Non solo Draghi e Monti. I tedeschi hanno la guardia alta e la memoria lunga con tutti. Naturale, quindi, che a cinque anni esatti dallo scoppio della bolla dei mutui concessi senza garanzie reali, i cosiddetti subprime, che sono stati la causa remota della crisi che stiamo vivendo ancora oggi, il quotidiano economico tedesco Handelsblatt nei giorni scorsi sia andato a vedere che cosa fanno oggi “i piromani” che hanno dato fuoco alle polveri della crisi del debito. Stanno ovviamente tutti bene e nessuno passa le proprie giornate in galera. Vale comunque la pena ricordare i loro nomi e le loro facce, perché gran parte della colpa di quanto sta accadendo ora è proprio di questi signori.
Richard Fuld Conosciuto tra gli addetti ai lavori come “il Gorilla di Wall Street”, l’ex ad di Lehman Brothers ancora non si capacita come mai il governo di Washington abbia lasciato fallire solo la “sua” banca: “Da quando è successo, mi chiedo come mai abbiano lasciato cadere solo me”, dice a proposito del più grande fallimento nella storia delle bancarotte mondiali che nel settembre del 2008 ha dato inizio alla crisi finanziaria globale. Sotto la guida di Fuld, che nel corso della sua carriera presso la banca d’affari americana ha incassato compensi per complessivi 500 milioni di dollari, Lehman Brothers si concentrò sull’acquisto di mutui subprime – cioè associati a garanzie basse o nulle dei debitori – e sulla loro successiva rivendita, non prima però di averli impacchettati in “obbligazioni salsiccia”, le famose Mortgage Backed Securities (Abs) che una volta diffuse hanno infettato buona parte della finanza globale. Dopo il 15 settembre 2008, Fuld ha lavorato per l’hedge fund Matrix Advisor, uno dei tanti “fondi locusta”, come sono stati comunemente ribattezzati quei fondi d’investimento che operano con l’obiettivo di spremere valore da una società per poi uscire e andarsene a cercarne un’altra per ricominciare il ciclo. Come le locuste, appunto. Successivamente Fuld è passato per Brokerhaus Legend Securities, da cui ha dato le dimissioni all’inzio di quest’anno. Intanto ai creditori Lehman, che in Italia fino all’ultimo era stata guidata da Ruggero Magnoni, arriveranno circa 65 miliardi di dollari, contro richieste per oltre 300 miliardi.
Maurice “Hank” Greenberg A lungo amministratore delegato di Aig, allora la più grande assicurazione al mondo, Greenberg trasformò la compagnia nella maggior emittente di Credit default swap (le assicurazioni contro il crack di una società o di uno Stato), un’attività molto redditizia fino al crollo di Lehman Brothers. Dopo il fallimento della banca d’affari, di Aig non rimase che un mucchio di macerie, il cui salvataggio allo stato americano è costato 180 miliardi di dollari. Oggi Greenberg lavora per la società di private equity CV Starr & Co, il cui nome viene dal fondatore di Aig, Cornelius Vander Starr.
Stan O’Neil L’ex amministratore delegato di Merrill Lynch ha fatto lievitare gli utili della banca d’affari americana puntando sui derivati legati ai subprime, ovvero strumenti speculativi basati su crediti di dubbia qualità. Nel giugno del 2006 ne aveva a bilancio per ben 41 miliardi di dollari. Quando il castello di carte è crollato, Merrill Lynch è stata salvata da Bank of America sotto la regia della Federal Reserve e del governo di George W. Bush. Noto perché aveva al suo seguito alcuni bodyguards il cui unico compito era quello di chiamargli l’ascensore, Stan O’Neil ha lasciato Merrill Lynch con una buonuscita di 160 milioni di dollari e oggi siede nel consiglio di amministrazione di Alcoa, il gigante Usa dell’alluminio che in Italia sta facendo molto parlare di sé per la dismissione dell’impianto sardo dopo aver ricevuto, in 15 anni, 3 miliardi di aiuti dallo Stato italiano.
Adam Applegarth Nel settembre del 2007 nel centro di Londra si assiste a una scena che non si verificava da circa un secolo in Gran Bretagna: lunghe file di persone attendevano davanti alle filiali di una banca per ritirare i propri risparmi. La banca era la Northern Rock e il suo amministratore delegato Adam Applegarth. Il banchiere dovette rassegnare le dimissioni del dicembre dello stesso anno. La sua decisione di puntare tutto sui mutui aveva in un primo momento fatto crescere esponenzialmente gli utili della società (e di conseguenza i bonus dei banchieri) ma nel lungo periodo portò alla catastrofe. La Northern Rock fu nazionalizzata. Applegarth è prima passato in forza del fondo hedge Apollo Management per poi dedicarsi alla Beechwood Property Management, società specializzata nella gestione immobiliare, fondata assieme al figlio Greg.
Fred Goodwin Proprio quest’anno l’ex amministratore delegato di Royal Bank of Scotland, Fred Goodwin, ha subito l’onta di vedersi revocato il titolo di Sir, la più ambita onorificenza inglese. Un incidente di percorso che condivide con il dittatore dello Zimbabwe, Robert Mugabe, ed altri grandi criminali. Goodwin, che si è anche guadagnato il titolo di “peggior banchiere del mondo”, ha portato fino alla nazionalizzazione un gigante come Royal Bank of Scotland, affossandone i bilanci sia con le speculazione sui mutui di dubbia qualità sia con una sconsiderata politica di acquisizioni: pagò l’istituto olandese Abn Amro 100 miliardi di dollari. Goodwin ha iniziato a percepire la pensione a 50 anni con un incasso annuale di 703mila sterline (pagate da Royal Bank of Scotland), poi dimezzato nel 2009 in seguito alle polemiche suscitate dal caso. Dopo il licenziamento dall’istituto britannico ha prestato per breve tempo servizio presso RMJM, il più grande studio di architettura di Edimburgo. Durante la sua permanenza presso la società sono stati licenziati 80 dipendenti.
Kathleen Corbet Fino al 2007 presidente di Standard & Poor’s, la Corbet ha dato un significativo contributo alla truffa dei mutui subprime assegnando il rating più alto (AAA) alle salsicce ABS, che potevano così essere vendute come se fossero prive di rischi. Tanta generosità da parte della Corbet non era disinteressata: le banche che vendevano gli ABS pagavano Standard & Poor’s per avere il rating e, come si suol dire, “il cliente ha sempre ragione”. Oggi lavora per una piccola banca d’investimento che si occupa di progetti nel settore dell’energia.
Alessandro Profumo Amministratore delegato di Unicredit dal 1998 al 2010, è stato il più internazionale dei manager italiani. Non solo ha portato Unicredit quasi al fallimento con la sua strategia di acquisizioni (la più avventata è stata quella di Capitalia realizzata senza fare neanche una due diligence, cioè un’approfondita analisi dei bilanci della banca romana), ma ha introdotto in grande stile in Italia le peggiori pratiche di moda all’estero: la vendita di derivati alle società e agli enti pubblici che non ne avevano assolutamente bisogno e la frode fiscale con il cosiddetto schema “Brontos”, per il quale è stato rinviato a giudizio dal Tribunale di Milano. Nella sua carriera in Unicredit, Profumo non si è neanche fatto mancare la vendita di titoli Parmalat e Cirio e di bond argentini ai correntisti alla vigilia dei rispettivi crack. Dopo aver incassato da Unicredit una buonuscita da 40 milioni di euro, nonostante la banca di Piazza Cordusio abbia dovuto effettuare tre aumenti di capitale in tre anni, Profumo è ora alla guida del Monte dei Paschi di Siena, la più antica banca al mondo in procinto di essere nazionalizzata a causa del suo dissesto finanziario.
Gordon Brown L’allora primo ministro inglese, poco prima dello scoppio della crisi dei subprime, disse che i banchieri avrebbero portato a Londra “una nuova età dell’oro”. Per convincere le banche straniere a spostarsi nella capitale inglese, Brown si impegnò affinché le tasse fossero basse e la regolamentazione del settore ridotta al minimo. Oggi Brown lavora per delle organizzazioni che combattono la povertà infantile.
Bill Clinton Ricordato dai più per le sue sedute nello studio Ovale con Monica Lewinski, l’ex presidente degli Stati Uniti ha assestato un uno-due micidiale alla regolamentazione del settore bancario. Prima ha rivisto il Glass-Steagall-Act, che impediva alle banche di usare i risparmi dei loro clienti per investimenti rischiosi (la cosiddetta separazione fra le banche commerciali e quelle d’affari), in un secondo momento ha varato il Commodity Futures Modernization Act, che conteneva una deregolamentazione dei derivati e in particolar modo dei Credit Deafult Swap. Oggi il marito di Hilary Clinton è un richiestissimo conferenziere e consulente di grandi imprese.
Alan Greenspan Ha guidato la Federal Reserve dal 1987 al 2006 (quando gli è subentrato Ben Bernanke) e sotto la sua presidenza il mercato dei derivati è diventato un mostro finanziario. Con la sua politica di tassi bassissimi, unita a uno scarso controllo del sistema bancario, Greenspan ha favorito la creazione della bolla dei mutui subprime. Lui stesso, in un’audizione presso il Congresso Usa nel 2008, ha ammesso di aver fatto degli errori. Oggi colui che prima del 2007 veniva chiamto il “Maestro” è un consulente molto ben pagato da Picmo, uno dei più grandi gestori di fondi al mondo. Anche Deutsche Bank e il gestore di hedge fund John Paulson si sono serviti dei suoi preziosi consigli.
Economia & Lobby
Crisi, ecco cosa fanno i banchieri che hanno innescato il terremoto finanziario
Dal Gorilla di Wall Street, l'ex amministratore delegato di Lehman Brothers Richard Fuld, ad Alan Greenspan, che ha guidato la Federal Reserve negli anni in cui il mercato dei derivati è diventato un mostro finanziario, passando per Alessandro Profumo, stanno tutti decisamente bene
Non solo Draghi e Monti. I tedeschi hanno la guardia alta e la memoria lunga con tutti. Naturale, quindi, che a cinque anni esatti dallo scoppio della bolla dei mutui concessi senza garanzie reali, i cosiddetti subprime, che sono stati la causa remota della crisi che stiamo vivendo ancora oggi, il quotidiano economico tedesco Handelsblatt nei giorni scorsi sia andato a vedere che cosa fanno oggi “i piromani” che hanno dato fuoco alle polveri della crisi del debito. Stanno ovviamente tutti bene e nessuno passa le proprie giornate in galera. Vale comunque la pena ricordare i loro nomi e le loro facce, perché gran parte della colpa di quanto sta accadendo ora è proprio di questi signori.
Richard Fuld Conosciuto tra gli addetti ai lavori come “il Gorilla di Wall Street”, l’ex ad di Lehman Brothers ancora non si capacita come mai il governo di Washington abbia lasciato fallire solo la “sua” banca: “Da quando è successo, mi chiedo come mai abbiano lasciato cadere solo me”, dice a proposito del più grande fallimento nella storia delle bancarotte mondiali che nel settembre del 2008 ha dato inizio alla crisi finanziaria globale. Sotto la guida di Fuld, che nel corso della sua carriera presso la banca d’affari americana ha incassato compensi per complessivi 500 milioni di dollari, Lehman Brothers si concentrò sull’acquisto di mutui subprime – cioè associati a garanzie basse o nulle dei debitori – e sulla loro successiva rivendita, non prima però di averli impacchettati in “obbligazioni salsiccia”, le famose Mortgage Backed Securities (Abs) che una volta diffuse hanno infettato buona parte della finanza globale. Dopo il 15 settembre 2008, Fuld ha lavorato per l’hedge fund Matrix Advisor, uno dei tanti “fondi locusta”, come sono stati comunemente ribattezzati quei fondi d’investimento che operano con l’obiettivo di spremere valore da una società per poi uscire e andarsene a cercarne un’altra per ricominciare il ciclo. Come le locuste, appunto. Successivamente Fuld è passato per Brokerhaus Legend Securities, da cui ha dato le dimissioni all’inzio di quest’anno. Intanto ai creditori Lehman, che in Italia fino all’ultimo era stata guidata da Ruggero Magnoni, arriveranno circa 65 miliardi di dollari, contro richieste per oltre 300 miliardi.
Maurice “Hank” Greenberg A lungo amministratore delegato di Aig, allora la più grande assicurazione al mondo, Greenberg trasformò la compagnia nella maggior emittente di Credit default swap (le assicurazioni contro il crack di una società o di uno Stato), un’attività molto redditizia fino al crollo di Lehman Brothers. Dopo il fallimento della banca d’affari, di Aig non rimase che un mucchio di macerie, il cui salvataggio allo stato americano è costato 180 miliardi di dollari. Oggi Greenberg lavora per la società di private equity CV Starr & Co, il cui nome viene dal fondatore di Aig, Cornelius Vander Starr.
Stan O’Neil L’ex amministratore delegato di Merrill Lynch ha fatto lievitare gli utili della banca d’affari americana puntando sui derivati legati ai subprime, ovvero strumenti speculativi basati su crediti di dubbia qualità. Nel giugno del 2006 ne aveva a bilancio per ben 41 miliardi di dollari. Quando il castello di carte è crollato, Merrill Lynch è stata salvata da Bank of America sotto la regia della Federal Reserve e del governo di George W. Bush. Noto perché aveva al suo seguito alcuni bodyguards il cui unico compito era quello di chiamargli l’ascensore, Stan O’Neil ha lasciato Merrill Lynch con una buonuscita di 160 milioni di dollari e oggi siede nel consiglio di amministrazione di Alcoa, il gigante Usa dell’alluminio che in Italia sta facendo molto parlare di sé per la dismissione dell’impianto sardo dopo aver ricevuto, in 15 anni, 3 miliardi di aiuti dallo Stato italiano.
Adam Applegarth Nel settembre del 2007 nel centro di Londra si assiste a una scena che non si verificava da circa un secolo in Gran Bretagna: lunghe file di persone attendevano davanti alle filiali di una banca per ritirare i propri risparmi. La banca era la Northern Rock e il suo amministratore delegato Adam Applegarth. Il banchiere dovette rassegnare le dimissioni del dicembre dello stesso anno. La sua decisione di puntare tutto sui mutui aveva in un primo momento fatto crescere esponenzialmente gli utili della società (e di conseguenza i bonus dei banchieri) ma nel lungo periodo portò alla catastrofe. La Northern Rock fu nazionalizzata. Applegarth è prima passato in forza del fondo hedge Apollo Management per poi dedicarsi alla Beechwood Property Management, società specializzata nella gestione immobiliare, fondata assieme al figlio Greg.
Fred Goodwin Proprio quest’anno l’ex amministratore delegato di Royal Bank of Scotland, Fred Goodwin, ha subito l’onta di vedersi revocato il titolo di Sir, la più ambita onorificenza inglese. Un incidente di percorso che condivide con il dittatore dello Zimbabwe, Robert Mugabe, ed altri grandi criminali. Goodwin, che si è anche guadagnato il titolo di “peggior banchiere del mondo”, ha portato fino alla nazionalizzazione un gigante come Royal Bank of Scotland, affossandone i bilanci sia con le speculazione sui mutui di dubbia qualità sia con una sconsiderata politica di acquisizioni: pagò l’istituto olandese Abn Amro 100 miliardi di dollari. Goodwin ha iniziato a percepire la pensione a 50 anni con un incasso annuale di 703mila sterline (pagate da Royal Bank of Scotland), poi dimezzato nel 2009 in seguito alle polemiche suscitate dal caso. Dopo il licenziamento dall’istituto britannico ha prestato per breve tempo servizio presso RMJM, il più grande studio di architettura di Edimburgo. Durante la sua permanenza presso la società sono stati licenziati 80 dipendenti.
Kathleen Corbet Fino al 2007 presidente di Standard & Poor’s, la Corbet ha dato un significativo contributo alla truffa dei mutui subprime assegnando il rating più alto (AAA) alle salsicce ABS, che potevano così essere vendute come se fossero prive di rischi. Tanta generosità da parte della Corbet non era disinteressata: le banche che vendevano gli ABS pagavano Standard & Poor’s per avere il rating e, come si suol dire, “il cliente ha sempre ragione”. Oggi lavora per una piccola banca d’investimento che si occupa di progetti nel settore dell’energia.
Alessandro Profumo Amministratore delegato di Unicredit dal 1998 al 2010, è stato il più internazionale dei manager italiani. Non solo ha portato Unicredit quasi al fallimento con la sua strategia di acquisizioni (la più avventata è stata quella di Capitalia realizzata senza fare neanche una due diligence, cioè un’approfondita analisi dei bilanci della banca romana), ma ha introdotto in grande stile in Italia le peggiori pratiche di moda all’estero: la vendita di derivati alle società e agli enti pubblici che non ne avevano assolutamente bisogno e la frode fiscale con il cosiddetto schema “Brontos”, per il quale è stato rinviato a giudizio dal Tribunale di Milano. Nella sua carriera in Unicredit, Profumo non si è neanche fatto mancare la vendita di titoli Parmalat e Cirio e di bond argentini ai correntisti alla vigilia dei rispettivi crack. Dopo aver incassato da Unicredit una buonuscita da 40 milioni di euro, nonostante la banca di Piazza Cordusio abbia dovuto effettuare tre aumenti di capitale in tre anni, Profumo è ora alla guida del Monte dei Paschi di Siena, la più antica banca al mondo in procinto di essere nazionalizzata a causa del suo dissesto finanziario.
Gordon Brown L’allora primo ministro inglese, poco prima dello scoppio della crisi dei subprime, disse che i banchieri avrebbero portato a Londra “una nuova età dell’oro”. Per convincere le banche straniere a spostarsi nella capitale inglese, Brown si impegnò affinché le tasse fossero basse e la regolamentazione del settore ridotta al minimo. Oggi Brown lavora per delle organizzazioni che combattono la povertà infantile.
Bill Clinton Ricordato dai più per le sue sedute nello studio Ovale con Monica Lewinski, l’ex presidente degli Stati Uniti ha assestato un uno-due micidiale alla regolamentazione del settore bancario. Prima ha rivisto il Glass-Steagall-Act, che impediva alle banche di usare i risparmi dei loro clienti per investimenti rischiosi (la cosiddetta separazione fra le banche commerciali e quelle d’affari), in un secondo momento ha varato il Commodity Futures Modernization Act, che conteneva una deregolamentazione dei derivati e in particolar modo dei Credit Deafult Swap. Oggi il marito di Hilary Clinton è un richiestissimo conferenziere e consulente di grandi imprese.
Alan Greenspan Ha guidato la Federal Reserve dal 1987 al 2006 (quando gli è subentrato Ben Bernanke) e sotto la sua presidenza il mercato dei derivati è diventato un mostro finanziario. Con la sua politica di tassi bassissimi, unita a uno scarso controllo del sistema bancario, Greenspan ha favorito la creazione della bolla dei mutui subprime. Lui stesso, in un’audizione presso il Congresso Usa nel 2008, ha ammesso di aver fatto degli errori. Oggi colui che prima del 2007 veniva chiamto il “Maestro” è un consulente molto ben pagato da Picmo, uno dei più grandi gestori di fondi al mondo. Anche Deutsche Bank e il gestore di hedge fund John Paulson si sono serviti dei suoi preziosi consigli.
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Napoli, 13 mar. (Adnkronos/Labitalia) - In una Campania in crescita, ma ancora segnata dal fenomeno della fuga di talenti, il legame tra formazione universitaria e sviluppo economico diventa cruciale. Se ne è discusso presso la Sala D’Amato dell’Unione Industriale Napoli, durante l’evento 'Muoversi nelle professioni e sul territorio', promosso dalla Luiss e dedicato alle lauree magistrali dell’Ateneo.
“La Luiss lavora in prima linea per costruire corsi di laurea magistrale strettamente legati alle necessità del mercato del lavoro. Pur avendo sede a Roma, dedichiamo particolare attenzione alla Campania, seconda regione di provenienza dei nostri studenti e territorio ricco di opportunità nei settori chiave come turismo, agroalimentare e aerospazio. Il nostro obiettivo è collaborare con le imprese campane affinché i nostri studenti possano realizzarsi professionalmente all’interno di esse, raggiungendo posizioni apicali”, ha spiegato Enzo Peruffo, Dean della Graduate School Luiss e responsabile dello sviluppo dei percorsi magistrali dell’Ateneo.
Durante l’incontro sono state illustrate anche le caratteristiche dell’offerta formativa Luiss: “E' importante farsi guidare dalle proprie passioni e dai propri interessi, ma anche essere pronti a sviluppare nuove competenze trasversali, saper dialogare con l’intelligenza artificiale con solide competenze verticali e lavorare sulle life skills, le cosiddette competenze della vita. Solo così si potranno affrontare le trasformazioni attuali e future. Per noi è fondamentale interagire con tutte le realtà del territorio, da cui traiamo spunto per disegnare un’offerta formativa sempre più aderente alle esigenze del mercato del lavoro. Il nostro obiettivo è formare studenti altamente preparati, motivati e appassionati, in grado non solo di entrare nel mondo del lavoro, ma di costruire percorsi di carriera soddisfacenti e di successo”.
Roma, 13 mar. (Adnkronos/Labitalia) - Si è conclusa oggi la terza edizione del Welfare day evento di riferimento per il mondo del welfare aziendale, organizzato da Comunicazione Italiana in collaborazione con Pluxee Italia, player globale leader nei benefit aziendali e nell’employee engagement. La giornata, ospitata presso Palazzo dell’Informazione in Roma e trasmessa in diretta su www.comunicazioneitaliana.tv, ha offerto spunti concreti su come le imprese possano integrare il welfare nelle proprie strategie, favorendo sostenibilità, engagement dei dipendenti e innovazione.
L'evento si è aperto con il Keynote Speech di Pluxee Italia, in cui Anna Maria Mazzini e Tommaso Palermo - rispettivamente Chief Growth Officer e Managing Director di Pluxee Italia - hanno evidenziato come il welfare aziendale stia evolvendo in una strategia collettiva, guidata dalla digitalizzazione e dalla crescente personalizzazione dei servizi. Attraverso dati e case study, è emerso come la tecnologia stia rivoluzionando la gestione del benessere dei dipendenti, rendendolo più accessibile ed efficace. Durante l’evento Pluxee ha presentato anche la nuova piattaforma welfare: un’innovazione che amplia l’offerta dei servizi offerti, basata su flessibilità, accessibilità e ampiezza del network.
Nel corso delle tre sessioni talk show, con la partecipazione di Chro, welfare manager e altre figure hr chiave di aziende del Paese, sono stati affrontati alcuni dei temi più rilevanti per il futuro del welfare. Nel primo, 'Welfare strategico: l’alleanza tra hr e business e la creazione di valore sostenibile', con la conduzione di Esther Intile di Enel Group, è stato approfondito il legame tra il welfare aziendale e la sostenibilità delle imprese. Tra i punti emersi, la necessità di un approccio integrato tra hr e business per massimizzare l’impatto positivo del welfare sulla produttività e sulla retention dei talenti.
Nel secondo panel, “Il ruolo dei benefit aziendali all'interno della strategia di welfare”, si è discusso di come i benefit siano passati da strumenti standardizzati a soluzioni sempre più personalizzate, grazie all’ascolto attivo delle esigenze dei dipendenti e all’uso di piattaforme digitali. Relatori e relatrici hanno sottolineato l'importanza di costruire un ecosistema aziendale basato sulla flessibilità e sull’inclusione, ma hanno anche posto l’accento su una criticità diffusa: troppi dipendenti non conoscono o non sfruttano i benefit a loro disposizione. Servono quindi strategie di comunicazione più efficaci per favorire un reale engagement.
Il terzo e ultimo talk show, “La centralità del welfare nelle strategie di attraction e retention”, ha posto l’attenzione sulla crescente importanza del welfare come strumento di attrazione e fidelizzazione dei talenti. Tra le best practice emerse, il rafforzamento di benefit legati alla salute, al sostegno alla genitorialità e al benessere psicologico, aspetti ormai fondamentali per le nuove generazioni di lavoratori.
La sfida è coniugare ascolto e personalizzazione, superando l’approccio one-size-fits-all e costruendo soluzioni di welfare sempre più dinamiche, scalabili e in linea con le nuove esigenze del mondo del lavoro. Un welfare aziendale davvero efficace non solo migliora il benessere di lavoratori e lavoratrici, ma genera un impatto positivo sull'intera organizzazione, contribuendo alla sostenibilità e alla crescita nel lungo periodo. Durante l’evento hanno condiviso la loro esperienza le seguenti aziende: Altergon Italia, Atac, Eidosmedia, Fater, Fedegroup, Fendi, Hewlett Packard Enterprise, Philip Morris International, Procter & Gamble, Rheinmetall Italia, Ria Money Transfer e Tim. L’evento potrà a breve essere riascoltato su www.comunicazione.tv. L’appuntamento con il Welfare day si rinnova per il 2026, con l’obiettivo di continuare a tracciare il futuro del welfare aziendale in Italia.
Milano, 13 mar. (Adnkronos) - "Procederemo a tutelare la reputazione e l’onorabilità dello studio legale Giarda nelle opportune sedi competenti, come, del resto, già avvenuto in passato nei confronti dello stesso avvocato Massimo Lovati, confidando che questa vicenda possa finalmente trovare la giusta definizione, da tempo auspicata anche dal fondatore dello studio". Gli avvocati Fabio ed Enrico Giarda, ex difensori di Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni per l'omicidio della fidanzata Chiara Poggi, replicano così alle affermazioni del difensore di Andrea Sempio, nuovamente indagato per il delitto di Garlasco, che ha sostenuto che "l'indagine del 2017 è stata frutto di una macchinazione".
Dichiarazioni ritenute dai fratelli Giarda "del tutto gratuite e gravemente lesive. L'avvocato Lovati evidentemente dimentica che la denuncia a suo tempo presentata nel 2017 da Andrea Sempio nei confronti dello studio legale Giarda e degli investigatori incaricati è stata archiviata nel 2020 dal gip di Milano, che nella sua ordinanza ha certificato l’assoluta correttezza dell’attività di raccolta e successiva estrazione dai reperti".
Milano, 13 mar. (Adnkronos) - "Il mercato domestico è in leggera crescita, sia a volume che a valore. Noi siamo cresciuti un po’ più del mercato, abbiamo guadagnato un +2,6 contro il 2% del mercato". Lo afferma Renato Roca, country manager di Findus Italia, all’evento ‘100%: il nostro percorso di sostenibilità’, organizzato oggi a Milano da Findus per celebrare il traguardo del 100% di prodotti ittici certificati Msc e Asc.
“L'Italia non è un Paese da grandissime crescite nel food nel largo consumo - spiega Roca - però è un mercato che sta continuando a dare una buona soddisfazione da quando siamo usciti dai periodi un po’ tesi della grande morsa inflattiva del 2022 e 2023. Dal 2024 il mercato si è normalizzato, anche grazie a iniziative, come la nostra, di comunicazione, di riposizionamento prezzi, che hanno un po’ smosso le acque. Siamo quindi molto fiduciosi”.
Come sottolineato anche all’incontro con la stampa organizzato oggi all'Acquario civico di Milano, quello del surgelato è un settore che “intercetta una serie di trend, come quello dell'anti spreco ma anche dell’attenzione alle abitudini alimentari. Il nostro portafoglio prodotti è composto all'80% da pesce e vegetali e adesso abbiamo anche il pollo - conclude il country manager di Findus Italia - Quello che è confortante come dato è che il mercato ha riacquistato l'1% delle famiglie che erano uscite, noi abbiamo riacquisito 2 punti di penetrazione tra le famiglie acquirenti e il pesce, in particolare, ne ha acquisiti 4”.
Milano, 13 mar. (Adnkronos) - "Il mercato domestico è in leggera crescita, sia a volume che a valore. Noi siamo cresciuti un po’ più del mercato, abbiamo guadagnato un +2,6 contro il 2% del mercato". Lo afferma Renato Roca, country manager di Findus Italia, all’evento ‘100%: il nostro percorso di sostenibilità’, organizzato oggi a Milano da Findus per celebrare il traguardo del 100% di prodotti ittici certificati Msc e Asc.
“L'Italia non è un Paese da grandissime crescite nel food nel largo consumo - spiega Roca - però è un mercato che sta continuando a dare una buona soddisfazione da quando siamo usciti dai periodi un po’ tesi della grande morsa inflattiva del 2022 e 2023. Dal 2024 il mercato si è normalizzato, anche grazie a iniziative, come la nostra, di comunicazione, di riposizionamento prezzi, che hanno un po’ smosso le acque. Siamo quindi molto fiduciosi”.
Come sottolineato anche all’incontro con la stampa organizzato oggi all'Acquario civico di Milano, quello del surgelato è un settore che “intercetta una serie di trend, come quello dell'anti spreco ma anche dell’attenzione alle abitudini alimentari. Il nostro portafoglio prodotti è composto all'80% da pesce e vegetali e adesso abbiamo anche il pollo - conclude il country manager di Findus Italia - Quello che è confortante come dato è che il mercato ha riacquistato l'1% delle famiglie che erano uscite, noi abbiamo riacquisito 2 punti di penetrazione tra le famiglie acquirenti e il pesce, in particolare, ne ha acquisiti 4”.
Roma, 13 mar. - (Adnkronos) - Quella di oggi, per il governatore Francesco Rocca, è “una bella giornata, che ci ricorda da un lato quanto è bello vivere e rappresentare questa regione, ma soprattutto l’importanza di essere accompagnati in questo viaggio e in questo anno particolare, che è un’occasione che non possiamo perdere, fra Giubileo e l’Expo di Osaka. Sono grato al Niaf per la capacità di custodire l’elemento valoriale con la necessità di andare oltre ai confini. Questa è la conseguenza naturale di valori che non si è mai persa: la comunità italoamericana non deve perdere le sue radici, la consapevolezza, e l’orgoglio di essere italiani”.
“I 20 milioni di italoamericani sono i migliori ambasciatori dell’Italia nel mondo - afferma il presidente Niaf Robert Allegrini - e nel nostro 50mo anniversario non potevamo che scegliere il Lazio: abbiamo voluto condividere l’occasione con la regione che ospita la capitale d’Italia, non potevamo fare altrimenti, per dimostrare che il Lazio non è solo il Colosseo e la Fontana di Trevi ma che è una Regione che guarda al futuro”. Un legame quello con il Lazio che si fa anche con il cibo ma non solo. Un piatto su tutti: le Fettuccine alla Alfredo: “Poter portare a Washington Mario Mozzetti del ristorante Alfredo alla Scrofa, uno dei più grandi ambasciatori del Lazio negli Stati Uniti e di avere l'opportunità qua a Roma di andare al ristorante dove è nato questo piatto iconico per me è un motivo di grande soddisfazione”. Per Mario Mozzetti, “è un vero sogno andare alla convention Niaf di Washington e portare le fettuccine alla Alfredo. Portare questo piatto è un orgoglio anche a livello storico: portare Alfredo alla Scrofa negli Stati Uniti significa raccontare la storia che collega idealmente, ma non solo, l’Italia e gli Stati Uniti”.
Roma, 13 mar. - (Adnkronos) - Il Lazio è “Regione d’Onore Niaf 2025”. Un evento che ricade nel 50mo anniversario della National Italian American foundation, la più grande associazione di italoamericani. Lo slogan è chiaro: “All you need is Lazio”, fra sapori autentici, la storia incisa nella pietra, meraviglie naturali, benessere e relax, arte e artigianato, la magia del cinema, innovazione e aerospazio, eccellenza accademica e un patrimonio culturale unico. “È un grande riconoscimento - afferma Roberta Angelilli, vicepresidente e assessore a Sviluppo economico, Commercio, Artigianato, Industria, Internazionalizzazione della Regione Lazio - in cui saremo protagonisti a 360 gradi. Saranno coinvolte 20 startup e pmi innovative oltre a 18 grandi imprese che saranno attori protagonisti. Non è solo un grande evento ma è una vera missione di sistema. Ma non ci saranno solo le imprese: saranno coinvolte anche università e centri di ricerca. Startup. Gli obiettivi, netti e chiari - prosegue Angelilli - sono un piano di networking per una forte connessione con le imprese. L’altra sfida è l’ attrazione degli investimenti”. Per Amedeo Teti, capo Dipartimento per il Mercato del Mimit, “la Regione Lazio merita questa posizione di Regione d’onore. Il Lazio è da sempre attrattore di grandi investimenti. Secondo il Financial Times poi solo nel 2024 l’Italia ha attratto 35,5 miliardi di investimenti e ha creato 36mila posti di lavoro”.