Mangiare poco per vivere di più. Un “mito” in realtà secondo alcuni ricercatori statunitensi. Una dieta con poche calorie fa bene alla salute, ma non allunga la vita. Lo ha dimostrato uno studio sulla restrizione calorica condotto per 23 anni sui macachi, pubblicato su Nature. I risultati della ricerca, coordinata da Julie Mattison dell’Istituto nazionale sull’invecchiamento, a Dickerson negli Stati Uniti, sono in contrasto con altri studi che indicano che limitare l’assunzione di calorie ad una percentuale tra il 10% ed il 40% di una dieta nutriente, può allungare la vita in diverse specie.
Lo studio ha voluto verificare gli effetti della restrizione calorica sulle scimmie, che, come osservato in un altro studio, si presume possano avere un impatto positivo sulla durata della vita, avvicinandosi così allo studio dell’invecchiamento nell’uomo. In sostanza, limitare l’apporto calorico in scimmie in età più avanzata (16-23 anni) non ha aumentato la loro sopravvivenza, ma ha migliorato la salute e la funzione del loro metabolismo, le funzioni immunitarie, la coordinazione motoria e la resistenza alla sarcopenia. “Il nostro studio suggerisce una separazione tra gli effetti sulla salute, sulla soggezione alle malattie e sulla mortalità” spiega la Mattison. “Come è stato dimostrato nel caso dei roditori, la dieta può influenzare fortemente l’effetto del prolungamento della vita in regime di restrizione calorica in un primate longevo”. Mentre per quanto riguarda le scimmie più giovani, la dieta ipocalorica ha mostrato una tendenza al ritardo dell’insorgenza di malattie associate all’età, ma anche in questo caso senza alcun prolungamento della durata della vita. Secondo gli autori, considerate le differenze tra i loro risultati e gli studi analoghi, gli effetti della restrizione calorica sulla longevità degli animali rimangono ancora da chiarire e suggeriscono una serie di fattori in grado di influenzare questi effetti, come quelli ambientali, nutrizionali e genetici.