Yemen, da due anni in carcere il giornalista scomodo per gli Usa
Manifestazioni in Yemen contro il presidente Ali Abdullah Saleh
Dei quattro paesi del mondo arabo in cui, nel 2011, le rivolte hanno fatto cadere i regimi o hanno contribuito, in misura variabile, alla loro fine, lo Yemen è quello in cui meno è cambiato.
Il presidente Ali Abdallah Saleh ha accettato di lasciare il potere in cambio della garanzia d’impunità, ovvero che la giustizia nazionale non lo processerà per i crimini commessi durante 32 anni di governo. Le autorità centrali sono costantemente sfidate dalle rivendicazioni, spesso a colpi di sequestri, delle tribù; a sud, i movimenti autonomisti sono in fermento. Il territorio è infiltrato dai gruppi armati qaidisti e colpito dagli attacchi aerei degli Usa.
È quest’ultimo il contesto in cui si sviluppa la storia di oggi, quella di Abdul Ilah Haydar Shayi’, giornalista specializzato nelle inchieste sul terrorismo e sulle strategie di contrasto adottate dal suo paese. È detenuto dal 16 agosto 2010, giorno in cui fu arrestato nella sua abitazione della capitale Sana’a con l’accusa di essere affiliato ad al-Qa’ida.
Nel primo mese successivo all’arresto, Abdul Ilah Haydar Shayi’ è stato tenuto in completo isolamento e, come poi ha denunciato, torturato.
Il 18 gennaio 2011, una corte speciale l’ha condannato a cinque anni di carcere per svariati reati, tra cui aver comunicato con “persone ricercate”, essersi arruolato in un gruppo militare e aver svolto, per al-Qa’ida, il ruolo di consulente per i rapporti con i media. Al termine della pena, non potrà viaggiare all’estero per due anni.
Abdul Ilah Haydar Shayi’ non ha mai negato di avere avuto contatti con membri di al-Qa’ida ma sostiene di averlo fatto nell’ambito della sua professione. Per quanto riguarda le altre accuse, non è emersa in questi due anni una sola prova che potesse confermarle.
Abdul Ilah Haydar Shayi’ è stato il primo giornalista yemenita a denunciare il coinvolgimento degli Usa nell’attacco missilistico del dicembre 2009 contro al-Ma’jalah, nel sud del paese, dove secondo il governo al-Qa’ida aveva allestito un campo d’addestramento. Nell’attacco morirono 41 civili (tra cui 21 bambini e 14 donne) e, secondo fonti governative, 14 membri di al-Qa’ida.
Abdul Ilah Haydar Shayi’ fece la sua inchiesta, raccontò tutto alla stampa locale e rilasciò interviste anche ad al-Jazeera, mettendo in discussione la versione del governo secondo il quale l’aviazione yemenita aveva fatto tutto da sola. Versione ulteriormente screditata anche negli Usa, dove una fonte anonima rivelò che il presidente Obama aveva approvato l’uso dei missili contro due presunti obiettivi di al-Qa’ida nello Yemen.
Nel giugno 2010 Amnesty International diffuse le immagini di un missile da crociera Tomahawk BMG-109D contenente bombe a grappolo 166 BLU 97 rinvenuto ad al-Ma’jalah. Almeno in quel periodo quel tipo di missile, secondo l’organizzazione per i diritti umani, ce l’avevano solo gli Usa e comunque le forze aeree dello Yemen non erano in grado di usarlo.
Come se non bastasse, nel dicembre 2010, Wikileaks rivelòi contenuti di un dispaccio dal quale emergeva che il presidente dello Yemen era ben disposto a continuare a “coprire” gli Usa.
Riassumendo: le autorità dello Yemen e degli Usa non hanno fornito spiegazioni (né scuse) per un attacco aereo che tre anni fa uccise decine di civili; il governo dello Yemen ha attivamente collaborato con gli Usa per non far emergere il loro coinvolgimento; il giornalista che per primo ha denunciato il tutto è in carcere da due anni, con la prospettiva di passarne altri tre. Amnesty International continua a chiedere al governo yemenita di annullare la condanna di Abdul Ilah Haydar Shayi’.
Post scriptum: il diritto internazionale vieta l’uso, la produzione, lo stoccaggio e il trasferimento delle bombe a grappolo (o cluster bombs), riconoscendone l’effetto indiscriminato e la minaccia letale che hanno, per anni e anni, sui civili che vivono nei territori su cui sono state sganciate. La Convenzione di Dublino, adottata da 107 stati membri delle Nazioni Unite il 30 maggio 2008, è entrata in vigore il 1° agosto 2010. L’hanno ratificata 75 stati. Yemen e Usa no.
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La Redazione
Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.
Beirut, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - Hamas si starebbe preparando per un nuovo raid, come quello del 7 ottobre 2023, penetrando ancora una volta in Israele. Lo sostiene l'israeliano Channel 12, in un rapporto senza fonti che sarebbe stato approvato per la pubblicazione dalla censura militare. Il rapporto afferma inoltre che Israele ha riscontrato un “forte aumento” negli sforzi di Hamas per portare a termine attacchi contro i kibbutz e le comunità al confine con Gaza e contro le truppe dell’Idf di stanza all’interno di Gaza.
Cita inoltre il ministro della Difesa Israel Katz, che ha detto di recente ai residenti delle comunità vicine a Gaza: "Hamas ha subito un duro colpo, ma non è stato sconfitto. Ci sono sforzi in corso per la sua ripresa. Hamas si sta costantemente preparando a effettuare un nuovo raid in Israele, simile al 7 ottobre". Il servizio televisivo arriva un giorno dopo che il parlamentare dell'opposizione Gadi Eisenkot, ex capo delle Idf, e altri legislatori dell'opposizione avevano lanciato l'allarme su una preoccupante recrudescenza dei gruppi terroristici di Gaza.
"Negli ultimi giorni, siamo stati informati che il potere militare di Hamas e della Jihad islamica palestinese è stato ripristinato, al punto che Hamas ha oltre 25.000 terroristi armati, mentre la Jihad ne ha oltre 5.000", hanno scritto i parlamentari, tutti membri del Comitato per gli affari esteri e la difesa.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - L'attacco israeliano nei pressi della città di Daraa, nel sud della Siria, ha ucciso due persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale siriana Sana.
"Due civili sono morti e altri 19 sono rimasti feriti in attacchi aerei israeliani alla periferia della città di Daraa", ha affermato l'agenzia di stampa, mentre l'esercito israeliano ha affermato di aver preso di mira "centri di comando e siti militari appartenenti al vecchio regime siriano".
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Riccardo Noury
Portavoce di Amnesty International Italia
Mondo - 3 Settembre 2012
Yemen, da due anni in carcere il giornalista scomodo per gli Usa
Dei quattro paesi del mondo arabo in cui, nel 2011, le rivolte hanno fatto cadere i regimi o hanno contribuito, in misura variabile, alla loro fine, lo Yemen è quello in cui meno è cambiato.
Il presidente Ali Abdallah Saleh ha accettato di lasciare il potere in cambio della garanzia d’impunità, ovvero che la giustizia nazionale non lo processerà per i crimini commessi durante 32 anni di governo. Le autorità centrali sono costantemente sfidate dalle rivendicazioni, spesso a colpi di sequestri, delle tribù; a sud, i movimenti autonomisti sono in fermento. Il territorio è infiltrato dai gruppi armati qaidisti e colpito dagli attacchi aerei degli Usa.
È quest’ultimo il contesto in cui si sviluppa la storia di oggi, quella di Abdul Ilah Haydar Shayi’, giornalista specializzato nelle inchieste sul terrorismo e sulle strategie di contrasto adottate dal suo paese. È detenuto dal 16 agosto 2010, giorno in cui fu arrestato nella sua abitazione della capitale Sana’a con l’accusa di essere affiliato ad al-Qa’ida.
Nel primo mese successivo all’arresto, Abdul Ilah Haydar Shayi’ è stato tenuto in completo isolamento e, come poi ha denunciato, torturato.
Il 18 gennaio 2011, una corte speciale l’ha condannato a cinque anni di carcere per svariati reati, tra cui aver comunicato con “persone ricercate”, essersi arruolato in un gruppo militare e aver svolto, per al-Qa’ida, il ruolo di consulente per i rapporti con i media. Al termine della pena, non potrà viaggiare all’estero per due anni.
Abdul Ilah Haydar Shayi’ non ha mai negato di avere avuto contatti con membri di al-Qa’ida ma sostiene di averlo fatto nell’ambito della sua professione. Per quanto riguarda le altre accuse, non è emersa in questi due anni una sola prova che potesse confermarle.
Il 1° febbraio 2011 il presidente Saleh, ancora in carica, aveva ordinato di rilasciarlo. Ma, quando il presidente degli Usa Obama si è detto preoccupato per questa prospettiva, ha lasciato perdere. Ma che c’entra il presidente statunitense in questa storia?
Abdul Ilah Haydar Shayi’ è stato il primo giornalista yemenita a denunciare il coinvolgimento degli Usa nell’attacco missilistico del dicembre 2009 contro al-Ma’jalah, nel sud del paese, dove secondo il governo al-Qa’ida aveva allestito un campo d’addestramento. Nell’attacco morirono 41 civili (tra cui 21 bambini e 14 donne) e, secondo fonti governative, 14 membri di al-Qa’ida.
Abdul Ilah Haydar Shayi’ fece la sua inchiesta, raccontò tutto alla stampa locale e rilasciò interviste anche ad al-Jazeera, mettendo in discussione la versione del governo secondo il quale l’aviazione yemenita aveva fatto tutto da sola. Versione ulteriormente screditata anche negli Usa, dove una fonte anonima rivelò che il presidente Obama aveva approvato l’uso dei missili contro due presunti obiettivi di al-Qa’ida nello Yemen.
Nel giugno 2010 Amnesty International diffuse le immagini di un missile da crociera Tomahawk BMG-109D contenente bombe a grappolo 166 BLU 97 rinvenuto ad al-Ma’jalah. Almeno in quel periodo quel tipo di missile, secondo l’organizzazione per i diritti umani, ce l’avevano solo gli Usa e comunque le forze aeree dello Yemen non erano in grado di usarlo.
Come se non bastasse, nel dicembre 2010, Wikileaks rivelò i contenuti di un dispaccio dal quale emergeva che il presidente dello Yemen era ben disposto a continuare a “coprire” gli Usa.
Riassumendo: le autorità dello Yemen e degli Usa non hanno fornito spiegazioni (né scuse) per un attacco aereo che tre anni fa uccise decine di civili; il governo dello Yemen ha attivamente collaborato con gli Usa per non far emergere il loro coinvolgimento; il giornalista che per primo ha denunciato il tutto è in carcere da due anni, con la prospettiva di passarne altri tre. Amnesty International continua a chiedere al governo yemenita di annullare la condanna di Abdul Ilah Haydar Shayi’.
Post scriptum: il diritto internazionale vieta l’uso, la produzione, lo stoccaggio e il trasferimento delle bombe a grappolo (o cluster bombs), riconoscendone l’effetto indiscriminato e la minaccia letale che hanno, per anni e anni, sui civili che vivono nei territori su cui sono state sganciate. La Convenzione di Dublino, adottata da 107 stati membri delle Nazioni Unite il 30 maggio 2008, è entrata in vigore il 1° agosto 2010. L’hanno ratificata 75 stati. Yemen e Usa no.
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"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.
Beirut, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - Hamas si starebbe preparando per un nuovo raid, come quello del 7 ottobre 2023, penetrando ancora una volta in Israele. Lo sostiene l'israeliano Channel 12, in un rapporto senza fonti che sarebbe stato approvato per la pubblicazione dalla censura militare. Il rapporto afferma inoltre che Israele ha riscontrato un “forte aumento” negli sforzi di Hamas per portare a termine attacchi contro i kibbutz e le comunità al confine con Gaza e contro le truppe dell’Idf di stanza all’interno di Gaza.
Cita inoltre il ministro della Difesa Israel Katz, che ha detto di recente ai residenti delle comunità vicine a Gaza: "Hamas ha subito un duro colpo, ma non è stato sconfitto. Ci sono sforzi in corso per la sua ripresa. Hamas si sta costantemente preparando a effettuare un nuovo raid in Israele, simile al 7 ottobre". Il servizio televisivo arriva un giorno dopo che il parlamentare dell'opposizione Gadi Eisenkot, ex capo delle Idf, e altri legislatori dell'opposizione avevano lanciato l'allarme su una preoccupante recrudescenza dei gruppi terroristici di Gaza.
"Negli ultimi giorni, siamo stati informati che il potere militare di Hamas e della Jihad islamica palestinese è stato ripristinato, al punto che Hamas ha oltre 25.000 terroristi armati, mentre la Jihad ne ha oltre 5.000", hanno scritto i parlamentari, tutti membri del Comitato per gli affari esteri e la difesa.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - L'attacco israeliano nei pressi della città di Daraa, nel sud della Siria, ha ucciso due persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale siriana Sana.
"Due civili sono morti e altri 19 sono rimasti feriti in attacchi aerei israeliani alla periferia della città di Daraa", ha affermato l'agenzia di stampa, mentre l'esercito israeliano ha affermato di aver preso di mira "centri di comando e siti militari appartenenti al vecchio regime siriano".