Un altro post sul blog, un’altra espulsione: “Filippo Boriani, consigliere al quartiere Saragozza di Bologna, avendo già svolto due mandati prima di quello corrente, è diffidato dall’utilizzo del simbolo del MoVimento 5 Stelle”. Così, dopo aver messo alla porta il ferrarese Valentino Tavolazzi, Beppe Grillo allontana un altro esponente a 5 stelle emiliano. Ma questa volta si tratta del consigliere di quartiere Boriani, ex-Verdi, candidato nelle file dei 5 stelle alle comunali dell’anno scorso, con la promessa delle dimissioni entro un anno di mandato. Tutta un’altra vicenda, insomma, diversa dal caso Tavolazzi. Identico è solo il metodo.
Prima di scendere in campo con i 5 stelle, il consigliere di Saragozza, uno dei quartieri di Bologna, infatti, era già stato consigliere comunale sotto la bandiera dei Verdi, prima nel 1990 e poi nel 1995, per un totale di nove anni. Ma le regole del Movimento 5 stelle prevedono massimo 2 mandati, e per questo, l’anno scorso, all’interno del Movimento si era discussa l’opportunità o meno della candidatura di Boriani. Alla fine, avendo già presentato le liste, Grillo e Casaleggio avevano dato il via libera, ma con un accordo preciso. In caso di elezione avrebbe lasciato il posto entro pochi mesi, ossia al compimento del decimo anno di attività come eletto (equivalente alla somma di due mandati).
Le cose però sono andate diversamente. Alcune settimane fa, infatti, alla scadenza del “termine”, Grillo invia una mail al gruppo di Bologna, chiedendo spiegazioni e invitando Boriani a rispettare le regole. Ma il consigliere prende tempo, tanto che mercoledì scorso la sua posizione viene discussa nell’assemblea dei 5 stelle bolognesi. Qui si decide di convocare Grillo e Casaleggio per decidere come risolvere il suo caso. Ma il blogger brucia tutti sul tempo e, con un post scriptum sul blog, toglie a Boriani la possibilità di lavorare ancora come esponente a 5 stelle, prima ancora di avere un confronto con la base.
Era già successo a marzo, a Valentino Tavolazzi, consigliere comunale di Progetto per Ferrara (lista in passato certificata da Beppe Grillo), reo di aver partecipato a un incontro organizzato da alcuni attivisti a Rimini e di aver “violato il non statuto”. Il caso aveva spaccato in due il Movimento, dividendo sia eletti sia semplici militanti. C’era chi aveva applaudito al pugno duro usato dall’ex-comico, e chi invece aveva letto la vicenda come una decisione presa dall’alto senza alcuna consultazione della base, risultato di una mancanza di democrazia interna. Malumori che ora potrebbero essere alimentati dall’allontanamento di Boriani.