nella storia di Statkraft. I ricavi operativi netti sono stati di 4,6 miliardi di euro nel 2024 rispetto ai 5,7 miliardi del 2023, mentre l'Ebit sottostante è sceso a 2,3 miliardi di euro (3,6 miliardi di euro), a causa del calo dei prezzi dell'energia. Nel 2024, il prezzo medio del sistema nel Nord Europa è sceso di 21 Euro/MWh, arrivando a 36 euro/MWh, mentre il prezzo medio spot tedesco (base) è sceso di 15 euro/MWh, arrivando a 80 Euro/MWh nello stesso periodo.
La produzione totale di energia di Statkraft è stata di 66,3 TWh (61,9 TWh) nel 2024. L'aumento del 7 per cento rispetto all'anno precedente è stato principalmente dovuto a nuovi impianti eolici in Brasile e Spagna e all'aumento della generazione delle centrali a gas in Germania. La produzione idroelettrica nei Paesi nordici è stata inferiore di 0,7 TWh rispetto al 2023.
L'Ebit riportato è stato di 2,1 miliardi di euro (4,2 miliardi di euro); gli elementi finanziari netti sono stati di -0,5 miliardi di Euro (-0,1 miliardi di Euro), compresi gli effetti valutari di -0,4 miliardi di Euro, principalmente a causa di un indebolimento della valuta norvegese. L'utile prima delle imposte è stato di 1,8 miliardi di euro nel 2024 (4,5 miliardi di euro), mentre l'utile netto è stato di 0,6 miliardi di euro (2,3 miliardi di euro). Il Consiglio di Amministrazione ha proposto un dividendo di 0,8 miliardi di euro per il 2024.
Teheran, 10 mar. (Adnkronos) - Esercitazioni navali annuali congiunte di Iran, Cina e Russia al via oggi nel Golfo di Oman. Le manovre nome in codice 'Security Belt-2025' si svolgono al largo del porto iraniano di Chabahar e sono le quinte esercitazioni congiunte condotta da Teheran, Pechino e Mosca dal 2019, a dimostrazione dei loro stretti legami militari.
Interrogato sulle manovre, Donald Trump ha detto di non essere "affatto" preoccupato per la dimostrazione di forza da parte dei tre avversari degli Stati Uniti. "Siamo più forti di tutti loro. Abbiamo più potere di tutti loro", ha detto a Fox News .
A Washington in realtà sono aumentate le preoccupazioni circa l’emergente partenariato strategico tra Cina, Russia, Iran e Corea del Nord, che i legislatori statunitensi hanno descritto come un “asse dell’autoritarismo”, “asse degli autocrati” e “asse dei dittatori”. Il timore è che un'animosità condivisa verso gli Stati Uniti stia spingendo sempre più questi paesi a collaborare, amplificando la minaccia che ciascuno di loro, da solo, rappresenta per Washington o i suoi alleati, non solo in una regione, ma forse in più parti del mondo contemporaneamente.
Roma, 10 mar. (Adnkronos) - Si è conclusa con successo la partecipazione di Agn Energia a Key - The Energy Transition Expo 2025, l’evento di riferimento per le energie rinnovabili e l’efficienza energetica, tenutosi a Rimini dal 5 al 7 marzo. Con oltre 65 anni di esperienza nel settore energetico, Agn Energia ha portato alla fiera una visione della transizione energetica che coniuga innovazione e continuità, promuovendo un’integrazione equilibrata tra fonti tradizionali e rinnovabili, in un’ottica di neutralità tecnologica.
Lo stand Agn Energia si è trasformato in un vero e proprio hub di incontro e confronto per installatori, venditori e professionisti del settore. Con una struttura aperta, dotata di sale riunioni, schermi digitali e speciali biciclette per accumulare energia, lo spazio espositivo ha offerto ai visitatori un’esperienza interattiva tra informazione, networking e innovazione.
Agn Energia ha posto il fotovoltaico al centro della propria partecipazione, senza dimenticare il proprio ruolo storico nel settore dell’energia. Attiva nel Gpl dal 1958, l’azienda promuove un mix energetico bilanciato, per accompagnare famiglie e imprese verso una transizione sostenibile sia dal punto di vista ambientale che economico.
“Key 2025 è stata per noi molto più di una fiera - dichiara Alessandro Sugo, direttore della divisione Energy&Efficiency di Agn Energia - Abbiamo creato uno spazio di dialogo e collaborazione, in cui il nostro knowhow, maturato con oltre 5.000 impianti fotovoltaici installati, si è incontrato con l’entusiasmo di chi condivide il nostro impegno per un modello energetico sempre più orientato alla sostenibilità. Abbiamo riscontrato grande interesse non solo per le soluzioni Imagn di cui il fotovoltaico fa parte, ma anche per il nostro approccio alla transizione energetica: un percorso di innovazione che valorizza la complementarità tra le diverse fonti disponibili e mette al centro le esigenze di famiglie, aziende e comunità”.
L’esperienza a Key 2025 ha confermato l’importanza di un modello basato sulla collaborazione, la formazione continua e l’innovazione. “Guardiamo al futuro con ottimismo - conclude Sugo - forti del risultato raggiunto nel 2024 con mille impianti fotovoltaici installati. La partecipazione e l’interesse riscontrati a Key 2025 ci confermano che siamo sulla strada giusta. Continueremo a investire in ricerca e sviluppo, a rafforzare le sinergie con i nostri partner e a promuovere una filiera energetica sempre più consapevole del suo ruolo nella transizione”.
Roma, 10 mar. (Adnkronos) - Si è conclusa con successo la partecipazione di Agn Energia a Key - The Energy Transition Expo 2025, l’evento di riferimento per le energie rinnovabili e l’efficienza energetica, tenutosi a Rimini dal 5 al 7 marzo. Con oltre 65 anni di esperienza nel settore energetico, Agn Energia ha portato alla fiera una visione della transizione energetica che coniuga innovazione e continuità, promuovendo un’integrazione equilibrata tra fonti tradizionali e rinnovabili, in un’ottica di neutralità tecnologica.
Lo stand Agn Energia si è trasformato in un vero e proprio hub di incontro e confronto per installatori, venditori e professionisti del settore. Con una struttura aperta, dotata di sale riunioni, schermi digitali e speciali biciclette per accumulare energia, lo spazio espositivo ha offerto ai visitatori un’esperienza interattiva tra informazione, networking e innovazione.
Agn Energia ha posto il fotovoltaico al centro della propria partecipazione, senza dimenticare il proprio ruolo storico nel settore dell’energia. Attiva nel Gpl dal 1958, l’azienda promuove un mix energetico bilanciato, per accompagnare famiglie e imprese verso una transizione sostenibile sia dal punto di vista ambientale che economico.
“Key 2025 è stata per noi molto più di una fiera - dichiara Alessandro Sugo, direttore della divisione Energy&Efficiency di Agn Energia - Abbiamo creato uno spazio di dialogo e collaborazione, in cui il nostro knowhow, maturato con oltre 5.000 impianti fotovoltaici installati, si è incontrato con l’entusiasmo di chi condivide il nostro impegno per un modello energetico sempre più orientato alla sostenibilità. Abbiamo riscontrato grande interesse non solo per le soluzioni Imagn di cui il fotovoltaico fa parte, ma anche per il nostro approccio alla transizione energetica: un percorso di innovazione che valorizza la complementarità tra le diverse fonti disponibili e mette al centro le esigenze di famiglie, aziende e comunità”.
L’esperienza a Key 2025 ha confermato l’importanza di un modello basato sulla collaborazione, la formazione continua e l’innovazione. “Guardiamo al futuro con ottimismo - conclude Sugo - forti del risultato raggiunto nel 2024 con mille impianti fotovoltaici installati. La partecipazione e l’interesse riscontrati a Key 2025 ci confermano che siamo sulla strada giusta. Continueremo a investire in ricerca e sviluppo, a rafforzare le sinergie con i nostri partner e a promuovere una filiera energetica sempre più consapevole del suo ruolo nella transizione”.
Teheran, 10 mar. (Adnkronos/Afp) - Il ministero degli Esteri iraniano ha affermato che "nulla giustifica" le violenze contro le minoranze in Siria, compresi gli Alauiti, ai quali appartiene il deposto presidente Bashar al-Assad, alleato di lunga data di Teheran. "Niente giustifica gli attacchi contro alcune comunità alauite, cristiane, druse e altre minoranze, che hanno profondamente scioccato l'opinione pubblica sia nella regione che a livello internazionale", ha affermato il portavoce del ministro, Esmaïl Baghaï, durante una conferenza stampa.
Palermo, 10 mar. (Adnkronos) - Incidente mortale sulla Catania-Siracusa, in direzione della statale 114, al km 3,500, a Catania. La carreggiata è chiusa al traffico. Nell’impatto sono state coinvolte tre autovetture e due mezzi pesanti. Sul posto sono intervenute le squadre Anas e delle Forze dell’Ordine per la gestione della viabilità, al fine di consentire il ripristino della normale viabilità nel più breve tempo possibile.
Tel Aviv, 10 mar. (Adnkronos) - La polizia israeliana ha reso noto che due palestinesi della città di Nablus, in Cisgiordania, sono stati arrestati perché sospettati di aver ricevuto fondi da Hamas per finanziare attività terroristiche Gli arresti sono stati effettuati il mese scorso grazie alla collaborazione con lo Shin Bert, hanno aggiunto le forze dell'ordine.