Venerdì su Repubblica il problema del lavoro dei minatori della Carbosulcis era già passato a pag. 19. Nessuno aveva tentato il suicidio e nemmeno c’era chi si fosse tagliato un polso. Dunque, non c’era nessuna notizia d’interesse. Le prime tre pagine erano dedicate alle intercettazioni telefoniche della Procura di Palermo. E’ chiaro, si parla di telefonate importanti, dato che uno dei due al telefono è il Presidente della Repubblica. Di fatto sembra che sia più importante parlare, elucubrare, ipotizzare, speculare su telefonate che nessuno ha ancora sentito piuttosto che tenere alta l’attenzione su un’economia che sta morendo, su una regione ormai completamente deindustrializzata.
Analizziamo la nostra situazione economica: non passa giorno che una ditta non chiuda i battenti. Anzi, decine di ditte. Magari centinaia. Abbiamo già perso non saprei dire quante centinaia di migliaia di posti di lavoro e la nostra disoccupazione giovanile ha raggiunto valori da record. Alla Fiat, l’industria che abbiamo sorretto per decenni, di posti di lavoro se ne perderanno altri in tempi brevi. Abbiamo un’economia in profonda recessione e i nostri politici invece di pensare, studiare, inventarsi nuovi strumenti per farla rinascere che cosa fanno? Litigano, si insultano. Siamo al capezzale di un’economia moribonda ma loro ritengono sia più importante litigare con i colleghi, giocare a tramare. Dopotutto è una tradizione. Dopotutto non sanno fare molto altro. Capisco che con quelle baruffe anche loro stiano in qualche modo cercando di difendere il loro posto di lavoro. Capisco ma non accetto.
I minatori, stanchi di parlare, soprattutto stanchi delle chiacchiere altrui, hanno deciso di fare. Sono scesi in miniera, barricandosi a 400 metri sottoterra, come dei sepolti vivi. Quelli dell’Alcoa (siamo sempre in Sardegna) sono sbarcati a Roma. I nostri politici, invece, i “decisori” continuano a parlare: parlano, dichiarano, sostengono, affermano, mandano comunicati, rilasciano interviste. “Parole, parole , parole, soltanto parole, parole tra noi”.
Il problema è che la nostra classe politica non è all’altezza del compito per cui corrono gli stipendi, e quello che è più grave è che non ha idee, non ha le basi tecniche per pensare al bene di un paese, decide, quando lo fa, senza cognizione di causa. Questi parlano ogni tanto d’innovazione, ma innovazione rimane solo una parola vuota, usata nient’altro che per avere modo di aprire la bocca e farle prendere aria, quell’aria che serve per sperare di avere visibilità.
I nostri giornalisti che si lamentano, a ragione, di essere soggetti a censura per molti argomenti ora potrebbero prendersi spazio per dare al loro lavoro una funzione sociale. È importante tenere alto il livello di attenzione della popolazione sul fatto che c’è gente che, se perde il lavoro, porta un’intera regione a morire di fame. In Sardegna non ci sono tante possibilità di lavoro. La sua vocazione agricola, di pastorizia e, più recentemente, di turismo è stata snaturata barattandola con un’alternativa industriale che, come ovvio, è fallita lasciando l’Isola ormai quasi totalmente deindustrializzata. L’unica fonte di lavoro più o meno sicura è una breve stagione turistica sempre più di élite, stante il fatto che quella di medio livello quest’anno ha segnato il passo per molti motivi, non ultimo per il costo dei traghetti, aumentato in modo esorbitante. Così, se i minatori o i lavoratori dell’Alcoa perdono il lavoro, non hanno prospettive reali di occupazione.
Ora, i giornalisti di Repubblica hanno scritto ogni giorno, per mesi, un trafiletto per chiedere a Formigoni di mostrare le fatture dei pagamenti delle sue vacanze. Opera meritoria, ma in questo momento occorre che tutti i giornalisti si mobilitino per chiedere ogni giorno non ad una persona ma ad un’intera classe di persone “chi pagherà pranzo e cena oggi ai disoccupati e alle loro famiglie?”
Un trafiletto in prima pagina ogni giorno. Questo io propongo. I nostri politici devono essere pressati da questa domanda. Chi comincerà a dare risposte concrete, fattibili, efficaci, sarà ritenuto un vero politico (meritevole di voto). Gli altri non servono.
Non so se si troverà una soluzione per tutti i lavoratori sardi. La Carbosulcis appartiene alla Regione Sardegna. Ora è difficile non chiedersi come faccia un ente politico a fare anche l’industriale. Che cosa ne capisce un ente del genere di mercato del carbone, di innovazione tecnologica del settore, di soluzioni e prospettive future?
Adesso, allo stato dei fatti, se ne può dedurre che l’unica soluzione sarà solo politica come negli anni ‘60 ai tempi dell’Enel e poi nel 1995 quando la miniera fu rilevata dalla Regione. Ma la domanda è “chi metterà i quattrini stavolta?” Quella miniera la regione doveva privatizzarla ma ovviamente non c’è riuscita. Soluzioni tecniche per quel carbone oggettivamente di qualità scadente ce ne sono, ma quanto sono economiche? Quanto può durare la soluzione trovata, f tirata per i capelli?
L’Alcoa, a differenza della Carbosulcis, è privata e viene dismessa perché non ci sono più gli aiuti di stato. Quale sarà stavolta il benefattore se non un politico? Sì, perché solo un politico, naturalmente con i soldi di tutti,magari rileverà un’impresa che va contro le leggi di mercato, non conoscendole.
Come avviene quando si cerca di contrastare la Natura, anche in economia le forzature reggono poco e, quando non reggono più, c’è il disastro. Purtroppo chi ne paga le conseguenze sono le pedine usate per queste forzature, gli elementi deboli, nel nostro caso i minatori e gli operai per i quali nessuno si è dato la pena di ideare e mettere in atto strategie di lavoro alternativo e oggi si discute solo di come prolungare l’agonia. Dall’altra parte i cosiddetti “decisori”, troppo spesso incompetenti e certo tutt’altro che lungimiranti, riescono sempre a farla franca.
Antonietta M. Gatti
Fisico e bioingegnere
Economia & Lobby - 2 Settembre 2012
Il carbone amaro del Sulcis
Venerdì su Repubblica il problema del lavoro dei minatori della Carbosulcis era già passato a pag. 19. Nessuno aveva tentato il suicidio e nemmeno c’era chi si fosse tagliato un polso. Dunque, non c’era nessuna notizia d’interesse. Le prime tre pagine erano dedicate alle intercettazioni telefoniche della Procura di Palermo. E’ chiaro, si parla di telefonate importanti, dato che uno dei due al telefono è il Presidente della Repubblica. Di fatto sembra che sia più importante parlare, elucubrare, ipotizzare, speculare su telefonate che nessuno ha ancora sentito piuttosto che tenere alta l’attenzione su un’economia che sta morendo, su una regione ormai completamente deindustrializzata.
Analizziamo la nostra situazione economica: non passa giorno che una ditta non chiuda i battenti. Anzi, decine di ditte. Magari centinaia. Abbiamo già perso non saprei dire quante centinaia di migliaia di posti di lavoro e la nostra disoccupazione giovanile ha raggiunto valori da record. Alla Fiat, l’industria che abbiamo sorretto per decenni, di posti di lavoro se ne perderanno altri in tempi brevi. Abbiamo un’economia in profonda recessione e i nostri politici invece di pensare, studiare, inventarsi nuovi strumenti per farla rinascere che cosa fanno? Litigano, si insultano. Siamo al capezzale di un’economia moribonda ma loro ritengono sia più importante litigare con i colleghi, giocare a tramare. Dopotutto è una tradizione. Dopotutto non sanno fare molto altro. Capisco che con quelle baruffe anche loro stiano in qualche modo cercando di difendere il loro posto di lavoro. Capisco ma non accetto.
I minatori, stanchi di parlare, soprattutto stanchi delle chiacchiere altrui, hanno deciso di fare. Sono scesi in miniera, barricandosi a 400 metri sottoterra, come dei sepolti vivi. Quelli dell’Alcoa (siamo sempre in Sardegna) sono sbarcati a Roma. I nostri politici, invece, i “decisori” continuano a parlare: parlano, dichiarano, sostengono, affermano, mandano comunicati, rilasciano interviste. “Parole, parole , parole, soltanto parole, parole tra noi”.
Il problema è che la nostra classe politica non è all’altezza del compito per cui corrono gli stipendi, e quello che è più grave è che non ha idee, non ha le basi tecniche per pensare al bene di un paese, decide, quando lo fa, senza cognizione di causa. Questi parlano ogni tanto d’innovazione, ma innovazione rimane solo una parola vuota, usata nient’altro che per avere modo di aprire la bocca e farle prendere aria, quell’aria che serve per sperare di avere visibilità.
I nostri giornalisti che si lamentano, a ragione, di essere soggetti a censura per molti argomenti ora potrebbero prendersi spazio per dare al loro lavoro una funzione sociale. È importante tenere alto il livello di attenzione della popolazione sul fatto che c’è gente che, se perde il lavoro, porta un’intera regione a morire di fame. In Sardegna non ci sono tante possibilità di lavoro. La sua vocazione agricola, di pastorizia e, più recentemente, di turismo è stata snaturata barattandola con un’alternativa industriale che, come ovvio, è fallita lasciando l’Isola ormai quasi totalmente deindustrializzata. L’unica fonte di lavoro più o meno sicura è una breve stagione turistica sempre più di élite, stante il fatto che quella di medio livello quest’anno ha segnato il passo per molti motivi, non ultimo per il costo dei traghetti, aumentato in modo esorbitante. Così, se i minatori o i lavoratori dell’Alcoa perdono il lavoro, non hanno prospettive reali di occupazione.
Ora, i giornalisti di Repubblica hanno scritto ogni giorno, per mesi, un trafiletto per chiedere a Formigoni di mostrare le fatture dei pagamenti delle sue vacanze. Opera meritoria, ma in questo momento occorre che tutti i giornalisti si mobilitino per chiedere ogni giorno non ad una persona ma ad un’intera classe di persone “chi pagherà pranzo e cena oggi ai disoccupati e alle loro famiglie?”
Un trafiletto in prima pagina ogni giorno. Questo io propongo. I nostri politici devono essere pressati da questa domanda. Chi comincerà a dare risposte concrete, fattibili, efficaci, sarà ritenuto un vero politico (meritevole di voto). Gli altri non servono.
Non so se si troverà una soluzione per tutti i lavoratori sardi. La Carbosulcis appartiene alla Regione Sardegna. Ora è difficile non chiedersi come faccia un ente politico a fare anche l’industriale. Che cosa ne capisce un ente del genere di mercato del carbone, di innovazione tecnologica del settore, di soluzioni e prospettive future?
Adesso, allo stato dei fatti, se ne può dedurre che l’unica soluzione sarà solo politica come negli anni ‘60 ai tempi dell’Enel e poi nel 1995 quando la miniera fu rilevata dalla Regione. Ma la domanda è “chi metterà i quattrini stavolta?” Quella miniera la regione doveva privatizzarla ma ovviamente non c’è riuscita. Soluzioni tecniche per quel carbone oggettivamente di qualità scadente ce ne sono, ma quanto sono economiche? Quanto può durare la soluzione trovata, f tirata per i capelli?
L’Alcoa, a differenza della Carbosulcis, è privata e viene dismessa perché non ci sono più gli aiuti di stato. Quale sarà stavolta il benefattore se non un politico? Sì, perché solo un politico, naturalmente con i soldi di tutti,magari rileverà un’impresa che va contro le leggi di mercato, non conoscendole.
Come avviene quando si cerca di contrastare la Natura, anche in economia le forzature reggono poco e, quando non reggono più, c’è il disastro. Purtroppo chi ne paga le conseguenze sono le pedine usate per queste forzature, gli elementi deboli, nel nostro caso i minatori e gli operai per i quali nessuno si è dato la pena di ideare e mettere in atto strategie di lavoro alternativo e oggi si discute solo di come prolungare l’agonia. Dall’altra parte i cosiddetti “decisori”, troppo spesso incompetenti e certo tutt’altro che lungimiranti, riescono sempre a farla franca.
Il potere dei segreti
di Marco Lillo 12€ AcquistaArticolo Precedente
Crisi e lavoro, l’Italia ancora al passo di B. I tecnici tra mini-riforme e annunci
Articolo Successivo
Vivere confusi tra Stato e mercato, come un secolo fa
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Mondo
Ucraina, scontro sul testo del G7. E gli Usa minacciano il veto all’Onu: “No emendamenti, Mosca e Kiev sostengano il nostro piano”. Dall’Ue nuove sanzioni
Mondo
Il presidente argentino Milei sotto indagine della procura per la truffa della criptovaluta $Libra
Economia & Lobby
Trump contro i Paesi che applicano web tax (come l’Italia): “Estorsione, risponderemo con misure punitive”
Milano, 24 feb.(Adnkronos) - “La presentazione di Fondazione Bicocca è un momento importante perché Bicocca ha già dimostrato, spostandosi in quest'area geografica della città, di fare tanto per il territorio in cui è immersa, con una trasformazione ambientale e strutturale". Lo afferma Alessia Cappello, assessora allo Sviluppo economico e politiche del lavoro del Comune di Milano, in occasione della presentazione della Fondazione Bicocca, svoltasi presso l’Aula magna dell’Ateneo milanese.
"Basti pensare - dice - a tutti gli investimenti sul verde che ha fatto e che circondano quest'area, ma soprattutto culturale, sulla parte che riguarda la proprietà intellettuale, il trasferimento tecnologico, la possibilità di avvicinare e orientare ancora di più tante ragazze e ragazzi alle materie che l’Università Bicocca rappresenta in questo territorio. Ora attraverso la Fondazione, si cerca di creare quel ponte ancora più esplicito, ancora più forte con il mercato del lavoro”.
"L’obiettivo della Fondazione è trasformare da un lato il mercato del lavoro, avvicinandolo sempre di più alle aspettative di tante ragazze e ragazzi, dall'altro lato avvicinare questo patrimonio di giovani alle proposte che ci sono nel mercato del lavoro, orientandoli e formandoli nel modo corretto a fronte delle tante vacancies che ci sono in diversi settori. Un obiettivo molto utile non solo a Milano, ma al nostro Paese”, conclude.
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "Il costo delle bollette in Italia ha raggiunto picchi insostenibili per famiglie e imprese. Oggi la segretaria Schlein ha dimostrato che sono possibili interventi urgenti e immediati per abbassare il costo dell’energia. Nello stesso giorno in cui il governo Meloni fa slittare il cdm per affrontare la questione: sono nel caos. Seguano le proposte del Pd, perché gli italiani non possono rimetterci di tasca propria per l’incompetenza di questa destra". Lo scrive sui social Alessandro Zan del Pd.
Milano, 24 feb.(Adnkronos) - “Il valore di Fondazione Bicocca è un atto di coraggio, ma anche di eredità, perché questo è il mio ultimo anno di mandato. Pertanto, l'ottica è mettere a disposizione le competenze, ma anche il coraggio, di un grande ateneo pubblico multidisciplinare, come Bicocca, a disposizione della società civile a 360 gradi”. Così Giovanna Iannantuoni, rettrice dell’università degli studi di Milano-Bicocca, in occasione della presentazione della Fondazione Bicocca, svoltasi presso l’Aula magna dell’Ateneo milanese.
“Tutti noi sappiamo dell'incertezza economica, dei problemi relativi al mancato sviluppo delle competenze e dell'inverno demografico. Queste sfide non sono solo italiane, ma anche europee, rispetto a colossi come Stati Uniti e Cina e fanno riflettere sul gap di innovazione tecnologica che caratterizza tutta l'Europa e in particolare il nostro Paese. Pertanto - spiega la rettrice Iannantuoni - è motivo di orgoglio avere da un lato lo sviluppo delle competenze e dall’altro mettere a disposizione i nostri laboratori e le nostre migliori menti insieme alle imprese per fare sviluppo e crescita. Non c'è innovazione tecnologica se non c’è giustizia sociale, cioè se l’innovazione non è a favore di tutti. Un esempio sono le polemiche legate alle auto elettriche”.
“Quindi, il nostro approccio è multidisciplinare, innovativo e diverso, com’è diversa Bicocca, e si propone come una piattaforma di connessioni per il futuro, come abbiamo voluto chiamare la giornata di oggi e aspettiamo tutte le imprese del terzo settore, gli Irccs, gli istituti di cura, le scienze della vita, Tutti insieme per dare una speranza diversa al nostro Paese”, conclude.
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "Il governo Meloni, in quasi due anni, non ha adottato alcuna misura efficace per contrastare l’aumento delle bollette, preferendo smantellare il mercato tutelato e aggravando così la situazione di famiglie e imprese". Lo afferma Ubaldo Pagano, capogruppo del Partito Democratico in Commissione Bilancio alla Camera, sottolineando la necessità di un cambio di rotta immediato. Il Partito Democratico torna a chiedere interventi concreti, proponendo due soluzioni centrali: separare il costo dell’energia da quello del gas e istituire un ente pubblico che possa garantire prezzi più accessibili.
"Non possiamo accettare – aggiunge Pagano – che il nostro sistema energetico rimanga vincolato a un meccanismo che pesa enormemente sulle tasche di cittadini e aziende. Il gas è la fonte più costosa e instabile, e continuare a legare il prezzo dell’elettricità a questa risorsa è un errore che il governo deve correggere subito. Le bollette stanno raggiungendo livelli insostenibili proprio nei mesi di maggiore consumo: Meloni e la sua maggioranza si decidano ad agire, perché gli italiani non possono più aspettare", conclude Pagano.
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "Non è più procrastinabile un intervento del Governo per contenere i costi delle bollette, oramai insostenibili per milioni di italiani. Governo e maggioranza facciano proprie le proposte del Pd avanzate da Elly Schlein e tutte a costo zero. Proposte semplici, chiare ed efficaci. Approviamole con spirito bipartisan per il bene del Paese". Così in una nota il senatore del Pd Michele Fina.
"Dopo che il taglio delle accise, promesso dalla presidente Meloni, era rimasto intrappolato nella distanza che c'è tra il dire e il fare e nulla è stato fatto è ora che maggioranza e governo prendano atto della gravità della situazione. Come si fa a non rendersi conto che questa emergenza bollette si aggiunge all’aumento di carburante, RC Auto e pedaggi, beni alimentari, materiale scolastico e affitti? Una situazione sconfortante che si va ad aggiungere ad una economia che arretra da 750 giorni, proprio mentre attendiamo gli effetti nefasti dei dazi di Trump".
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - Si riunirà domani pomeriggio il gruppo Pd della Camera e all'ordine del giorno c'è anche la questione della pdl Cisl sulla partecipazione dei lavoratori. Dopodomani infatti si riunirà in mattinata il Comitato dei 9 e quindi è atteso il provvedimento in aula. Provvedimento sul quale si sono registrate sensibilità diverse tra i dem. Con il disagio dell'area riformista, in particolare, a dire no all'iniziativa promossa dalla Cisl. Per un altro pezzo dei dem invece, come Arturo Scotto e Maria Cecilia Guerra, il testo base è stato stravolto dalla maggioranza ed è quindi insostenibile. Testo su cui, per altro, ha messo il cappello la stessa premier Giorgia Meloni parlando all'ultima assemblea Cisl.
I dem, per trovare una quadra, si erano già confrontati nelle settimane scorse in una riunione del gruppo a Montecitorio. Si era deciso di rinviare la decisione sul voto, in attesa di vedere se la maggioranza si fosse resa disponibile ad accogliere alcune modifiche, in aula, proposte dal Pd. "Attendiamo un segnale", si era detto. A quasi un mese di distanza però il 'segnale' non sembra arrivato. Dice Scotto, capogruppo Pd in commissione Lavoro: "Noi abbiamo tenuto sempre come bussola il merito. E votare no al mandato al relatore, è stata un scelta di merito perchè il testo base Cisl è stato completamente stravolto e peggiorato. Tanto che viene da chiedersi come sia possibile che un grande sindacato come la Cisl possa riconoscere come proprio il provvedimento che arriva in aula...".
"Ma -aggiunge- abbiamo detto che eravamo disponibili a modificare il nostro no in commissione, se in aula la maggioranza avesse dato l'ok ad alcune significative modifiche. Al momento, però non abbiamo avuto alcun segnale in questa direzione". E quindi, va a finire che il Pd si divide? "Non credo proprio". Magari si va verso un'astensione? "Domani abbiamo il gruppo, discuteremo domani".
Roma, 24 feb. (Adnkronos Salute) - L'intervento e le cure per il tumore al seno possono avere un forte impatto sulla sfera emotiva e sessuale della donna; il bisogno di recuperare femminilità e intimità, così come il desiderio di maternità, sono molto sentiti dalle pazienti, che però non ne parlano. Lo confermano i dati di un'indagine condotta da Iqvia e promossa da Europa Donna Italia per comprendere l'impatto della malattia sull'identità femminile e la relazione di coppia. I risultati sono stati presentati nel corso del convegno scientifico 'Rəvolution in medicine', che si è tenuto sabato 22 febbraio all'università degli Studi di Milano.
Oltre il 90% delle donne riscontra problemi legati alla sfera sessuale in seguito a interventi e trattamenti per il tumore al seno, ma il 66% non ne parla con nessuno e il 42% rinuncia a gestirli, evidenzia la ricerca coordinata da Isabella Cecchini, responsabile del Centro studi Iqvia Italia, che ha coinvolto 382 donne con diagnosi di tumore al seno di diverse fasce di età e a diverso stadio di malattia. I risultati indicano che le tematiche relative a emozioni e sessualità sono percepite importanti per il 72% del campione, ma restano taciute non solo dalle donne stesse - principalmente per timore, vergogna, idea che siano aspetti secondari rispetto alle priorità dettate dalla malattia - ma anche dai medici.
"Rispetto agli esordi del mio essere oncologa - dichiara Manuelita Mazza, oncologa della Senologia medica dell'Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano e responsabile scientifica di 'Rəvolution in medicine' - la vita delle pazienti è cambiata. In poco più di vent'anni ho assistito a grandi passi avanti nella capacità di curare il tumore al seno, anche nelle forme metastatiche; tuttavia, se si guarisce sempre di più e l'aspettativa di vita è più lunga, non sono certa sia anche più larga, più piena, più densa di vita stessa. La salute sessuale è un aspetto puntualmente trascurato del benessere di chi ha una diagnosi impegnativa come il tumore al seno, specie se metastatico, ma è parte integrante del benessere di ciascuna donna e non può essere un argomento omesso a fronte di una diagnosi di tumore al seno".
"Fornire alla paziente informazioni chiare sugli effetti collaterali sessuali dei trattamenti e, se desiderato, includere il partner nelle discussioni cliniche può fare una grande differenza - prosegue Mazza - Questa apertura non solo supporta meglio la paziente, ma le permette di sentirsi compresa in una delle sfere più intime e vulnerabili della sua vita".
I dati presentati confermano quanto un cambio di passo sia necessario: appena il 22% delle donne intervistate ha un alto livello di consapevolezza dell'impatto delle terapie sulla propria sessualità, l'11% ha interrotto la relazione con il proprio partner dopo la diagnosi di tumore al seno e 2 coppie su 3 hanno interrotto i rapporti sessuali. Anche sul fronte della maternità emergono dati significativi: solo 3 pazienti su 4 parlano del desiderio di diventare madri con il proprio medico di riferimento, e la comunicazione risulta chiara e rassicurante appena per la metà di esse, con il risultato che troppo spesso si rinuncia al proprio progetto di vita perché non si sono ricevute informazioni adeguate.
"E' il momento di promuovere un cambiamento - commenta Rosanna D'Antona, presidente di Europa Donna Italia - e far sì che i problemi riscontrati dalle pazienti nella sfera emotiva e sessuale escano dal cono d’ombra del tabù. Le donne chiedono un supporto specifico da parte dei medici e vorrebbero essere affiancate anche dagli psiconcologi. L'impegno di Europa Donna in queste direzioni non mancherà. Già dal 2022 abbiamo avviato il progetto 'Come Prima', dedicato al recupero della femminilità e al desiderio di maternità delle donne con tumore del seno, coinvolgendo le pazienti, i loro partner e i medici con materiale informativo e appuntamenti dedicati, e proseguono i nostri sforzi per promuovere e normalizzare il dialogo tra pazienti e professionisti sanitari, medici in primis, anche su questi aspetti. Non dimentichiamo che la presa in carico delle pazienti deve prendere in considerazione non solo la malattia di per sé, ma la donna nella sua interezza, con i suoi bisogni fisici e psicologici".