”La Cia coprì l’apertura del Conto Protezione per il finanziamento illecito al Psi. Sapeva tutto. Il giorno dopo il disfacimento dell’impero comunista, la Cia ha preso e se n’è andata lasciandoci con il cerino in mano. Se ne andò perché l’Italia non aveva più un ruolo geopolitico e non c’era più da garantire l’equilibrio di Yalta. Da noi prevalse l’Fbi, interessata ad evitare che la mafia prendesse troppa forza”. Sono le riflessioni di Gianni de Michelis alla Stampa a proposito del legame tra gli Usa e Mani Pulite. Nei giorni scorsi il quotidiano di Torino ha pubblicato una intervista postuma dell’ex ambasciatore Usa Reginald Bartholemew e un colloquio con l’ex console Usa a Milano Peter Semler che ha scatenato l’ira di Di Pietro.
L’ex ministro socialista dice di non essere sorpreso delle parole di Reginald Bartholomew e Peter Semler: “Mi è sempre stato chiarissimo che l’inchiesta si è basata in gran parte sulla carcerazione preventiva come mezzo per ottenere confessioni, e ho sempre attribuito all’operazione Mani pulite una valenza essenzialmente politica”. De Michelis sottolinea che “non tutti i partiti hanno avuto lo stesso trattamento”. “Quello che voglio dire – precisa – è che Bartholomew, e naturalmente mi spiace sia morto, quando si lamenta di certi sistemi degli inquirenti si lava la coscienza: lui e il suo Paese avevano preso atto che la vecchia classe politica non c’era o non serviva più, e cominciò a dialogare con altri. Il gruppo dell’ex Pci doveva servire per vent’anni”. De Michelis invita l’allora magistrato Antonio Di Pietro a sciogliere alcuni dubbi: “Dovreste chiedergli la natura dei suoi viaggi in America. Dovreste chiedergli di che cosa si parlò, che cosa avevano in testa gli americani in quegli anni, perché fu invitato dal Dipartimento di Stato”. “E mi domando per quale ragione oggi torni fuori la trattativa – aggiunge -: perchè, è la mia sensazione, il disegno americano di impostare la Seconda repubblica è sostanzialmente fallito, e perchè la magistratura è oggi frazionata su varie posizioni. E’ un altro equilibrio che si rompe”.